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Jane Lewis è un’artista inglese, con una lunga carriera alle spalle come pittrice e grafica e che da alcuni anni ha deciso di concentrare i suoi sforzi artistici a favore dei diritti degli Animali.
Diventare vegana ha profondamente cambiato la sua visione della vita e di conseguenza anche il suo scopo in quanto artista.
Ha risposto ad alcune domande per raccontare a lettrici e lettori di Veganzetta la sua storia e la sua missione in quanto artivista, presentando inoltre alcuni dei suoi lavori dal forte impatto comunicativo.
Quando sei diventata vegana? Ti è successo qualcosa in particolare che ha cambiato le tue idee e il tuo modo di considerare gli Animali?
Sono diventata vegana tre anni fa, all’inizio del 2015, dopo aver visto il documentario “Earthlings”.
Avevo già abbandonato latte e latticini trent’anni prima, ma a causa di un’allergia e non per motivi etici. Ero stata anche vegetariana per un po’, ma poi ero ricaduta nel mangiare Animali.
Un giorno mi imbattei nella pagina di “Earthlings” su Facebook e mi chiesi cosa fosse quel film, lo cercai online e lo guardai da una prospettiva totalmente ingenua, completamente impreparata al suo contenuto. Vedere quel film mi cambiò la vita, diventai vegana da un giorno all’altro.
All’inizio mi concentrai soprattutto sulle mie abitudini alimentari, ma il veganismo è un processo di cambiamento, in cui ti accorgi che quasi ogni aspetto dell’attività umana ruota intorno allo sfruttamento di altri Animali. Iniziai a fare attenzione, ad esempio, ai materiali di cui sono fatti i vestiti, se i cosmetici e i materiali per la pulizia che utilizzavo fossero testati o meno. Ora faccio anche del mio meglio per evitare gli imballaggi di plastica dato che rischiano di danneggiare, avvelenare e uccidere un numero incalcolabile di Animali.
Potresti dirci di più sul tuo artivismo a favore del veganismo e dei diritti degli Animali?
Diventare vegan ha cambiato in modo significativo le mie idee artistiche e il mio atteggiamento nei confronti dell’esposizione d’arte. All’inizio del mio cambiamento, continuai lavorare su altri argomenti di mio interesse, ma dopo un po’ sentii un fastidioso disagio tra ciò che stavo dipingendo e la passione ardente che provavo per i diritti degli Animali. Decisi così di mettere loro al centro del mio lavoro, per denunciare la terribile condizione in cui sono costretti nel nostro mondo antropocentrico.
Lavoro dal 2016 su una serie di disegni dal titolo “Earthlings”. Sarà composta da 18 immagini e attualmente sto lavorando a quella finale. Descrivono molti aspetti dello sfruttamento e della sofferenza degli Animali, da quelli detti “da fattoria” fino a chi viene utilizzato nella ricerca medica. I disegni sono altamente rifiniti e danno un’impressione di eleganza e calma che vanno a celare in un primo momento il loro reale contenuto. La mia intenzione è quella di far fermare e sedurre lo spettatore, per poi spingerlo a confrontarsi con argomenti provocatori e inquietanti.
Ci sono poi degli altri lavori incentrati sui diritti degli Animali, dipinti ad olio, più grandi e più complessi nel contenuto. Due riguardano la vivisezione e trattano il soggetto in un modo surreale, creando intenzionalmente una dicotomia tra il seduttivo e il sovversivo.
Ho avuto una lunga collaborazione con una galleria del centro di Londra dove ho tenuto diverse mostre personali, vendite e commissioni. Ora voglio trovare un pubblico più ampio condividendo le mie immagini sui diritti degli Animali, utilizzando anche i social media e aprendo occasionalmente il mio studio al pubblico. Entrambi sono modi per raggiungere molte più persone umane di quelle che raggiungerei solo attraverso le gallerie commerciali, riuscendo magari anche ad aprire i cuori e le menti delle persone umane.
Al momento, l’unica galleria dove continuo ad esporre è la Nicholas Treadwell Gallery di Vienna, dove è possibile mostrare lavori che sono al di fuori del mainstream.
C’è un pezzo che è più significativo per te e qual è la storia dietro ad esso?
Ho recentemente completato un dipinto ad olio chiamato Vanitas. Il titolo deriva dal detto: vanitas vanitatum omnia vanitas (vanità delle vanità, tutto è vanità).
L’immagine sembra essere figurativa e dall’aspetto realistico, ma risulta al tempo stesso surreale e disturbante, il tema sono gli orrori della vivisezione. Si vede una doppia immagine di donna, vista contemporaneamente da dietro e da davanti, nel riflesso in uno specchio. Tiene una maschera animalesca sul viso che è macchiata di sangue, come lo sono le sue mani. Intorno a lei si vedono vari Animali, tra Conigli e Ratti, sottoposti a test o confinati in contenitori. Il tutto allude alla responsabilità del soggetto, che per l’inutile richiesta di articoli da toeletta, trucco e farmaci testati sugli Animali, ha letteralmente il sangue sulle proprie mani. (Vedi immagine pubblicata)
Qual è la tua opinione sullo specismo e come questa influenza la tua vita e la tua arte?
Sono arrivata a riconoscere il concetto di specismo come parte del mio processo di cambiamento. Mi sono resa conto che io e il resto dell’umanità non siamo migliori degli altri Animali e che per molti versi, abbiamo molto da imparare dalle altre specie su come vivere in equilibrio e armonia con la natura e tra Animali stessi. Sandra Higgins (di Go Vegan World e Eden Farm Sanctuary) mi ha influenzata molto.
Questa presa di coscienza riguardo allo specismo, mi ha spinto a provare a vivere in modo più compassionevole e a non considerarmi speciale nella mia umanità.
Nella mia arte, il mio principale interesse ora è quello di raffigurare altri Animali in tutta la loro bellezza o tragedia, al fine di provare a cambiare la mentalità e il comportamento delle persone umane.
Come reagiscono le persone alla tua arte?
Ho avuto una grande quantità di risposte positive al mio nuovo lavoro. Molti vegani supportano questo tipo di artivismo e anche alcuni non vegani. Questi ultimi sono spesso persone umane che hanno difficoltà ad affrontare foto e filmati di investigazioni, trovando l’arte più accessibile, anche se spero che restino ugualmente disturbate da ciò che rappresento.
Non manca ovviamente anche un lato negativo, ci sono persone che erano molto interessate al mio lavoro, che ora non lo guardano nemmeno. Ciò dimostra ad ogni modo, che ne sto sfidando le menti represse e chiuse.
Cosa ne pensi dell’arte e del suo ruolo e importanza per focalizzare l’attenzione sullo sfruttamento animale?
Non tutti sono interessati all’arte visiva, ma questa è tutta intorno a noi in una forma o nell’altra, indipendentemente dal fatto che le persone umane si rendano conto o no. Il mondo moderno è dominato dalle immagini e gli artisti possono infiltrarsi in questa cultura portandovi idee politiche e rivoluzionarie. In un’occasione, dopo aver pubblicato uno dei miei disegni della serie “Earthlings” su Facebook, qualcuno ha commentato dicendomi che l’aveva fatto sussultare. Credo che parte del nostro ruolo di artisti sia quello di far scuotere e destabilizzare gli altri. Si possono utilizzare allegorie o il surreale, ma ciò che è più importante è raccontare la verità.
Desideri dirci qualcosa in più?
Nel mio lavoro è come se si fosse chiuso il cerchio. Ho iniziato la mia carriera con pezzi femministi arrabbiati, per poi passare ad un periodo intermedio, dove mi sono concentrata su argomenti più personali. Ora il mio soggetto sono i diritti degli Animali, il che è onesto e pertinente alla urgente necessità di cambiamento.
Intervista e traduzione a cura di Jade Monica Bello
Sito web:
www.janelewisartist.com
Social media:
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Galleria fotografica fornita dall’artista
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La gallina con la palla-uovo al piede è l’opera che preferisco. Non avresti potuto rappresentare meglio la tragedia delle galline “ovaiole”.