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Il corteo antispecista che vorremmo dovrebbe essere un corteo coeso, compatto e deciso, un corteo pieno di cartelloni, frasi e testi inneggianti alla liberazione animale e alla fine dello specismo della società umana; dovrebbe essere un corteo di persone umane libere e informate, che leggono, che pensano, che si scambiamo opinioni e idee, che si confrontano e – perché no? – che si scontrano per sostenere un’idea, ma sempre tenendo presente l’obiettivo finale, e sempre con la consapevolezza che mai nessun fine giustifica i mezzi.
Il corteo antispecista che vorremmo non è quello che si è tenuto a Correzzana il 20 ottobre 2012 contro il lager di Animali della Harlan: perché nonostante a tale corteo abbiano partecipato molte persone consapevoli e sinceramente spinte dal desiderio della lotta antispecista, esso è stato teatro di azioni e di comportamenti assolutamente inaccettabili. A poco serve dire che in definitiva coloro che si sono comportati da perfetti idioti erano una sparuta minoranza, perché anche solo una persona che urla “nelle foibe c’è ancora posto” è un idiota di troppo. Anche solo una persona umana tra mille che alza le mani per spingere o picchiare qualcuno, è un idiota di troppo.
E questo perché l’antispecismo è un’idea rivoluzionaria che intende cambiare alla radice la società umana, e per farlo non può, non deve, adottare gli stessi metodi di chi intende combattere: l’attacco violento. Inneggiare alle foibe è vergognoso e in assoluta antitesi con il pensiero antispecista. Picchiare qualcuno è stupido e contrario alla visione antispecista, perché è una pratica di dominio, una pratica atta ad offendere e sottomettere, a controllare e neutralizzare, non a difendersi e a liberare. Il cambiamento deve avvenire per primo nelle nostre menti.
Il corteo antispecista che vorremmo non ha bisogno dell’”assistenza” di chi non è antispecista per gestire l’evento, dovrebbe gestirsi da solo: dovrebbe essere gestito da persone profondamente convinte del messaggio che tale corteo deve veicolare, persone quindi che non si comporterebbero esattamente come i fascisti che intendono allontanare.
Ma il corteo che vorremmo dovrebbe anche essere pieno d’individui consapevoli, e non di persone che partecipano senza un minimo d’informazione o di visione critica, o di persone disposte a collaborare con chiunque perché “agli animali non frega nulla della politica”. E invece agli Animali frega eccome della politica, perché è per colpa di questa società umana in cui siamo immersi, delle scelte individuali e collettive, delle tradizioni e delle consuetudini violente, delle visioni antropocentriche e del dominio che siamo abituati a esercitare, che soffrono e crepano tutti i giorni. La nostra politica è di continua guerra con chi non è come noi.
Pertanto la “politica” umana interessa eccome chi la subisce a prescindere che sia Umano o meno perché ne è sempre vittima. La pratica antispecista è politica, e come tale, tende a influenzare la società umana per renderla libera ed egualitaria, lo si è detto mille e mille volte, chi ancora non lo ha capito è perché non lo vuole capire.
Al corteo antispecista che vorremmo ci dovrebbe essere sempre chi introduce la manifestazione, spiegando perché si è deciso di farla e quali sono i principi che la sorreggono e la rendono possibile. Come dovrebbe esserci sempre chi ascolta e formula un proprio pensiero, un giudizio, su tali motivazioni approfondendole, facendole proprie e propagandandole; ci dovrebbe essere sempre una riunione collettiva aperta a chiunque, in strada, in piazza, per terra, dove discutere, confrontarsi e acquisire consapevolezza e radicalità.
Al corteo antispecista che vorremmo non dovrebbero partecipare fascisti, simpatizzanti della destra, autoritari, qualunquisti e denigratori, come non dovrebbe partecipare chi sfrutta tali occasioni per cercare notorietà, ribalta mediatica, voti, o semplicemente vuole solo menar le mani. I politicanti di professione, gli opportunisti e i provocatori dovrebbero tenersene alla larga, e se così non fosse dovrebbero essere allontanati con decisione, ma senza violenza o senza dar loro l’opportunità di mettersi in mostra, perché di queste meschinità, di questo qualunquismo e populismo da bar dello sport non abbiamo bisogno.
Questo è quello che vorremmo, e che in gran parte non è avvenuto a Correzzana, ed è per questo che in quanto soggetti antispecisti riteniamo doveroso prendere le distanze da quanto accaduto: da chi sfruttando la volontà di liberare gli Animali dalla schiavitù ha approfittato per scendere in piazza a picchiare e a urlare frasi vergognose, e da chi ha tentato di prendere parte ad una manifestazione con chiari intenti provocatori o tentando di veicolare messaggi lontani dal sentire antispecista.
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http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/11/29/antispecismo-e-antifascismo/
C’erano nazifascisti? Magari avevano anche la divisa da SS. Conservare la memoria storica è un conto, alimentare costrutti mentali sganciati dalla realtà è un altro. Sono coloro che strumentalizzano la sofferenza degli animali per imporre negli ambienti animalisti il proprio credo politico antropocentrico a dover restarsene a casa. Svastiche non se ne sono viste. Si sono sentiti, però, cori vergognosi e s’è vista l’ignobile caccia alle streghe che s’è scatenata! Sono stati i nazifascisti a prendere a calci un cane presumendolo compagno di un anarchico o di un comunista? Sono stati i nazifascisti ad aggredire manifestanti anche fuori dal corteo? La violenza INGIUSTIFICABILE che c’è stata non è stata posta in essere dai presunti “nazifascisti”. I fatti parlano chiaro.
Alcuni fatti parlano chiaro, e come già abbiamo ben evidenziato ci sono stati vari episodi che non esitiamo a considerare vergognosi, allo stesso modo, però, come antispecisti denunciamo le più che evidenti infiltrazioni in cortei e manifestazioni antispeciste di singoli e gruppi che appartengono a schieramenti politici, che fanno riferimento a ideologie o a visioni della vita che nulla hanno a che vedere con l’antispecismo. Di tatuaggi con croci celtiche e simboli direttamente riconducibili a gruppi o idee fasciste se ne sono visti di recente, eccome. Questo è tanto preoccupante quanto lo è la reazione di chi per allontanare tali individui si comporta esattamente come si comporterebbero loro.
L’antispecismo non è un fenomeno usa-e-getta per chi vuole avere un paloscenico mediatico o crearsi un seguito, a prescindere che sia fascista, antifascista, comunista o democristiano. La violenza utilizzata per imporre la propria ragione non è mai giustificabile.