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Titolo: LEGATI I MAIALI
Autrice: Teodora Mastrototaro
ISBN: 9788898243990
Casa editrice: Marco Saya
Prezzo: 12,00 euro
Pagine: 74
Anno: 2020
Dalla quarta di copertina del libro:
“Raramente in poesia è accaduto che un argomento come lo sfruttamento animale sia stato approfondito attentamente. Fu il caso del fortunato libro di Ivano Ferrari, Macello, racconto in versi di un’esperienza crudissima vissuta in un mattatoio. Ed è anche il caso di questo secondo libro di Teodora Mastrototaro, dal titolo Legati i maiali. Con le dovute e ovvie differenze, l’autrice di origini pugliesi attraversa un’esperienza simile a quella di Ferrari, muovendo però le due sezioni del libro in altrettanti momenti dove sono inizialmente gli stessi animali a parlare del proprio dolore, e di seguito i loro carnefici. E se la scrittura della Mastrototaro affascina per il suo variare tra un’esecuzione più statica alternata a momenti di vera e alta passionalità espressiva, ciò che più sorprende in questo libro è la pulsione di ogni animale alla vita, vissuta per istinto e condotta interferendo il meno possibile, o quanto meno inconsapevolmente, sul ciclo vitale dell’intera esistenza. Al contrario dell’essere umano che, pur vivendo, non sa fare a meno di provocare in se stesso e negli altri la morte in cambio di una voluttà oramai accessoria e demoniaca, quale quella del sacrificio della vita in cambio di un “appagamento” personale. È questo il messaggio più importante di un libro di denuncia del genere: che la vita resti alla vita e che la morte non sia un esercizio voluto dall’uomo ma solo il destino di ogni essere vivente. (Antonio Bux)”
Una domanda di Veganzetta a Teodora Mastrototaro:
Perché il mattatoio?
Sono entrata in un mattatoio, quando ero una giovane studentessa di veterinaria, quando l’amore per gli Animali era serrato dentro le mura di un sistema accettato. Vedevo atteggiamenti stereotipati e non li comprendevo. Non penso però che quelle visite abbiano segnato il mio immaginario, perché la percezione del dispositivo mattatoio l’ho avuta successivamente, attraverso la costruzione di uno spettacolo, Inumanimal, che era concentrato sul viaggio nei carri bestiame. Gli stessi carri che vedevo entrare pieni e uscire vuoti fuori il mattatoio di Noicattaro, provincia di Bari, partecipando con la sezione di Bari al collettivo No Mattatoio.
Ecco, in quelle circostanze, seppur da fuori ho colto qualcosa di diverso. Il percorso delle pupille spaventate e quella sfilza di ritorni assenti, quel vuoto nei camion ancora pieni degli umori rilasciati dal terrore. Poi, in parte i miei studi passati, in parte quelli che ho approfondito successivamente, le armi del mestiere che dall’aspetto medievale sono passate ad un rassicurante design, i video dei gruppi di liberazione come l’ALF… ed il mattatoio è venuto fuori. Il rassicurante muro è caduto perché, come scrive Henri Miller «la nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose». L’attivismo è una pratica sfiancate e al contempo entusiasmante, perché quando fai qualcosa in comune doni te stesso, è come perdersi finalmente in un gesto unico, che può avere diversi gradi di efficacia e legalità. Prima di spostarmi a Roma ho collaborato in diverse iniziative, come accennato prima, una delle prime che mi ha scosso particolarmente erano i sit-in di protesta pacifica davanti i mattatoi. Andavamo alle sei del mattino e il fiato si paralizzava vedendo quei carri bestiame che entravano pieni e uscivano vuoti. Leggibile la scritta sul retro “trasporto animali vivi”, si dovrebbe aggiungere “ e presto macellati”, ma sarebbe troppo vero e disturbante per chi dovesse leggerlo perché raccontarsi fandonie è la strategia ufficiale perché le cose restino uguali. Le tradizioni… mi chiedo come mai quella dei gladiatori è andata perduta. Charles Patterson in Un’eterna Treblinka afferma: «Siamo ancora troppo osservanti delle nostre tradizioni. E le tradizioni sono come una salsa grassa e saporita, che ci fa ingoiare la nostra insensibilità egoista senza farci accorgere di quanto sia amara». Essere lì, ascoltare il levarsi, dalle pareti del macello, delle grida degli Animali, immergersi nel frastuono dei macchinari della morte, sapevo perfettamente cosa stava accadendo lì dentro, e il dolore, la rabbia, si trasformavano in pianto, quello che manca sempre per i reietti della terra. Puoi immaginare quando ad arrivare erano gli agnelli, nel mese di marzo. Agnelli, capisci, non che sia diverso da un qualsiasi altro Animale ma, ti assicuro, che il pianto di un agnello è identico al pianto di un bambino umano.
La Pasqua di resurrezione segna un aumento dei torturati e dei morti che verrebbe da chiedersi, perché gli Umani per festeggiare non uccidono i propri cuccioli? Già, è vero, nella Bibbia, in Genesi, è scritto chiaramente che gli Animali sono lì per essere dominati dall’Umano, questa Scimmia che ha perso il pelo ma acquistato un nuovo vizio sadico, con la pace di Dio. Ma il problema reale è che, partendo dall’asserzione di Adorno, abbiamo l’imperativo di continuare perché per gli Animali l’olocausto non è mai terminato. Se qualcosa accade vuol dire che è pensabile ed essendo tale può essere descritto. Forse è inimmaginabile se non fosse mai accaduto, ma ahimè non è così. Stare in bilico, con il lustrino d’oro attaccato tra i capelli come direbbe Jenet riferito al funambolo, è ciò che ci viene richiesto; è inutile, dannoso, scorretto e imbarazzante fare del pietismo e della retorica attorno a quanto accade nei mattatoi. Di nuovo la Storia si è girata dall’altra parte… il conto però prima o poi ci verrà presentato.
Teodora Mastrototaro
Acquisto: www.marcosayaedizioni.net/product-page/legati-i-maiali
Tre poesie scelte:
Sul tavolo dell’ufficio
bicchieri vuoti
come feti di vitelli
abbandonati.
Nella sala vuotatura
dentro il contenitore degli scarti:
teste, corna, zampe, pelli, cuori,
visceri e rumine. Madri spezzate
si ricongiungono ai figli informi
ma si riconoscono.
***
Il volto di una madre
che partorisce in gabbia
ha in sé le espressioni del mondo
nella certezza di dover fare presto
prima di essere uccisa.
Quando la macelliamo
è un’operazione fatta di sguardi.
La madre trasformata da quelle mani
che si muovono e lasciano impronte.
I pollici dell’uomo pelato segnano
la forma ai lati della pancia molle:
è lo sguardo morente di un corpo
decapitato.
***
Quando nevica e la neve muore
il vitello verso il mattatoio
solleva il muso e l’assapora.
Il fiocco si posa come cenere sulle spoglie
e si disperde.
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Poesie davvero toccanti, mi hanno commosso.
L’autrice ci racconta l’amore attraverso l’orrore.
Salve, Paolo, grazie. Raccontare l’amore attraverso l’orrore, ti ringrazio per questa tua riflessione così profonda. sì, è idispensabile descrivere l’orrore per descrivere l’amore mancato. Legati i maiali lo fa in versi attraverso la poesia che credo sia un mezzo potente per raccontare a chi, ovviamente, ha orecchie ben tese ad ascoltare.
preso, non vedo l’ora di leggerlo, grazie
Grazie, Aureliano. Sono a disposizione per qualsiasi cosa. Fammi sapere poi.
Dalla intervista sembra essere posizionato sempre dalla parte delle esperienze degli umani sulla sofferenza animale e non dalla parte degli animali.
In che senso? Per me non è chiaro ciò che hai scritto, ti chiedo scusa. Spiegami.
Lo leggerò. E’ molto più difficile affrontare questo argomento in poesia che in prosa. Complimenti!