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Si fa un gran parlare di Diritti animali, spesso a sproposito, mentre presumibilmente se ne è perso il significato originario e la storia. Ma chi inventò la locuzione Animal Rights? Chi cominciò per primo a considerare i diritti animali, e non come mera derivazione ma come radice stessa dei diritti di tutti i viventi, Umani compresi? Fu il saggista inglese Henry S. Salt ( 1851-1939 ), esponente di spicco della Vegetarian Society, insieme agli amici G.B. Shaw e M. Gandhi.
Egli promosse e difese strenuamente il vegetarianismo etico, una sorta di credo laico in cui i principi di giustizia, per esser validi, dovevano necessariamente essere estesi agli individui appartenenti a tutte le specie animali, quale base politica irrinunciabile per qualsivoglia realizzazione di eguaglianza intra o interspecifica. Questa piattaforma rivoluzionaria pose le basi per una revisione del concetto pietistico che tradizionalmente aveva informato i primi movimenti protezionistici, impegnati a curare i sintomi dello sfruttamento animale, in luogo delle cause. L’impostazione moderna del pensiero di Salt si evince dal suo considerare pervasivamente, come in un unico corpus, la questione dei diritti naturali ( diritto alla libertà, alla vita, alla non sofferenza) che potevano spaziare senza soluzione di continuità dalla critica del sistema carcerario umano alla critica della cattività o detenzione in allevamenti degli Animali, dall’abolizione della pena di morte al rifiuto del mattatoio, dalla lotta alla tortura all’antivivisezione. Tutte battaglie per le quali Salt si fece instancabile promotore. Nel 1891 egli fondò la Humanitarian League, per contrastare ogni genere di discriminazione e diseguaglianza, incentrando tale lotta sulla prospettiva della questione animale. A seguito di questo assiduo lavoro di base, si sono potute realizzare le attuali prerogative politiche del Movimento di Liberazione animale. Invece di disprezzare il passato, come spesso accade nell’onda di esaltazione autoreferenziale che sta attraversando parte dell’antispecismo contemporaneo, togliamo dall’oblio e riconosciamo ai pionieri il loro immenso valore, cercando di onorare il loro impegno, facendo tesoro delle loro esperienze.
Ecco qualche concetto espresso in “Animal Rights considered in relation to social progress” C. Summit,1894:
L’attuale condizione degli animali domestici è sotto molti aspetti analoga a quella degli schiavi neri di cent’anni fa; guardate indietro e vedrete nel loro caso la stessa precisa esclusione, gli stessi ipocriti sofismi per giustificare tale esclusione e, come conseguenza, la stessa deliberata ed ostinata negazione dei loro diritti. Guardate indietro e poi guardate avanti e la morale potrà difficilmente sfuggirvi. (…) Ammettiamo senza riserve le immense difficoltà che si trovano sulla strada dell’affrancamento animale. Il nostro rapporto con gli animali è complicato e avvelenato da secoli di brutalità e sfiducia. D’altra parte però, si deve ricordare a conforto ed incoraggiamento di coloro che operano per questo fine, che questi ostacoli sono soltanto quelli inevitabili in ogni campo del progresso sociale, poiché ad ogni stadio di qualunque grande riforma è stato sostenuto ripetutamente da osservatori indifferenti o ostili che un ulteriore progresso è impossibile; e invero quando gli oppositori di una grande causa cominciano a dimostrare la sua ” impossibilità”, l’esperienza insegna che quella causa è è già sulla strada della sua realizzazione. (…) E’ un errore assoluto supporre che i diritti animali siano antagonisti a quelli umani. Non lasciamoci fuorviare neppure per un momento dallo specioso sofisma che dobbiamo prima studiare i diritti umani, e lasciare che il problema degli animali si risolva in seguito, poiché soltanto con uno studio ampio e disinteressato di entrambi è possibile trovare soluzioni.
Cristina Beretta per Veganzetta
Fotografia in apertura: ritratto di Henry S. Salt. Fonte: Wikipedia
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“Nella misura in cui l’uomo sarà veramente umanizzato, non dalle scuole di cucina ma dalla scuola del pensiero, egli abbandonerà le barbare abitudini dei suo antenati carnivori e progredirà gradualmente verso una nutrizione più pura, più semplice, più umana e quindi più civile”.
Henry Salt
http://www.restiamoanimali.it/blog/2013/i-pionieri-dellanimalismo-henry-salt/
Sono d’accordo. Recuperare quanto è stato detto da altri decenni o secoli fa chiarisce quanto tutto fosse evidente già nel passato . In altri termini come fosse possibile rendersi conto, vedere, capire anche in contesti tanto più difficili degli attuali anche per mancanza o difficoltà di informazione. Dire che oggi noi non abbiamo giustificazioni è dire poco.
Grazie Annamaria! A proposito di “giustificazioni” Salt scrisse, nel testo ” Una dieta civile”:
” Una cosa è certa: è impossibile per i carnivori trovare una giustificazione della loro dieta nel pretesto che gli animali “potrebbero” essere uccisi umanamente. E’ un dovere evidente attuare in primo luogo dei miglioramenti, e solo in seguito giustificarsi. Coloro che cercano di sfuggire l’inevitabile conclusione, sostengono che il problema non è l’uso del cibo animale, ma l’ignoranza, la trascuratezza, la brutalità che si può trovare nei mattatoi. Ma la vera responsabilità non è dello schiavo salariato, bensì di chi se ne serve! (…) Se si ammette che non vi è nessuna necessità di macellare, una macellazione “umana” è un contraddizione in termini. Vero è che ci sarebbe una grande riduzione di sofferenze se si abolissero i macelli privati, sostituiti da mattatoi municipali ben organizzati, ma questi mutamenti richiederebbero molto tempo e sarebbero ostacolati da interessi privati. Anche nelle migliori condizioni il macello sarebbe una cosa orribile e disumana. Non ci si può fermare a metà strada nel progresso umano e possiamo essere ben certi che una volta che la coscienza pubblica sarà risvegliata, essa troverà una soluzione molto più radicale di quanto non sia un semplice miglioramento dei metodi.”
In sostanza Salt, anticipando di un secolo i temi dell’attuale bioviolenza ( anche se curiosamente di segno opposto, date le condizioni materiali dell’epoca, cioè procedendo dalla visione estensiva a quella intensiva ), critica ferocemente il negazionismo specista e la prospettiva finto-compassionevole interessata unicamente a mantenere lo status quo, sollevando la collettività dal peso della responsabilità morale che il trattamento degli Animali dovrebbe comportare. Dunque l’impossibilità di trovare una qualsiasi giustificazione razionale alla pratica del mangiar carne, è uno stop debate dal quale l’unica scappatoia era, ed è tuttora, l’elusione del problema.
cris
Di Animals’ Rights è uscita la traduzione italiana!
http://www.edizioniesi.it/pubblicazioni/libri/203792/12176/bioetica_e_scienza_giuridica_-_1/bioetica_e_scienza_giuridica_-_1_-_21/diritti-animali-detail