Si può essere vegan e mangiare le uova?


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Si propone un interessante dibattito pubblicato su The Guardian su coloro che si considerano persone umane vegane pur mangiando uova: un’assurdità che – come vedremo – sta prendendo sempre più piede.


Si può essere vegan e mangiare le uova?

Un gruppo crescente di vegani ritiene che mangiare uova cruelty-free sia accettabile perché favorisce l’allevamento etico delle galline. Naturalmente, i veri vegani la pensano diversamente. Che il dibattito abbia inizio.

Fonte: www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/feb/03/can-you-be-vegan-eat-eggs

Come lo chiamate un vegano che mangia le uova? A) non lo chiamate vegano o B) un vegano che è riuscito a conciliare le sue convinzioni etiche con una frittata ogni tanto. Tecnicamente è corretta la prima risposta, in quanto una dieta vegana esclude per definizione ogni alimento di origine animale. Tuttavia sono sempre più numerosi i “veggans” (parola composta da “vegan” e “egg”, uovo in inglese, N.d.T.): persone che si definiscono vegane, ma consumano uova cruelty-free.
Le uova cruelty-free non sono uova qualunque e non vanno confuse con quelle biologiche o con le uova da allevamenti all’aperto: provengono infatti dalle galline considerate troppo vecchie per la produzione industriale e che quindi altrimenti verrebbero uccise a circa 72 settimane di vita. Invece hanno la possibilità di vivere e vagare in tutta libertà. I contadini o i volontari dei santuari si occupano solo di raccogliere e vendere le uova che trovano. Alcuni vegani scelgono di mangiare le uova così prodotte perché secondo loro ciò va a vantaggio delle galline stesse. “La vendita delle uova finanzia in parte il mantenimento del rifugio”, afferma Linda Turvey, a capo del santuario Hen Heaven nel Sussex, Inghilterra meridionale. “Il guadagnato dalla vendita delle uova altro non è che il fondo pensionistico delle galline”, dice Isobel Davies, co-fondatrice di Hen Nation, che vende le sue uova cruelty-free online dallo Yorkshire settentrionale, ancora in Inghilterra.

James, un ballerino dello Yorkshire, è vegano e quando ha ricevuto il suo cartone di uova Hen Nation, per prima cosa si è preparato un tramezzino con frittata, il suo vecchio piatto preferito. “E’ stata una decisione meditata”, afferma. “Sono vegano per ragioni etiche, quindi mi sono informato bene su cosa si intendesse precisamente con cruelty-free e come lavorasse l’organizzazione”.

James continua a comprare le uova di tanto in tanto, ma ha sentimenti contrastanti al riguardo. “Sono combattuto, perché sento che sostenere un’iniziativa che fa del bene sia più utile che non tirarsene semplicemente fuori, ma continuo a credere che non abbiamo bisogno di prodotti animali per nutrirci e forse dovrei fare da esempio”. James non è l’unico vegano che si definisce tale pur facendo un’eccezione per queste uova speciali. “Mi arrivano tantissime email dai vegani sulle nostre uova”, aggiunge Davies. “Una donna ci ha scritto che era talmente emozionata di provarle che non è riuscita a chiudere occhio tutta la notte prima della consegna”. Turvey ha riscontrato lo stesso entusiasmo: “Ci chiamano da tutto il Paese. Le uova vanno praticamente tutte ai vegani o alle loro famiglie e ai loro amici”. Poi racconta di un uomo che da Londra ha preso il treno per Horsham, poi un autobus per Henfield e infine ha camminato per un miglio e mezzo fino al santuario solo per comprare delle uova per la figlia vegana.

Le uova di cui dispone Hen Heaven non bastano a soddisfare la richiesta crescente da parte dei vegani. “Di recente sono stata contattata per un ordine di 80 uova settimanali da parte di una neo vegana che si allena in palestra e vorrebbe usarle per integrare le proteine”, racconta Turvey. Con appena 100 galline, la richiesta oltrepassa di gran lunga la disponibilità del santuario, tra l’altro variabile. “Non faccio nulla per farle deporre, quindi ogni uovo è un dono”, afferma. Infatti il santuario è “come una casa di riposo per anziani… la maggior parte delle galline non depone uova, ma le grandi galline della razza Sussex che abbiamo possono vivere fino ai 15 anni e sono riuscita a far arrivare le piccole galline marroni provenienti dagli allevamenti industriali a 11 anni”.

Un modo per garantire la disponibilità di uova cruelty-free è adottare le proprie galline al British Hen Welfare Trust, che si occupa di trovare una nuova casa per le galline impiegate negli allevamenti industriali, con una media di circa 50.000 galline sistemate all’anno. “Le nostre galline vengono adottate anche da vegani. Alcuni mangiano senza problemi le loro uova perché vedono quanto gli animali siano felici qui; altri preferiscono regalarle ad amici e parenti”, afferma la fondatrice dell’organizzazione Jane Howorth, e poi aggiunge: “Il nostro obiettivo in quanto associazione benefica è che le galline abbiano qualcuno che si prenda cura di loro e un luogo in cui vivere all’aperto e in libertà il resto dei loro giorni”. Con queste parole Howorth sottolinea che l’associazione non è legata a un gruppo in particolare o a degli ideali specifici.

La Vegan Society dichiara di appoggiare la reintegrazione delle galline. “Il salvataggio delle galline di batteria è un meraviglioso atto di compassione, che la Vegan Society sostiene pienamente” afferma il portavoce Jimmy Pierce. Però, com’era prevedibile, non approva il consumo delle loro uova. “Chiediamo alle persone di aiutarci offrendoci il loro tempo oppure delle donazioni, non comprando e mangiando le uova. Non abbiamo nessun diritto di prenderle – le galline non possono dare il loro consenso.”

Molti “veggans” ritengono d’altra parte che se non è possibile abbattere l’industria delle uova, sovvenzionare i produttori di uova cruelty-free comprando i loro prodotti sia sicuramente più utile alla causa piuttosto che non farlo. (Aggiungetelo alla lista dei dilemmi dei vegani, a fianco di “E’ giusto magiare il miele?” “E invece i fichi impollinati dalle vespe?”). Ma se avete delle riserve sull’idea di uova cruelty-free, aspettate di sentire questa: latte cruelty-free. Davies, di Cow Nation, sta cercando un produttore con cui realizzare il suo progetto di fornire anche alle mucche (sia alle vitelle da latte che agli esemplari maschi, altrimenti uccisi alla nascita o destinati a diventare carne di vitello) una “casa di riposo” in cui vivere liberamente la loro esistenza. Come lo chiamate un vegano che mangia uova e beve latte? A questo punto, la risposta sarà probabilmente “vegetariano”.


“Essere un po’ vegan è un ossimoro totale”

di Jill Wooster

Fonte: www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/feb/03/being-a-little-bit-vegan-is-completely-oxymoronic

Un vegano risponde al nostro articolo sul fenomeno dei “veggans” (vegani che scelgono di mangiare uova cruelty-free, N.d.T.). E’ semplice: i vegani che mangiano uova non sono vegani.

Un altro “Veganuary” (parola composta da “vegan” e “January”, indica la campagna globale che incoraggia le persone umane a mangiare vegan per il mese di gennaio, N.d.T.) è passato. Spero sempre che ispiri le persone a rimanere vegani a vita, ma mi dà sempre più l’impressione di un mese di inutili sperimentazioni in cui le persone vengono prese dall’entusiasmo di diventare vegan, come se fosse una moda, una terapia salutare, un atteggiamento o uno stile di vita. Con l’emergere di concetti irritanti come “vegganism” (veganismo che include però il consumo di uova cruelty-free, N.d.T.) forse è arrivato il momento per una semplice definizione di veganismo.

Un vegano è una persona che non fa uso di prodotti animali. Niente abiti di lana o scarpe in pelle, niente miele nel tè né mozzarella sulla pizza. Un vegano non mangia uova. Un vegano non può mangiare uova. Se un vegano mangia uova, non è vegano. Né tanto meno è un “veggan”. C’è una parola che descrive perfettamente chi non mangia né carne né pesce, ma occasionalmente mangia un uovo: vegetariano. (Se un vegetariano di tanto in tanto mangia pesce è un pescetariano).

Essere vegani è un atteggiamento mentale etico che promuove la non-violenza e in cui gli animali hanno un valore morale. Se gli animali hanno un valore morale non possiamo giustificare il loro sfruttamento in nessuna forma. Non si può essere un po’ vegani. La parola “veggan” mi fa infuriare perché invece è lì a suggerire che si può.

Chi è che beneficia della promozione del “vegganism”? L’industria delle uova. L’immagine del vegano che cerca disperatamente fonti etiche di prodotti animali è un’invenzione creata per suggerire che una vera dieta vegan è inadeguata. Pensate a cosa implica il consumo di uova: una gallina depone un uovo per generare un pulcino; noi prendiamo l’uovo; la gallina ci riprova deponendo altre uova e noi prendiamo anche quelle. E continua così. “Cruelty-free”? Io non credo.

Ma anche se fosse, un vegano non sfrutta gli animali. Io non mangerei la carcassa di un animale investito. E – prima che me lo chiediate – non accetterei un trapianto di organi animali nemmeno se da ciò dipendesse la mia vita.

Volete sapere come considero gli animali? Be’, voi come considerate il vostro animale domestico? E’ il modo migliore che conosco per spiegarlo ai non-vegani. Per me il veganismo è in sostanza il tentativo di trattare tutti gli animali come la maggior parte delle persone tratta il proprio animale domestico. Non come strumenti, merci o fonti di proteine, ma con rispetto e amore.

Cercare di promuovere il veganismo può rivelarsi insidioso. Tendo a non toccare l’argomento se non mi viene chiesto, perché anche solo spiegare le mie ragioni può portare a reazioni estreme. Alcune persone si arrabbiano perché non vogliono sentirsi dire cosa devono e cosa non devono mangiare – e a ragione. Io non voglio imporre alle persona cosa mangiare.

Però se l’argomento esce fuori voglio una discussione franca su ciò che comporta la scelta di consumare prodotti animali e lasciare che gli altri ne traggano le proprie conclusioni. Alcuni si arrabbiano perché sentono che li giudico e li reputo amorali. Ma io credo che sfruttare gli animali sia sbagliato, perciò indovinate un po’? Se sfruttate gli animali, sì, io vi reputo amorali. Proprio come verrebbe considerata amorale una persona che maltratta il proprio cane.

La maggior parte delle persone che sollevano l’argomento è aperta e interessata, ma ci sono diverse reazioni tipiche. Il non-vegano garbato mi parlerà di quando ha mangiato quel piatto vegetariano la settimana scorsa, spesso aggiungendo che forse era addirittura vegano e che era “davvero buono” (detto sempre con un certo grado di sorpresa).

Altri raccontano che mangiano meno carne e si giustificano dicendo che la carne che mangiano proviene da allevamenti biologici all’aperto in cui gli animali hanno “vissuto una vita felice” (giusto per farmi sapere che hanno pensato alla sofferenza degli animali, almeno un pochino, sapete).
La maggior parte dei non-vegani fa le stesse classiche domande:

1) Da dove prenderò le proteine?
2) Non avrò qualche tipo di carenza vitaminica?
3) Cosa faresti se fossi naufragato su un’isola deserta e la tua unica speranza di sopravvivere fosse mangiare un animale?
4) Non era vegetariano anche Hitler?
5) Che fine faranno gli animali se non li mangiamo? (Una delle mie preferite, e tra le più stupide) .

Le risposte?

1) Per nominare giusto qualche fonte: fagioli, legumi, frutta secca, tofu, tempeh, broccoli, cavolo riccio… e sì, lettori del Guardian, la quinoa.
2) C’è il rischio che qualche vegano non assuma una quantità sufficiente di vitamina B12, però molti cibi vegani ne sono arricchiti, quindi si può seguire una dieta vegana equilibrata senza bisogno di integratori.
3) Nell’eventualità molto improbabile, vi rinvio alle considerazioni sul trapianto di organi animali.
4) Fate sul serio?!
5) Vedere punto 4

Lo capisco. Molte persone non vogliono pensare di cambiare le proprie abitudini. In un mondo in cui gli animali non da compagnia sono mera merce, il desiderio di non essere parte del loro sfruttamento di massa richiede uno sforzo, richiede di impegnarsi e eventualmente di prendersi quella pastiglia di vitamine ogni tanto. E’ fin troppo facile in così tanti ambiti della vita lasciarsi corrompere dalla convenienza.

La realtà dell’allevamento animale è orrenda, non c’è da sorprendersi se i più scelgono di non pensarci o si sforzano di trovare giustificazioni per mali leggermente minori, come gli “allevamenti all’aperto”, “biologici”, “cruelty-free” e altre “carni felici”, trovate di marketing molto in voga. Dopo tutto, che differenza potete mai fare?

In realtà, è abbastanza semplice. Non avete bisogno di consumare alcun prodotto che provenga dagli animali per essere sani o felici. L’allevamento animale sta distruggendo il pianeta e la maggior parte degli animali impiegati per il nostro consumo vive e muore in condizioni atroci. Potreste raggiungere tantissimo con qualche piccola rinuncia -uova incluse. In fondo, l’amore per gli animali non è solo per gennaio.


Traduzione per Veganzetta a cura di Mascia Martens


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130 Commenti
  1. Ork il rosso ha scritto:

    Mi discosto leggermente dall’articolo ma parlo sempre di uova; come ci si pone invece di fronte alle uova di galline che non vengono da una produzione commerciale (a nessun livello, di nessun tipo) mi spiego: un’amico che gestisce un orticello ha scelto anche di accudire delle galline che c’erano già, in una situazione che non prevede nessun tipo di sfruttamento e non intende certo mangiarsele ma semplicemente accudirle. Non essendo sottoposte al regime da “batteria” quindi fanno le uova rispettando il ciclo delle stagioni e le ore del giorno: molto più in primavera, molto meno in inverno e sempre alla mattina, o comunque nelle ore del giorno in cui c’è più luce. Ragiono sul fatto che comunque questi animali ci sono ed esistono e le uova le fanno a prescindere da lui, mi chiedevo quanto questo tipo di interazione sia invasiva per loro o in generale rientri in un concetto di “cruelty free”.
    Grazie

    24 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Alla tua domanda si potrebbe rispondere con un’altra domanda: se tu decidessi di accogliere in casa tua una persona umana in difficoltà che non ha dove vivere, le chiederesti di sdebitarsi facendo dei lavori?
      Le Galline fanno le uova per dei loro precisi motivi, non abbiamo alcun diritti, in nessun caso, di usarle per un nostro tornaconto. Salvare un Animale non equivale a stipulare con lui/lei un contratto di scambio reciproco di beni o servizi anche perché in tale eventuale contratto mancherebbe la volontà dell’Animale di aderirvi. Lo sfruttamento ha mille forme e modalità, sottrarre le uova a una Gallina è sfruttamento. Le Galline – come giustamente dici tu – fanno le uova a prescindere dal tuo amico, non per lui. Non esistono uova intese come prodotto cruelty free.
      Grazie a te per lo stimolo.

      24 Febbraio, 2016
      Rispondi
      • Ork il rosso ha scritto:

        Sicuramente non viene inteso come uno “scambio” che ovviamente l’animale non avrebbe la capacità di capire/rifiutare (al massimo un “prenderle”). Ecco tengo a precisare questo, non è lo scambio “accudire per uova” il punto, ma vuole essere una riflessione sul livello di interazione “invasivo” con gli animali più vicini all’uomo (non dico domestici che non mi piace) che volenti o meno sono presenti e con cui a volte si interagisce. Non è detto che se un cane, gatto o altro animale si faccia accarezzare lo gradisca per esempio o che appunto alla gallina non disturbi vedersi sparire le uova (magari gli provoca stress). Forse all’oggi, cioè per come stanno le cose, è molto più importante trasmettere (diciamo in un ottica di messaggio antispecista più che di analisi personale) quanto sia possibile vivere in armonia con gli animali senza disturbarli che preoccuparci su questo che è quasi un dettaglio (quanti hanno galline che vivono diciamo “felici”) , però è importante avere dietro una risposta ed un ragionamento.

        24 Febbraio, 2016
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Il “dettaglio” come dici tu è in realtà una grande falla dal punto di vista etico che può causare dei seri problemi. Come potrai vedere dall’articolo pubblicato questo “dettaglio” sta alimentando un fiorente mercato di uova considerate cruelty-free provenienti da Galline salvate dallo sfruttamento industriale ma che sono finite in un altro meccanismo di sfruttamento che viene fatto passare come libero da crudeltà.
          Un Cane se non desidera una carezza si allontana, una Gallina subisce il furto delle suo uova e basta.
          Vivere in armonia con gli altri Animali lo si può fare solo uscendo definitivamente dal concetto opportunista e egoista che ci contraddistingue. La domanda è: si può vivere senza uova? La risposta è chiaramente sì, pertanto non c’è alcuna giustificazione morale per sottrarle a chi le ha generate: che ne faccia ciò che vuole, non dovrebbe essere una cosa che ci riguarda.
          I cedimenti della morale possono generare disastri difficilmente misurabili e controllabili.

          24 Febbraio, 2016
          Rispondi
          • Ork il rosso ha scritto:

            Si si capisco, non mi sono spiegato bene, con “dettaglio” non volevo sminuire l’importanza di approfondire questo lato della cosa (ovvero come ci si rapporta con gli animali presunti “felici”, discussione che spesso può venire in rapporto con animali “””domestici””” diciamo ) ma più che altro che, il caso delle poche galline in una situazione di non sfruttamento, è raro (credo). Certo è che il punto dell’articolo è evidenziare come anche su questo discorso si apra il dibattito “vegano che cerca disperatamente fonti etiche di prodotti animali” quando sono convintissimo si può stare senza nessun tipo di derivato. Lancio un’altra osservazione, forse ingenua, la concimazione dei terreni con materiale organico (escrementi) di animali come si colloca (sempre in un’ottica non di allevamenti intensivo ma di animali diciamo “felici”) ?

            24 Febbraio, 2016
            Rispondi
            • Veganzetta ha scritto:

              La situazione di “non sfruttamento” ovviamente prefigura che non via sia alcun tipo di sfruttamento (più o meno crudele), sottrarre le uova alle galline è un atto di sfruttamento: si sfrutta il loro lavoro per trarne vantaggio. Se siamo d’accordo su questa questione non servirebbe aggiungere altro.
              La concimazione dei terreni se fatta utilizzando appositamente il concime di derivazione animale, significa che da qualche parte questi Animali devono essere rinchiusi e utilizzati, anche in questo caso è sfruttamento. Se invece si salvano degli Animali e loro razzolando concimano il terreno, è una cosa del tutto naturale e non c’è problema. In ogni caso per le piccole produzioni locali di autosostentamento si può fare dell’ottimo compost vegetale utilizzando gli scarti di frutta e verdura che si consuma.
              Il concetto di base è che gli Animali non dovrebbero avere uno scopo o un’utilità per noi, detto questo ogni altra cosa è una conseguenza.

              24 Febbraio, 2016
              Rispondi
              • Marco ha scritto:

                1)Produrre uova non è un lavoro per le galline, ma una questione fisiologica.
                2) E se in qualche modo si raccogliessero le deiezioni degli animali che razzolano liberamente e lo si trasformasse in concime? Sarebbe sfruttamento?

                24 Febbraio, 2016
      • silvio ha scritto:

        Mi chiamo Silvio, il mio background è una laurea in biologia evoluzionistica, studio che mi ha permesso di riflettere riguardo a determinate tematiche, una delle quali è quella che scopro oggi chiamarsi “veggan”. Mi sono posto a lungo domande che vedo riproporsi quotidianamente, domande alle quali ho trovato delle risposte, ovviamente personali, che vorrei condividere con voi. La domanda principale è come dovrei comportarmi di fronte a uova raccolte da galline accudite nel migliore dei modi? Sono giunto a pensare che sia lecito cibarsene senza alcuna remora e cercherò di argomentare tale risposta. Uno dei capi saldi della biologia è quel rapporto chiamato mutualismo, ovvero una stretta relazione tra organismi di specie differenti per trarne reciproco beneficio, questi organismi NON scelgono volontariamente di consociarsi, bensì sono le condizioni ambientali che permettono lo sviluppo di tale rapporto. Ciò significa che decidere di accudire una gallina, che in condizioni di libertà assoluta rischierebbe quotidianamente di morire predata, aumenta notevolmente le sue possibilità di procreare. Tali possibilità, sempre in natura, non andrebbero MAI tutte a buon fine, anzi, una percentuale superiore al 10% sarebbe di gran lunga un successo per la gallina (tutto il resto sarebbe predato o non fecondato, malattie etc.). Questo rapporto (il mutualismo) esiste da millenni, te non hai chiesto ai miliardi di batteri che sono presenti nel tuo intestino di rubarti parte del cibo che ingerisci per ricevere in cambio elementi vitali, eppure loro sono li e te non puoi farci niente, anzi dovresti esserne contento, ne va della tua vita. Porsi al di sopra di tale schema naturale solo perché umani significa, invece, affermare la superiorità della propria specie e non voler accettare che siamo animali, animali dotati di raziocinio certo, ma pur sempre animali. Se è vero che la gallina non è consenziente riguardo al cibarsi di un suo uovo che naturalmente viene prodotto in eccesso per far fronte alle problematiche ambientali su citate, è altrettanto vero che la gallina potrebbe tranquillamente non essere d’accordo nel venire accudita da noi. Invece in realtà dal punto di vista ecologico, accudire la gallina è un successo per entrambi, io attraverso i miei sforzi aumento le tue possibilità di sopravvivenza e di procreazione ( e di conseguenza ti permetto di perpetuare maggiormente la tua specie, ciò che considero il fine ultimo di un individuo) mentre te gallina mi dai ciò che di per sé sarebbe un’eccedenza, cibo prezioso per il mio corpo. Come vi ho già detto questo background mi ha permesso di riflettere su determinate tematiche in una chiave biologica e non solo antropologica fornendomi delle risposte che hanno colmato i miei dubbi, facendomi vivere sereno se mangio un uovo (a determinate condizioni di allevamento sia chiaro). Se vuoi/volete avvicinarvi a tale pensiero (pur rimanendo vegani si intenda) ti/vi consiglio di leggere il libro la scimmia nuda di Desmond Morris, un grande divulgatore scientifico. Pace e amore a tutti. Silvio

        25 Febbraio, 2016
        Rispondi
        • Paolo Susana ha scritto:

          Le tue argomentazioni offrono un interessante punto di vista. Non mi piace invece quel “te” al posto di “tu”. Te è la forma che assume tu quando è usato come complemento diretto (voglio te) e indiretto (vengo con te; ehi, parlo con te ecc.). Scusa ma in certi casi la forma è sostanza.

          25 Febbraio, 2016
          Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Ciao Silvio,
          Come già risposto nel commento generale (https://www.veganzetta.org/si-puo-essere-vegani-e-mangiare-le-uova/#comment-41533) la questione deve essere affrontata sotto il profilo morale senza dover ricorrere ad argomentazioni di altra natura che però servono a fornire delle giustificazioni (morali).
          Il mutualismo (o simbiosi mutualistica) considerato sotto l’aspetto biologico non necessariamente vede come protagonisti due esseri viventi involontari, vi sono molti casi di mutualismo volontario e consenziente.
          In ogni caso se il mutualismo a cui tu ti appelli fosse involontario, allora il caso dell’Umano che priva delle uova una Gallina NON sarebbe un caso di mutualismo, perché l’Umano compie questo atto volontariamente.
          Qualora si parlasse di mutualismo che prevede la volontarietà delle parti in causa, anche in questo caso la privazione delle uova da parte dell’Umano NON sarebbe un caso di mutualismo, perché mancherebbe la volontà della Gallina di cedere le sue uova.
          Quindi lasciamo stare queste questioni che non servono a nulla se non a confondere ulteriormente le acque.
          Se si volesse considerare il tutto sotto l’aspetto di una sorta di “contratto di mutuo soccorso” in cui la Gallina cede le sue uova a favore dell’Umano che in cambio la protegge e le fornisce riparo e cibo, anche in questo caso manca un elemento fondamentale: la volontà della Gallina di cedere le sue uova.
          Il rapporto è e rimane solamente un mero rapporto tra dominante e dominato.

          25 Febbraio, 2016
          Rispondi
          • Silvio ha scritto:

            Mi dispiace contraddirti ma nella maggior parte dei casi il mutualismo non è assolutamente volontario. Noi non siamo consenzienti con i miliardi di batteri che abitano il nostro intestino eppure non potremmo farne altrimenti e di certo non credo che i batteri si comportano in modo poco etico. E’ proprio il concetto di volontarietà invece che porta il discorso su un livello antropologico del quale alla gallina sono convinto freghi molto poco. E’ parlando di volontarietà o meno di un animale che intrinsecamente ci stiamo ponendo al di sopra di ogni essere vivente su questo pianeta. E’ certo che questa tipologia di rapporto che stabiliamo con animali da allevamento (ovviamente mi riferisco ad un allevamento privo di sofferenze sia fisiche che mentali per l’animale) porta beneficio per entrambe le specie. Lungi da me convincerti del mio punto di vista e anzi rispetto il tuo, ma ciò di cui parlo non è solo un pensiero ma dati. Ho personalmente studiato i livelli di benessere degli animali in allevamento rispetto a quelli che vivono in natura. Dati alla mano (indice del cortisolo e fitness) un animale a cui viene garantito il giusto spazio, la possibilità di riprodursi, cibarsi e comportarsi come in un contesto naturale sta meglio che in natura.

            18 Settembre, 2017
            Rispondi
            • simona ha scritto:

              immagino quindi, Silvio, che i nostri dati debbano essere quella verità che inequivocabilmente si deve applicare ad ogni oggetto/soggetto diverso da noi. Immagino anche che quell’ipotetico “animale da allevamento” di cui parli stia “meglio che in natura” così come, dal nostro limitatissimo punto di vista, noi stiamo “meglio che in natura”. E quel “meglio” debba avere un valore assoluto e “scientifico”.

              19 Settembre, 2017
              Rispondi
            • Veganzetta ha scritto:

              Ciao Silvio,
              Paragonare la volontà espressa da una Gallina con quella dei Batteri è francamente arduo. Diciamo pure che la Gallina se cerchi di portarle via le sue uova si arrabbia e le difende, questo sicuramente può bastare per far comprendere a chiunque che chiaramente non vuole che le siano sottratte le uova, tutto il resto è pura speculazione.
              Quando parli di “mi riferisco ad un allevamento privo di sofferenze sia fisiche che mentali per l’animale” precisamente cosa hai in mente? La domanda sorge spontanea perché ad oggi non è ancora stato inventato un allevamento di questo tipo. Un allevamento è una forma di costrizione, se non fosse così non sarebbe allevamento. Altro non serve aggiungere.
              Come puoi sapere quanto “cortisolo” e “fitness” c’è nel corpo di un Animale libero lontano dall’Umano? Cosa pensa? Cosa sente? Hai anche misurato il “cortisolo” e “fitness” degli Animali che alla fine del loro “ciclo produttivo” (tutti) vanno al macello? pensi che stiano bene? Saluti perplessi.

              19 Settembre, 2017
              Rispondi
        • Sofia ha scritto:

          Sono d’accordo con te Silvio, e anche a me piace molto “La scimmia nuda” di Desmond Morris :)

          18 Dicembre, 2017
          Rispondi
        • Samantha ha scritto:

          Silvio da biologa concordo, anche io avevo ragionato uguale. Quindi ok non comrpare al supermercato le uova, ma se la gallina fosse la mia dandoglia la possibilità di mangiarsi l’uovo se ha bisogno, ma se a fine giornata lo scarta (r ci sono galline che lo tolgono da posto dove dormono lanciandolo a terra) credo sia giusto prenderlo per aiuto comune

          6 Luglio, 2022
          Rispondi
          • Veganzetta ha scritto:

            Ciao Samantha,
            C’è un serio problema che va considerato e che pare non lo sia mai.
            E’ un problema che attiene alla sfera della morale e non a quella della biologia: tu scrivi “se la gallina fosse la mia”. Da ciò sorge una domanda: la Gallina è giusto che sia una tua proprietà? Diresti lo stesso se stessimo parlando di una persona umana? La Gallina in quanto essere vivente senziente è una persona, o se vuoi una persona non umana, in ogni caso è un essere dotato di propria volontà, che persegue dei propri scopi e che non dovrebbe appartenere a qualche altro soggetto.
            E’ già stato discusso in vari modi su Veganzetta il modello comportamentale delle Galline in fatto di deposizione delle uova. Basta cercare. In ogni caso non essendo noi nella mente della Gallina, non possiamo avere la certezza che quell’uovo da lei deposto a terra sia uno scarto, non abbia valore o che intende donarcelo; dunque non abbiamo il diritto di prenderlo. Ancora una volta si ritorna al punto di partenza perché manca un elemento fondamentale: la chiara volontà della Gallina di cedere le sue (indubitabilmente sue) uova. Tutto il resto assume un’importanza secondaria.

            6 Luglio, 2022
            Rispondi
            • Samantha ha scritto:

              Scusa allora mi sorge un dubbio… come vegani non dovremmo possedere nessun animale neanche il gatto, il cane o altro animaletto comune. Non sono di nostra proprietà non possiamo conprarli ne tanto meno appropriarcene se li troviamo smarriti per strada e tanto meno al gattilw o canile perche pur essendo onorevole salvarli non lo è tenerli come animali da compagnia visto che li obblighiamo a vivere alle nostre condizioni casalinghe. Vero non hanno uova da darci ma noi unani vogliamo carezze, coccole e compagnia e spesso che non facciano disastri in casa. Non è quindo anche questo una forma di violenza? Tenere reclusi animali che alle loro origini non erano certo domestici, farli cibare di crocchette e scatolette al coniglio invece che dargli la liberta di cacciarseli? Prima di rsprimermi su questo vorrei un tuo puro parere grazie

              6 Luglio, 2022
              Rispondi
              • Veganzetta ha scritto:

                Infatti gli Animali che adottiamo per sottrarli a situazioni disperate, pericolose o di disagio, non sono di nostra proprietà, anche se la legge specista a cui dobbiamo afferma il contrario. Se decidiamo di aiutare un soggetto in pericolo ospitandolo in casa nostra, dandogli un posto dove poter vivere al sicuro, cibo, assistenza e affetto, non significa che lo possediamo o che dobbiamo considerarlo “nostro”. Altra questione è quella legata ai sentimenti che si possono instaurare tra noi e chi aiutiamo, fino a far divenire questi ultimi dei veri e propri membri della famiglia, ossia “nostri” familiari, un concetto ben diverso da quello della proprietà. Per il veganismo e per l’antispecismo non esiste alcun Animale dotato di una funzione (da compagnia, da reddito, da lavoro, ecc…), esistono solo individui animali che bisogna rispettare. Un canile o un gattile può tranquillamente essere paragonato ad un centro di accoglienza per persone umane in difficoltà o senza tetto, non dovrebbero di certo essere dei luoghi di reclusione. Piegare alla nostra volontà gli altri Animali è certamente una forma di violenza e di dominio. Sta a noi comprendere quando ci si debba fermare, dove finisce la nostra responsabilità e quando la nostra volontà di aiutare si trasforma in volontà di controllare.

                6 Luglio, 2022
            • Matteo ha scritto:

              Manca anche la volontà della gallina di negare l’uso delle uova ??? .
              In tutti i modi sto pensando a allevamenti alternativi , magari una tipologia. Tipo porta aperta e se vuoi fare a modo tuo te ne vai se rimani lì perché trovi il rimanere lì più comodo, protezione dal freddo cibo sicuro cure gratuite. Ecc ecc allora che lo paghi con uova o con ciò che può dare , sempre libera di andarsene visto la porta aperta…..

              6 Luglio, 2022
              Rispondi
              • Samantha ha scritto:

                Guarda avevo le galline le accarezzavo, venivano in casa a mangiarsi i croccantini, venivano a prendersi le coccole, avevano la loro casetta senza recinti e il cancello di casa era sempre aperto, le galline uscivano e andavano a razzolare dove volevano ma sorpresa la gallina tornava a casa a vivere, solo una di queste aveva preferito casa del vicino ? ma per il resto le altre si trovano bene a casa mia. Trattate benissimo come gatti, le uova le facevano se volevano potevano mangiarsele ma a fine giornata spesso le uova le lasciavano li e le buttavano via dal posto pwr andare a dormire. Inoltre ho notato che se la gallina ha un alimentazione varia e salutare non mamgia le uova, lo fa solo in caso di carenze. Quindi mistero per me perche lasciare le uova che non vuole nessuno a terra von il rischio di attirare altri animali o trovarmi vermi nella loro casetta.. prima o poi se pur lasciandole li marciranno ste uova meglio mangiarle

                6 Luglio, 2022
      • Lurpa ha scritto:

        siete Ridicoli! le galline fanno le uova perché la loro ovulazione è così, noi teniamo le uova dentro, loro le fanno uscire. l’uomo negli anni ha selezionato le galline proprio per la loro capacità di deporre uova quindi, se uo si trova ad accudire della galline ovaiole queste faranno le uova, perché sono state selezionate per questo, e in estate ne fanno anche uno al giorno, e se non c’è il gallo non saranno mai fecondate. Quindi loro le fanno e al massimo le mangiano se si rompono…..se no se le scordano e queste marciscono. Le uova non servono particolarmente alle galline!!!!! Poi se voi dovete chiedere il permesso alle galline imparate il gallinese. oh siete fuori, ve lo dico col cuore. Capisco non usare uova industriale perché gli amimali vengono maltrattati, ma se io ho due galline che stanno bene e fanno la loro vita da galline e ogni tanto fanno in uovo che faccio, lo butto? ma che idiozia!!!!

        2 Luglio, 2016
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Lurpa rileggiti e cerca di capire chi è ridicolo tra noi e te.

          3 Luglio, 2016
          Rispondi
        • Matteo ha scritto:

          Bravo concordo al 100%

          6 Luglio, 2022
          Rispondi
      • Evita ha scritto:

        le mie galline fanno uova ma non le covano.altre prima di loro le hanno covate, ma queste no…….quindi le uova delle mie galline potrebbero anche essere mangiate senza disturbare l’etica Vegana ……. perché no?

        1 Agosto, 2016
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Le Galline di cui parli non sono “tue”.
          Per il resto leggi per favore i numerosi commenti sulla questione e troverai le risposte.

          2 Agosto, 2016
          Rispondi
          • Mario ha scritto:

            E di chi sarebbero di grazia le mie galline?

            24 Novembre, 2016
            Rispondi
  2. Marco ha scritto:

    L’approccio etico al veganesimo comporta il riconoscimento dell’eguaglianza tra le specie animali e di conseguenza la volontà di non rendersi complici della loro sofferenza insita nello sfruttamento a cui gli animali vengono sottoposti in diversi ambiti.

    Ora, venendo all’articolo, questi principi vengono meno nel cosiddetto santuario di Hen Heaven, non perchè le galline vengano defraudate delle loro uova, come accusa la Vgean Society, ma perchè si compartecipa al business dell’industria ovaiola dal momento che le “galline vecchie” presumibilmente vengono acquistate, contribuendo così all’integrazione del reddito degli allevatori e quindi alimentando il loro business.

    Invece, rispetto all’esempio riportato da ork il rosso (l’amico che possiede un orticello in cui razzolano liberamente delle galline…), il principio etico non viene affatto intaccato dal momento che non c’è nessun commercio di galline, ma un semplice ed estemporaneo “possesso” di animali che comporta la produzione di uova. Dove sta il problema nel mangiarsi quelle uova? Veganzetta dice che le uova sono di proprietà delle galline e che loro non hanno dato il proprio assenso all’utilizzo…scusami eh, ma forse la mia gatta o la mia cagna hanno dato il proprio assenso alla loro sterilizzazione? allora ci opponiamo alla sterilizzazione degli animali? E che, forse gli animali ci chiedono esplicitamente di liberarle dagli allevamenti? Quindi non è tanto importante se l’animale dà il proprio assenso ad un’azione umana, ma capire se quell’azione implica o meno una sofferenza a qualcun altro…

    Veganzetta dice ancora che se le galline fanno le uova ci sarà un motivo… Certamente, il motivo c’è, si tratta solamente di conoscerlo. Cos’è l’uovo? L’uovo è l’ovulo della gallina che può essere fecondato o meno dal gallo. Quello che finisce nelle tavole della gente è l’ovulo non fecondato.

    La gallina, per via della sua fisiologia, produce uova non fecondate (secondo diverse persone sono in qualche modo paragonabili alle mestruazioni femminili…) di cui non se ne fa niente, quindi perchè non prendersele dal momento che deperirebbero nel terreno e questo non implica certo nessuna sofferenza (a meno che non si prenda per buono chi dice che togliere le uova non fecondate dal terreno comporta uno stress enorme per la gallina …) dell’animale? Il veganismo etico è un modo per non contribuire ala sofferenza animale, riconoscendo l’eguaglianza tra le specie, oppure ne vogliamo fare una sorta di religione che ci obbliga a stare lontano dal “peccato” facendoci sentire in colpa per qualsiasi cosa su cui gli animali senza il loro esplicito consenso?

    ciao

    24 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Ork il rosso ha scritto:

      Anche sulla sterilizzazione è un bel dibattito, perchè ci sono diverse situazioni differenti, purtroppo è molto sottile la linea fra quello che noi consideriamo una “tutela” umana con quello che invece è una “imposizione” che può anche partire da buoni propositi ma è semplicemente dettata da una società che non è a misura di animale. Per esempio io in campagna ho una piccola colonia di gatti, mi preoccupo di accudirli diciamo mettendogli a disposizione dei ripari e del cibo e nel caso controllando a vista se ne vedo qualcuno malconcio o malaticcio, provo, se riesco, a fargli fare una gitarella dal veterinario per poi riportarli nel loro ambiente. Inizialmente spinto da un’sentimento “umano” di tutela stavo ragionando sulla sterilizzazione per evitare che si decimassero in strada (per fortuna non troppo vicina) o per cause naturali (ma poi la colonia andrebbe a sparire, come è possibile decidere chi sterilizzare e chi no…)…poi però mi sono ricreduto e ho deciso di non intervenire, cioè il loro randagismo diciamo, alla fine è la cosa che più si può avvicinare ad un essere liberi e sopravvivere liberamente (e nel caso morire), io cerco solo di rendergli “accogliente” la situazione vicino a casa, per il resto sono liberi…altro discorso è il cane o il gatto di amici che vivono in città e che hanno magari da diverso tempo, per non causargli stress decidono di sterilizzarli o tenerli al guinzaglio (il cane) perchè la situazione in città non è appunto a misura di animale…il mio amico sulle uova diceva che la “chioccia” decide poi di “covare” solo determinate uova e le altre rimangono abbandonate proprio, se non le prende su lui, le mangiano i topi o altri animaletti, rientrano quindi in un “ciclo” naturale non vanno “sprecate” come intendiamo noi…però parlo di situazioni con piccoli numeri, non di un rifugio con molti animali.

      25 Febbraio, 2016
      Rispondi
      • Marco ha scritto:

        Sulla mancata sterilizzazione dei tuoi gatti non sono d’accordo e sia perchè?Perchè tu accudendo i tuoi gatti (fornendoli un riparo, cibo e pure cure in caso di problemi di salute) li metti in condizione di proliferare e quindi di proseguire esponenzialmente nella loro attività predatoria. Cioè, i gatti che stanno in campagna mangiano gli uccelli, i topi ed altri animali senza nemmeno cibarsene perchè fame non hanno. Quindi, se proprio gli si vorrebbe lasciare loro tutta la libertà possibile, non bisognerebbe per nulla accudirli, il che significherebbe una morte abbastanza rapida. ovviamente questo sarebbe crudele, quindi il male minore resta il contenimento della popolazione felina attraverso la sterilizzazione…

        25 Febbraio, 2016
        Rispondi
      • azza ha scritto:

        Le galline stesse mangiano molto volentieri le proprie uova. Parlando poi di oviaole di oggi, è molto difficile che vadano a cova perchè quasi prive di questo istinto a causa delle selezioni umane sulla razza. Ma a volte lo fanno. Quello che secondo me è negativo in tutto ciò è soprattutto il marketing legato all’idea di Veggan: questa idea che i vegani perdano il sonno per astinenza da uova e l’happy farming. Magari è fatto con le migliori intenzioni ma è così facilmente sfruttabile dall’industria zootecnica che mi sorprende davvero non ci abbiano pensato all’ Hen Heaven.

        25 Febbraio, 2016
        Rispondi
        • Paola Re ha scritto:

          Io non sono neppure convinta che sia fatto con le migliori intenzioni. Nello sfruttamento non esiste alcuna migliore intenzione. Comunque le studiano tutte per non farci mancare nulla! Come se noi sentissimo la mancanza delle uova… Il solo pensiero di servirmi di ingredienti e indumenti provenienti dal corpo di un animale mi fa rivoltare l’anima.

          25 Febbraio, 2016
          Rispondi
        • Marco ha scritto:

          Le ovaiole non vanno a cova perchè sono uova non fecondate dato che negli allevamenti manca il gallo!!!

          26 Febbraio, 2016
          Rispondi
          • azza ha scritto:

            Anche quando ci sono Galli e le uova sono fecondate, molto spesso non covano. A volte le beccano e le mangiano. Ma sono affari loro, non la vedo certo come una giustificazione a vendere le loro uova! Ci sono tanti modi di autofinanziarsi senza ricorrere a queste bassezze

            27 Febbraio, 2016
            Rispondi
    • Sofia ha scritto:

      D’accordissimo con Marco (perché non mettete il voto ai commenti?)

      20 Dicembre, 2017
      Rispondi
      • Veganzetta ha scritto:

        A cosa servono i voti? Se sei d’accordo o sei contraria lo scrivi, per questo ci sono i commenti.

        20 Dicembre, 2017
        Rispondi
        • Sofia ha scritto:

          Hai presente Reddit? I commenti col numero più alto di voti appaiono per primi. E’ uno strumento molto utile per avere dei feedback velocemente. Scrivere un commento solo per dire solo “sono d’accordo” è un po’ uno spreco e tra l’altro non è possibile dato che c’è un minimo di 20 caratteri ;)

          21 Dicembre, 2017
          Rispondi
          • Veganzetta ha scritto:

            Ciao Sofia, grazie per il suggerimento ma è preferibile uno storico dei commenti cronologico che possa dare a chi legge una panoramica completa piuttosto che evidenziare i commenti considerati migliori attraverso una votazione.

            21 Dicembre, 2017
            Rispondi
            • Matteo ha scritto:

              Lo storico comunque si ha…. L’unica cosa è che i “like “ aiutano ad individuare alcuni aspetti come la valutazione del singolo commento , però come dire prova a chiederlo agli utenti e poi vedi ( salvo il fatto che poi fai come ti pare….

              6 Luglio, 2022
              Rispondi
      • Matteo ha scritto:

        Totalmente d’accordo ! Voto ai commenti!

        6 Luglio, 2022
        Rispondi
  3. Simona ha scritto:

    NO, assolutamente. Chi mangia uova è vegetariano. E mi sa che i veri vegani sono pochissimi davvero.

    24 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • azza ha scritto:

      Anche i veri vegetariani; quelli che si definiscono tali ma la salsa tonnata della nonna la mangiano saranno migliaia. Non facciamoci illudere dalle statistiche e da tutta questa tempesta mediatica.

      24 Febbraio, 2016
      Rispondi
  4. azza ha scritto:

    La cosa più pericolosa è proprio questo messaggio che i vegani siano così disperati da non dormire la notte aspettando le uova cruelty free. Ma vaffanculo!

    Scusate i termini, ma mi ribalto a leggere certe cose!!

    Posso capire che in un contesto di rifugio di animali liberati si sottraggano le uova per una questione demografica, visto che gli animali da salvare sono tanti, e se lo spazio a disposizione è poco è meglio evitare nuove nascite anche in considerazione del benessere degli individui già ospitati. Non è un discorso troppo diverso dalla sterilizzazione, anzi è meno invasivo. Ma di qua a venderle!!! Venderle e pubblicizzarlo!!!! Hanno perso la bussola.

    24 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Paola Re ha scritto:

      A parte il vaffa…. sono proprio d’accordo con te. Hanno proprio perso la bussola.

      25 Febbraio, 2016
      Rispondi
  5. Cori ha scritto:

    Inizio con la definizione della parola veganesimo che significa : Il termine indica una filosofia di vita basata sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento e uccisione degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo).La sola pratica alimentare di una dieta a base vegetale con l’esclusione di tutti i cibi di origine animale. Termine conniato negli anni 1944 per distinguere i vari sottogruppi di vegetariani come p.e. i vegetariani ovo lacto o solo ovo o solo lacto o quelli che mangiano solo vegetali ecc.
    Mentre altra specifica a riguardo. “Il veganismo è dettato da principi etici di rispetto per la vita animale e basato sul pensiero antispecista e su una visione non-violenta della vita, come esemplificato nella posizione di Gary L. Francione e altri filosofi. Il veganismo può essere considerato la prassi della teoria antispecista e, nella pratica quotidiana, si traduce nel rifiuto di acquistare, usare e consumare, per quanto possibile e praticabile,[9] prodotti derivanti da sfruttamento e uccisione degli animali, nonché il rifiuto di dedicarsi, partecipare e sostenere attività che implicano un uso dell’animale o la sua uccisione.”
    Quindi mi sembra chiaro e senza equivoci, se poi vogliamo distorgere la realtà allora possiamo tirare fuori un sacco di opinioni e arrampicarci su per gli specchi o fare gli equilibristi sulla fune. Chi mangia uova abitualmente e regolarmente non può per i sopracitati motivi chiamarsi vegano ma è un vegetariano.
    Mi chiedo da dove nasce questa necessità di volersi definire per ciò che non si è, stravolgendo addiritture le parole e il suo significato? A cosa è funzionale il volersi ostinare di chiamarsi vegani quando si consumano animali e/o loro derivati? Forse fa chic chiamarsi vegani, da qualche punto in più, avicina al paradiso, fa aparire più buoni? Non lo so, potrebbe essere! Perchè non continuare a chiamarsi vegetariani quando effettivamente lo si è? Mettiamo che domani mattina mi alzo e inizio a chiamare il tavolo, sedia e la sedia, tavolo. Oppure mi incapponisco e nonostante che è biologicamente e scientificamente approvato che sono una donna(genere sessuale) insisto a tutti i costi con l’affermazione che sono un uomo. Perchè è più conveniente, come uomo ho dei vantaggi che come donna non ho e non avrò mai e allora avanti con il distorgere la realta palese, perchè ne traggo vantaggio.

    E’ ovvio che è più vantaggiosi chiamarsi vegani che mangiano uova cruelty free invece di ammettere di avere qualche problema con la coerenza delle proprie scelte di vita all’interno di un sistema sociale che esegue una pressione sugli individui e sui gruppi, che difficilmente è sostenibile a lungo andare se non abbiamo un valido sostegno. Prima o poi tutti abbiamo avuto segni di cedimento con uova o latte…almeno all’inizio. Dal momento che consumare uova o latte sembra meno crudele, in realtà poi non lo è, ma sappiamo che la mente ci fa brutti scherzi e a volte anche la gola. Sfido choiunque a dire di no alla torta di compleanno che ti ha preparato la tua cara mammina con le sue mani e nella quale ci sono le uova!
    Inutile fare finta che siamo fatti solo di raziocinio e che una volta che ho preso coscienza e deciso intellettualmente di essere vegano per il resto della vita, le mie emozioni non oltrepassano la testa e mi facciano brutti scherzi. Diciamocelo tra i denti, non abbiamo mai imparato a gestirci le nostre emozioni, a nessun sistema interessa a renderti libero anzi più siamo imprigionati meglio è. Quindi pensare che mi sveglio e nonostante che ho deciso di essere vegana e ne sono onestamente convinta poichè solo pensare di fare del male ad una creatura innocente mi si stinge il cuore, ho appena iniziato un percorso in divenire, quindi non sono per niente stabilizzata.
    Non sarebbe politically correct e poi sfigurare davanti al proprio ego è odioso, semplicemente affermando che si è “tendenzialmente vegani” o “vegani in divenire”. Certo la causa di tutto ciò non è solo nel singolo ma da ricercarsi anche nella collettività, nei forum di vegani aggressivi e giudicanti che discriminano quelli che ancora non hanno trovato una stabilità, chi è alle prime armi e non sa dove battere la testa, vorrebbe essere più coerente ma non trova appoggi ne gruppi di sostegno per vegani. Invece di scannarci a vicenda proviamo ad aiutarci a vicenda, lungi dall’essere permissivi, ma neanche idealisti e poco concreti. Alcuni nascono vegani e non hanno dubbi ne cedimenti ne ricadute, ma sono la minoranza.
    Essere una spina nel fianco 24 ore su 24 per la collettività, non è facile, doversi poi continuamente giustificare e mascherare davanti a vegani tutto d’un pezzo che a sentirli parlare sono perfetti, è ancora più complicato.
    Chissà quanti vegani di parola e non di fatto ci sono all’insaputi di tutti? Poi ogni tanti si sente un voce di corridoio…lo sapevate che il vegano Singer mangia il pesce per non offendere gli onnivori che lo hanno invitato a cena?
    Oppure un Yourofski che pubblicizza wurstel, hamburgher, salsicce, polpette, arrosti …ovviamente rigorosamente vegani e che in 2 ore di conferenze parla per 1 ora e 45 min di come sono appropriati e buoni i surrogati della carne, non so che pensare? Personalmente, conoscendo bene gli umani, non mi sorprende.
    Poi alla fine dovremmo fare conto con il tentativo di boicottaggio e di annacquamento del movimento vegano da parte del sistema. Si come siamo dentro nel sistema, alla fine siamo noi che faremo fallire il nostro movimento come è sempre successo, basta guardare indietro, movimento hippy, free love, poliamore(per chi non lo sapesse il movimento del poliamore ha già i primi cedimenti) ecc. ecc. ecc.
    Non si possono cambiare i sistemi da dentro il sistema. In ogni movimento che si rispetti ci sono le incoerenze, i tradimenti, i volta faccia, il giuda che vende i vegani a 30 denari al chilo. Inutile essere dissillusi ora, lo sapevamo già da prima. Rovesciare un paradigma è praticamente impossibile, solo con questa chiarezza forse si può andare da qualche parte. Idealizzando la filosofia vegana, antispecista o qualunque altra non porta a nulla di buono. L’umanità non è mai arrivata da nessuna parte perchè non c’è un fine in una spinta evolutiva costante e infinita. Siamo eternamente in divenire, allora invece di dare troppa importanza al risultato finale, guardiamo ogni singolo passo.
    Forse è una minchiata o forse no, ma sono sempre più convinta che abbiamo bisogno di gruppi di sostegno per vegani, come quelli degli alcolisti anonimi…perchè siamo tossici che stanno cercando di disintossicarsi da un sistema che crea una fortissima dipendenza, e prima riconosciamo che siamo presi con le bombe prima riusciremo ad aiutarci. Finchè si fa finta che tutto va bene…continuiamo a raccontarci un bel film, dentro il film.

    24 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Marco ha scritto:

      Allora, se il problema è semantico, mettiamola in questo modo: se uno trova una gallina, la lascia liberamente razzolare in un suo terreno e poi raccoglie e mangia le uova che essa produce, forse non può essere definito vegano, ma antispecista sicuramente sì.

      25 Febbraio, 2016
      Rispondi
      • Luki ha scritto:

        Sono d’accordo. Se il problema è semplicemente semantico ci si può anche definire vegetariani anziché vegani, se si consumano uova del tipo di cui si parla nell’articolo. Il problema è: è specista e “cruelty” mangiare questo tipo di uova? Io penso di no. A meno che non dobbiamo considerare anche specista e crudele qualsiasi tipo di nostra interazione con gli altri animali, fatta per il loro benessere o meno, in quanto si tratta sempre e solo di un rivolgersi dall’umano all’animale, di un atto di potere (per quanto benevolo, a fin di bene ecc..) di chi il potere ce l’ha verso chi non ce l’ha.

        26 Febbraio, 2016
        Rispondi
        • fabrizio busi ha scritto:

          Bisognerebbe tenere in considerazone che lo stile di vita delle persone influisce sugli animali , anche per i vegani
          per esempio mentre si guida si uccidono molte specie di insetti , investiti e spiaccicati sul vetro
          a volte vengono investiti e schiacciati rane , topi , uccelli e piccoli animali
          Anche camminando a piedi o in bicicletta si calpestano formiche ed altri insetti
          Utilizzando detergenti e prodotti per l igiene del corpo e della casa questi inquinano i corsi d acqua ed i mari con tutti i suoi abitanti vegetali , animali etc etc
          Anche mangiando prodotti di origine esclusivamente vegetale si finanzia il commercio , l inquinamento e molti settori che spesso e volentieri non hanno una sensibilità riguardo i punti sopra descritti
          Anche i prodotti cruelty free in un qualche modo o attraverso metodi o vie trasformano la nostra amata terra
          Anche lo sfruttamento delle persone povere è da tenere in considerazione

          29 Luglio, 2018
          Rispondi
    • azza ha scritto:

      condivido al 100%, non tutti abbiamo la stessa forza e le stesse motivazioni. spesso sappiamo cosa è giusto ma l’abitudine o la pancia o le pressioni famigliari e sociali ci mettono i bastoni tra le ruote. negarlo è ridicolo e deleterio. io stessa sarei diventata vegana almeno 6 mesi prima se non fossi incappata in certi vegani estremamente intolleranti su certi siti che lungi dal darmi supporto e sostegno nel mio cambiamento mi hanno giudicata, insultata e infine sbattuta fuori; e questa non è una giustificazione, ma guardo con moltissimo rimpianto e dolore a ciò che 6 mesi di acquisti di latte e uova in più hanno causato a tantissimi individui innocenti (per non parlare di tutti gli anni precedenti… questa croce la portiamo tutti immagino, e a ragione!). essere rigorosi è doveroso, ma anche rispettare il prossimo e usare comprensione e gentilezza al posto di un cieco e rigoroso dogmatismo, quando è palese che il prossimo è in totale buona fede e pronto a compiere un cambiamento cruciale. dovremmo aprire un dibattito su questo punto, e rifletterci.

      27 Febbraio, 2016
      Rispondi
  6. Veganzetta ha scritto:

    Grazie a tutte/i per la partecipazione interessata alla discussione.
    Senza entrare nel dettaglio degli interventi punto per punto, proverò a esplicitare la questione in modo da cercare di fornire una risposta generale.
    A chi adduce motivazioni biologiche, etologiche, fisiologiche e similari come giustificazione al consumo di uova di Galline si può semplicemente rispondere che il contesto è esclusivamente morale. Quindi ci si dovrebbe domandare se è giusto sottrarre delle uova a una Gallina e non perché, come, quando o in che modalità tale Gallina le depone. La Gallina potrebbe deporre le sue uova anche solo per cibarsene, ciò è del tutto legittimo perché sono una sua esclusiva produzione, ma non dovrebbe assolutamente riguardarci. Ciò che invece dovrebbe riguardarci è quale possa essere il nostro rapporto con questo Animale da noi salvato e l’unico possibile è quello improntato al rispetto e all’ospitalità incondizionata.
    E’ già stato detto diverse volte su Veganzetta che se si decide di soccorrere qualcuno che è in pericolo di vita o in situazione di estremo disagio, lo si fa per empatia, per compassione, per senso di giustizia e non si chiede nulla in cambio. Questo a prescindere da chi sia quel qualcuno in pericolo.
    Se inoltre stessimo discutendo di un alimento per noi Umani necessario e vitale, ci potrebbero essere delle attenuanti, ma le uova non sono necessarie per lo svolgimento della nostra vita, pertanto non si capisce per quale motivo ci si debba continuamente arrampicare sugli specchi adducendo le più fantasiose e disparate scuse per continuare a consumarle.
    Leggere che ci sono addirittura dei presunti vegani che non dormono la notte al pensiero di poter avere delle uova “cruelty-free” è quantomeno imbarazzante: questi soggetti si comportano come dei tossicodipendenti in crisi di astinenza e non come persone che consapevolmente e convintamente decidono di smettere di sfruttare gli Animali. Indubbiamente cambiare le proprie abitudini alimentari di una vita può risultare difficile, ma giungere a questi livelli forse prefigura qualcosa di patologico o quantomeno uno squilibrio da non sottovalutare.
    Chiunque può – mediante internet – ricercare le motivazioni principali che hanno condotto Donald Watson e il suo gruppo a fondare il veganismo moderno e a coniare tale termine, in tal modo potrà constatare che era loro precisa volontà prendere le distanze da un vegetarismo che non li soddisfaceva più, che non reputavano sufficiente e giusto e non volevano più contribuire allo sfruttamento animale mediante il consumo anche di prodotti di derivazione animale indiretta (uova, latte, lana, miele ecc…), pertanto non bisogna essere in possesso di particolari facoltà mentali per poter giungere a una semplice conclusione: chi consuma uova NON E’ VEGAN e per tale motivo chi si definisce vegan NON CONSUMA UOVA di nessun tipo.
    Se si vuole avviare un dibattito sulle varie modalità di controllo e dominio sugli Animali – anche quelle poste in essere per il bene degli stessi Animali – di sicuro lo si può fare, ma in un altro contesto e non in questo, in ogni caso è utile specificare che le Galline che producono uova “cruelty-free” subiscono già un controllo delle nascite da parte di chi le ha salvate (altrimenti i rifugi per Animali o Santuari sarebbero invasi dai discendenti degli Animali salvati) e per di più sono anche costrette a subire il furto delle loro uova anche se non fecondate. Il paragone con i Cani e i Gatti pertanto non regge.
    Ultima questione: l’approccio vegetariano e quello vegano alla questione animale sono molto differenti, non è possibile confonderli e un vegano non è un vegetariano estremista, quindi non si tratta solo di una mera distinzione di ciò che è considerato cibo e di ciò che non lo è.
    Essere vegani inoltre non significa automaticamente essere antispecisti (anche se originariamente il pensiero vegano contiene già moltissimo di quello antispecista sviluppatosi successivamente), ma se si è antispecisti è ovvio che si è come minimo vegani. Pertanto tutti coloro che si definiscono antispecista e non sono almeno vegani, hanno parecchia confusione in testa.

    25 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Samantha ha scritto:

      Veganzetta sorge un altro dubbio sono quindi meno vegani, anche chi mangia il miele da piccoli apicultori? Anche loro lo fanno con una loro moralità.
      Se non sono vegani puri può essere che stiano nascendo nuovi filoni alimentari così come latto-ovo vegetarian e onnivori avremmo vegani e ovo-vegan e honey-vegan.. magari un purista non capiace davvero il loro punto di vista cosi come un onnivono non comprende i latto-ovo-vegetariani.

      Specifico non vuole essere una provocazione sono sulla strada del veganesimo nonostante stia mangiando solo alimenti vegetali ho alcuni dubbi per questo ho trovato questo forum.

      6 Luglio, 2022
      Rispondi
      • Veganzetta ha scritto:

        Ciao Samantha,
        Coloro che consumano miele e prodotti derivanti dallo sfruttamento delle Api semplicemente non possono definirsi delle persone umane vegane. Il veganismo non prevede il consumo di prodotti di origine animale (diretta o indiretta) perché è una filosofia di vita che si oppone allo sfruttamento degli Animali da parte dell’Umano. Dunque ogni attività quotidiana (di qualsiasi tipo e in qualsiasi settore) che significhi uno sfruttamento degli Animali, è boicottata dalle persone umane vegane. Quello del cibo è solo uno degli argomenti (sebbene sia il più noto), ed essere una persona umana vegana significa molto più che limitarsi a non mangiare prodotti di derivazione animale: è una nuova visione della vita, del singolo e della società umana.
        Se comunque – essendo una neofita – desideri leggere delle informazioni di base sulle pratiche vegane, puoi visitare questa pagina (c’è pure un paragrafo dedicato proprio al miele) https://www.viverevegan.org/f-a-q/

        7 Luglio, 2022
        Rispondi
  7. Gaspare ha scritto:

    Le galline “ovaiole” arrivano dagli stabilimenti di incubazione presenti in ogni angolo del pianeta. Per ogni gallina “ovaiola” vivente, sono stati industrialmente triturati almeno 10 innocenti. Anche il più arcaico dei contadini va alla necessità presso il negozietto di paese a prendere una “nuova” gallina ovaiola per pochi euro. Ma anche quella gallina, proviene da quell’inferno di devastazione della vita: http://goo.gl/QdrhSy

    E’ irrilevante da dove tu prende delle uova. Ogni galina ovaiola è frutto di un mostruoso processo distruttivo.

    25 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Gaspare, troppo spesso ci si dimentica cosa si cela dietro alla macchina della zootecnia.
      A maggior ragione una Gallina liberata da tale processo mostruoso, non dovrebbe avere più alcuna utilità o funzione per noi.

      25 Febbraio, 2016
      Rispondi
      • Gaspare ha scritto:

        «…ma le uova non sono necessarie per lo svolgimento della nostra vita, pertanto non si capisce per quale motivo ci si debba continuamente arrampicare sugli specchi adducendo le più fantasiose e disparate scuse per continuare a consumarle.
        Leggere che ci sono addirittura dei presunti vegani che non dormono la notte al pensiero di poter avere delle uova “cruelty-free” è quantomeno imbarazzante: questi soggetti si comportano come dei tossicodipendenti in crisi di astinenza e non come persone che consapevolmente e convintamente decidono di smettere di sfruttare gli Animali…»

        Grazie a te.

        25 Febbraio, 2016
        Rispondi
  8. Paola Re ha scritto:

    Le uova uccidono madre e figlio, come il latte d’altra parte. Ogni animale da latte, da uova, da lana è comunque un animale che finisce la sua vita al macello E il peggio è che viene ucciso anche il suo cucciolo.

    25 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Marco ha scritto:

      Ma che dici?L’uovo che finisce nelle tavole della gente non è fecondato (semplicemente perchè mancano i galli), quindi non c’è nessun embrione dentro il guscio…

      26 Febbraio, 2016
      Rispondi
  9. Lorenzo Bresciani ha scritto:

    Ragazz* l’articolo pone una domanda semplice ed altrettanto semplice è la risposta (no, non si può essere vegan* e mangiare le uova). Adriano con pazienza ha ripetutamente spiegato il perché, attraverso argomentazioni più che valide. Se non si ritengono tali, lo si fa a mio avviso per due motivi principali:

    1. PIACERE/GUSTO – Se il mangiare uova è una questione di piacere allora diventa automaticamente una questione di puro egoismo, di conseguenza non si fa altro che dimostrare il fatto di non riuscire ad abbandonare il classico modo di vedere gli altri Animali, puramente antropocentrico. (Riusciamo a non pensare sempre e solo a noi stess*?).

    2. APPORTO PROTEICO – Se il mangiare uova è una questione di proteine allora vi basterà fare un giro tra i tantissimi siti che si occupano di alimentazione a base vegetale, attraverso la quale possiamo soddisfare il nostro fabbisogno proteico (diverso per ciascun* di noi), facendo semplicemente attenzione a cosa si mangia e come si mangia.

    Questo sito si occupa (tra le tante cose) di veganismo etico e lo fa inquadrandolo in un’ottica antispecista. Teniamolo a mente e magari sforziamoci (su questo e altri siti affini si trovano un sacco di articoli/libri consigliati/video) facendo altrettanto!

    Ciauuu :)

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
  10. Veganzetta ha scritto:

    Una piccola nota di carattere sociologico: la gente sul web quasi mai legge il testo degli articoli, ma si limita a considerare solo ciò che legge nel titolo, pensando che esso sia il sunto di quanto trattato nel testo.
    Questa estremizzazione della poca propensione della massa a leggere, è preoccupante perché è evidente che ciò permetta un solo tipo di comunicazione: quella attraverso gli slogan e le frasette ad effetto di poche righe e di poco contenuto.
    La riprova di quanto detto la si è avuta su Facebook: molte persone leggendo (solo il titolo, ovviamente) dell’articolo, hanno pensato che ci chiedessimo se fosse il caso di cominciare a mangiare uova di Gallina, come se ciò potesse essere una soluzione percorribile…
    Alcuni hanno condiviso l’articolo accompagnandolo da un commento del tipo: “leggete l’articolo”….

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
  11. Marco ha scritto:

    Mi piacerebbe che finalmente qualcuno mi rispondesse …
    Lasciando perdere quello che fa quest’azienda inglese, con cui non sono d’accordo, vorrei sapere dove si celerebbe lo sfruttamento animale nel caso avessi (non ce l’ho, faccio solo un esempio) nel mio cortile una gallina trovatella che razzola liberamente e nel caso in cui prelevassi le uova che questa “produce” quasi quotidianamente…Dov’è lo sfruttamento se si tratta di uova non fecondate?Dov’è lo sfruttamento se queste uova andrebbero naturalmente a deperire?Io credo che veramente la maggior parte delle persone intervenute non sappiano cosa siano le uova…
    Usare termini come furto, lavoro, prodotto, ecc. veramente è fuori luogo perchè significa antropomorfizzare gli animali, il che significa non rispettare la loro natura. Diciamolo francamente, le galline che depongono le uova nel terreno se ne sbattono altamente se tu gliele prendi (il concetto poi di furto è tipicamente umano legato al senso della proprietà privata, ma non è applicabile nemmeno in questo caso perchè laddove uno abbandona una cosa al suo destino chiunque può appropriarsene senza essere accusato di furto).Prenderle o non prenderle non cambia la loro qualità di vita…
    Altro esempio: se avessi una pecora trovatella e se d’estate gli tagliassi il vello (cosa che abitualmente d’estate si fa perchè le pecore altrimenti soffrono altamente la calura), potrei utilizzarlo per trasformarlo in lana e farmi una sciarpa senza essere accusato di essere uno specista?

    La questione può essere posta in altri termini: l’antispecismo e il veganismo etico, sono una sorta di religione che ci obbliga a stare lontani dal peccato (nessuno tocchi le uova della gallina perchè è peccato mortale!!!!) oppure una filosofia che ci porta a non compartecipare allo sfruttamento di altri esseri viventi?

    p.s io non possiedo nè galline nè pecore…

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Marco,
      Che importanza ha se le uova deposte dalle Galline siano fecondate o meno? Se tu sottrai qualcosa a qualcuno (sempre che tu ammetta a questo punto che una Gallina sia qualcuno e non qualcosa) contro la sua volontà, come chiami questo atto? Hai un termine a tuo avviso adeguato da proporre? Secondo noi è un furto, una sottrazione indebita che avviene contro la volontà del diretto interessato.
      Le Pecore esistono sulla faccia della Terra da prima che l’Umano capisse come sfruttarle e usarle, da prima quindi che le si tosasse, stai pertanto dicendo che prima morivano tutte di caldo durante l’estate dato che nessuno le tosava?
      Il concetto di furto innanzitutto non è tipicamente umano, ciò perché vi sono moltissimi Animali che rubano agli altri (hai presente cosa fa la Gazza?), nel nostro caso siamo noi i ladri e le Galline le vittime.
      Non è la maggior parte della gente che interviene a non sapere cosa siano le uova, sei tu che non vuoi capire la situazione.
      Il fatto che una Gallina covi o meno un uovo che lei produce, che lo abbandoni o meno, non c’entra assolutamente nulla e non cambia di una virgola i termini del discorso.
      Le uova sono prodotte con fatica e con dispendio di tempo ed energia dalle Galline e non da te, loro in quanto produttrici hanno tutto il diritto di fare ciò che vogliono delle loro uova (non tue), anche di lasciarle marcire al sole, tu invece non hai alcun diritti (se non quello conferito da una visione specista improntata al diritto del più forte) a prenderle e usarle per tuoi scopi, questo perché la Gallina non desidera donarti le sue uova, e non venire a dire che una Gallina non sa ciò che vuole o ciò che non vuole ossia che non abbia una sua volontà.
      Prendere le loro uova CAMBIA la loro vita, ti è stato già spiegato. Una Gallina che produce uova lo fa per un suo scopo ben preciso, se qualcuno le ruba, la Gallina ricomincerà il ciclo produttivo perché si rende conto che le uova che ha deposto MANCANO, ciò significa uno sforzo a livello fisico notevole e una perdita di calcio che lei dovrà tamponare metabolicamente.

      Quindi il danno C’E’, esiste ed è palese, basta volerlo vedere.

      Oltre al danno c’è una questione squisitamente morale (anche questa spiegata più volte): è giusto pretendere qualcosa in cambio da chi abbiamo deciso di aiutare perché in difficoltà? Se la tua risposta è un sì, allora ciò vale per TUTTI, Umani compresi (siamo o non siamo antispecisti?), e quindi non esisterà più nessun gesto di compassione, di empatia e di giustizia nei confronti dei più deboli, perché non esisteranno più gesti gratuiti dovendo essere motivati sempre e comunque da un tornaconto.
      Dulcis in fundo: il veganismo è una filosofia di vita che deriva da una precisa impostazione, NON PREVEDE IL CONSUMO DI ALCUN PRODOTTO ANIMALE DIRETTO (che ha significato la morte dell’Animale), O INDIRETTO (che deriva dallo sfruttamento dell’Animale anche se non ne ha causato la morte), quindi una persona umana vegana NON mangia uova, latte, miele, formaggio e via discorrendo. Chi lo fa semplicemente NON E’ VEGAN. Non esistono gradi di veganismo (non c’è chi è più vegano di altri), o si è vegan con coerenza o non lo si è.
      Ora è chiaro?

      26 Febbraio, 2016
      Rispondi
      • Marco ha scritto:

        1)Se le uova sono fecondate potenzialmente si sta uccidendo una vita, quindi cambia di molto la questione non credi?
        2)Il furto è un concetto umano che non può essere applicato agli altri animali. Comunque, fosse pure così, le uova stanno lì, la gallina non le utilizzerà per nessun motivo, quindi dove starebbe il furto? La gazza non ruba un bel niente e nemmeno il cuculo, siamo noi che chiamiamo così certi comportamenti, ma sono concetti in qualche modo antropocentrici perchè pretendono che gli animali ragionino come gli animali non umani, invece non è così…Ti domando: è un furto occupare un edificio sfitto o abbandonato che comunque non appartiene a noi?Secondo me no…
        3)Io sono sardo e so che i pastori tosano le pecore non per ricavarne reddito (le pecore sarde hanno un vello non certo di pregio) ma per ridurre la loro sofferenza al caldo. Certamente, le pecore esistono prima dell’uomo, ma forse la selezione oppure il trasferimento in luoghi eccessivamente caldi obbliga il pastore alla tosatura…
        4)Perchè chiami le galline produttrici? non credi che questo comporti davvero a trasformarle in qualcosa?non sono produttrici di uova, sono semplicemente galline.
        5)Ripeto: se io prendo l’uovo da terra alla gallina non cambia nulla perchè il giorno dopo ne depositerà un altro a prescindere che io l’abbia “rubato” o meno..al limite la crudeltà sta nel fatto che gli viene impedito di avere un gallo…
        6)No, non è giusto avere qualcosa in cambio, ma infatti io dalla gallina non pretendo nulla, semplicemente colgo qualcosa che altrimenti deperirebbe.
        Sai che i cervi ad un certo punto della loro vita possono perdere il palco delle corna?Alcuni a volte le trovano e se le portano a casa, secondo te anche quello è un furto?
        7)il veganesimo è un mezzo e non un fine. Il veganesimo è un modo per non rendersi complici della sofferenza animale, per cui se io mangiassi prodotti di derivazione animale senza che questo implicasse la sofferenza degli animali, dove sarebbe la contraddizione? perchè non potrei definirmi antispecista? per esempio..trovo una pecora che ha appena partorito, quindi in grado di allattare..purtroppo non trovo l’agnello, che devo farne del latte sapendo che se non viene munto la pecora potrebbe incorrere in problemi gravi come la mastite? devo mungerla e poi gettar via il latte?

        ciao

        p.s scusa se mi sono dilungato troppo…

        26 Febbraio, 2016
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          1) Non cambia nulla, l’antispecismo non è una filosofia prettamente (o solamente) biocentrica, ma bada all’individuo e al suo diritto do condurre una vita degna, libera e senza paura e dolore.
          2) Gli Animali rubano, se affermi il contrario significa che non hai mai vissuto con loro. Inutile continuare su questo discorso, ci sono migliaia di prove incontrovertibili che lo dimostrano. Il concetto di furto per la società umana è gravemente negativo dato che la nostra società è fondata sulla proprietà privata, ma questo è un altro discorso e ciò esula dal fatto che gli Animali rubino. Non è un giudizio, quindi, ma solo una constatazione.
          3) Non facciamo passare i pastori sardi per compassionevoli perché cadiamo nel ridicolo, grazie.
          4) Le Galline producono uova, come le femmine degli Umani producono ovociti, i maschi sperma e via discorrendo. Il fatto di produrre non ha nulla a che vedere con concetti legati alla società umana capitalistica.
          5 e 6) Tu privi la Gallina del suo diritto naturale ad avere delle uova. Il fatto che lei lasci le uova in giro non ti autorizza a sottrarle, è già stato spiegato ampiamente cosa voglia dire il processo di deposizione delle uova per una Gallina.
          7) Il veganismo è un mezzo per ottenere un fine che dal punto di vista antispecista è la liberazione animale. Se tu mangiassi prodotti di derivazione animale ottenuti uccidendo Animali senza farli soffrire saresti semplicemente uno specista che evita loro il dolore ma continua a sfruttarli e dominarli esattamente come ora.
          Se si riuscisse a uccidere i condannati a morte umani senza provocare loro dolore, la pena di morte secondo te sarebbe accettabile?
          Quante volte nella tua vita ti è capitata una Pecora che ha appena partorito, ha perso il suo piccolo e non sa a chi dare il proprio latte? Vogliamo anche parlare del caso in cui ti potresti ritrovare su un’isola deserta in compagnia di una Gallina e basta?
          L’esistenza è molto più banale di tutto ciò e per quanto riguarda gli Animali è fatta per lo più di situazioni di degrado e di sofferenza ignorata da noi tutti, è questo velo di omertà e indifferenza che andrebbe squarciato e – senza arrivare alle solite situazioni estreme che non si verificheranno mai – si dovrebbe cominciare a pensare che anche gli altri diversi da noi hanno lo stesso diritto a vivere sereni e senza essere sfruttati.

          Il latte degli altri Animali non ci è necessario, come pure le uova non lo sono. Basta trovare scuse puerili per continuare a cibarcene.
          Se vogliamo davvero comportarci in modo serio e con coerenza, rinunciamo una volta per tutte a usare gli altri che hanno la sola sfortuna di essere nati diversi da noi.

          26 Febbraio, 2016
          Rispondi
          • Marco ha scritto:

            Mettiamola in questo modo: se io sottraessi a qualcuno qualcosa che gli appartiene ma la perdita non comporta per lui alcun danno fisico o psichico, sarebbe accettabile?Se questo qualcuno fosse un animale non umano ci si potrebbe definire ancora antispecisti?

            p.s riguardo al furto ho spiegato che sono pratiche che in natura esistono, ma siamo noi umani figli della società capitalistica a chiamarlo in questo modo, altre società lo definirebbero in altre maniere. Gli animali probabilmente lo chiamerebbero semplicemente “sopravvivere” o “alimentarsi” o “prendere qualcosa”, ecc. Se applicassimo agli animali i concetti tipici della nostra società, allora dovremmo definire assassino il mio gatto che ogni tanto fa rientro a casa con in bocca una cavalletta, un topo o qualcos’altro morto (non lo mangia, lo uccide solo per soddisfare probabilmente un suo piacere istintivo…se è vivo cerco ovviamente di rimetterlo in libertà..:)…)?

            27 Febbraio, 2016
            Rispondi
            • Veganzetta ha scritto:

              Marco se tu trovassi per strada una piuma che evidentemente non appartiene a te, puoi tranquillamente prendertela e nessuno avrebbe da obiettare sul tuo antispecismo. Il fatto è che qui non si sta parlando di piume, ma di uova. La differenza è notevole non credi?
              Il furto in natura esiste, se tu sei convinto del contrario rimani con le tue convinzioni.
              I Gatto che vive con te si può permettere il lusso di torturare e uccidere perché ha la pancia piena grazie al tuo intervengo, in natura probabilmente non avrebbe tempo per dedicarsi a tali attività ma sarebbe impegnato a cercare cibo per poter vivere.
              Il numero degli Animali uccisi inutilmente (perché non se ne cibano) dai Gatti “di casa” è stratosferico, si può non parlare di assassinio – puoi definirlo come vuoi – in ogni caso si tratta di una crudeltà gratuita dovuta soprattutto al fatto che tali Gatti sono accuditi da noi.

              Siamo andati abbondantemente fuori tema.

              27 Febbraio, 2016
              Rispondi
              • Marco ha scritto:

                Secondo me non siamo fuori tema perchè il linguaggio che utilizziamo è importante in quanto fa emergere le contraddizioni presenti a livello inconscio. Noi siamo figli della società patriarcale, ai cui disvalori siamo stati educati e da cui non è così facile liberarsi. Ritengo sbagliato utilizzare il termine furto* per definire alcuni comportamenti animali (esiste qualcosa che noi chiamiamo furto ma per gli animali tale non è) perchè è un linguaggio proprio della società patriarcale che dovremmo contrastare. Attenzione, non dico che tu non la contrasti, ma ance in te, così come in me, esistono contraddizioni che talvolta emergono proprio nel linguaggio che adoperiamo. Questo ci insegna e ci fa capire che c’è un continuo lavoro che dobbiamo fare anche con noi stessi…

                *è inappropriato anche parlare di crudeltà in riferimento alle morti che i gatti domestici causano quando se ne vanno in giro, perchè quel termine andrebbe utilizzato per definire azioni compiute non istintivamente ma con la volontà deliberata di fare del male a qualcuno…

                28 Febbraio, 2016
              • Veganzetta ha scritto:

                Evidentemente non conosci bene Veganzetta, se visiterai il sito web con attenzione troverai un’apposita sezione dedicata al linguaggio e alla sua rielaborazione in chiave antispecista.
                Il tema del linguaggio in questo frangente è fuori tema perché si sta parlando del fatto che vi sono delle persone vegane che consumano uova di Gallina, se sei interessato a discutere sul linguaggio avanza una proposta, un articolo o fai un commento a un testo pubblicato su Veganzetta che parli del linguaggio specista.
                https://www.veganzetta.org/precisazioni-sul-linguaggio/
                https://www.veganzetta.org/category/vocabolario/
                Grazie

                28 Febbraio, 2016
  12. Luki ha scritto:

    “Le uova sono prodotte con fatica e con dispendio di tempo ed energia dalle Galline e non da te, loro in quanto produttrici hanno tutto il diritto di fare ciò che vogliono delle loro uova (non tue), anche di lasciarle marcire al sole, tu invece non hai alcun diritti (se non quello conferito da una visione specista improntata al diritto del più forte) a prenderle e usarle per tuoi scopi, questo perché la Gallina non desidera donarti le sue uova, e non venire a dire che una Gallina non sa ciò che vuole o ciò che non vuole ossia che non abbia una sua volontà.”

    Ma se abbiamo questa certezza nel dire che “la Gallina non desidera donarti le sue uova” potremmo allo stesso modo sostenere che “desidera” donarle. Come possiamo – se vogliamo definirci antispecisti – dire di sapere cosa uno desidera o meno? Per lo meno, a questi livelli?
    Possiamo giustamente credere che uno non voglia essere torturato e ucciso, derubato e maltrattato, ovvio. Ma il resto sono nostre illusioni. sulla base di quello che crediamo che altri vogliano.
    Riconosciamo che la Gallina ha la sua volontà, ma su un argomento del genere affermare di sapere che la Gallina NON DESIDERA darti le uova non fecondate mi pare quanto meno presuntuoso.

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Luki,

      Secondo te le reti, i cancelli le gabbie, gli stabulari, le corde, le catene, i collari e via discorrendo che usiamo per controllare gli Animali sono nostre bizzarie? Oppure servono per costringere con la forza qualcuno a piegarsi alle nostre volontà?
      La Gallina depone un uovo nell’aia e lo lascia lì per poi raccoglierlo o meno, il fatto che lo abbia deposto ti autorizza automaticamente a pensare che lo abbia fatto per te?
      E la scena bucolica del contadino che si alza al mattino e va nel pollaio, manda via le Galline e si prende le uova cosa può significare? Che le Galline hanno tenuto in caldo le uova per lui?
      E ancora, visto e considerato che le Galline pare producano uova senza alcun motivo se non per donarle a noi, come giustifichi il fatto che essendo Uccelli e esistendo sulla Terra da ben prima di noi, abbiamo prodotto uova abbandonandole anche quando non esisteva ancora alcun Umano a cui regalarle? Si esercitavano nell’attesa della nostra venuta?

      Infine ammesso e non concesso che vi sia anche la minima possibilità che una Gallina voglia realmente regalarci un uovo unita al dubbio che non abbia affatto voglia di farlo, tu come ti poni? Nel dubbio ti astieni e le lasci il suo uovo, oppure te lo prendi e te lo mangi in attesa di scoprire se lei davvero intendeva regalartelo?
      Chi sarebbe il presuntuoso?

      “Ma il resto sono nostre illusioni. sulla base di quello che crediamo che altri vogliano.” Dici proprio bene… ed è su queste illusioni che noi decidiamo che gli altri soffrano o meno, su questo non ci sono dubbi.

      26 Febbraio, 2016
      Rispondi
  13. Luki ha scritto:

    Veganzetta,
    no, non credo che siano nostre bizzarrie o illusioni le reti ecc.
    Non mi pare di aver detto che credo che la Gallina “l’abbia fatto per me”: a dire il vero, io non credo nulla di nulla, o meglio credo che la Gallina abbia fatto l’uovo per una sua imprescindibile necessità biologica che nulla ha a che vedere con me o con chiunque altro. Semplicemente, non pretendo di sapere quali sono, se ci sono, le volontà o i desideri della Gallina relativamente al suo uovo non fecondato e lasciato lì. Non ho la capacità né la presunzione di farlo.
    Mi pare strano che qualcuno si ponga addirittura il problema: l’ha fatto “per me” o no? Come se alla Gallina gliene potesse importare qualcosa… Mi pare indice di antropocentrismo anche solo fare la domanda: è ovvio che la gallina non l’ha fatto per nessuno.
    Poi, anche la scena bucolica è un’altra cosa che non c’entra con il mio pensiero: cosa pensa il contadino di turno che si prende le uova dal pollaio è affar suo, ma cosa ha a che fare con il discorso? Se questo contadino vuole pensare che le galline abbiano tenuto le uova al caldo per lui, sarà solo un’ennesima aberrazione antropocentrica che porta ad attribuire ad altri i propri pensieri e desideri.

    “…visto e considerato che le Galline pare producano uova senza alcun motivo se non per donarle a noi…” Io, ripeto, personalmente penso che lo facciano e basta, senza alcuna motivazione ulteriore. Poi se qualcuno trova in ciò una volontà di donare / non donare, non è certo il mio pensiero.

    “… Si esercitavano nell’attesa della nostra venuta?” No, della nostra venuta non gliene fregava nulla, secondo me. Ma qua continuiamo a voler attribuire alle galline una volontà / non volontà in relazione a noi umani che con loro non ha nulla a che fare.

    “Infine ammesso e non concesso che vi sia anche la minima possibilità che una Gallina voglia realmente regalarci un uovo unita al dubbio che non abbia affatto voglia di farlo, tu come ti poni? Nel dubbio ti astieni e le lasci il suo uovo, oppure te lo prendi e te lo mangi in attesa di scoprire se lei davvero intendeva regalartelo?
    Chi sarebbe il presuntuoso?”

    Non resto in attesa di sapere se voleva regalarci l’uovo, perché a una domanda del genere non può esserci risposta, a meno che domani le galline comincino a parlare il nostro linguaggio oppure noi il loro e ci potesse essere mutua, e completa, comprensione. L’uovo l’ha fatto, poi è rimasto là. Se mi va, lo mangio, se non mi va, non lo mangio. In ogni caso io non ho costretto nessuno a fare qualcosa per me e, in mancanza di uovo, non avrei fatto nulla.

    Secondo me il presuntuoso è chi pretende di sapere non solo che una Gallina non può a priori volereci regalare un uovo, ma credere davvero che un problema prettamete e specificamente umano (e non solo umano, anche antropologicamente specifico di un dato tempo e luogo) quale l’ “appropriarsi di qualcosa che si trova per caso” trasformato in “regalare di propria volontà vs contro la propria volontà”, possa in qualsiasi modo adattarsi a un essere che è comunque parte di un’altra specie e per forza di cose di un altro linguaggio. La Gallina non vuole regalare né non regalare un uovo non fecondato: non abbiamo motivo di credere a nessuna delle due cose, perché non ci sono prove per sostenere nessuna delle due tesi.
    Parlare poi di lavoro, prodotto, regalo ecc… è assurdo: la Gallina non fa nulla che comunque non farebbe, non si mette lì con l’idea di produrre qualcosa per uno scopo.
    Questo lo facciamo noi, quando andiamo a lavorare o quando creiamo qualcosa.
    Ma questo non c’entra. Usiamo termini ancora e sempre umano-specifici per parlare di esperienze altre, di cui non abbiamo il diritto di parlare.

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Luki, con il tuo discorso hai aperto una nuova via fino ad ora mai esplorata sulla questione animale: il determinismo antispecista, o karmico, potremmo definirlo.

      “L’uovo l’ha fatto, poi è rimasto là. Se mi va, lo mangio, se non mi va, non lo mangio. In ogni caso io non ho costretto nessuno a fare qualcosa per me e, in mancanza di uovo, non avrei fatto nulla.”

      Giustamente mentre percorriamo questo mondo assorti nei nostri pensieri sui massimi sistemi, incappando in un uovo abbandonato… non ci chiediamo se è il frutto della volontà di qualcuno, se rappresenta qualcosa di prezioso, importante, o anche se è un nuovo essere senziente in nuce, o se semplicemente è un oggetto dimenticato, o cascato inconsapevolmente dallo sfintere di un Uccello del tutto ignaro… No, ciò sarebbe pretenzioso e antropocentrico, quindi? Ce lo mangiamo.
      Se l’uovo non si fosse frapposto tra noi e la nostra meta (ammesso che ve ne sia una), non lo avremmo mangiato: era destino.

      “la Gallina non fa nulla che comunque non farebbe, non si mette lì con l’idea di produrre qualcosa per uno scopo.
      Questo lo facciamo noi, quando andiamo a lavorare o quando creiamo qualcosa.”

      E come darti torto? Pare tutto così ineluttabilmente predeterminato.
      Gli altri Animali non fanno nulla consapevolmente, chi ha uno scopo siamo solo noi Umani.

      “Ma questo non c’entra. Usiamo termini ancora e sempre umano-specifici per parlare di esperienze altre, di cui non abbiamo il diritto di parlare.”

      Giusto non parliamone, però l’uovo intanto te lo mangi.

      26 Febbraio, 2016
      Rispondi
  14. Eduardo ha scritto:

    Perdonate se non leggo tutti i messaggi per verificare se quanto sto scrivendo sia già stato menzionato da altri, ma anche in quei carnivori che sono nati due o tre generazioni prima di noi è ancora vivo il ricordo di come venissero sfruttate le galline:
    A) le galline ovaiole vanno controllate perché depongano all’interno del pollaio, altrimenti il loro istinto le spingerebbe a crearsi un nido in Natura;
    B) le galline ovaiole vanno molestate e ispezionate quotidianamente, perché si riesca a sapere chi tra loro è pronta all’ovodeposizione (i contadini di una volta infilavano le dita nell’ovidotto, ogni giorno);
    C) la sottrazione dell’uovo comporta uno stress psicologico alle galline ovaiole, per questo nacque la pratica di “ingannarle” facendogli continuare a covare uova marce (dopo aver sottratto quelle buone, ovviamente).
    Inoltre, se a queste ragioni pratiche aggiungiamo quelle etiche e in più consideriamo che ogni ovodeposizione comporta anche un distress fisiologico per la gallina, non possiamo che concludere che la sottrazione di uova è una pratica inaccettabile…specialmente per chi si definisce “vegan”.

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao Eduardo,

      Grazie per la tua testimonianza, c’è da precisare che i contadini avevano l’abitudine di sostituire le uova fresche con uova sode o di altro materiale (come il legno) per ingannare le Galline. Le uova sostituite non erano marce.
      Segno che forse le Galline sono più che consapevoli di ciò che stanno facendo?

      26 Febbraio, 2016
      Rispondi
  15. Luki ha scritto:

    ok ok… buttiamola pure sul ridicolo.
    Pensavo si trattasse di una struttura in cui alcune galline sono state ospitate e in cui, di fatto, hanno fatto delle uova. Non costrette, non forzate nel loro ciclo vitale. La questione è capire se consumare tali uova sia crudele o meno. Per me no, perché non vedo ne’ sofferenza inflitta ne’ diritti ignorati o violati.
    Tu vuoi farmi capire che invece è crudele e specista, ma non trovo alcuna giustificazione plausibile a tale convinzione, ne’ da un punto di vista logico, ne’ da un punto di vista morale.
    Ma sarà un mio limite.

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
  16. Cori ha scritto:

    mah… la discussione sta diventando davvero astratta e inconcludente, secondo il mio punto di vista da “femmina umana”.
    Tutti questi commenti nei quali ognuno vuole avere la ragione sull’altro mi sa da prevaricazione, inoltre cari Signori vi siete resi conto che ormai alla discussione su latte e uova prodotti da “femmine animali” partecipano solamente “maschi umani”, che credono di sapere tutto sui cicli naturali delle femmine (si parla di uova, mestruazioni ecc.) controllando ancora una volta un aspetto del mondo a loro incomprensibile.
    Oltre che aver preso una piega palesemente specista mi pare sia anche palesemente sessista.
    La questione non può essere risolta solamente con ragionamenti per quanto perfetti, se poi si dimentica il cuore…l’empatia forse potrebbe centrare qualcosa?

    Una persona vegana non mangia animali ne loro derivati (uova, latte, miele, propoli)…punto è basta.
    Chi si ostina in modo più o meno aggressivo a dichiarare il contrario, tirando fuori
    probabilità sciocche e situazioni inverosimili perchè vuole mangiare le uova, ma non ha sufficiente coraggio ne responsabilità per ammetterlo…beh cosa dire…non sta in piedi ed è evidente a tutti. Inutile cercare di nascondersi dietro impalcature ingenue, boniste, compassionevoli come quelle che usano appunto quei santuari in Gran Bretagna per vendere le uova. E’ solamente un discorso squallidamente utilitaristico niente più.

    26 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Paola Re ha scritto:

      Io che sono “femmina umana” la penso diversamente da te e vedo questa discussione nient’affatto astratta e inconcludente. Quando si parla di uova, si toccano questi punti “estremi” proprio perché il discorso sull’uovo è molto controverso. Lo dico sulla mia esperienza perché sono stata una bambina vegetariana che andava a prendere le uova nel pollaio per mangiarle e sono cresciuta con l’idea che l’uovo fosse un dono. Anche da adulta lo credevo. Non è così immediato capire che dietro le uova c’è sofferenza e io comprendo chi ancora non ci arriva. Si capisce con la carne e col pesce; col latte, oltre a vedere le mucche schiave incatenate nelle stalle, bisogna fare il giro largo e pensare ai vitelli uccisi, con le galline da allevamento intensivo ci si arriva dopo avere visto la strage dei pulcini ma con le galline di campagna (quelle che avevo io) sembra di andare a toccare un campo minato. Secondo me bisogna toccarlo e dire che cosa è l’uovo di campagna delle “galline felici”: che poi queste galline stiano visibilmente meglio di quelle inscatolate nelle gabbie degli allevamenti è un dato di fatto ma non raccontiamoci frottole almeno tra noi. E’ chiaro che la risposta al titolo dell’articolo è un secco NO perché chi è vegan non fa uso di animali né come indìgredienti né come indumenti, oltre a non sfruttarli in altri modi.

      27 Febbraio, 2016
      Rispondi
  17. simona ha scritto:

    Leggendo tutto quello che è scaturito dalla pubblicazione di questo articolo, al di là delle singole sottolineature di ciascuno, c’è una cosa che fatico a capire. Mi sfugge il motivo di questo rigirarsi spasmodico nell’infinitesimale margine di singoli e più o meno improbabili casi, come già evidenziato da qualcuno, la cui valutazione può riguardare un livello del tutto personale, strettamente circoscritto alla singolarità dell’eccezione (fortuita) nella quale può capitare di imbattersi, valutazione che può includere una complessità di elementi e sfumature che scorrono appunto sul filo del margine (o forse oltre) di ciò da cui si è partiti e di cui l’articolo parla. Quello di cui l’articolo parla non è nulla di fortuito e casuale, nè di eccezionale e singolare, piuttosto un’organizzazione strutturata di riciclo di scarti di produzione, cui si vorrebbe, con infinita bontà, restituire un diverso valore economico rispetto a quello che normalmente questo genere di “materiale di risulta” possiede. Perdonatemi i termini, ma questo è l’essere vivente, nella logica dell’industria alimentare, e ciò che continua ad essere finchè non saremo in grado di sottrarlo definitivamente a questo genere di logica. La sottrazione che dovremmo fare, prima di tutto, è quella che modula il nostro pensiero.

    Un’altra cosa che mi sfugge, ma può essere marginale, è quel riporre nella scatola del “dogma religioso” qualunque approccio che cerchi di andare alla radice e all’essenzialità della questione…

    27 Febbraio, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ottime considerazioni Simona, anche a me sfuggono le questioni che hai evidenziato, o forse c’è da prendere atto che è più facile arrampicarsi sugli specchi o accusare gli altri di dogmatismo piuttosto che fare autocritica.

      27 Febbraio, 2016
      Rispondi
    • Marco ha scritto:

      Ogni pensiero diventa dogmatico come una religione quando di fronte a dei casi limite, come quelli che ho proposto, non accetta variazioni rispetto ai suoi principi fondanti …

      28 Febbraio, 2016
      Rispondi
      • Veganzetta ha scritto:

        I casi-limite sono uno strumento retorico ampiamente utilizzato proprio da coloro che non intendono discutere di un problema e delle sue implicazioni quotidiane, perché sanno che la loro posizione a riguardo non è sostenibile.
        La tragedia animale non è costellata da casi limite, ma da una banale e assurda normalità quotidiana: miliardi di Animali soffrono e muoiono nell’indifferenza generale di chi – tra gli Umani – considera tutto ciò assolutamente normale e scontato.

        Le persone che ricorrono – come te – all’utilizzo di tali stratagemmi, nella quasi totalità dei casi appongono eccezioni per confermare una regola che a loro torna comoda. Il metodo è particolarmente stupido perché – per esempio – potrei avanzare una serie infinita di casi-limite a favore della mia tesi provocando di fatto uno stallo decisionale: se si ragiona per casi-limite del tutto fantasiosi e assolutamente improbabili, non dovremmo prendere nessuna decisione in nessun momento della nostra vita perché potenzialmente potrebbe essere sbagliata.
        Siccome, però, lo sfruttamento animale deriva da usanze, tradizioni, attività e ideologie che hanno assoluta attinenza con la normale quotidianità, è di questo che dobbiamo parlare, ed è su questo che si deve prendere una posizione morale per evitare la sofferenza altrui. Se e quando ti troverai su un campanile in compagnia di tua nonne e di una Pecora, applicherai la tua morale e deciderai chi buttare giù, ma fare di questa remota ipotesi una norma comportamentale da applicare in ogni frangente è ipocrita e strumentale.

        Ti dirò di più: se davvero l’antispecismo fosse dogmatico come una religione, i casi-limite sarebbe o ancora più inutili, perché all’obiezione avanzata attraverso un caso-limite, basterebbe rispondere che c’è un dogma grazie al quale la posizione corretta è quella che abbiamo noi e basta, ciò a prescindere da ogni situazione.

        Il sunto del discorso caro Marco è che tu semplicemente vuoi consumare uova di Gallina e ti arrampichi sugli specchi nel tentativo di costruire una tua posizione morale che giustifichi tale volontà. Faresti meglio a dire a chiare lettere che vuoi consumare uova: non sarebbe in ogni caso condivisibile, ma almeno onesto.

        28 Febbraio, 2016
        Rispondi
        • Marco ha scritto:

          Veganzetta, mò mi incavolo veramente perchè non ti permetto assolutamente di giudicarmi, non hai assolutamente diritto di interpretare le mie parole come ti pare e piace. Ho detto chiaramente che non consumo uova e che non sono d’accordo con la proposta degli inglesi, ho semplicemente detto che rispetto all’esempio fatto da ork il rosso io sono possibilista e non mi chiudo dogmaticamente come hai fatto tu adducendo motivazioni assurde (in primis il furto).

          Non ho nemmeno affatto detto che l’antispecismo è dogmatico ma che come tutte le filosofie può diventarlo, non in senso assoluto ma relativamente a come ciascuno di noi può interpretarlo. I casi limite che ho proposto servono semplicemente per arrivare alla conclusione che il veganesimo etico è un mezzo per combattere lo specismo e non un fine. E i casi limite hanno portato pure alla luce un problema di linguaggio antropomorfizzante che è uno dei capisaldi attraverso cui il dominio si perpetra quotidianamente. L’obiettivo , ribadisco, resta comunque non quello di stare lontano dal peccato ma di non risultare complici rispetto alla sofferenza di altri animali.

          Senza alcuna rilevanza sono le tue accuse che riflettere sui casi limite provocherebbe uno stallo decisionale… non vedo per quale motivo questo genere di riflessioni, peraltro ampiamente utilizzate in filosofia e non solo, impediscono a me o a te di fare qualcosa di concreto una volta spento il pc e nemmeno ci impedisce di agire sul quotidiano dove questi casi limite sono improbabili anche se non del tutto impossibili da verificarsi (forse tu abiti in città, ma io abito in un paese e non è affatto improbabile trovare qualcuno che ti regali una gallina perchè ne ha troppe e non sa che farsene oppure da bambino ricordo che una svolazzando arrivò nel mio cortile).

          ciao

          29 Febbraio, 2016
          Rispondi
          • Veganzetta ha scritto:

            Grazie Marco per il confronto.
            Se vuoi capire altro di questo sito web passa un po’ di tempo a leggere i numerosi articoli che sono stati pubblicati in passato.
            Non sei l’unico a vivere in campagna.

            Saluti antispecisti.

            29 Febbraio, 2016
            Rispondi
          • azza ha scritto:

            Sono d’accordo Marco, il veganismo deve essere un mezzo e non un fine, come invece lo è per chi lo pratica per questioni salutiste o modaiole. Il veganismo è solo l’aspetto quotidiano pratico dell’antispecismo, un mezzo per la liberazione animale.

            I casi limite esistono, ognuno ci si può trovare nella sua vita e deciderà secondo coscienza cosa fare. Credo che Veganzetta intenda dire che nel 99% dei casi questi esempi sono sintomo di arrampicamento sugli specchi, o peggio sono sfruttati per screditare l’idea antispecista in sé.

            Ritengo accettabile da un punto di vista antispecista solo la sottrazione di uova come mezzo di controllo demografico in una situazione di individui maschi e femmine liberati e conviventi. In questo caso ci si può porre la questione: queste uova ora dove le metto?

            Certamente in ogni caso la vendita non è un’opzione, e sinceramente nemmeno il consumo umano dal momento che proprio contro questo ci si batte e se non dimostriamo coerenza nemmeno noi il nostro bel discorso va in pezzi totalmente.

            Poi di fronte al problema pratico, le soluzioni possibili sono molte: si potrebbero usare qualche volta per integrare le pappe di altri animali ospitati (come Gatti, Cani, Maiali, le stesse Galline e Galli…). Potrebbero finire nel compost, o in un bosco dove saranno concime o fonte alimentare per qualcun altro (Volpi, Gazze, Cinghiali, Tassi…).

            Ma queste sono mere decisioni pratiche, risposte individuali ad una situazione concreta in cui le uova vengono raccolte per uno scopo che non è il loro consumo, ma il benessere degli stessi Animali che le depongono e che, pur essendo stati liberati, non possono godere purtroppo di un habitat ideale e illimitato. Non credo che queste pratiche vadano teorizzate e introdotte in un dibattito come quello di cui si discute in questo articolo.

            29 Febbraio, 2016
            Rispondi
  18. chiara ha scritto:

    sinceramente io non mangio uova perchè da quell’uovo che io avrei potuto mangiare sarebbe potuto nascere un essere vivente. penso che mangiare un uovo sia al pari di mangiare un feto di pochi giorni di una mucca,quindi che siano bio non bio o cruelty free non le mangerei comunque,e dal punto di vista della salute mangiare uova non è necessario :)

    27 Febbraio, 2016
    Rispondi
  19. costanza ha scritto:

    le Galline sono state selezionate dagli umani per essere sfruttate, non esistono in natura. per come la vedo io, quello che possiamo fare è cercare di liberare quelle già nate e garantire loro una vita il più possibile felice, lontane da ogni sfruttamento. e non far nascere più schiavi. chi è vegan non mangia uova, come non mangerebbe pezzi di altri umani, nemmeno se lasciati lì per caso

    27 Febbraio, 2016
    Rispondi
  20. Cori ha scritto:

    Secondo il mio punto di vista bisogna inquadrare la facenda a 360°, è vero che il veganesimo è nato come una visione prima di tutto etica e non salutista, nel frattempo come ogni cosa, sottostà a delle evoluzioni nel tempo. Oggi il veganesimo non è più solo etico ma ha preso anche una forma salutista, modaiola…ecc. Se si comprende il perchè ha preso anche altre valenze, e si lavora sull’integrazione piuttosto che sulla disgregazione, potrebbero nascere delle forze interessanti.
    Dire è ribattere sempre lo stesso concetto, quello originale è fondamentale perchè una posizione va presa, senza però negare le altre realtà. La realtà spesso è un altra e spesso rimane occultata perchè si teme il giudizio dei vegani puristi, quelli che vengono percepiti e classificati come dogmatici.
    C’è chi pratica il veganesimo per compassione e non è un concetto religioso di pietà cristiana, ma fa parte della sfera affettiva e psichica degli esseri senzienti compresi gli animali (animali non umani). Se poi la chiesa si è appropriata di questo termine come di tanti altri è un altra facenda.
    E’ un dato di fatto, e da molti anni si discute nei paesi anglossassoni, che alcune correnti vegane , è evidente ormai che il veganesimo è diventato un universo con molteplici correnti al suo interno, per niente unito tra l’altro, alcuni sostengono che mangiare uova, latte, miele due volte all’anno pur che non sia la norma, non significa non essere vegani.
    Queste dispute le ho sentite anche in altri campi, alimentazione, tossicodipendenza, abitudini incallite, facendo il mio tirocinio al Sert. C’era un medico in particolare che sosteneva che un alcolista dopo essersi dissintossicato, se avesse mangiato un cioccolatino al cognac all’anno, avrebbe dovuto essere definito ancora alcolista anche se per il resto dei 364 giorni non aveva toccato alcolici. Un altra soteneva che non si poteva chiamare alcolista una persona che dopo essere uscito dalla dipendenza da alcol, aveva bevuto una bibita alcolica, rimanendo astemio per il resto dell’anno. (lungi dall’accostare le abitudini alle dipendenze anche se il passo da una all’altra è breve)

    Che posizione bisogna prendere se un vegano etico, quindi consapevole e attento di non procurare sofferenza, sfruttamento o morte agli animali, per un motivo X che solo lui sa, ha mangiato un uovo o un pezzo di formaggio. Non è la regola di questa persona ma è successo, lo declassiamo e lo chiamiamo vegetariano…è un quasi vegano…è uno stronzo, cosa era e cosa diventa?
    Chi determina cosa siano le persone, con quale criterio di valutazione oggettivo (semmai esiste). Da parte mia per essere definito con una certa etticchetta, bisogna che ciò che fai sia per lo meno una regola, un abitudine, una scelta e avere nel tempo una sua continuità. Un vegetariano e chi abitualmente e per scelta mangia formaggio e uova.
    Credo ci siano più vegani di quanto non vogliamo sapere, persone valide, che si trovano in situazioni, come quella sopra citata. Invece di parlarne e vedere dove sta il problema e perchè succede che in certe circostanze non riescono essere coerenti nonostante che in termini intellettuali conoscono le implicazioni? Ma nessuno ne parla, è uno di quei tabu che fa svergognare ogni vegano che si rispetti. Si tace, si fa tacere il senso di colpa e si va avanti…anche per questo nascono realtà abberanti come quelle dei VEGGANS, che inisistono a voler essere vegani e poter mangiare le uova. L’assurdo di tutta la facenda è che vogliono mangiare per scelta, regolarmente e con continuità nel tempo, delle uova. Invece di chiamarsi vegetariani non vogliono perdere lo status di vegano, non vogliono retrocedere. Perchè questo, io mi faccio delle domande? e do una possibile risposta, da tempi atavici esite una invisibile linea di demarcazione tra vegani e vegetariani, quasi più fitta che quella tra vegani e onnivori! Tutte queste cose che si muovono nell’inconscio collettivo e non vengono espresse ne ammesse, potrebbero diventare il motivo per cui il movimento vegano in Italia non riese ad unire le forze con altri movimenti come quello antispecista p.e.
    Se non andiamo vedere tutte le sfaccettature da quelle più “idealiste” a quelle più “umane” si rischia implosione e il movimento invece di andare avanti unito e con un certo peso si frastaglia in tante microrealtà contrastanti una con l’altra.
    Ovviamento è un punto di vista mio personale, la realtà la guardo anche da questa angolatura…certo se si possono mettere più angolature insieme anche quelle che non piacciono o che non intertessano, potrebbero dare una visione dell’insieme…altrimenti ci si perde nei dettagli.
    Mi fa piacere pensare di aver dato un mio contributo come spunto di riflessione, così come leggendo tutti i vostri commenti ho trovato un modo per osservare la realtà da altre angolature. Grazie

    1 Marzo, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Cori per questa tua interessante analisi.
      Chiariamo un po’ di concetti per sgombrare il campo da ulteriori equivoci.
      Una persona che diventa vegana per motivi etici, non è una persona che lotta contro una dipendenza, o che lo fa per moda, per dieta, per la salute ecc.. Lo fa esclusivamente per motivi morali che conducono alla compassione, all’empatia, alla giustizia e via discorrendo.
      Nel caso in cui una persona diviene vegana per dieta o per moda o salute e di tanto in tanto consuma prodotti di origine animale, non significa nulla: per la sua visione delle cose ciò è semplicemente una piccola concessione che fa a se stessa, del resto tale persone è divenuta vegana per se stessa e non certo per gli altri. Se una persona è divenuta vegana per motivi etici, le cose cambiano radicalmente: lo fa per giustizia, per gli altri, per non uccidere, quindi se si “concede” un uovo ogni tanto compie un’ingiustizia, un atto di crudeltà e in definitiva si rende complice dello sfruttamento e dell’uccisione di un Animale.
      Quindi le due visioni del veganismo (quella dietetica che è nata di recente e quella etica originaria) non sono compatibili, certamente una persona vegana dietetica può divenire consapevole nel tempo e abbracciare l’etica vegana, ma stiamo parlando di due mondi diversi.
      Chi è vegan per dietetica, moda o motivazioni affini, è molto più vicino al vegetarismo di chi è divenuto vegan per etica. Il concetto di rispetto di un vegano etico è lontanissimo da quello di un vegetariano.
      Ricordo molti anni fa le infinite discussioni fatte con persone di grande cultura e preparazione che da vegetariane pretendevano di mangiare il formaggio (con latte vaccino) senza caglio animale (il caglio deriva dall’abomaso, una parte di intestino dei vitelli) e nel fare ciò definivano tale formaggio “cruelty free”. Ora di fronte è queste posizioni demenziali come ci si deve porre? Un formaggio di latte di origine animale è e rimane un cibo crudelissimo, a prescindere che sia stato cagliato con un caglio vegetale. Questo semplice esempio serve a far capire che la visione vegana etica è molto lontana da quella vegetariana e parimenti lo è da quella vegana dietetica (o similare).
      Un ex alcolista che consuma un cioccolatino al liquore una volta l’anno è una persona che aveva una dipendenza dall’alcol che si concede uno “strappo” alla regola. Di sicuro lo fa coscientemente e si assume le sue responsabilità sapendo che potenzialmente può danneggiare il suo equilibrio. Una persona che diventa vegana etica non si libera da nessuna dipendenza, lo fa per liberarsi da un’ingiustizia e lo fa consapevolmente e con grande lucidità. Quindi se tale persona “cedesse” ogni tanto alla “tentazione” di consumare cibo di origine animale, sarebbe come un non violento che ogni tanto si mette a picchiare qualcuno.

      Diventare vegani non è uno scherzo e non è una moda, questo deve essere sempre ben chiaro a tutte/i.
      In questi anni molte associazioni animaliste e vegane hanno fatto di tutto per propagandare il veganismo: qualsiasi metodo o motivazione era buona per spingere le persone a diventare vegane. E’ chiaro che ora la maggior parte dei nuovi vegani lo sono per salute o moda o dieta, perché queste sono le motivazioni più semplici e immediate da comprendere e condividere, un altro conto è diventarlo per gli altri: sappiamo bene che la specie umana non brilla per altruismo.
      Quindi la colpa di tutto ciò che sta accadendo è in gran parte nostra, assumiamoci le nostre responsabilità e procediamo con coerenza, ciò però vuol dire non tollerare alcun altro cedimento o alcuna altra “scorciatoia” per il veganismo facile.

      Ultima cosa: chi ha paura di perdere lo “status” di vegano è una persona che non ha compreso nulla della filosofia vegana. Non è importante chi siamo noi, cosa facciamo e come ci definiamo, il veganismo etico è una filosofia altruistica, serve agli altri non a noi.

      1 Marzo, 2016
      Rispondi
      • Will ha scritto:

        Sono d’accordo con quanto hai scritto sopra ,ti pongo una domanda ,secondo te un “vegano etico” che usa auto, moto, bici o altro mezzo di locomozione per necessità ,può ritenersi tale ,ha scusanti in merito all’uso di questi veicoli che non ti permettono di salvaguardare la vita altrui , con questi è facilissimo uccidere insetti di tutti i tipi ,a volte centinaia in una sola volta,o altri piccoli animali. La domanda può sembrare una provocazione ,ti garantisco che non lo è,mi fa piacere se mi darai una risposta.
        Ti ringrazio anticipatamente

        18 Settembre, 2017
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Quello degli spostamenti e dei mezzi di locomozione è un tema spinoso e si può tranquillamente affermare che non esista un mezzo di locomozione che attualmente sia in grado di evitare l’uccisione di Animali. Sicuramente spostarsi a piedi o in bicicletta potrebbe essere una soluzione soddisfacente, ma la struttura delle nostre città e il concetto stesso di spazio che abbiamo non è fatto per piccoli spostamenti. Per tale motivo sarebbe necessaria una vera rivoluzione della mobilità umana capace di riorganizzare spazi e distanze per renderle più consone alle capacità di movimento del nostro corpo. Per ora possiamo solo utilizzare i mezzi di locomozione con coscienza e il meno possibile limitando i danni.

          18 Dicembre, 2017
          Rispondi
  21. Cori ha scritto:

    Grazie Veganzetta per la risposta, sei stato chiaro e esaustivo soprattutto nello spiegare il concetto di veganesimo etico e altruismo.

    3 Marzo, 2016
    Rispondi
  22. LUISA RACINARO ha scritto:

    SONO ABITUATA AD ESSERE SINTETICA.
    SONO VEGANA E DUNQUE NON MANGIO UOVA.
    POTREI MANGIARLE SOLO NEL CASO IN CUI VIVESSI CON UNA GALLINA CHE FOSSE COME IL MIO CANE O I MIEI GATTI (UN ALTRO MIO AMATO ANIMALE DOMESTICO) E LE TROVASSI NEL SUO GIACIGLIO.
    TUTTO IL RESTO NON M’INTERESSA.

    14 Marzo, 2016
    Rispondi
  23. cristina ha scritto:

    Ho recuperato la Pulcina Teresa che era sul punto di essere venduta con altri 50, pesava credo 20 grammi. Ora è la Teresa, gallina adulta e felice e condivide una grande voliera in pineta con un piccione senza ala e un canarino che mi è volato dentro casa. Periodicamente Teresa fa l’uovo. Quando ne ho 4, ne metto due nella zuppa della decina di cani che ho e due mi faccio la frittata con le patate. Le potrei buttare via o regalarle: le lasciassi nella sua cestina, marcirebbero. Teresa mangia granaglie e resti di verdura . No, non mi sento in colpa.

    15 Marzo, 2016
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Cristina, grazie per il tuo commento.
      Purtroppo non sapremo mai cosa pensa Teresa della tua mancanza di sensi di colpa.

      15 Marzo, 2016
      Rispondi
  24. Gianfranco Longo ha scritto:

    Ricordo ancora la gran cazziata che mi presi io anni fa su Forumetici da un veterinario (credo nemmeno fosse vegano) quando affermai che non c’era nulla di male a mangiare uova di galline salvate.

    Ero vegano già da una decina di anni, per me le uova non erano più da tempo cibo e non ne sentivo la mancanza. Ma ero indifferente al fatto che altri potessero mangiare quelle di galline non sfruttate, perché “tanto le fanno”.

    Quello che il veterinario di disse fu che avevo appena affermato una cazzata enorme, perché:

    1) quando togli le uova alle galline procuri loro un grande stress, con la conseguenza che nel lungo termine possono sviluppare malattie del sistema immunitario e ridurre la loro aspettativa di vita;

    2) togliendo loro le uova spingi le stesse galline ad aumentare la produzione, visto che sono indotte a sostituire ciò che è stato loro tolto;

    3) aumentando la produzione di uova aumenta il fabbisogno di calcio, e con esso il rischio di osteopenia e di osteoporosi.

    Si tratta di evidenze cliniche riconosciute in ambito veterinario, quindi nessuno strano vezzo, e nessuna religione.

    A qualche onnivoro tutto questo farà anche ridere, ma chi è vegano in quando sensibile verso gli animali (cioè è vegano, non modaiolo) non può esimersi dal considerare concretamente questi aspetti.

    E soprattutto, non può considerare vegano chi mangia uova di qualsiasi provenienza.

    3 Aprile, 2016
    Rispondi
  25. Paola Re ha scritto:

    Ciao Gianfranco. Ricordi il nome del veterinario? Se qualcuno ha riferimenti sitografici in cui siano espresse queste soffrerenze da veterinari, zoologi, etologi, a me interessa. Grazie.

    3 Aprile, 2016
    Rispondi
  26. Gianfranco Longo ha scritto:

    Ciao Paola! :-)

    Vado a vedere se attraverso google trovo il link, però mi sembra di ricordare che avesse un nickname.

    In ogni caso questa faccenda mi è stata confermata da diversi veterinari, perché si tratta di un argomento trattato nelle facoltà universitarie, nulla di speciale.

    Fra l’altro con le galline non ci accorgiamo del disagio che subiscono perché sono animali tranquilli, ma se proviamo a portare via le uova alle oche, ben più aggressive, ci corrono dietro!

    3 Aprile, 2016
    Rispondi
  27. Paola Re ha scritto:

    Grazie. Se si sapesse anche il suo cognome, sarebbe meglio. Ho visto che gli è stata chiesta qualche notizia in più sullae sue generalità ma non ha risposto. Accontentiamoci.

    3 Aprile, 2016
    Rispondi
  28. Irene ha scritto:

    Anche io sarei interessata a capire meglio la questione dello stress delle galline quando vengono loro sottratte le uova. Mi sembra piuttosto rilevante nel decidere se sottrarre le uova alla presunta gallina che vive nell’orticello sia etico o meno, ma non saprei come reperire queste informazioni in modo attendibile. Qualcuno saprebbe darmi qualche indicazione bibliografica al riguardo?

    20 Maggio, 2016
    Rispondi
    • Mario ha scritto:

      Forse qualche psicanalista potrebbe aiutarti.

      19 Settembre, 2017
      Rispondi
      • Veganzetta ha scritto:

        Forse questo è il tuo ultimo commento che viene pubblicato qui?

        19 Settembre, 2017
        Rispondi
  29. Gianfranco Longo ha scritto:

    Io non le ho, ma si tratta di informazioni di ordine veterinario che fanno parte del ciclo vitale di questi animali. Buona parte dei veterinari ne sono a conoscenza, altri le hanno dimenticate, ma si imparano all’università

    Se non fossero azioni influenti per il loro stato di salute non ci sarebbero problemi per nessuno, almeno con le galline salvate.

    20 Maggio, 2016
    Rispondi
  30. Lorenzo Pio Stefano Celi ha scritto:

    Come pensate che possa gestire un’allevatore di galline ovaiole un numero sempre crescente di pulcini da allevare ai quali vanno dati cereali da mangiare in numero sempre maggiore visto che si aumenterebbe in ,animerà esponenziale il numero di esemplari da tutelare da altri animali, parassiti e aggiungo carnivori tanto per…la mia risposta è che ci vorrebbe un sovvertimento dell’uso degli spazi terrestri, creando un’habitat apposta per le galline che dovrebbero diventare specie protette così come i leoni, i cani e i gatti ecc. e, comunque un santo che se ne occupi,

    21 Giugno, 2016
    Rispondi
  31. Paolo ha scritto:

    Ciao a tutti. Al di lá del fatto che, per un vegano, mangiare uova cruelty free sia una cosa abbastanza strana, cosi come il trovare e il creare tutte le attenuanti possibili del caso. Mi chiedo: come è possibile conciliare un palato ormai dimentico dei sapori animali con il gusto dell’uovo che a me pare così assurdamente vicino alla carne? Non sentite?

    4 Settembre, 2016
    Rispondi
    • Mario ha scritto:

      Questa è la prima volta che la sento.
      Il gusto dell’uovo assurdamente (sic!) vicino alla carne.

      19 Settembre, 2017
      Rispondi
  32. Veganzetta ha scritto:

    Ciao Will,
    Quello degli spostamenti mediante mezzi meccanici è un grande problema. E’ chiaro che essendo immersi in una società ipertecnologica costruita senza tener conto delle esigenze e dei diritti fondamentali degli altri viventi, ci si può ritrovare per esigenze personali a utilizzare mezzi di trasporto capaci di arrecare danni enormi agli altri Animali.
    Le automobili in primis sono quelle che fanno danno maggiori se si pensa che sono mezzi di trasporto per un esiguo numero di soggetti e che sono praticamente ovunque e utilizzate di continuo.
    Un vegano etico dovrebbe cercare sempre di evitare di usare l’automobile o altri mezzi di trasporto capaci di uccidere molti Animali, prediligendo di sicuro i mezzi di spostamento pubblici (un solo mezzo come un bus, un tram o un treno può trasportare molte persone umane in una sola volta), o la bicicletta o gli spostamenti a piedi.
    Le città e le zone abitate in cui viviamo non sono state concepite per mezzi di trasporto non violenti e spesso le distanze da percorrere sono notevoli. Ciò molto spesso non ci permette di poter scegliere soluzioni alternative, in tal caso è sempre bene pensare di ridurre l’utilizzo di tali mezzi al minimo, moderando la velocità facendo molta attenzione a chi ci attraversa la strada, magari condividendo l’auto con altre persone umane. La moderna mobilità è spiccatamente specista, non ci permetterà mai di essere coerenti con le nostre idee, anche in questo campo i cambiamenti da fare sono enormi.
    In conclusione si può affermare che ogni volta usiamo l’auto veniamo meno ai principi antispecisti.

    18 Settembre, 2017
    Rispondi
    • Will ha scritto:

      Grazie per la risposta Veganzetta, condivido il tuo punto di vista.

      18 Settembre, 2017
      Rispondi
  33. Paola Re ha scritto:

    Non soltanto quando usiamo i mezzi di trasporto, peraltro tutti, non solo le automobili, veniamo meno ai principi antispecisti.
    Ci sono migliaia di oggetti la cui produzione comporta la morte di animali. Secondo me non ci rendiamo conto che vengono sperimentati su animali e li usiamo. E poi quei prodotti minerali che si ricavano massacrando il territorio distruggendo la vita di milioni di animali.
    Pure l’agricoltura che ci fa produrre i vegetali distrugge tante vite.
    E’ un ginepraio da cui non si esce. Bisogna guardare positivo e impegnarsi a uccidere meno possibile, non a non uccidere perché questo secondo caso è impossibile.

    18 Settembre, 2017
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ovviamente hai ragione, ma nello specifico si faceva riferimento solo ai trasporti per rispondere alla domanda di Will.

      18 Settembre, 2017
      Rispondi
  34. Mario ha scritto:

    Gran bella discussione questa sulle uova.
    Poi Marco sale sulla sua automobile per tornare a casa e fa secchi migliaia di insetti che si spiaccicano sul parabrezza.

    19 Settembre, 2017
    Rispondi
  35. matteo ha scritto:

    una volta avevo letto alcuni articoli dove si parlava delle piante, dello stress che hanno quando si entra in una serra con un paio di cesoie o quando si coglie un frutto…. ora la domanda e’, se un giorno si evidenziasse che la sensibilità della piante e’ esattamente come quella degli animali….. che facciamo? cosa dovremmo mangiare per essere eticamente corretti? e un animale vale più di una pianta ? un uovo più di una mela? mmmh non so sono un po perplesso….

    14 Aprile, 2018
    Rispondi
  36. Paola Re ha scritto:

    Matteo, solo una persona ignorante può sostenere che le piante non soffrono. Sono esseri viventi quindi stanno bene e male. Le mie piante sul balcone, quando hanno sete e le innaffio, cambiano aspetto. Forse si possono paragonare a un animale che ti ringrazia quando lo nutri o lo accarezzi.
    Tuttavia sono stufa marcia di sentire frasi come “e un animale vale più di una pianta ? un uovo più di una mela? mmmh non so sono un po perplesso….”
    Io non sono perplessa. Un animale vale più di una pianta, fosse anche una pianta secolare. E te lo dico io che nella mia città difendo gli alberi fino allo sfinimento.

    15 Aprile, 2018
    Rispondi
  37. matteo ha scritto:

    Paola sono come dire senza parole! un po per il tono con cui rispondi, “sono stufa marcia di sentire… ” o che mi sembra di percepire, se vuoi chiudiamo li , non vorrei stancherei di più con le mie “Perplessità” mi spiace se ho pensato che questo fosse il posto adatto per toglierle!”
    beata te che non sei perplessa e ti e’ cosi chiaro che un animale vale più di una pianta, io ancora rimango nel mio dubbio anche perche sinceramente non vedo il perche dovrei valutarli differentemente…. pero mi spiacerebbe se ti arrabbiassi di più quindi va bene cosi.

    16 Aprile, 2018
    Rispondi
  38. Veganzetta ha scritto:

    Per prima cosa è doveroso chiarire che il veganismo non è solo una questione legata al cibo. Essere persone umane vegane significa cambiare ogni ambito della propria vita, quello riguardante il cibo è chiaramente il più evidente, ma non certo l’unico.
    Quindi per completare la domanda bisognerebbe anche pensare alle piante che si indossano (cotone, lino, canapa), con cui ci si cura, ai mobili etc…
    Il problema – come si può ben vedere – è enorme.
    Porsi il problema delle piante è del tutto legittimo, a patto che si sia già vegan, altrimenti è mera ipocrisia. Chi mangia Animali, mangia pure le piante con cui sono stati nutriti prima di diventare a loro volta cibo in una lunga e crudele catena di smontaggio, e via discorrendo con tutte le altre tipologie di utilizzo. Il veganismo si pone di sicuro il problema delle piante perché senzienti o meno, sono di sicuro esseri viventi. Il punto è che anche noi – proprio perché esseri viventi – continuiamo a esistere grazie alla morte altrui (Animali e/o piante che siano), da questa situazione – che potremmo definire di stallo – non se ne esce. Pertanto al giorno d’oggi l’unica cosa che si può fare è lottare per la liberazione degli Animali e cercare di rispettare il più possibile le piante e la natura tutta. Il veganismo allo stato dei fatti è un modo per “ridurre il più possibile il danno” e va pertanto adottato senza il minimo dubbio. Se in futuro ci saranno altre opzioni percorribili più compassionevoli e meno impattanti, chi si definisce una persona umana vegana (con cognizione di causa e coerenza) le adotterà di sicuro.

    Per approfondimenti si consiglia di leggere i commenti a questo articolo: https://www.veganzetta.org/anticivilizzazione-e-primitivismo-intervista-a-enrico-manicardi/

    16 Aprile, 2018
    Rispondi
  39. Gianfranco Longo ha scritto:

    Ma ancora con questa discussione? Perché non ne apriamo anche una per stabilire quanto fa 1+1?

    La voglio fare semplice:
    — usare animali non è etico;
    — non usare animali comincia a esserlo;
    — mangiare uova e usare animali è la stessa cosa, per le stesse motivazioni che sono state scritte e che non ha senso ripetere fino al 2025.

    Vuoi mangiare uova perché anche le piante soffrono?
    Allora fallo, ma non sei vegano. Se è l’unico prodotto animale che consumi sei vegetariano.

    Non le vuoi mangiare?
    Va bene. Se non assumi altri prodotti animali sei vegano.

    E vegano non vuol dire “individuo perfetto che non ha nessun tipo di impatto sul pianeta”.

    Un vegano è semplicemente un individuo che ha un impatto nettamente inferiore, anche se mangia vegetali che sono esseri viventi anche loro.

    Ma avere un impatto su qualsiasi cosa non vuol dire che non si abbia il diritto di volerlo ridurre.

    Anche perché è un dovere di tutti.

    Invece di infiammare discussioni contro chi sta facendo del proprio meglio, sarebbe bene investire lo stesso tempo per migliorare se stessi, che non è mai troppo tardi.

    16 Aprile, 2018
    Rispondi
  40. Paola Re ha scritto:

    Il punto dolente sta proprio nel fatto che, ogni volta che qualcuno cerca di fare del proprio meglio, esce la domandona: “Secondo te le piante soffrono”?
    E’ una domanda che sta stufando come: “Preferisci salvare un topo o un bambino?”
    Viviamo in un vortice di sofferenza. E’ impossibile vivere senza che qualcuno soffra: vale per animali, vegetali ed esseri umani, questi ultimi schiavizzati e sfruttati per farci avere ogni sorta di comodità e di tecnologia che stiamo usando anche per scrivere su Veganzetta.
    Bisogna fare scelte che ledano meno possibile chi ci sta intorno. Chi è vegan deve porsi il problema e farlo. Io me lo pongo e mangio i vegetali, non le uova, evitando di mangiare i vegetali che sappiamo bene nascondono crudeltà.

    16 Aprile, 2018
    Rispondi
  41. Paola Re ha scritto:

    Ne hanno inventata un’altra https://www.greenme.it/consumare/riciclo-e-riuso/biopack-cartone-uova/
    “Biopack, il cartone delle uova che si pianta e produce legumi. Sembra un normale cartone per le uova eppure una volta finito il suo compito non finisce tra i rifiuti ma è in grado di germogliare e offrire nuova vita. Si chiama Biopack e di recente ha conquistato il premio Young Balkan Designers 2019. Ideato da George Bosnas, Biopack è un cartone compatto a base di polpa di carta, farina, amido e semi biologici di leguminose. Una volta usate le uova contenute all’interno, esso non va gettato via ma innaffiato o piantato direttamente nel terreno. In questo modo, i semi contenuti nelle sue fibre giorno dopo giorno si trasformano in piante. (…) Da qui la scelta di dare nuova vita a un prodotto immediatamente invece di aumentare la quantità di rifiuti: “Biopack è un pacchetto progettato per essere ecologico a tutti i livelli. L’obiettivo è quello di creare un prodotto veramente rispettoso dell’ambiente”. La scatola può ospitare fino a quattro uova. Una volta svuotata, non va gettata ma piantata e innaffiata. In 30 giorni i semi germoglieranno fino a dare vita a nuove piante. Non solo la confezione sostenibile crea un sistema a ciclo completo che trasforma un prodotto in una pianta, ma secondo Bosnas, la crescita dei legumi aumenterà anche la fertilità del suolo. Un’invenzione che probabilmente non cambierà il mondo ma offrirà un piccolo contributo per renderlo più pulito e verde.”

    Così chi mangia le uova si sente a posto con la coscienza: rispetta il mondo!
    Non sono i ferri del mestiere (riciclare le confezioni) a essere messi in discussione ma il mestiere stesso (confezionare uova). Quelle uova non devono stare lì. Possiamo edulcorare lo sfruttamento finché vogliamo ma resta sfruttamento.

    3 Luglio, 2019
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Paola per aver riportato la notizia di questa “invenzione”.
      E’ proprio come dici tu: si punta su un aspetto secondario del ciclo di produzione e commercializzazione delle uova, per occultare l’enorme problema di fondo. Il ciclo di produzione delle uova di Gallina è causa di grandi sofferenze e di innumerevoli morti, non c’è niente di meglio quindi che ricorrere alla possibilità di favorire nuova vita (vegetale) per alleggerire la coscienza dei consumatori.

      7 Settembre, 2019
      Rispondi
  42. Bianca Santinelli ha scritto:

    Ciao, non c’entra niente con l’argomento ma siccome mi sono imbattuta nella lettura dei commenti mi è sorta una domanda a cui mi interesserebbe risposta, cosa ne pensa un vegano della Pet therapy? perchè quando parliamo di uova si cita il fatto che sottrarli provoca stress alle galline e fomenta ritmi innaturali, e per di più l’uovo non ci serve per forza, possiamo farne a meno. La pet therapy considera l’animale comunque come un qualcosa di utile all’uomo, viene comunque ‘sfruttato’ per qualcosa che serve all’uomo, quindi in questo senso dovrebbe essere contrario all’etica vegana. Grazie

    7 Gennaio, 2024
    Rispondi
  43. Paola Re ha scritto:

    Già il nome in sé è mistificatorio. Il termine “pet” per me è insopportabile. La pet therapy è una medaglia e due facce.
    La faccia dello sfruttamento prevede allevamenti nati apposta per sfornare animali destinati a questo scopo: sono le cosiddette razze adatte, per esempio i cani Labrador che vanno alla grande. Viene praticata anche da certi maneggi che offrono cavalli e asini da cavalcare.
    C’è poi un aspetto positivo che porta giovamento a umani e animali: certi rifugi organizzano visite per associazioni e comunità di individui umani con fragilità e handicap. Forse non è una vera e propria pet therapy come quella praticata negli ospedali, però porta benefici agli esseri umani e agli animali che si fanno coccolare molto volentieri. Ci sono video molto emozionanti. Certi ospedali introducono cani e gatti provenienti da canili e gattili che però, alla fine della visita, devono tornare alla loro triste realtà.
    Il concetto che dovrebbe passare con la pet therapy è che gli animali non sono “pet” e che relazionarsi con loro è un arricchimento e un beneficio bilaterale.

    7 Gennaio, 2024
    Rispondi
  44. Bianca ha scritto:

    ok, quindi il succo è? è contro la filosofia vegana in generale, o solo in caso di animali allevati appositamente per quello scopo, e quindi nel caso di rifugi per animali no?
    ad ogni modo credo che il pensiero di “arricchimento e beneficio bilaterale” in realtà sia molto diffuso anche e soprattutto nei non vegani, nel senso che scritto così sembra che per chi non è vegano avere un animale “da compagnia” sia considerata una cosa egoista in cui solo l’uomo ne giova, mentre accade il contrario, anche chi ha un cane comprato da un allevamento ti viene a dire “lo tratto meglio di un figlio, sta meglio di me, è felicissimo quando lo coccoli o gli dai le crocchette”. Non mi sembra che l’uomo non veda questo arricchimento reciproco, al massimo al contrario lo vede troppo e ovunque antropomorfizzando il loro comportamento. Lo stesso vale per esempio per i cani guida per i non vedenti e altre realtà, mi chiedevo quindi se sono sempre e comunque contro l’etica vegana.

    8 Gennaio, 2024
    Rispondi
  45. Veganzetta ha scritto:

    Ciao Bianca,

    Grazie per il tuo quesito che sebbene vada fuori tema rispetto all’articolo, è senza dubbio un altro argomento molto importante e probabilmente meriterebbe una trattazione ben più ampia.
    La cosiddetta pet therapy viene così definita dal dizionario online Treccani:

    Utilizzo degli animali a fini terapeutici. La locuzione è stata coniata nel 1964 dallo psichiatra infantile Boris M. Levinson per descrivere l’uso di un animale da compagnia (in inglese, appunto, pet) nella cura delle malattie psichiatriche. La chiave dell’efficacia terapeutica del partner animale è da ricercare nella facilitazione dell’instaurarsi di un rapporto empatico tra psicoterapeuta e paziente.

    https://www.treccani.it/enciclopedia/pet-therapy_(Dizionario-di-Medicina)

    Se vogliamo tenere per buona questa definizione, possiamo dal punto di vista vegano affermare che si tratta di una delle numerose pratiche che prevedono l’uso per scopi prettamente umani degli Animali. Dunque non è un’attività da considerarsi vegana.
    Il contatto che noi Umani possiamo avere con gli altri Animali è fondamentale, ma esso dovrebbe avvenire in modo spontaneo con interesse e beneficio reciproco, non certo organizzato, gestito, controllato da noi come avviene con la pet-therapy (nella migliore delle ipotesi ossia in assenza delle pratiche vergognose di cui ha scritto Paola Re nel suo commento). Se proprio desideriamo riavvicinarci alla Natura e agli altri viventi, la cosa migliore da fare è camminare in un bosco, in un prato, fermarci ad osservare gli Animali, le piante e cercare di ritornare ad un ritmo naturale che ci appartiene e che abbiamo ripudiato da millenni. Per l’antispecismo e il veganismo non dovrebbero esistere i “pet” (Animali “da compagnia”) dunque nemmeno la pet therapy.

    8 Gennaio, 2024
    Rispondi
  46. Paola Re ha scritto:

    Con l’espressione “arricchimento e beneficio bilaterale” intendo dire che con gli animali, come con gli umani, con cui ci relazioniamo cerchiamo di stare bene e di fare stare bene loro, viviamo il presente e facciamo progetti futuri; diventano compagni e compagne, amici e amiche, famiglia.
    La pet therapy non permette ciò: si tratta di momenti sporadici, visite simili a visite mediche finalizzate a un benessere; è raro che da queste si crei una relazione duratura, ma non è da escludere.
    Per quanto riguarda l’esempio che hai fatto su “chi non è vegano” e il suo animale “da compagnia”, adottato o comprato, è difficile disquisire sul rapporto che si crea tra animale e umano perché in giro si vede tutto e il contrario di tutto.
    Se non si è capito, lo ribadisco: sono contraria alla pet therapy quando gli animali sono sfruttati, seppur in maniera edulcorata.
    Inoltre, visto che si è fatto cenno agli animali comprati, sono contraria pure a quelli: bisogna adottare, non comprare.

    8 Gennaio, 2024
    Rispondi
  47. bianca ha scritto:

    ok, ma “sono contraria alla pet therapy quando gli animali sono sfruttati” quindi presume che esistano forme in cui non è sfruttamento?

    comunque grazie a entrambe per le risposte, sono vegetariana e mi interessa capire bene cosa dice il veganismo anche su questioni in cui non è sempre così scontato capirlo da soli, difatti avrei altre domande ma non so se esiste un luogo più adatto per farle

    9 Gennaio, 2024
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Ciao bianca,

      Se sei interessata a chiarirti altro sul veganismo, puoi scrivere in privato all’indirizzo email di Veganzetta: veganzetta@riseup.net e ti sarà fornita una risposta. Se l’argomento potrebbe essere interessante per il pubblico, la domanda e la risposta potrebbero anche essere pubblicate, dopo ovviamente aver ricevuto il tuo nulla osta.

      9 Gennaio, 2024
      Rispondi
    • Paola Re ha scritto:

      Non sono operatrice né paziente di pet therapy quindi non ho mai partecipato direttamente a questa pratica. Certamente sono contraria alle situazioni che vedono stare bene il paziente ma non l’animale. In buona fede, voglio pensare che ci siano situazioni in cui stiano bene sia paziente che animale. Purtroppo la pet therapy non è finalizzata a creare relazioni durature: finita la cura, finisce la relazione. E’ questo modus operandi che mi fa pensare allo sfruttamento dell’animale, anche quando l’animale è trattato benissimo. E’ una questione di principio.
      E’ pur vero che, se si prendono in considerazione certe situazioni agghiaccianti come mattatoio, allevamento, stabulario, circo, zoo, acquario, delfinario, ippica, fiera eccetera… , gli animali usati per la pet therapy sono fortunati.
      Purtroppo la classifica degli orrori è sempre di moda.

      9 Gennaio, 2024
      Rispondi
      • Bianca ha scritto:

        non è proprio una moda… comprendo e rispetto un certo pensiero ma considerare la pet therapy come un circo o il peggiore degli allevamenti intensivi non mi sembra molto realistico, cioè, capisco essere contrari a tutto, a considerarlo una forma di sfruttamento, ma non il non farne una gerarchia. Parlavo giusto con una persona che mi diceva che ha una amica che porta il cane in ospedale per questo motivo, non vedo nemmeno perché la relazione non potrebbe continuare, ma in caso, non capisco perché dovrebbe portare sofferenza, quel paziente non è il caregiver primario, i cani vedono ogni giorno amici/parenti del padrone in modo saltuario senza soffrirne la mancanza. È un po’ come se nel femminismo considerassi il femminicidio o lo stupro la stessa cosa di una battuta fra amici, posso essere contrario a tutto, ma capirne le differenze gerarchiche in gravità.
        Rispondo solo ora perché mi ero persa a studiare, e nel mentre mi chiedevo anche come si approccia un vegano alla ricerca scientifica. Molti studi, fra l’altro, avvengono direttamente sull’uomo, con l’uso di bambini, anche nati da poche ore, ma in ogni caso che non possono dare un loro consenso alla partecipazione allo studio. Che pensieri a riguardo ha il veganismo? In generale, in realtà, come si approccia alla ricerca scientifica calcolando che gli studi oggi seguono una certa etica e cercano di ridurre il più possibile gli effetti negativi, su uomo o animale?

        13 Gennaio, 2024
        Rispondi
        • Veganzetta ha scritto:

          Ciao Bianca,

          Come già evidenziato l’argomento è fuori tema rispetto a quanto affrontato in questo articolo, dunque per cortesia se hai delle perplessità o dubbi, scrivi in privato via email a Veganzetta, grazie. Se possibile l’argomento verrà affrontato pubblicamente in futuro.

          13 Gennaio, 2024
          Rispondi
        • Paola Re ha scritto:

          Ho l’impressione che tu non legga attentamente ciò che scrivo.
          Non ho scritto che la pet therapy sia da considerare “come un circo o il peggiore degli allevamenti intensivi”.
          Al contrario, ho scritto che gli animali usati per la pet therapy se la passano meglio di quelli sfruttati in allevamento a scopo alimentare e al circo a scopo ludico.
          Era per farti capire che la gerarchia della sofferenza, ci piaccia o no, esiste sia per animali che per esseri umani. A me non piace, ma la vedo.
          Se la relazione tra il cane della tua amica e i pazienti continuasse, mi farebbe piacere per cane e pazienti. Penso che sarebbe una piacevole eccezione.

          13 Gennaio, 2024
          Rispondi
  48. Bianca ha scritto:

    sisi, lo avevo già fatto :)
    in caso quella domanda resta di mio interesse, aspetto risposta altrove allora.
    Buone cose!

    13 Gennaio, 2024
    Rispondi

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