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Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria: una ricorrenza istituita grazie alla risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1° novembre 2005. Questa giornata celebra la liberazione del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa avvenuto il 27 gennaio 1945, al contempo vuole rappresentare un momento ufficiale e di respiro planetario, dedicato alla memoria dell’Olocausto degli ebrei e di tutte le vittime del nazifascismo.
Molte sono le commemorazioni e gli incontri ufficiali: ad Auschwitz si incontrano gli individui sopravvissuti al campo di concentramento, con l’intento di mantenere viva e trasmettere alle giovani generazioni il ricordo di quegli orrori e l’idea che quanto commesso, senza una memoria condivisa, può tornare ad essere commesso nuovamente. La voce delle persone sopravvissute sebbene disperata e insistente, è sempre più flebile e il loro numero diminuisce anno dopo anno. In poco tempo di loro non rimarrà nulla, non rimarrà memoria, perché in verità la nostra esistenza di Umani scorre in una normalità ammantata da un’indifferenza generalizzata.
Contemporaneamente alle commemorazioni del Giorno della Memoria, una notizia occupa – e continuerà ad occupare per molto tempo ancora – le prime pagine di tutti i giornali del mondo: un nuovo virus (un Coronavirus per l’esattezza) è comparso e si è diffuso in Cina, riuscendo a compiere il cosiddetto “salto di specie” e infettando strati sempre più ampi della popolazione umana locale e non solo. Il virus è un parassita assoluto, per potersi completare e vivere ha bisogno di un ospite che gli fornisca tutto il necessario per svolgere il suo ciclo vitale. In questo caso l’ospite originario pare sia stato (come quasi sempre accade) un appartenente alla moltitudine di Animali che vengono catturati, maltrattati, torturati e uccisi nelle maniere più crudeli e indicibili nei mercati, così come negli allevamenti e nei macelli. L’elenco di queste povere vittime è infinito e straziante, il loro numero enorme e in continua crescita. Secondo alcune fonti sembra che i primi casi di infezione umana si siano verificati nel mercato ittico della città cinese di Wuhan, secondo altri invece il “paziente zero” non ha frequentato questo luogo di sofferenza estrema. Altri ancora azzardano che il virus sia sfuggito al controllo di un laboratorio di sperimentazione, in ogni caso il virus proviene da un Animale.
Ma come per le stragi e i genocidi di Umani, nessuna persona umana o quasi vuole fermarsi a ricordare e riflettere su ciò che abbiamo fatto agli Animali e al Pianeta e che per questo continuiamo a fare nella più totale indifferenza dell’opinione pubblica. Eppure dall’inferno di questi condannati alle sofferenze più terribili, arrivano continui messaggi che di volta in volta chiamiamo (limitandosi solo ai più recenti): Morbo della mucca pazza (BSE), Peste suina africana (ASF), Nipah, Influenza aviaria, Ebola, SARS, Nuovo Coronavirus…
Non è necessario essere degli scienziati per comprendere che i virus sono solo un feedback negativo: una “risposta” del sistema naturale che ci ha generati e che ora e sempre più reagisce alle nostre aggressioni che ne minano l’equilibrio.
Continuiamo a non avere memoria dei massacri che commettiamo, ma la rete terrestre dei viventi, come i testimoni Auschwitz, non dimentica.
Adriano Fragano
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