Questioni vegane 2023


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Stop eating animals

Dopo una pausa di quasi tre anni tornano le “Questioni vegane” con il primo appuntamento del 2023!

Contrariamente a ciò che l’opinione pubblica specista pensa, le maggiori difficoltà che incontrano coloro che decidono di diventare delle persone umane vegane, sono le relazioni con chi non lo è.

Questioni vegane” nasce per dare la possibilità alle persone umane vegane di confrontarsi, di scambiare idee, esperienze e di condividere problematiche relative alle relazioni sociali. “Questioni vegane” propone degli incontri in cui chi partecipa può interagire ed esporre i propri problemi, il proprio pensiero e proporre tematiche da discutere, il tutto in un ambiente sereno, informale e conviviale.

Vi aspettiamo al primo incontro del 2023 di “Questioni vegane” sabato 25 febbraio 2023 alle ore 18.00 al Piccolo Teatro FuoriPosto, in via Felisati 70/c a Mestre (VE).

L’entrata è libera, è gradita un’offerta libera e responsabile per coprire le spese di affitto dei locali.

Per informazioni:
questionivegane@riseup.net


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3 Commenti
  1. Claudio ha scritto:

    Questo articolo riassume una delle “Questioni vegane” più ardue da gestire, ovvero quella delle relazioni sociali con chi non è (ancora) vegano. Buona lettura.
    p.s. dieta a base vegetale qui è da intendersi vegana dato che gli intervistati erano tutti vegani.

    “Nella sua recente analisi Beverland (2014) identifica una serie di fattori trainanti e di ostacoli all’integrazione delle diete a base vegetale nelle economie sviluppate. Uno di questi riguarda i meccanismi di sostegno sociale, comprese le pratiche di socializzazione.
    Poiché il consumo di cibo è ricco di significato, modellato da questioni di classe, cultura e genere, cambiare la dieta implica qualcosa di più della semplice adozione di diverse tecniche di preparazione dei pasti. Il cibo viene tipicamente consumato in situazioni sociali e gli studi rivelano che, soprattutto per gli uomini, la mancanza di meccanismi di sostegno sociale mina l’impegno all’adozione di diete sostenibili.

    Gli intervistati hanno identificato che anche le relazioni a lungo termine (comprese quelle con i membri della famiglia) sono cambiate (spesso in modo significativo e negativo) come risultato dell’adozione di una dieta a base vegetale.
    Inoltre, gli informatori hanno identificato quanto preziose le relazioni di supporto (o “amici vegani”), pratiche di condivisione tra vegani e contesti in cui la dieta era normalizzata fossero utili per il mantenimento della loro dieta. Come parte dell’analisi abbiamo identificato diverse tensioni che coinvolgono l’intersezione tra dieta e socialità, compresi i cambiamenti nelle relazioni, le difficoltà quotidiane sperimentate in situazioni di alimentazione sociale, importanti rituali familiari o sociali (come il Natale), interazioni con i servitori di cibo e negli alloggi condivisi.

    Sebbene nessuno dei nostri intervistati facesse proselitismo pubblico a favore del veganismo, tutti hanno riferito che colleghi, amici e familiari ritenevano che l’adozione di tale dieta fosse una forma di violenza simbolica diretta nei loro confronti.

    Questa tensione tra il desiderio di scelta personale nella dieta e le reazioni negative degli altri ha dato origine ad esaurimento emotivo (esacerbato dal fatto che essere un consumatore vegano comportava un lavoro sostanziale nella ricerca del cibo) e a pratiche di gestione della tensione, inclusa la riformulazione della propria dieta in termini medici ( vale a dire, le loro scelte sono state riformulate come dovute ad allergie alimentari), evitamento (di situazioni e/o determinate persone), soft-selling (organizzando cene vegane con non vegani), adattamento creativo (chiedere che le cose vengano rimosse o che i piatti siano aggiustati empaticamente), sgarro dietetico forzato (in particolare durante i rituali familiari), tribalismo (cercare conforto tra altri che la pensano allo stesso modo) e difesa.
    Sebbene queste pratiche abbiano consentito ai consumatori di ridurre la tensione sociale, molte di esse hanno anche rafforzato l’idea che le diete a base vegetale fossero anormali, minando così potenzialmente l’adozione più ampia di pratiche alimentari sostenibili.

    Beverland, M. B., Wahl, K. M., de Groot, J. (2015). Sustaining a Sustainable Diet: Vegans and their Social Eating Practises. In ‘Proceedings of the 40th Annual Macromarketing Conference’. ISSM 2168-1481

    20 Dicembre, 2023
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    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Claudio per aver segnalato questo articolo molto interessante.

      Certamente l’unico vero problema del veganismo è quello relazionale, tutto il resto è solo riconducibile eventualmente a disagi dovuti al cambio di abitudini, mentre le relazioni tra persone umane vegane, il proprio intorno e la società umana specista sono davvero l’unico scoglio che ci si ritrova ad affrontare.

      Giustamente il testo evidenzia come le pratiche di socializzazione e di relazione sono quelle che realmente ostacolano l’integrazione del soggetto vegano. Ma una domanda sorge spontanea: è davvero possibile che un soggetto che segue e vive con coerenza la filosofia vegana possa integrarsi in una società che non lo è affatto? A questa domanda ciascuna persona umana vegana dovrebbe giungere per onestà a dare una risposta che è certamente negativa.
      Da questo punto in poi ciascuna/o in perfetta autonomia potrà decidere quanto e in che modo può arrivare a relazionarsi con altri soggetti non vegani e con la società specista.

      Giustamente come evidenziato il cibo (con il suo enorme carico di significati e con la sua valenza sociale) è sin da subito un terreno di scontro in ogni ambito. E’ singolare e interessante questa frase: “Sebbene nessuno dei nostri intervistati facesse proselitismo pubblico a favore del veganismo, tutti hanno riferito che colleghi, amici e familiari ritenevano che l’adozione di tale dieta fosse una forma di violenza simbolica diretta nei loro confronti”. Dunque chi opera una violenza chiara e incontrovertibile nei confronti degli Animali (diretta o indiretta), percepisce la visione vegana come una violenza nei propri confronti. Su tale punto sarebbe opportuna un’analisi profonda e dettagliata che di sicuro dovrebbe coinvolgere il senso che noi diamo al concetto di libertà individuale e la buona dose di ipocrisia che soggiace a tali posizioni.

      L’ultima parte dell’articolo riguardante alcune conseguenze dei problemi di cui sopra, è senza dubbio molto triste, ma riconduce ancora una volta all’idea che il veganismo sia meramente una scelta personale e dunque veicolo di una posizione etica molto debole alla quale si può rinunciare in nome dell’accettazione sociale.

      21 Dicembre, 2023
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