La violenza e i sorrisi dei bambini


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Una fotografia divulgata in rete da PressTv intitolata “From Israel with love” ritrae una bambina sorridente che firma con il pennarello la testata di un missile destinato a essere sparato su Gaza dall’esercito israeliano (la fotografia è stata scattata durante l’ultima recente crisi israelo-palestinese). Un’altra fotografia che circola nel mare magnum del web ritrae invece il corpo di un maialino da latte esposto nel banco frigo di una macelleria con sotto il cartello “Offertissima Peppa Pig euro 18,90 kg”.
Molte persone umane avranno da obiettare che le due fotografie ritraggono situazioni che non hanno una relazione tra di loro, o che la morte di un maialino è ben poca cosa a confronto della morte di migliaia di Umani, bambini compresi. Il problema non è qualitativo o quantitativo, ma squisitamente concettuale: viviamo in una società che mira a desensibilizzare i giovani Umani alla violenza, contribuendo massicciamente e sistematicamente a formare gli adulti spietati del futuro.
Di sicuro il sorriso sulle labbra della bimba che firma la bomba destinata “with love” magari a un suo coetaneo palestinese, è lo stesso del bimbo che vede il corpo sventrato di “Peppa pig” esposto in macelleria: anche quest’ultimo forse avrà il sorriso sulle labbra, perché ha trovato il suo beniamino e non c’è nessun adulto che gli dirà mai che Peppa pig desiderava vivere, correre, gioire ed invece è stato ammazzato e che non è giusto; proprio come nessuno dirà mai alla giovane israeliana che la bomba che ha firmato demolirà un palazzo stroncando le esistenze di molte persone umane che desideravano vivere, correre, gioire e che ciò non è giusto.
Al contrario, chi si occupa dell’”educazione” dei piccoli che saranno i protagonisti della società umana futura (dell’umanità futura), lo fa con il palese intento di perpetuare una gerarchia di valori che generano una gerarchia di soggetti, molti dei quali sono considerati talmente distanti dai nostri interessi dal divenire oggetto di scherno anche mentre vengono massacrati.
E’ lampante che la vita di un israeliano valga infinitamente di più di quella di un palestinese: le fotografie che denunciano l’uccisione di bambini palestinesi, indignano e sconcertano, ma se la loro posto vi fossero bambini israeliani ripercussioni a livello internazionale sarebbero pesantissime (tale considerazione la si può estendere a mille situazioni, quella tra israeliani e palestinesi è solo una delle tante). Il massacro quotidiano di miliardi di Animali per scopi alimentari, scientifici o commerciali indigna chi si trova a dover visionare la fotografia di un vitello che agonizza mentre viene sgozzato, ma milioni di vitelli non valgono una sola vita umana: le reazioni in tal caso sarebbero ben diverse. Man mano che eventi tragici intaccano la nostra “prossimità”, la nostra sfera personale, le nostre conoscenze, il nostro ambiente sociale e culturale, la nostra specie, noi – in quanto testimoni – rispondiamo con una reazione proporzionata all’importanza che diamo alle sorti di chi è vittima della tragedia a cui assistiamo. Tale scala di valori, questa gerarchizzazione delle esistenze, è un dei cardini della visione egocentrica e antropocentrica della società umana, e su di essa si costruisce e si governa l’architettura di potere che la sorregge.
Si potrebbe obiettare che ciò sia del tutto naturale, in considerazione del fatto che se una tragedia colpisse un soggetto a noi conosciuto, avrebbe un impatto emotivo superiore a quello provato per un soggetto sconosciuto nella medesima situazione. E’ però rilevante considerare che anche in situazioni che non prevedano un coinvolgimento affettivo personale nei confronti della vittima, esiste sempre una scala di valori che relega i non umani all’ultimo posto, ma che spesso riserva lo stesso trattamento anche a numerose “categorie” di Umani. “Peppa pig” e “From Israel with love” sono la faccia di una stessa terribile medaglia che rappresenta il concetto di umanità che la società del dominio vuole inculcarci: un valore intrinseco dell’individuo che man mano che si allontana dalla nostra sfera di interessi e dalla nostra visione dell’esistenza diminuisce, fino a ridursi a metà contabilità (quella dei morti). E’ in queste situazioni-limite che si assiste anche all’assottigliamento di quella che solitamente è una linea solidissima di demarcazione, la barriera di specie, e che fa assomigliare i corpi mutilati dei bambini palestinesi, a quelli degli Animali (anche loro quasi sempre bambini) esposti nei banchi dei supermercati. In tale frangente il disprezzo della vita altrui diviene simile a prescindere dalla vittima, ecco quindi che è possibile ironizzare e addirittura ridere della sofferenza di chi è talmente distante da noi, da non essere nemmeno considerato degno della nostra compassione.


Fonte della prima fotografia: Presstv.com – Agence France-Presse


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4 Commenti
  1. Luisa Avetta ha scritto:

    complimenti per questo articolo che CENTRA ED AFFONDA il tema del declassamento pilotato dell’importanza della vita di “altri” individui. Luisa

    19 Gennaio, 2015
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie Luisa per il tuo bel commento.
      Speriamo che l’articolo sia utile per una riflessione sull’argomento.

      19 Gennaio, 2015
      Rispondi
  2. Roberto Contestabile ha scritto:

    Nelson Mandela disse che i Sudafricani non si sarebbero potuti sentire liberi finché anche i Palestinesi non lo fossero stati.
    Avrebbe potuto aggiungere che la liberazione della Palestina libererà anche Israele.

    In egual misura si può dire allora che finchè non ci sarà una reale e concreta Liberazione Animale…l’Essere Umano non potrà vivere in pace con se stesso e i suoi simili? Esiste una correlazione tra violenza Umana e violenza Animale? Tollerare il Genocidio Animale è sintomo di una sensibilità umana assopita che contrasta ed impedisce un reale benessere fisico-mentale?
    Tutte domande che scaturiscono risposte mai quanto ovvie in un contesto antropocentrico che perdura tragicamente da secoli.
    La storia racconta che l’essere umano ha iniziato a colonizzare il pianeta nel momento in cui ha scoperto l’allevamento animale e le coltivazione delle piante. Peccato che lo ha fatto a discapito di Animali ma anche Umani appartenenenti a zone meno sviluppate. Il Medio Oriente e tante altre aree povere del pianeta, sono tristi esempi di come la fame di conquista sembri inarrestabile.
    Oggi con un progresso tecnologico in continuo sviluppo derivato purtroppo da uno sfruttamento incontrollato, possiamo evolverci in una direzione più pacifica senza distruggere e sterminare l’intero ecosistema terrestre? Il movimento Vegan è l’unica vera strada da percorrere per ottenere uno stile di vita sano ed etico, e la riflessione pacifica che ne scaturisce è un ottimo mezzo da diffondere per abbattere egoismi e bisogni non necessari, falsi miti e dogmi molto profondi. Una logica etica più estesa potrebbe solo migliorare le nostre vite e quelle di tanti sventurati Animali, uniche vittime silenziose ed indifese di tanta crudeltà umana.

    19 Gennaio, 2015
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  3. Veganzetta ha scritto:

    Ottime considerazioni le tue Roberto, grazie.
    La domanda che ciascuno di noi dovrebbe porsi potrebbe essere: può esistere una vera libertà, se tale concetto non è valido per tutti i viventi?

    12 Febbraio, 2015
    Rispondi

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