Il Capriolo


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Francesco Cortonesi ci invia un bel racconto breve dal titolo “Il Capriolo”. Buona lettura.


Questo breve racconto è stato selezionato per essere pubblicato nell’antologia Orrore al Sole 2016. A farmelo venire in mente è stata questa fotografia di George Shiras scattata nel 1889. Guardandola ho pensato che se mai un giorno un dio ipotetico degli Animali dovesse decidere di venire sulla Terra prenderebbe probabilmente le forme di un Capriolo che ci guarda dai margini del bosco. Un dio che poi avrebbe tanti buoni motivi per spingerci a fare quello che stanno per fare i protagonisti di questa storia…

Il Capriolo

Il paese era in fermento per la sagra della selvaggina. Ogni anno, alla fine dell’estate arrivavano dalle nostre parti migliaia di persone provenienti da tutta la regione, anche perché la sagra segnava l’inizio della stagione venatoria in una zona in cui la caccia era considerata lo sport per definizione. Noi ci sedemmo su una panchina del terzo binario per guardare i treni passare. Il tempo stava cambiando. L’aria si era fatta più fresca e nel giro di qualche settimana ci saremmo ritrovati a parlare ancora una volta nella nostra vita, di quanto le giornate si fossero accorciate, di come stesse per arrivare di nuovo l’inverno. Ciò che eravamo stati e che in parte eravamo ancora stava sfilando via proprio come la bella stagione. Nel frattempo la scuola sarebbe ricominciata e noi avremmo ripreso il nostro posto dietro la cattedra, vecchi insegnanti ormai logori e a un passo dalla pensione. “Non credi che dovremmo dirlo a qualcuno?” disse Anna stringendomi la mano e continuando a guardare i binari, dove un piccione zampettava, beccando qua e là. “Non possiamo essere noi a decidere.” “Però potremmo provare a chiederglielo.” “Potremmo provare.” “Si,” disse Anna, “questa sera appena tornati a casa”.

Quando rientrammo, il sole stava ormai per tramontare dietro la collina. All’orizzonte una fetta di cielo era pennellata di rosso fuoco. Fumammo una sigaretta sotto il portico e ci chiedemmo se forse non avremmo fatto meglio a lasciar perdere. Poi però decidemmo di rientrare e chiudemmo la porta a chiave. Facendo molta attenzione entrammo nella stanza degli ospiti. Le armi erano ammassate sul tavolo. Il capriolo era accucciato sul letto. Ci inginocchiammo e ascoltammo a mani giunte le sue parole. C’impedì di fare domande ma ci promise che l’estate questa volta sarebbe durata in eterno…

Francesco Cortonesi


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