Massimalismo vegano etico #4


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Se una persona umana fornisce un parere su qualcosa che riguarda la nostra condotta di vita su cui ci troviamo d’accordo, allora è un consiglio; se invece non siamo d’accordo allora è un delirio di onnipotenza.
La tattica è la stessa di chi afferma che mangiare carne è normale, rifiutarsi è solo estremismo.
Se fossimo d’accordo e perfettamente in linea con un pensiero unico, saremmo come degli automi che seguono un programma prestabilito senza alcuna capacità critica (guarda caso è quello che la società dei consumi vorrebbe che facessimo), siccome non lo siamo (nonostante il comportamento di molte/i spesso dimostri il contrario), è più che lecito dissentire per cercare un confronto e pensare a soluzioni futuribili, piuttosto che tacere per non urtare la suscettibilità di chi non è d’accordo. 

Adriano Fragano


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2 Commenti
  1. cristina beretta ha scritto:

    In effetti sarebbe da invasati estremisti insistere su una certa condotta piuttosto che su un’altra. Le preferenze personali in tema di usi e costumi possono essere solo consigliate, ma a una condizione: che esse non arrechino danno ad altri. Se invece una pratica determina delle vittime, dissentire pubblicamente non è opzionale ma obbligatorio. E’ questo l’ imprescindibile fondamento del principio di libertà che, per sessere tale, non può che occupare lo spazio lasciato libero dal principio del danno, pena la decadenza del principio di libertà stesso. Insomma: siamo in piena dittatura, ma non siamo tutti plasmamili sul modello dell’automatismo reificante. Go Vegan!

    14 Dicembre, 2014
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  2. Paola Re ha scritto:

    Nella classifica dello stupidario anti-vegan, una delle frasi che mi sento più ripetere è: “Se non vuoi mangiare gli animali, sei libera di farlo ma non pretendere che lo facciano gli altri. Ognuno è libero di mangiare ciò che vuole” Quindi i “democratici” sono loro, perché difendono il diritto al palto di ogni essere umano. Noi siamo i cattivoni perché difendiamo il diritto dell’essere animale a non finire sul palato. Comunque ho notato che il “pensiero unico” sta cambiando: non è tanto quello di essere carnisti ma quello di avere la “libertà” di scegliere tra cibo animale e non animale. Molti vegan lottano per avere questa scelta e, se ottenuta, si accontentano. I carnisti, dal canto loro, si sentono a posto se concedono la scelta vegan perché così facendo garantiscono la libertà. E si sentono pure buoni e generosi. Non capiscono proprio il disagio che proviamo nel sederci a tavola e avere davanti dei cadaveri e che il diritto non si traduce nel mangiare vegan ma nel non vedere i cadaveri in nessun piatto.

    14 Dicembre, 2014
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