L’Aquila di Mare dentro il cassonetto


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Questa fotografia, scattata nel febbraio del 2017, dal fotoreporter Corey Arnold e vincitrice del primo premio come miglior foto singola al World Press 2018 nella sezione Nature, ritrae un’Aquila di Mare Testabianca, conosciuta anche come Aquila Calva, intenta a rovistare nei rifiuti alla ricerca di qualche avanzo di Pesci.
Curiosamente questa fotografia è stata scattata esclusivamente per documentare il ritorno delle Aquile di Mare, simbolo degli Stati Uniti, a Dutch Harbor in Alaska (USA). Oggi, infatti, vivono qui circa 350 Aquile, mentre fino a pochi anni fa erano considerate estinte. Ogni anno, in questo porto, vengono scaricati circa 350 milioni di chilogrammi di Pesci e le Aquile si aggirano intorno al porto insieme ai Gabbiani tanto che sono soprannominate “Piccioni di Dutch Arbor”.
Trecentocinquanta milioni di chilogrammi di Pesci sono una cifra sconvolgente, soprattutto se si considera che si tratta di un porto non troppo grande di una cittadina di appena 5000 Umani.
Il fotoreporter, che lavora anche per l’industria della pesca del Salmone, sembra però attratto solo dal ritorno dell’Aquila e dalla bellezza dello scatto. Nella spiegazione che accompagna la fotografia, infatti, sembra non essere toccato dalla cifra riguardante i Pesci pescati. D’altra parte non sembra neppure particolarmente colpito dal contrasto tra l’Aquila e il cassonetto. Almeno non nel modo che forse dovrebbe venirci immediato.
Eppure forse proprio su questo la fotografia dovrebbe far riflettere. Basti pensare che nel 2010 circa 3.5 milioni di tonnellate di rifiuti sono stati prodotti ogni giorno a livello globale. Anche questo è un numero gigantesco, soprattutto se proiettato su scala annuale. Ed è una cifra cresciuta di ben 10 volte negli ultimi 100 anni. Inutile aggiungere che la produzione mondiale di rifiuti non è certo destinata a fermarsi o retrocedere. Secondo le previsioni della World Bank infatti, i milioni di tonnellate dovrebbero arrivare a 11 entro la fine del secolo. Anche la situazione degli oceani è già fortemente critica e nel 2050 l’acqua potrebbe contenere più plastica che Pesci.
A contribuire in modo importante all’inquinamento globale è anche lo spreco di cibo se si considera che circa un terzo di quello prodotto ogni anno finisce nella spazzatura. Tutto questo la fotografia dovrebbe dirci, oltre a comunicarci l’infinita tristezza nel vedere un’Aquila rovistare nella spazzatura.

Francesco Cortonesi


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2 Commenti
  1. Paola Re ha scritto:

    Togliamo il cibo agli animali del cielo, agli animali dell’acqua, agli animali dei boschi e poi ci lamentiamo che le città sono “invase” da animali nocivi e pericolosi quando sono semplicemente animali affamati. Immedesimarsi in loro sarebbe il minimo da fare.
    Il discorso sullo spreco del cibo è un pozzo senza fondo. Non si sa da dove iniziare. L’essere umano ha in sé un vulnus inguaribile.

    10 Gennaio, 2019
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      In qualità di antispecisti è meglio pensare ad un’umanità affetta da una malattia cronica distruttiva e autodistruttiva da tenere sotto controllo, più che a un vulnus inguaribile. Lasciamoci qualche speranza.

      11 Gennaio, 2019
      Rispondi

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