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Se vi ricordate, in un testo recente ho accennato all’invisibilità degli Animali non umani, come se fossi in pieno accordo con la regista Liz Marshall, e con il suo documentario The Ghosts In Our Machine. Il filmato presenta attraverso la testimonianza fotografica e i brevi commenti dell’artista Jo-Anne McArthur i due aspetti della vita Animale e le sue vicissitudini emotive assistendo ai peggiori e ai migliori momenti dei fantasmi di questa terra.
L’arma usata per documentare l’orrore e la gioia è la fotografia, Jo-Anne la impiega nel suo personale progetto We Animals iniziato nel 1999.
Lei è nel vero senso della parola un’artista animalista, è vegana da più di dieci anni, mette a disposizione della causa il suo talento per le inquadrature particolari, osserva gli Animali dal loro punto di vista e li rende protagonisti. Ammette di non essere una diretta liberatrice ma una documentatrice dei prigionieri non-umani, perché mentre la prima azione toglie la sofferenza solo ad alcuni di loro (anche se ciò rimane di fondamentale importanza e non va mai dimenticato che ogni singolo Animale desidera la libertà e ha il diritto di averla), il vero cambiamento avverrebbe con l’influenza sul sistema e a larga scala. Qui subentrano i mezzi artistici, i quali se usati con dimestichezza, possono scuotere le menti, e riuscire ad abbattere muri.
Gli animalisti dell’arte visiva liberano le vittime non-umane con l’aiuto delle immagini create in bi- o tri-dimensione, vogliono cambiare il sistema avvicinando la realtà orrorifica agli occhi di chi la connessione rifiuta di farla e di chi nelle opere cerca soltanto l’estetica. La superficiale rappresentazione degli Animali si limita a un lavoro senza un significato e “senza una condivisione di alcun indirizzo poetico o politico-animalista”1. La descrizione dell’arte animalista secondo i quattro punti cardinali delle regole prestabilite da Wildlife Art, “richiede soltanto che nelle opere sia evidente l’atteggiamento coerente nell’elaborazione, trasformazione e trasfigurazione del soggetto”2.
L’anarchia nell’arte visiva ha permesso di ridurre e di spazzare via ogni pilastro etico e buon gusto dalla scena e di mirare al successo attraverso lo scandalo dipinto con crudeltà. Su questa scia educano le scuole i futuri artisti permettendo le esecuzioni in diretta di atrocità, i filmati di massacri e idee messe in atto con lo scopo di suscitare disdegno, ma di far parlare di sé.
E’ successo nel 2003 al Victorian College of the Art, in Australia, che uno studente con la voglia di essere notato ancora prima della laurea, compia una performance spietata davanti ai suoi compagni sgozzando una Gallina. L’ordinario della facoltà rimprovera il discepolo, ma i galleristi affamati di “sangue”, in cui percepiscono una pubblicità e una sicura fonte di guadagno, lo elogiano incoraggiandolo di portare avanti il progetto sacrificando anche Animali più grandi. Quando l’educazione risulta antropocentrica e specista, la punizione per l’animalicidio manca e il crimine si ripete. A distanza di undici anni lo scenario si sposta nella caffetteria affollata della Alberta College of Art and Design a Calgary. La vittima è nuovamente una Gallina; e perché lo scandalo sia garantito, s’imbarbarisce il metodo d’assassinio: lo studente applica un lento taglio alla gola della Gallina mentre la vittima si ribellava, la fa dissanguare, le stacca la testa che appende e come finale da film dell’orrore, la lava e spenna prolungando il processo nel tempo per ottenere l’effetto desiderato.
Il caso di uno studente tedesco è analogo nell’intento di turbare, aggravando la mossa artistica con un sadismo di massa. Alla sua tesi finale allega il suo macabro progetto di mettere nelle mani di visitatori online la vita di una Pecora votando sul sito d’internet da lui programmato. Gli utenti dichiarandosi pro o contro la vita/la morte dell’innocente essere senziente hanno così un potere assoluto sulla sua esistenza, degradandola a livello di un premio ludico. La Pecora fortunatamente viene salvata, con un margine di voti davvero risicato.
La dissonanza cognitiva galoppa a velocità ancora più elevate nei ricchi salotti d’arte fino al punto da far montare un Gallo su un Vitello sotto formaldeide esposti in alto per dominare la scena di un ristorante (Tramshed – Londra).
Mi ha fatto rabbrividire un progetto orripilante uscito dalla mente dell’apatico Marco Evaristti ed esposto nel 2003 con il titolo Helena. L’esposizione consisteva in numerosi frullatori posizionati su un tavolo che fungevano da acquario per dei Pesci Rossi. Ogni elettrodomestico era stato riempito d’acqua a metà con dentro un Pesce, possibile vittima ignara della scena. La presentazione in sè fa accapponare la pelle, ma il peggio deve ancora venire. L’ideatore invita i visitatori ad abbandonare l’autocontrollo e accendere uno o più frullatori. La provocazione sarebbe servita all’autore a comprendere fino a quale punto la natura umana fosse benigna o malvagia. In nome di questo esperimento sono stati brutalmente assassinati due Pesci Rossi per mano di uno spettatore. Nonostante il caso sia finito in tribunale, il gallerista difese lo scempio appellandosi alla libertà dell’espressione artistica3.
L’episodio di cui sopra rappresenta perfettamente l’arte avida di denaro a discapito degli indifesi, ben diversa dalle opere etiche degli artisti che rappresentano purtroppo una minoranza, tenute appositamente nell’ombra. Anche questo mondo, come tanti altri campi della società umana, è spaccato in due grandi categorie tra artisti machiavellici, ricchi perché sono scesi a compromessi, senza etica e compassione e i veri operai d’arte che mirano all’affermazione emulando le mosse dei personaggi famosi del settore. In questo ambiente purtroppo gli artisti attivi sul fronte animalista sono una sparuta minoranza, costretti a combattere sia contro gli artisti e i galleristi senza scrupoli, sia per il riconoscimento del pubblico. Jo-Anne è un esempio perfetto di come si possano usare le immagini artistiche per scopi informativo-educativi e allo stesso tempo rimanere nel tempio sacro dell’arte sana, priva di speculazioni sulla pelle degli esseri senzienti. Lei riesce a raccogliere denaro a sufficienza dai diritti d’autore sulle sue foto, da permettersi di investigare viaggiando in diversi continenti per sei mesi all’anno. Le foto scattate durante i viaggi vengono esposte, acquistate e l’introito impiegato per finanziare i rifugi, i santuari visitate da lei stessa. Un’aiuto in cambio di ricarica d’energia positiva perché i fantasmi possano continuare ad essere ambasciatori dei più sfortunati e spargere la speranza in un’era migliore.
Infine vorrei domandarvi, care spettatrici e cari spettatori delle esibizioni non-sense, per quale motivo sia così difficile compiere atti compassionevoli staccando la spina di un frullatore anziché accenderlo e uccidere un Animale, tagliando la corda del povero Natividad (Vittima d’arte) e non assistere alla sua agonia, opporsi e dire no a queste follie, perché l’eroe si riconosce nell’attivismo a favore dell’oppresso e non nella passiva osservazione che lo rende complice delle barbarie. Schierarsi dalla parte dei deboli senza diritti non equivale a una disgrazia, anzi è segno di un’anima valorosa, ed è proprio questo che serve per ribilanciare l’arte visiva, guardando sempre nel verso del giusto peso e della giusta misura. Quindi, create arte per poterne fare attivamente e positivamente parte!
Dóra Zambó
Dicembre 2014
Note:
1) www.undo.net/it/mostra/11703
2) ibidem
3) www.huffingtonpost.com/2012/11/13/artists-vs-animals-15-art_n_2124816.html
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Purtroppo anche La Biennale, che dovrebbe fare cultura, spesso compie operazioni di grande incultura, in particolare verso gli animali. Proprio ieri ho ritrovato vecchia articoli di stampa di più di vent’anni fa (giugno 1993): avevo denunciato tale istituzione perché aveva esposto una sorta di teca in cui era imprigionate delle formiche. C’è stata l’archiviazione ma la cosa e’ andata sulla prima pagina anche de Il Corriere della Sera, perché sembrava quasi da pazzi fare una denuncia per delle formiche. E negli anni seguenti – anche in questi pur se la sensibilità e’ ben accresciuta – diversi altri miei esposti per le varie
performance assassine o quantomeno irrispettose.
Cara Cristina, grazie del tuo commento.
La Biennale non è altro che un investimento artistico da milioni. Mentre noi nel nostro piccolo cerchiamo di combattere lo specismo e l´apatia degli uomini d`affari trasformati in artisti, quest`ultimi espongono Colombe impagliate, Elefanti vivi dipinti e ridicolizzati, Maiali tatuati… Loro sono sostenuti dai galleristi e si permettono di calpestare ogni buon senso in nome dell`arte.
Ho partecipato anch`io alla Biennale nel 2011 con la mia opera “downer”, una mucca grigia in stoffa, ma contemporaneamente alla mia protesta in favore degli Animali sul cornicione degli edifici si trovavano le centinaia di colombe tassidermizzate di Maurizio Cattelan.
Questo fatto mi ha rattristato ma non mi ha scoraggiato, anzi… L`unica chance per migliorare il fronte animalista nell`arte visiva è di esporre ed esporre ancora le opere che elaborano la tematica e stuzzicano le menti, smuovono le acque nella giusta direzione per gli ambasciatori degli Animali e per gli Animali non-umani stessi. Fare arte – scultura, musica o danza che sia – può essere un valido metodo di educazione antispecista.
L’arte ha spesso offerto spettacoli osceni con protagonisti gli animali. A guardare il 2014, ricordo bene Icastica 2014 ad Arezzo con l’esposizione di Damien Hirst. Ricordo che se n’è occupata anche Veganzetta.
Un’altra trovata è stata l’esposizione di circa 200 farfalle vive da parte del negozio di abbigliamento LUISAVIAROMA di Firenze, avvenuta per vari giorni, a Giugno http://video.repubblica.it/edizione/firenze/pitti-l-installazione-delle-farfalle-fa-arrabbiare-gli-animalisti/169240/167719
Ammiro molto gli artisti vegan, mai riconosciuti abbastanza.
Salve, sono nuova e ho letto l’interessante articolo riguardo l’arte animalista. In questo periodo sto preparando un esame di storia dell’arte contemporanea attenzionando il tema dello specismo e dell’antispecismo e mi chiedevo dove potessi trovare degli artisti sia specisti che antispecisti, cosi da creare sopra un’analisi dell’arte completa. Grazie a chi mi aiuterà.
Ciao Oriana,
Benvenuta su Veganzetta.
Puoi trovare una lista di artiste e artisti che trattano temi sul veganismo e l’antispecismo qui: https://www.veganzetta.org/arteveganzetta/
Per quanto riguarda gli artisti specisti non hai che l’imbarazzo della scelta dato che purtroppo sono la maggioranza, basta consultare qualsiasi testo o sito web d’arte.