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Undicesima parte dell’articolo Anche gli Animali soffrono la guerra
Purtroppo, come potrete immaginare, le notizie che arrivano dall’Ucraina sono spesso difficili da verificare e, anche nel migliore dei casi, non possiamo che affidarci alle fonti che riusciamo a trovare, spesso contraddittorie e di parte. L’Ucraina inoltre (proprio come avviene da noi) non è scevra da polemiche e divisioni fra chi si occupa di Animali e neppure la guerra riesce a risolvere il problema.
Questo dovrebbe farci riflettere. Comunque, nei giorni scorsi un ragazzo di 15 anni, volontario presso l’Ecopark Feldman a kharkiv (ne abbiamo parlato più volte sin dall’inizio del conflitto, quando è stato colpito da alcuni missili) è stato ucciso durante l’evacuazione di alcuni Animali. È il sesto Umano volontario della struttura che perde la vita dall’inizio della guerra e l’ennessimo Umano attivista per i diritti degli Animali che muore in Ucraina. Contemporaneamente però, UAnimals, una delle più grandi associazioni animaliste ucraine che, ha portato in salvo un gran numero di Cani, Gatti e altri Animali, ha accusato la direzione dell’Ecoparck di non evacuare realmente gli Animali e, anzi, ha lasciato intendere tra le righe, facendo riferimento al caso di una Tigre, che verrebbe praticata l’eutanasia, intascando al contempo i soldi delle donazioni. La replica non si è fatta attendere e la direzione dell’Ecopark non solo ha garantito di aver portato in salvo tutti gli Animali, ma ha sostenuto che UAnimals specula sulle tragedie di questi tempi e mira a colpire il proprietario del parco. Precisiamo che l’Ecopark Feldman risulta di proprietà di Alexander Fedman, uno degli uomini più ricchi d’Ucraina. E’ chiaro che, come già specificato, per noi è impossibile sapere come davvero stiano le cose, di sicuro possiamo ribadire che L’Ecopark Feldmann è uno zoo privato a tutti gli effetti, nonostante cerchi di vendersi come qualcosa di diverso e più accettabile, ossia una struttura simile a un centro di recupero per Animali. Questo però non è sufficiente a dimostrare che le accuse che UAnimals gli muove siano vere, anche se chiaramente, tra un’associazione animalista internazionale e uno zoo privato, non abbiamo dubbi da che parte stare. In questo caos generale emerge però un fatto inequivocabile: anche nel bel mezzo di un conflitto gli Animali si trovano non solo a subire gli effetti della nostra incontrollabile violenza, ma anche a divenire oggetti del contendere in una lotta che getta discredito sul mondo dell’attivismo animalista. Sappiamo bene che purtroppo questo accade ovunque e continuerà accadere. Forse non c’è una soluzione. La nostra, ahimè, è quindi solo una riflessione che non può aver forza di sortire effetto alcuno.
Francesco Cortonesi
Fonti consultate:
Le accuse di UAnimals
www.facebook.com/UAnimals.official/posts/4890692927652554
L’annuncio della morte del giovane volontario
www.facebook.com/FeldmanEcopark/videos/671073550835978
La replica dell’Ecopark Feldman a UAnimals
www.facebook.com/FeldmanEcopark/videos/719274755867574
Fotografia in apertura: fonte Ecopark Feldman
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“EcoPark”, “giardini zoologici”, “bioparchi”, “zoo safari”, “parchi faunistici”, “fattorie didattiche”.
Il grandissimo amore per gli animali e la passione etologica spinge taluni a gestire codeste strutture, donandoci la possibilità di riempirci l’animo, ammirando alcune specie rare, e nondimeno lo stomaco, al punto ristoro, con specie meno rare.
Esultiamo a mani alzate davanti al tripudio della natura, con l’animale a fette nel panino.
Alcuni vanno oltre, adibendo spazi con tavoli, panche e bracieri per grigliare (zucchine, melanzane e radicchio va da sè). L’apice della dissonanza cognitiva.
A fine giornata rimane una gita in cui si sono viste COSE curiose, strane, inconsuete.
Restano nella mente rassicuranti finalità educative e conservazioniste, la fiera dell’antropocentrismo e dello specismo.
L'”amore” che nutrono coloro che gestiscono strutture del genere è del tutto simile a quello che chi colleziona oggetti rari e preziosi (per l’appunto COSE) ha nei loro confronti. In realtà non è amore (e se lo fosse sarebbe un amore malato, insano), ma al massimo è passione collezionistica, solo che in questo caso si tratta di esseri senzienti che soffrono e che desiderano vivere liberi.
Per tutto il resto hai perfettamente ragione.