Mostra fotografica “molte razze una sola specie”


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Una mostra fotografica di grande impatto a cura di Grazia Parolari e Elisabetta Pernici capace di svelare indubbie analogie tra violenza, sfruttamento e dominio nei confronti degli Umani e degli altri Animali. Di seguito una breve presentazione e alcune informazioni tecniche.


Presentazione

Parte integrante e finale del progetto “Molte Razze una Sola Specie” 2016 (evento che si è svolto a Bergamo presso l’Auditorium Polaresco, N.d. R.), la mostra che vi presentiamo vuole proporre una nuova visione di quelle realtà che si è soliti guardare e leggere con sguardi univoci, come se il mondo degli Umani e quello degli altri Animali, strettamente interconnessi, vivessero di dinamiche distinte e separate.

Un tempo compagni di viaggio in una Natura viva e pulsante, percepita e vissuta in modo empatico, ove le relazioni con i poteri del mondo vivente potevano definirsi una sorta di partenariato, ove gli Umani interagivano con gli Animali e possedevano un profondo senso di interdipendenza da loro, oggi Umani e altri Animali si trovano a condividere un pianeta dove la sofferenza, la sopraffazione, le ingiustizie e le violenze, causate da una sola specie e subite dai più deboli e indifesi, sembrerebbero allontanarli sempre più.

Eppure la libertà da fame, schiavitù, sfruttamento, dolore, oppressione, discriminazione, crudeltà è una libertà a cui tutti, Umani e Animali, hanno diritto, senza gerarchie, priorità e differenze di specie.

E’ solo riscoprendo, anche attraverso sguardi nuovi, il rapporto e le obbligazioni verso gli altri che, come diceva il pacifista Aldo Capitini, “riusciremo ad estendere senza sforzo a tutti gli esseri viventi quei sensi di carità e di giustizia che ora considerano come dovuti soltanto agli uomini”.

Mutate allora il vostro sguardo, aprite la vostra mente, sollecitate il vostro cuore, e un altro mondo inizierà ad essere possibile.

Grazia Parolari


Informazioni

“La fotografia in bianco e nero con soggetto a colori rende di immediata l’ individuazione del protagonista di ogni scena, che si staglia dallo sfondo e da tutto ciò che lo circonda.

Staccando il soggetto dal suo contesto (in cui talvolta la sofferenza e il degrado vengono dati per scontati: allevamento intensivo, villaggio povero, fabbrica, ecc. e per cui proviamo ormai quasi indifferenza) ne percepiamo maggiormente l’individualità e diventa inevitabile fare i conti con quello che molto semplicemente egli è: un individuo che soffre”.

Elisabetta Pernici


Fotografie fornite da Grazia Parolari e Elisabetta Pernici


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2 Commenti
  1. Alesssndro ha scritto:

    Ignoro se quanto scritto valga per tutti gli animali compreso gli insetti. Se dovesse valere solo per gli animali ” vicini” all’uomo ci sarebbe una grossa contraddizione nel vostro discorso. Per quanto riguarda la vostravisione del passato mi viene da dire che è un po’ troppo idilliaca, quell’età dell’oro nom è mai esistita eccetto che per i credenti: il paradiso terrestre!

    4 Dicembre, 2017
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  2. Veganzetta ha scritto:

    Quanto scritto vale chiaramente per ogni Animale, Insetti compresi. Se si parla di antispecismo è impossibile distinguere tra specie. Per ciò che riguarda la visione del passato dovrebbero essere le due autrici della mostra a rispondere, la posizione di Veganzetta però non è primitivista, quindi non c’è alcun problema di mitizzazione, ma semplicemente una constatazione dell’indubbio aumento dell’impatto antropico sul pianeta (del tutto negativo, come la mostra ben evidenzia) dovuto allo sviluppo della civiltà umana.

    4 Dicembre, 2017
    Rispondi

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