Notre-Dame, le foreste, l’antropocentrismo


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Di seguito un’interessante riflessione di Guido Dalla Casa, pubblicata sul sito web dell’Associazione Eco-Filosofica, sui condizionamenti antropocentrici che guidano il pensiero sviluppista dominante e che causano la distruzione del pianeta.


Notre-Dame, le foreste, l’antropocentrismo

Mi dispiace che una parte della Cattedrale di Notre-Dame sia bruciata. Ma mi dispiace ancora di più quando brucia una foresta, con tutti gli esseri senzienti che ne fanno parte. Notre-Dame è fatta di inerti, una foresta è un armonioso complesso di esseri senzienti, individuali e collettivi, forse è anch’essa un essere senziente. E’ evidente quale avvenimento causa maggiore sofferenza.
Notre-Dame è “patrimonio dell’umanità”: lo sono anche le Dolomiti e il Gran Canyon, che esistono da centinaia di milioni di anni, e noi siamo qui da un milione, più o meno, dato che non ci sono confini né tempi precisi. E l’Amazzonia? Oggi non “appartiene” neppure agli indios, ma anche un tempo erano gli indios che appartenevano alla foresta, non viceversa. Ma stanno scomparendo entrambi, sotto la devastante avanzata dello “sviluppo”. Ancora una volta si evidenzia il mostruoso antropocentrismo della nostra cultura, che sta invadendo tutto il mondo.
Notre-Dame verrà ricostruita da mano umana, una foresta non potrà mai esserlo. Eppure, quante risposte immediate per quella Cattedrale, quante “risorse” raccolte subito, quanto silenzio per la distruzione della Vita nel Borneo, a Sumatra, in Amazzonia, in tutto il mondo. Gli oranghi, che differiscono pochissimo dagli umani, in tutti i loro aspetti psicofisici e comportamentali, soffrono e muoiono nella quasi indifferenza di umani divenuti quasi tutti industrialisti-sviluppisti, talvolta verniciati di verde, con termini semi-comici come sviluppo sostenibile, green economy, economia circolare, palesemente inventati per andare avanti come prima. Ma nessuna specie di esseri senzienti può essere fatta rinascere.
Notre-Dame, mi si dice, rappresenta la nostra civiltà. Già, ma l’Occidente chiama “civiltà” solo le culture che “lasciano tracce nella storia”, le altre sono etichettate come “primitive” e costrette ad uniformarsi, per godere le gioie sublimi delle periferie urbane. Un insegnamento di una cultura nativa del Nord-America recitava: Non lasciare tracce così profonde che il vento non le possa cancellare. In tal modo si poteva vivere in armonia a tempo indeterminato, cosa che oggi appare ormai impossibile alla civiltà industriale, per il suo insanabile contrasto con il modo di vivere (o di funzionare) del nostro Pianeta. E le altre civiltà che hanno lasciato tracce e sono quindi riconosciute come tali? Sono tollerate, purché lascino solo dei “ricordi” da preservare e i loro ex-componenti attuali si uniformino ai valori della civiltà industriale e al suo delirante primato dell’economia: produrre-vendere-consumare.
Speriamo che questa “civiltà” finisca presto: Come? Nessuno può dirlo.

Guido Dalla Casa

Aprile 2019


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5 Commenti
  1. luisa ha scritto:

    Grazie per il bellissimo articolo! una grande verità purtroppo!

    12 Maggio, 2019
    Rispondi
  2. Paola Re ha scritto:

    Guido, hai perfettamente ragione. In tantissimi abbiamo fatto il tuo ragionamento. E che dire dei soldi che persone e personaggi illustri hanno subito offerto per ricostruire ciò che è andato perso? Si capisce benissimo che è un modo per migliorare la propria immagine.
    Altra cosa che mi irrita moltissimo è che, in occasione di terremoti, alluvioni eccetera, i mezzi di informazione annunciano “Nessun danno a persone e cose”. La parola “animali” non compare. Però, se resta colpito un allevamento, si evidenzia subito il danno al “reddito”. Quindi ecco che l’animale diventa una cosa. Se invece spunta un gattino miracolosamente salvato dalle macerie, ecco che diventa più importante di una persona, occupando il primo posto nel notiziario, perché commuove.
    Gli animali esistono se fanno ascolti.

    12 Maggio, 2019
    Rispondi
  3. Guido Dalla Casa ha scritto:

    Cara Paola (e Luisa), grazie del commento. Ma a chi questi “antropocentrici” danno la dignità di “persone”? Perchè non a un cane o a un delfino? Magari danno questa dignità a quattro cellule surgelate (purchè “umane”). Inoltre, il Neanderthal era una “persona”? E la nostra cara bisnonna Lucy, che conosceva il fuoco e aveva la stazione eretta, ma è stata etichettata come Australopiteco? Già da queste due righe appare l’insostenibilità delle posizioni correnti. Ciao, ciao.

    13 Maggio, 2019
    Rispondi
  4. Paola Re ha scritto:

    Caro Guido, qui c’è un’altra chicca giornalistica: chi ha torturato un cane viene definito “criminale” nel titolo ma “vandalo” nel corpo dell’articolo. Sfregiare un monumento e torturare un cane è la stessa cosa: “caccia ai vandali”.
    Così va il mondo…
    https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/sassari-cagnolino-legato-e-torturato-vivo-per-miracolo-ora-e-caccia-ai-vandali_3200804-201902a.shtml?fbclid=IwAR2d9kKKUT-pTWekVqLy6u4qoxiSW1dimTlWIxRogzXhnbabUPGmeVCBetA «Sassari, cagnolino legato e torturato: vivo per miracolo, è caccia ai criminali. E? stato ribattezzato Fuego: gli hanno bruciato occhi, muso, zampe e schiena, e poi gettato come un rifiuto. Rischia di perdere la vista e cerca una famiglia per non finire in un canile. Legato e torturato con il fuoco, gli hanno bruciato occhi, muso, zampe e schiena, e poi lo hanno gettato a bordo strada, come un rifiuto. E’ l’incredibile violenza subita da cagnetto meticcio di piccola taglia a Sassari: è stato trovato agonizzante, nelle campagne di Monte Bianchinu, zona residenziale della città nel nord ovest della Sardegna da una donna che abita nella zona. Ha fermato l’auto e ha controllato cosa gli fosse successo: lo ha portato al comando della Polizia locale, poi il trasporto urgente al pronto soccorso della Facoltà di Veterinaria, dove è stato curato. Ora è caccia ai vandali che lo hanno torturato. Fuego, così è stato ribattezzato, ha risposto alle cure: ha ustioni di secondo e terzo grado in diverse parti del corpo, il muso bruciacchiato, non ha più baffi ne ciglia, il naso e le labbra bruciate, gli occhi lesionati, le orecchie abbrustolite e altre piccole grandi bruciature su tutto il corpo, ma è vivo anche se rischia la vista. Ricoverato in prognosi riservata, dovrà restare in clinica per qualche giorno per capire le sue reali condizioni di salute, prima di andare in un canile: non ha proprietari, ma forse una famiglia lo attende da qualche parte.»

    13 Maggio, 2019
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  5. Marcella Guidoni ha scritto:

    Bellissimo articolo, veramente profondo. L’uomo occidentale ha un rapporto molto superficiale con il mondo naturale, per il suo fortissimo antropocentrismo che lo porta a considerarsi il dominatore di piante e animali, ponendosi al di fuori della natura, considerata solo un oggetto da sfruttare. Gli Indiani d’America avevano rispetto degli animali, li consideravano fratelli. E così molte altre culture che sono state sterminate da una “civiltà” violenta e cieca. Erano culture che vivevano in uno stato di armonia che ha permesso di conservare per migliaia di anni la bellezza della natura. Ma il primato degli interessi economici su ogni altro valore sta portando il mondo occidentale all’autodistruzione. Forse sarà proprio questo il modo in cui questa “civiltà” egocentrica e distruttiva finirà e l’arrivo della sua fine sarà sempre troppo tardi.

    16 Maggio, 2019
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