Si legge in circa: 3 minuti
Se c’è qualcosa che come Umani e quindi come Animali ci spaventa, questo è il dolore.
La capacità di provare dolore è una delle caratteristiche fondamentali del nostro essere Animali, è fisiologica e vitale. Grazie al dolore, che possiamo provare con sorprendente rapidità, siamo in grado di avere una percezione completa dei pericoli che ci circondano, possiamo reagire per allontanarcene, per fuggire da ciò che esso rappresenta, per farlo cessare.
Il dolore è dunque legato a doppio filo con la nostra capacità di reazione immediata, di fuga, di movimento: un dolore senza la possibilità di una rezione non avrebbe senso, sarebbe solo crudele.
Dunque il dolore ci salva la vita, ma provare dolore è spesso terribile, così come lo è la consapevolezza del dolore, la sua stessa idea. In Natura gli Animali passano l’intera esistenza fuggendo dai pericoli, dalla morte e dal dolore e proprio questa fuga li mantiene in vita; per noi Umani – pur con la pesante intromissione della società in cui viviamo e della scienza – in sintesi è la stessa cosa, prova ne è il successo clamoroso di tutto ciò che elimina o allevia il dolore.
Nonostante tutti i nostri sforzi per evitarlo, il dolore ci ricorda in ogni momento che siamo pur sempre degli Animali.
Ma la vita non è solo dolore, questo non è vero, è però vero come abbiamo visto, che il dolore spesso la preserva, pertanto il dolore è utile per chi lo prova perché ne può trarre un beneficio e quando per varie ragioni non lo è più, rimane solo puro dolore e in quanto tale dovrebbe essere risparmiato a chiunque sia in grado di provarlo.
Anche in ambito animalista quindi il dolore ha un’importanza fondamentale, anzi il fulcro del discorso di gran parte del mondo animalista pare essere proprio il dolore perché purtroppo la storia del nostro criminale rapporto con gli altri Animali è una storia di immenso dolore per questi ultimi: un dolore ingiusto e inutile per chi lo prova, che dunque non dovrebbe esistere.
Considerare e combattere il dolore animale è importantissimo, ma limitarsi solo ad esso – come spesso accade – oggi diviene un limite sempre più pesante, perché ciò permette alla tecnoscienza specista di poter approntare nuove soluzioni che eliminino – o limitino fortemente – il dolore senza eliminare l’ingiustizia che lo causa.
Così come il cosiddetto “benessere animale” è divenuto un comodo alibi ed un vero e proprio marchio di fabbrica dei nuovi allevamenti presunti “etici”, lo stesso accadrà per il dolore animale. Si cercherà sempre più di adeguare la pratica di sfruttamento e di uccisione degli Animali al nuovo sentire della società umana che, lungi dal rispettarli, semplicemente cercherà di allontanarsi da ogni possibile senso di colpa, così come fa per il dolore (proprio o altrui).
Noi Umani non vogliamo sentire dolore e nemmeno provare sensi di colpa, dunque l’idea che nuove tecniche e nuovi ritrovati scientifici ci permetteranno di continuare a sfruttare gli Animali arrecando loro sempre meno dolore, è a dir poco allettante. Invece di concedere la libertà che spetta loro di diritto, li affrancheremo dal dolore fisico e probabilmente anche psicologico: in questo modo li priveremo ancor più della loro animalità e potremo continuare a usarli senza il minimo rimorso di coscienza.
Ancora una volta il progresso scientifico ci eviterà la fatica di un progresso morale e l’assunzione delle nostre responsabilità.
La lotta per la liberazione animale non può basarsi solo sul dolore animale (perché sarebbe al limite solo una liberazione dal dolore), così come non può basarsi sull’intelligenza che attribuiamo agli altri Animali (con metri del tutto umani e specisti) e sulla loro consapevolezza. Il rispetto dell’altro parte dalla constatazione che per l’appunto è “altro” da noi, in ogni aspetto a prescindere dalla vicinanza ai nostri criteri di giudizio.
La domanda su cui dovremmo concentrarci non è più solo la storica “può soffrire?”, ma “vuole vivere?” e indubbiamente ogni singolo essere vivente (dal più semplice al più complesso, dal più microscopico al più colossale) vuole vivere, a modo proprio, la propria esistenza pienamente e liberamente.
Adriano Fragano
Immagine di apertura: “Cane disteso”, opera di Roberto Manzotti © 2021. @robertomanzotti
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.
Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.
In effetti, da quando gli allevatori sbandierano il concetto di benessere animale, ammesso che in certi allevamenti gli animali siano trattati dignitosamente, non vale più la nota domanda di Bentham perché gli animali non soffrono nell’allevamento (sempre che sia vero) ma poi soffrono al mattatoio. Sul mattatoio regna una censura strategica. Gli animali muoiono come colpiti da una bacchetta magica che non li fa soffrire… e soprattutto pare che siano consenzienti alla loro morte…
La menzogna è diventata una legge universale.
Recentemente proprio sul tema “benessere animale” la COOP ha lanciato una campagna pubblicitaria che fuga ogni dubbio sull’utilità del “benessere animale” per la zootecnia e l’industria della carne.
Dolore e sofferenza inflitti a degli esseri inermi per qualsiasi fine terzo sono inaccettabili e il “benessere sociale” che pare essere caro anche alle nuove normative europee di questa “società del benessere” è un paradosso tipico della sociopatia che ci circonda dove l’indifferenza verso l’animale considerato sempre e solo come oggetto porta a scelte educative aberranti come portare i bambini nelle fattorie didattiche o negli agriturismi, anche se eliminassimo i mattatoi e l’animale morisse di morte naturale trovo comunque lugubre e feroce l’idea di allevare un essere vivente per poi cannibalizzarlo… anche se di fatto eliminassero gli allevamenti intensivi cosa cambierebbe alla fine??? Bisognerebbe cambiare questa visione del mondo basata su mors tua vita mea. Paola
Chiaramente non cambierebbe nulla o quasi per gli Animali, ma sicuramente alleggerirebbe considerevolmente le coscienze di chi li sfrutta.
Non parliamo della COOP… Tra la frottola di salvare i pulcini e quella della coda del maiale.. è davvero senza vergogna.
Ovviamente può permettersi queste perle della comunicazione grazie all’ignoranza del consumatore medio.
Contro queste campagne mistificatorie bisogna fare azioni durissime. La menzogna legalizzata è molto pericolosa.
adriano, voglio solo condividerti che è un articolo stupendo!!!! Scritto benissimo… Complimenti e grazie! Posso condividerlo, ovviamente, citandoti?
Cara Sandra,
Grazie per i complimenti che mi fanno piacere. Certamente puoi condividerlo liberamente.