La violenza negli stabulari di Catanzaro è solo la punta dell’iceberg


Si legge in circa:
2 minuti

Cavia con ferite da sperimentazione in uno stabulario

La notizia di ciò che è stato riscontrato negli stabulari dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro non ha spopolato sui notiziari televisivi (a parte brevi servizi sulla RAI e TV private) ma ha avuto risalto sulle pagine dei quotidiani cartacei. E questo è, in parte, un buon segno. Se non altro c’è chi si prende la briga di parlare di ciò che, da decenni, l’attivismo animalista di tutto il mondo va dicendo, ossia che la sperimentazione animale è solo un termine edulcorato per indicare la vivisezione. Perché quello che è accaduto per lungo tempo negli stabulari dell’Università di Catanzaro non è altro che vivisezione.
Naturalmente la questione della vivisezione non è certo un dibattito da incentrare su ciò che sia legale o meno, la questione è chiaramente etica e, ormai, nel 2025, anche i muri sanno che il cosiddetto “modello animale” (crudele e ben poco attendibile) sarebbe stato ampiamente superato se solo ci fosse stata la volontà di fare un passo del genere.
Detto ciò vediamo nel dettaglio gli orrori di Catanzaro, così per rendersi conto di cosa si parla. «Un sistema di ispezioni pilotate e volutamente miopi in cambio di docenze e graduatorie di concorso aggiustate, costruito perché tutto sembrasse in regola con leggi, procedure, tutele». Questo tanto per cominciare era il modus operandi. E ancora «Di regolare non c’era nulla: né le ricerche, né le cavie che venivano usate, né le condizioni in cui erano costrette a vivere, né quelle inutilmente crudeli con cui venivano soppresse: scagliati contro il muro o decapitati in modo cruento e senza anestesia». Non solo. Questo orrore andava avanti dal 2015. Gli Animali erano principalmente Topi e Ratti e erano sottoposti a test su farmaci per il diabete e inibitori delle cellule tumorali. Ovviamente senza che tutto questo avesse, per quanto si sa ad oggi, mai portato ad alcunché. Zero risultati significativi (dal 2014).
Ora, è chiaro che un sistema del genere non può certo essere un’improvvisazione. L’idea che numerosi dipendenti di un’Università abbiano commesso crudeltà e illegalità di questo tipo per una specie di follia collettiva appare, infatti, ben poco credibile. È assai più probabile che abbiano messo in atto qualcosa di già “collaudato” altrove. Qualcosa che “generalmente si fa così”, una consuetudine. Comunque staremo a vedere dove porteranno le indagini (anche ai piani alti). Resta il fatto che la vivisezione, ancora oggi, ci mostra la sua ferocia, per altro continuando ad ammantare tutto con quel concetto di “sacrificio necessario per salvare vite umane” a cui sempre meno le persone umane tendono a credere. La questione etica, così come quella scientifica, chiedono ormai a gran voce un cambiamento epocale: di lasciarsi alle spalle questa feroce violenza prevaricatrice e puntare seriamente sui metodi alternativi che non prevedano l’uso degli Animali.
D’altra parte è vero che, per fortuna, molti studiosi stanno andando in questa direzione.

Francesco Cortonesi


Fonti:

Repubblica.it

Ansabrasil.com.br


Fotografia in apertura: Una Cavia con ferite sul dorso dovute a esperimenti subiti. Fonte: LAV


Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.

Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *