Nuove torture animali? Per CIWF meglio sfruttarli come sempre


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Su Il Fatto Quotidiano in data 27 gennaio 2015 è stato pubblicato un interessante articolo a firma di Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia (Compassion in World Farming).
L’articolo riferisce di un’inchiesta giornalistica svolta negli USA su esperimenti condotti su Animali che la società specista definisce “da reddito”, per conto del governo americano. Esperimenti aberranti e vergognosi che vanno denunciati e ostacolati in ogni modo e che sono la cifra del rapporto Umano/Animale che la società del dominio e dei consumi propone e impone. L’articolo potrebbe essere quindi considerato interessante e condivisibile, se non fosse per il fatto che Pisapia nell’ultimo paragrafo dell’articolo che è possibile leggere per intero di seguito, trae dalla vicenda delle conseguenze del tutto assurde affermando candidamente:

“Della diffusione di questo tipo di “prodotto” siamo tutti responsabili: perché con la fretta che abbiamo ogni giorno, quasi nessuno di noi ha più voglia di prendersi la briga di cucinare un pollo intero. La fettina di petto di pollo, meglio ancora se impanata o con altri aromi, è ben più allettante. E così si crea quel circolo vizioso per cui il mercato chiede crescentemente parti di pollo, a prezzo sempre più basso, e l’industria avicola intensiva risponde con carne di animali allevati come si diceva. Ma, se si vuole mangiare carne, non sarebbe meglio un bel busto di pollo allevato all’aperto? Che peraltro, anche egoisticamente parlando, a livello nutrizionale contiene fino al 50% dei grassi in meno del suo equivalente intensivo. Tante, davvero le ragioni per cambiare. Cosa aspettiamo-mi chiedo, un po’ tristemente.”

In sintesi: è crudele sperimentare sugli Animali per renderli ancora di più macchine da produzione di carne, basta rivolgersi a chi li alleva secondo metodologie tradizionali, per ottenere ciò che si vuole: un “bel busto di pollo allevato all’aperto”. Insomma non servono nuove torture da infliggere agli Animali, basta accontentarsi e continuare a sfruttarli e ad ammazzarli come si è sempre fatto.
Ciò che è doveroso evidenziare, è che non ci si trova di fronte a una persona che cinicamente propone soluzioni sbagliate e fuorvianti al problema dello sfruttamento animale, ma si tratta di una precisa e studiata strategia di comunicazione di un’associazione che tutela gli interessi di coloro che fanno dello sfruttamento animale una professione (leggasi allevatori), per renderne l’operato moralmente accettabile dall’opinione pubblica, attraverso una serie di iniziative in favore della nuova frontiera del marketing specista: il benessere animale. Tempo fa si evidenziò tale questione mediante un appello sottoscritto anche da Veganzetta, per porre l’attenzione sulle metodologie subdole e volutamente poco chiare poste in essere da chi parla di compassione, senza comprenderne il significato. In quanto chi definisce un centro di ricerca sugli Animali destinati all’alimentazione umana “luogo degli orrori”, mentre consiglia di consumare carne di Animali – che evidentemente hanno finito la loro disgraziata vita in un altro “luogo degli orrori” che si chiama macello – o ha qualcosa che non va, o è in malafede.


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5 Commenti
  1. LoVegan ha scritto:

    Ogni volta con loro la stessa storia. E ogni volta ci si deve scontrare con chi li difende. Qualche mese fa promossero una petizione affinchè i conigli negli allevamenti fossero liberi e non in gabbia, di nuovo dicendo ai “consumatori” di preferire allevamenti casalinghi. Inutile dire che le obiezioni – educate- sono state tacciate di estremismo perchè secondo loro è un passo avanti e non sarà una campagna per far chiudere gli allevamenti a cambiare le cose. Con gente così le cose non solo non cambieranno, ma sono destinate a peggiorare, queste associazioni sono dannose ! Comodo scendere a compromessi quando la pelle non è la tua.

    22 Febbraio, 2015
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    • Veganzetta ha scritto:

      Queste associazioni non sono animaliste, non solo non promuovono il veganismo, ma nemmeno il vegetarismo. Si tratta di organizzazioni che tutelano gli allevatori e che cercano nuove vie “etiche” per permettere loro di continuare a sfruttare e uccidere gli Animali.Il vero problema è che molte persone animaliste li appoggiano credendo che si battano per gli Animali.

      5 Marzo, 2015
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  2. Lorenzo Bresciani ha scritto:

    A riguardo, mi permetto di rimandare a questi due articoli di Bio-violenza:

    1. CIWF – La china scivolosa della compassione: appello per una presa di posizione contro le campagne pseudo-animaliste http://bioviolenza.blogspot.it/2013/11/la-china-scivolosa-della-compassione_28.html

    2. Come spacciare per animalismo il marketing a favore delle aziende dello sfruttamento… http://bioviolenza.blogspot.it/2014/12/come-spacciare-per-animalismo-il.html

    22 Febbraio, 2015
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  3. Paola Re ha scritto:

    Che cosa si può dire altro dello schiavismo di CIWF? E’ sempre drammaticamente uguale a se stesso. CIWF si batte eroicamente per trattare meglio gli schiavi ma guai a liberarli! Il business è troppo ghiotto. E vedrete che successone avranno a EXPO… è proprio il posto giusto per loro. Il fatto è che è così bravo a comunicare col pubblico che intorta con molta facilità anche una buona fetta dell’animalismo.

    22 Febbraio, 2015
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    • Veganzetta ha scritto:

      I peggiori sostenitori della schiavitù sono coloro che trattano bene gli schiavi

      Oscar Wilde, L’anima dell’uomo sotto il socialismo, 1891

      5 Marzo, 2015
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