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Fjodorrr, richiama la nostra attenzione con i suoi graffiti, in bianco, nero e rosso. Uno di 50×50 centimetri sul marciapiede, un quadrato che contiene 7 polli e offre informazioni sulla legislazione europea che ne disciplina l’allevamento intensivo, l’altro graffito è “Bambi” ucciso ed appeso ad un gancio: Stop Killing Animals, realizzato sulla parete esterna della Kunstlerhouse.
La Kunstlerhouse di Dortmund, enorme spazio dedicato all’arte contemporanea, ha ospitato fino ad oggi “I wanna be your dog II”, esposizione/simposio dedicata ad interrogarsi sul ruolo e le potenzialità dell’arte nella Liberazione animale. Artiste ed artisti emergenti accanto ad artiste/i provenienti dai grandi palcoscenici dell’arte contemporanea internazionale, espongono le loro opere e loro prospettive sul tema, lasciandosi guidare dal motto di Banksy: “L’arte dovrebbe confortare il disturbato e disturbare il comodo”.
E senz’altro disturbante è vedere un divano dell’Ikea, “scuoiato” fino a render nuda la sua struttura, per poi riutilizzarne la pelle per rivestire un piccolo vitello che, seduto su quello stesso divano, all’altezza dei nostri occhi, ci guarda e ci interroga. Un’opera della coppia Horner/Antlfinger, che in questi anni ha prodotto altre opere che vanno ad indagare la relazione fra Animali umani e non umani. Loro è anche l’installazione di sei grandi schermi piatti dove è possibile avere una rappresentazione grafica della rapida e folle “crescita” all’interno di capannoni per l’allevamento intensivo di polli e del loro altrettanto rapido e folle sterminio. Una visione ipnotica e, di nuovo, molto disturbante. Ma ci sono anche artisti che usano l’ironia per dialogare con il pubblico, come nel caso dei Gatti anarchici di Nico Baumgarten che ci interrogano con sagacia sui concetti di vita selvaggia e addomesticata. E non mancano artisti militanti come Chris Moser, personaggio famoso in Austria e Germania per il suo attivismo animalista e per le sue tribolazioni con la giustizia, fu infatti imprigionato dopo l’arbitraria accusa di essere il capo dell’Animal Liberation Front in Austria. Le sue sculture, i suoi disegni e le sue installazioni sono forti quanto il suo impegno politico.
Chi scrive, ha avuto l’ingrato compito di aprire la mostra con una performance la sera del vernissage inaugurale. Una performance che per certi versi avrà sicuramente “disturbato” le molte persone vegetariane presenti (il titolo “Milk is murder” dice già tutto) ma che, volendola leggere più in profondità, andava anche a disturbare i…”disturbatori”. Molte erano infatti le domande che poneva e che provo a sintetizzare adesso, prendendo come spunto l’opera di un altra coppia di artiste/i, Krystina e Manuel Valverde. La loro “Pietà Animale”, una grande scultura in gesso, raffigura una Scimmia che tiene in grembo un Delfino, riprendendo la postura michelangiolesca ed instaurando inevitabilmente una forte relazione con il pubblico. La coppia era presente con il loro piccolo bambino e parlando con loro ho appreso che nessuno in famiglia è vegan, i due maschi sono carnisti. Di fronte alla mia sorpresa rispetto alla discrepanza con l’opera da loro realizzata mi è stato fatto notare che il loro intento era quello di affermare la dimensione interiore, i sentimenti, le emozioni, l’anima degli Animali…
Perché riporto questo aneddoto? Non certo per giudicare altre persone umane (sono sinceramente convinto di essere l’ultimo a poterlo fare), quanto piuttosto per riallacciarmi alle domande che, come dicevo prima, anche attraverso la mia performance volevo porre e pormi:
Che differenza c’è fra arte “impegnata” e artivismo?
Può una/un artista essere temporalmente “anticipata/o”, a livello di coscienza etica, dalle proprie creazioni*?
Cosa definisce una/un artivista, al di là dei media artistici che usa? Una/un artista che dipinge soggetti legati alla Liberazione animale è di per sé anche artivista? O lo è se è presente in lei/lui anche un impegno politico e militante più “classico”? E dove porre i confini di questo impegno? Tante liberazioni ed azioni dirette trasformano tout court una persona umana che disegna le stesse scene prima in un’artista, poi in un’artivista?
Può l’arte contemporanea “ufficiale”, così assoggettata al dominio del dollaro e dell’euro, e dei circoli del potere, ritenersi davvero “liberante”?
Tutte domande aperte, apparentemente oziose, ma in realtà importanti se consideriamo l’influenza che l’arte ha su di noi e le potenzialità che potrebbe avere per “risvegliare” coscienze addormentate da millenni di cultura specista.
Alfredo Meschi
Fjodorrr: www.facebook.com/fjodorrr
Horner/Antlfinger: http://h–a.org/en/projects
Nico Baumgarten: www.facebook.com/nicobaumgartenphotography
Chris Moser: www.radikalkunst.net/sites/start.htm
Alfredo Meschi: www.alfredomeschi.com e www.instagram.com/alfredomeschix
Krystina e Manuel Valverde: https://krystynamanuelvalverde.com
“I wanna be your dog II“: www.facebook.com/IWannaBeYourDog2015
Download catalogo della manifestazione documento in formato .pdf (peso: 4,9 Mb)
* Queste domande e la permanente autoanalisi che le accompagna nascono anche grazie al confronto con Nerina Monti, storica dell’arte e con Sara Zanella, artista, entrambe antispeciste in cammino…
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Alfredo, il tuo progetto è pazzesco. Di tutte le espressioni artistiche viste negli ultimi anni, molte delle quali proprio su Veganzetta, il tuo è quello che mi ha più colpita.
Ne ho chiesto il parere a molte persone non vegan e ho sentito tanti giudizi del tipo “E’ pazzo.”, “E’ fuori di testa.”.
Secondo me sei sanissimo di mente e soprattutto sei scomodissimo.
Coraggio!
Grazie Paola, le tue parole significano davvero molto per me. Di giudizi, insulti e cattiverie gratuite ne ricevo molti (come ogni attivista per la Liberazione Animale) a volte purtroppo anche da altre/i attiviste/i… Ma credo che l’arte e l’artivismo possano fare la loro parte in questa lotta e quindi…avanti tutta! Un abbraccio.