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La vendetta del Pangolino è una piccola trilogia di Francesco Cortonesi dedicata al massacro in atto nei confronti dei Pangolini da parte della nostra specie e alle sue inevitabili conseguenze.
#1
è stata scattata dal fotoreporter Brent Stirton e fa parte della serie che si è aggiudicata il secondo posto al World Press Photo 2020, sezione Nature. Ritrae un Pangolino di Temminck appena rilasciato in natura, in un parco dello Zimbawe, dopo essere stato salvato da alcuni trafficanti di Animali selvatici.
Pangolini e Pipistrelli sono gli Animali più ricercati su Google da quando la pandemia di Coronavirus ha sconvolto le nostre vite.
È normale. Sono accusati di essere gli Animali ospiti che hanno custodito il virus che ci ha condannati, anche se oggi questa pista sembra perdere forza. Comunque, se dei Pipistrelli, in linea di massima, qualcosa sappiamo, dei Pangolini generalmente, almeno in Occidente, conosciamo ben poco.
I Pangolini sono Animali straordinari.
Spesso scambiati per Formichieri, in realtà sono loro parenti solo alla lontana. Il corpo squamoso, la bocca senza denti, oltre che ai Formichieri assomigliano agli Armadilli. Si nutrono anch’essi di Termiti e Formiche, sono estremamente pacifici e, in linea di massima, incapaci di nuocere a qualcuno di diverso, appunto, dalle Formiche. Tutto questo almeno fino a quando, probabilmente, non hanno inconsciamente deciso di renderci pan per focaccia, rispondendo alla guerra che gli abbiamo dichiarato. Se qualcuno vuole conoscere alcuni numeri di questa guerra, gli basti pensare che tra il 1975 e il 2000 settecentosettantaseimila Pangolini sono stati legalmente venduti sul mercato internazionale. Questo significa che quelli venduti di contrabbando, nello stesso periodo, sono probabilmente il doppio. Le loro squame sono molto utilizzate dalla “medicina tradizionale” cinese che, come molte medicine tradizionali, si basa più su credenze che su evidenze. Di certo sappiamo che questi Animali non tengono lontani gli spiriti maligni, non calmano le isterie di mezzanotte e non aumentano la lattazione nelle donne. Medicina tradizionale a parte, il Pangolino lo si mangia frequentemente anche al ristorante. Nel corso degli anni, con il drastico diminuire del loro numero in natura, i prezzi sono lievitati. Oggi, visto che il Pangolino asiatico è sempre più raro, si consuma principalmente quello africano come quello ritratto in questa foto. Generalmente, una volta catturato, lo si uccide con un colpo di martello, poi lo si sgozza con un paio di forbici per berne il sangue mescolato con alcool. Un cliente occidentale paga, oggi, fino a 700 dollari per un piatto del genere. Nonostante i tentativi da parte del CITES di fermare questo commercio, si calcola che negli ultimi quindici anni circa novecentomila Pangolini siano stati contrabbandati.
Con questi numeri si capisce perché il Pangolino, ad un certo punto, si sia stufato di rischiare di fare la fine del Dodo.
All’inizio del 2019 ci ha mandato un avvertimento.
21 Pangolini del Borneo, confiscati dalla polizia cinese a Canton, hanno infatti mostrato gravi problemi respiratori. In poco tempo, sedici di loro sono morti. Sottoposti alle analisi di rito, nei loro corpi sono state rinvenute tracce di Sendal virus (innocuo per gli Umani) e, sorpresa, tracce di Coronavirus.
La notizia è passata inosservata.
A oggi, nessuno sa ancora di preciso da dove sia scaturita l’epidemia che imperversa qui, fuori dalle nostre finestre e i Pangolini, particolarmente soggetti al Coronavirus, restano solo degli indiziati. Ma se anche si scoprisse che non c’entrano niente, è ormai chiaro a moltissimi scienziati (e dovrebbe esserlo anche a noi), che, come molti altri Animali tipo Galline, Maiali, Visoni e Bovini, i Pangolini stanno sviluppando, involontariamente, sistemi di “difesa” decisamente potenti alla nostra stupida voglia di rinchiuderli, ammassarli, ucciderli e mangiarli.
Si chiamano virus.
#2
del fotoreporter Brent Stirton.
Questa è stata scattata in Camerun, nel mercato di carne selvatica di Youndé.
Il commerciante cerca di impedire a Stirton di immortalare tre corpi di Pangolini che si vedono in mezzo ai corpi di altri Animali: un Pitone, forse un’Antilope e alcuni altri Mammiferi che non riesco a identificare. Potrebbero essere Manguste.
Non è importante.
Quello che è importante invece è che questi mercati esistono, sono numerosi e sono tutt’ora aperti, tanto in Africa quanto in Asia.
Eppure, oltre all’immane crudeltà, della pericolosità di questi luoghi ne abbiamo esempi a bizzeffe. Proprio in Camerun è quasi sicuramente nata la pandemia di AIDS. Gli scienziati hanno individuato esattamente qui il ceppo che si è diffuso in tutto il mondo. Come è avvenuto lo spillover? Probabilmente in seguito a una macellazione, anche se, tutt’oggi, l’ipotesi del “cacciatore ferito” che dopo aver trafitto uno Scimpanzé con la propria lancia si è infettato a causa di un taglio che aveva sulla mano, resta la più conosciuta a livello globale.
Come gli Scimpanzé, anche i Pangolini vengono tutt’oggi cacciati e venduti, nonostante si conosca il rischio di infettare il mondo intero. È vero che non abbiamo ancora alcuna certezza riguardo allo stretto rapporto tra il mercato di Wuhan e il Covid-19, ma è altrettanto vero che se il mercato di corpi di Animali selvatici fosse estraneo a questo problema, lo sarebbe solo per caso.
Del resto gli Scimpanzé, come anche i Pangolini, hanno tutto il diritto di difendersi dall’Umano. Se l’unico modo per farlo è una sorta di “guerra biologica”, come dar loro torto? Questo commerciante, ritratto nella foto, allunga la sua mano verso la macchina fotografica, come per impedirci di vedere lo scempio dei corpi ammassati sul tavolo e il rischio a cui esporrà i suoi clienti, un rischio mortale. Tutto sommato alla fine anche il suo è un comportamento comprensibile.
Non è quello che stiamo facendo tutti in merito alle zoonosi?
#3
dedicata alla vendetta indiretta del Pangolino.
Vendetta, non dimentichiamolo, arrivata in risposta allo stermino che abbiamo messo in atto nei suoi confronti. Ancora una volta lo scatto è di Bert Stirton.
Questa volta, l’immagine, ci mostra però la questione da un’altra prospettiva.
Quella di coloro che decidono di non partecipare al conflitto contro gli Animali, ma anzi di liberare i prigionieri. Scattata l’11 novembre del 2018, ci fa vedere alcuni membri di un team anti-bracconaggio del Vietnam e della ONG Save Vietnam’s Wildlife che stanno risalendo un fiume per liberare 25 Pangolini sequestrati ai bracconieri. Quello chiuso nella cassa di legno che verrà poi aperta al momento opportuno, sembra scrutarci.
Chissà, forse vuole offrirci una tregua. Tregua che, come ci hanno dimostrato in questi mesi numerosi servizi TV e reportage, non abbiamo, stupidamente, alcuna intenzione di accettare. Lo scorso anno, ci informa Stirton, i membri di questo team sono riusciti a sequestrare 511 Pangolini e a rilasciarne 198 in natura. Il motivo per cui non tutti gli Animali sono ancora tornati nella foresta è dovuto al fatto che molto spesso, quando vengono sequestrati, gli esemplari sono fortemente malnutriti e necessitano di cure intensive seguite da settimane o mesi di riabilitazione premurosa prima di essere pronti per la libertà. Il Pangolino resta infatti per giorni nelle mani dei bracconieri che non lo uccidono poiché, generalmente, nei mercati, i clienti lo richiedono vivo, in modo da poterne bere il sangue che viene ritenuto curativo e afrodisiaco.
Forse occorreranno anni prima che la correlazione tra pandemia e Pangolino sia definitivamente dimostrata. Anzi, oggi sembra sempre più probabile che la strada da seguire sia un’altra. In ogni caso, davanti allo stermino, alla prigionia e alla privazione del cibo che abbiamo inflitto a questi Animali, se la prova arriverà, il fatto che possano averci trasmesso il Coronavirus, non potrà che apparire come una risposta tutto sommato blanda.
E sicuramente meritata.
Fotografia di apertura di A. J. T. Johnsingh, WWF-India and NCF
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Grazie a te Gigliola per il tuo interesse e per il bel commento.
Si parla molto poco delle cause di questa pandemia per concentrarsi sulle conseguenze e sulla “cura” da trovare per annientarla. Attorno al covid si è creato un business che fa concorrenza a quello degli armamenti. Altro che pensare alla nostra salute…
Parlare delle cause di questa pandemia non conviene a nessuno, parlare delle cure invece conviene a molti.