I Maiali, Gianna Nannini, la polizia e il vetro oscuro


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4 minuti

Poliziotti raffigurati come Maiali videoclip Gianna Nannini

Da vittima a carnefice, l’Animale è usato per l’ennesima volta come specchio delle miserie umane.
Adesso è il turno di un’artista che si è sempre dichiarata anticonformista, contro corrente e ora anche ambientalista, e addirittura anticapitalista e anticonsumista (per quanto lo possa essere una rockstar milionaria e mainstream). Nel video dell’ultimo brano di Gianna Nannini – L’aria sta finendo1, animazione al rotoscopio che si deve allo sforzo demiurgico del videomaker Luca Lumaca – i Maiali sostituiscono un’umanità violenta, razzista, ributtante e colpevole: presi a simbolo da Nannini, novella fustigatrice di comportamenti distruttivi che tutti denunciano e che però nessuno vuole cambiare, di «forme di potere degenerate e non umane».
I personaggi emblematici dei poliziotti, che con teste suine infieriscono su un uomo d’origine africana (richiamando la vicenda di George Floyd ucciso da agenti statunitensi durante l’arresto il 25 maggio 2020 a Minneapolis), hanno suscitato la reazione indignata di sindacati, istituzioni e rappresentanti delle forze dell’ordine. Eh no! essere disegnati come Maiali è uno scandalo. Mentre a guardar bene il vero scandalo sarebbe pestare a morte un cittadino indifeso, chiunque sia.

Un video ecologista?

Non è questa la sede per commentare le qualità artistiche e musicali del video L’aria sta finendo (e nemmeno ci interessa farlo). E’ chiaro che la rockstar senese vuole attirare l’attenzione e far riflettere; mescola insieme la violenza di Stato, il razzismo, lo strapotere del denaro, l’alienazione da smartphone, il consumismo, la guerra, l’onnipresenza della plastica e chi più ne ha più ne metta. Riuscendo di sicuro a stimolare delle domande. Che c’entra il disegnino un po’ infantile sulla teoria dell’evoluzione con la devastazione del pianeta? Che c’entra un gruppo di Scimmie con un esercito umano armato fino ai denti? Che c’entra il povero Unicorno che cade a terra morto stecchito per un proiettile sparato a bruciapelo? Una cosa è sicura: gli Animali vengono usati solo per definire la brutalità o al massimo come allegoria. Proprio gli Animali che sono in sintonia con il pianeta Terra, che non torturano e non uccidono senza motivo, che non conoscono il razzismo e non sono interessati al denaro. E tra tutti gli Animali, per dipingere la violenza e la volgarità, sono stati scelti i Maiali.

Una storia di sangue

Il Maiale come noi lo conosciamo non esiste in Natura. E’ un ibrido ottenuto probabilmente dai Suini selvatici. Il Maiale non è un predatore, non uccide quotidianamente. Chi ha la fortuna di vivere con loro senza sfruttarli, di amarli e rispettarli come individui, sa che i Maiali hanno un carattere generoso e allegro, amano godersi la vita, non combattere, sono tutt’altro che egoisti, sono puliti e pacifici. Il Maiale non è violento però ha un destino di sangue, il proprio, come vittima. I Maiali sono massacrati da millenni, sgozzati senza pietà, ancora oggi muoiono urlando soffocati nel loro stesso sangue. Questa è la realtà che ogni contadino conosce e che la società “civile” umana si rifiuta di vedere. Altro che poliziotti spietati e vigliacchi. Il Maiale non è come gli Umani amano immaginarlo: è forse colpa di George Orwell con i sui Maiali più uguali degli altri, personaggi negativi del famosissimo pamphlet La Fattoria degli Animali? O di una certa stampa che sottolinea come alcune vittime di omicidi vengano date in pasto ai Maiali per farne sparire i cadaveri (sono spesso solo ipotesi ad effetto: sarebbe altrettanto plausibile che per dissolvere le tracce fossero stati usati l’acido, la calce viva, un pozzo, il mare, o le fondamenta di qualche palazzo ecc.). O è prevalsa l’iconografia cristiana (ma non solo) che li ha caricati di ogni vizio, dalla gola alla lussuria?
In modo poco lusinghiero, si dice “sei un maiale” se mangi troppo o hai istinti sessuali irrefrenabili. C’è poi il porco ed è la stessa solfa, ma più dispregiativa se possibile e tanto caro alla retorica del movimento #MeToo. In alcune culture i Maiali però portano fortuna e denaro (vedi anche il salvadanaio a forma di porcellino), in altre sono addirittura incarnazione del demonio, in tutte vengono sfruttati e uccisi. Usati anche per la vivisezione, nei crash test, come depositi viventi di organi di ricambio per xenotrapianti. E fatti in più oggetto di scherno, insulto, dileggio e ingiustizia: sempre per questa ipocrita abitudine di noi Umani di attribuire agli altri i vizi propri, e di dare così una giustificazione al massacro millenario di questi esseri senzienti.

Il buco e la toppa

Tornando a Gianna Nannini e al suo videoclip che ha sollevato un vero polverone. Vale la pena sottolineare una dichiarazione tra le tante da parte di rappresentanti di organi della polizia:

«Riteniamo questa trovata davvero vergognosa per più motivi perché gli agenti che si accaniscono su presunte vittime inermi sono disegnati con un’uniforme che richiama con chiarezza quella della polizia italiana e soprattutto perché sono raffigurati con facce di maiali. È un grave oltraggio che calpesta la dignità di migliaia e migliaia di donne e uomini che servono lo Stato e i cittadini con onestà e con coraggio»2.

La cantante non è certo stata zitta:

«Non posso credere che una canzone d’amore come L’aria sta finendo scateni tutto questo odio. La musica ha i suoi messaggi e così i video che li rappresentano. L’Arte è uno stato indipendente – ha detto Gianna Nannini – Nessuno di noi, e me per prima sia chiaro, vuole offendere la polizia e chi rischia ogni giorno la propria vita, ma nemmeno vogliamo che un altro essere umano abusi del proprio potere. Purtroppo siamo tutti a conoscenza di tragici episodi in cui è capitato, vedi il caso di George Floyd negli USA. È per questo che nel video alcune istituzioni vengono raffigurate, per esempio, con volti di maiali e non di persone: proprio per evidenziare forme di potere degenerate e non umane. Love and peace sempre. Gianna»3.

Insomma la toppa è vergognosamente peggiore del buco; quale sarebbe il nesso con i Maiali è difficile da capire: le forme di potere degenerate e non umane sono tipiche dei Suini? O non è forse vero il contrario, che il potere (degenerato e non) fa gola solo e unicamente agli Umani, e che i Maiali questo potere lo subiscono sulla propria pelle ogni giorno?

Ancora una volta l’Umano guarda in un vetro oscuro dove non può vedere gli Animali, ma solo sé stesso.

Costanza Troini

Note:

1) Video L’aria sta finendo: https://youtu.be/sRMEXYNODVM
2) www.huffingtonpost.it/entry/sindacati-di-polizia-contro-il-videoclip-di-gianna-nannini-oltraggioso-si-scusi_it_60017283c5b6ffcab9637a0d?utm_hp_ref=it-homepage
3) Ibidem


Immagine di apertura tratta dal video ufficiale “L’aria sta finendo” di Gianna Nannini.


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13 Commenti
  1. Andrea Grasselli ha scritto:

    Ottimo articolo!
    Che tristezza anche la Nannini…

    17 Gennaio, 2021
    Rispondi
    • Costanza Troini ha scritto:

      Grazie. È vero, è sempre una delusione quando un personaggio normalmente non allineato cade nella trappola del luogo comune più squallido e consunto. Del resto nella trappola dello specismo finiscono quasi tutti. Ci finiamo quasi tutti. Ma c’è appunto chi ci finisce e si accontenta, e chi invece si dibatte, ne esce e cambia.

      18 Gennaio, 2021
      Rispondi
  2. Porco rosso ha scritto:

    “La trasformazione del maiale in simbolo di lussuria è accanimento che potenzia la sua diffamazione e giustifica ulteriormente gli orrori di cui lo rendiamo vittima. L’atteggiamento del movimento #metoo contro le molestie sessuali, in tutto questo, lascia sconcertati: nel corso della settimana della moda di New York, il 10 febbraio, la stilista francese Myriam Chalek, direttrice creativa di American Wardrobe, ha fatto sfilare modelle, alcune delle quali accessoriate con ali a riferimento di donne angelicate, ammanettate a uomini, i loro violentatori, il cui viso era coperto da maschere di maiale: queste rappresentazioni accompagnate da slogan del tipo #balancetonporc, #denunciailtuomaiale, #fanculomaiale, ripresi in questi giorni dal quotidiano tedesco, sono insulti non ai molestatori, non ai maiali, ma all’intelligenza di ognuno. Non c’è niente di nuovo sotto quel sole che splendeva già nel Medio Evo: in alcuni Musei della Tortura, che vanno prolificando in tutta Italia, è possibile vedere la Maschera d’infamia: si tratta di una delle cosiddette Maschere di Derisione, che aveva la forma di testa di maiale oppure di asino, che doveva essere indossata dal condannato di turno per umiliarlo pubblicamente; era un supplizio psicologico usato per privare della dignità la vittima, aggiungendo il dileggio al supplizio vero e proprio, che veniva consumato sotto la maschera stessa. A fondo bisognerebbe riflettere sul fatto che il pubblico, lungi dal provare un qualunque moto di ribellione contro tale accanimento, infieriva ergendosi a fustigatore: secondo un meccanismo psicologico dalla valenza dirompente, considerare l’altro meritevole del castigo, impedisce pietà ed empatia.
    Il fatto che oggi le donne, donne fiere, vittime rinforzate, sopravvissute indomabili, alla ricerca della propria dignità e della condanna di chi cerca di insidiarla, usino l’accostamento maiale–lussuria lascia basiti: conoscenze, o meglio ignoranze etologiche a parte, nessun movimento può condurre una battaglia per i propri diritti calpestando ferocemente quelli di altri, che sono sempre ancora un po’ più deboli: e il primo diritto è quello al rispetto. La strada per la consapevolezza è lunghissima, è evidente; nel percorso non è però tollerabile che i più torturati, dileggiati, oppressi tra gli animali debbano prendere su di sé il peso e la condanna di delitti altrui: perché l’ulteriore diffamazione di cui sono oggetto non farà che ricacciarli ancora un po’ più giù nella scala dei diritti, il cui fondo non sembra mai raggiunto. Il modello così proposto si allontana da quello rispettoso, ugualitario, pacifico per riproporre quello abusato di carnefice e vittima, in cui dietro l’obiettivo consapevole di porre riparo all’ingiustizia si intravede una per quanto inconscia accettazione dei rapporti di potere. Tutto questo non fa che confermare che nessuna visione della vita che non contenga al proprio interno gli altri animali non può che essere parziale e ingiusta nel momento stesso in cui si ferma ai confini illusori dell’umano. E con colpevole dimenticanza ignora il ruolo che le donne individualmente e politicamente hanno rivestito nella storia passata e recente nel farsi carico della questione animale, che hanno accostato a quella femminile, in nome della loro empatia, dei loro convincimenti, della loro capacità, anche, di “sentirsi tutt’uno col dolore degli altri”: lo diceva Rosa Luxembourg che non era Myriam Chalek, dallo strazio del carcere di Bratislava, che non era una passerella di moda di New York city.”

    https://www.animal-law.it/rivista-diritti-animali/opinioni/metoo-e-la-diffamazione-del-maiale/2/

    17 Gennaio, 2021
    Rispondi
    • Costanza Troini ha scritto:

      Grazie per il commento molto interessante e articolato. La settimana della moda in questione era quella del 2018, per la cronaca. Personalmente non mi trovo in sintonia con il movimento metoo, e non solo personalmente (ideologicamente spiritualmente etc…). Non mi stupisce che abbia atteggiamenti estremamente specisti, perché non mi sembra abbia delle basi solide; noto però che proprio questo suo essere innocuo lo porta un po’ ovunque dove tira il vento.
      Quanto agli Animali veri e quelli presunti che l’umano ama raccontarsi, è una storia antichissima (da Esopo, alle Rane, agli Uccelli dei Greci, al Lupo cattivo delle fiabe, infiniti gli esempi) e purtroppo s’intreccia con lo sfruttamento, la violenza, il pregiudizio, l’odio e la persecuzione. È un argomento davvero vasto con il quale Veganzetta si è spesso confrontata con il consueto rigore.

      18 Gennaio, 2021
      Rispondi
    • Cereal Killer ha scritto:

      Grazie mille Porco rosso per la puntualizzazione sul movimento MeToo.
      Non c’è’ molto da aggiungere a quanto scritto, se non che c’è dell’incomprensibile nell’agire di parte del movimento antispecista contemporaneo, che si ostina a tessere collegamento e collaborazioni con movimenti del genere.
      Per chi desidera leggere l’articolo intero (a firma di Annamaria Manzoni) lo può trovare qui: https://www.animal-law.it/rivista-diritti-animali/opinioni/metoo-e-la-diffamazione-del-maiale

      18 Gennaio, 2021
      Rispondi
  3. Augusta Graglia ha scritto:

    Costanza Troini ha espresso quello che la media (voglio essere ottimista) delle persone senzienti pensa, ma che non sa dire cosí bene.Brava!
    Augusta Graglia

    18 Gennaio, 2021
    Rispondi
    • Costanza Troini ha scritto:

      Grazie infinite. Penso che la media lo sappia scrivere meglio di me ma forse non ne ha il tempo! Però, non so se qui esprimo un sentire comune o meno, riflettere e parlare di Animali, della “questione animale”, è spesso doloroso e poco gratificante. Per fortuna ho dalla mia pochissimi, ma validi, interlocutori che hanno la pazienza di leggermi, ascoltarmi e soprattutto aiutarmi. Spero che gli Animali siano sempre più al centro di questo confronto tra umani senzienti.

      18 Gennaio, 2021
      Rispondi
  4. Paola Re ha scritto:

    Bravissima Costanza.
    Avrei voluto aggiungere pure io considerazioni sul movimento metoo ma lo ha fatto in modo esaustivo qualcun altro. Anch’io, come te, non mi trovo in sintonia con quel movimento come con quello dei black lives matter. E’ inaccettabile schierarsi contro sessismo e razzismo restando specista perché è come ignorare la radice del problema. E i problemi si risolvono alla radice.
    Al tuo articolo profondo e intelligente, aggiungo una chicca che riguarda Gianna Nannini. Era l’anno 2016 e queste sono le sue dichiarazioni a proposito del palio di Siena. http://www.huffingtonpost.it/2016/01/22/nannini-palio-regina_n_9047626.html?utm_hp_ref=italy&ir=Italy “L’amore per i cavalli e la tradizione dell’antico Palio di Siena avevano spinto la regina Elisabetta a contattare l’organizzazione della celebre “carriera”. Il desiderio di Elisabetta II era vedere più da vicino, e precisamente all’interno dei giardini del Castello di Windsor, in occasione del suo novantesimo compleanno, le contrade esibirsi. (…) Ma, il sindaco della città Bruno Valentini ha rimbalzato formalmente l’invito “per motivi sostanzialmente organizzativi, ma anche etici”. Interviene sull’accesa diatriba anche Gianna Nannini che a La Stampa dichiara: “Tocca farsi possedere dal Palio. Elisabetta, lei mi è sempre sembrata una Regina molto rock, e allora dovrebbe venire da noi e – mi si permetta la frase un po’ forte – dovrebbe farsi possedere dall’atmosfera, dall’amore dei contradaioli per i loro simboli, per il cavallo, il fantino, le tradizioni e le tante, piccole o grandi cose che animano l’attesa, infuocano la gara, esplodono con la vittoria (noo!! Alleggeriscono il peso della sconfitta)”. (…) “So che mi è difficile trasferire a Sua Maestà il concetto di “trance” ma è di questo che si tratta. Quando si assiste al Palio – io sono dell’Oca e anche se sono in giro per il mondo non me ne perdo uno – si entra involontariamente in una specie di trance, un’emozione che può capire chi ci è nato e solo in parte chi l’ha vissuta. È uno stato della mente che ti porta a soffrire e a gioire insieme a chi ti sta intorno. Parecchi antropologi sono venuti in città per studiare il fenomeno che non si spiega se non con la frequentazione” (…) “Dico di più, se lei vorrà venirci a trovare e assistere a un Palio dal balcone del Municipio, prometto che le farei da accompagnatrice per tutto il tempo, ma a un patto. Dovrà entrare in chiesa alla benedizione del cavallo, so che ama i cavalli tanto quanto noi senesi, mangiare alla tavolata in contrada e vivere la festa dall’inizio alla fine”.
    Su una cosa ha ragione la nostra artista. Ci vuole uno studio antropologico ma ci vuole per spiegare il pathos tribale da PAL-I-OLITICO che avvolge lei e la gente del palio.

    18 Gennaio, 2021
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Grazie mille Paola per questa notizia sul soggetto in questione, che non fa altro che avvalorare quanto scritto da Costanza nel suo articolo.

      18 Gennaio, 2021
      Rispondi
    • Costanza Troini ha scritto:

      Bravissima Paola, hai centrato il problema. Il problema dell’immersione profonda in certi “fenomeni” di campanilismo. Gli strumenti antropologici ci indicano che la cultura si assume “con il latte materno”. E purtroppo anche l’abitudine a considerare gli Animali come proprietà. Poi però si può vedere il mondo con altri occhi. Se i senesi vedessero il mondo con gli occhi dei Cavalli (tra gli Animali più sfruttati e abusati ancora oggi) sarebbero più liberi da certi condizionamenti. E liberissimi di onorare il loro palio senza episodi cruenti e ingiusti. Grazie infinite per il commento.

      18 Gennaio, 2021
      Rispondi
  5. Luigi ha scritto:

    Articolo che condivido al 100% e ricco di spunti. Mi ha fatto molto riflettere il richiamo alla retorica usata dai giornali sull’uso mafioso del gettare in pasto ai maiali le proprie vittime. Qui vediamo il massimo della potenza dell’immaginario specista: l’essere umano non è solo annientato dall’acido o dal cemento, ma sottoposto ad una umiliazione aggiuntiva, ovvero quella di essere dilaniato da una specie che in genere è soggiogata e sottomessa, ovvero quella dei maiali. Si legittima dunque questa sottomissione e si lascia l’insinuazione che, se potessero, i maiali farebbero proprio come facciamo noi umani: ci sbranerebbero tutti! Mi ha fatto molto piacere dunque leggere la demistificazione di questa retorica specista, così come tutte le altre che vengono presentate nell’articolo, dalle violenze poliziesche a quelle sessiste e patriarcali. Grazie e un caro saluto.

    21 Gennaio, 2021
    Rispondi
    • Veganzetta ha scritto:

      Dare qualcuno “in pasto ai maiali” è oltre che un atto barbaro, anche un ulteriore segno di disprezzo non solo della vittima umana che finisce in pasto al più deriso e disprezzato degli Animali, ma anche per i Maiali stessi che ancora una volta vengono usati per far sparire le prove di un crimine. Peraltro non è che i Maiali di propria spontanea volontà aggrediscano un Umano per cibarsene, accade quando sono stati affamati per lunghi periodi costringendoli a fare ciò che nelle loro stesse condizioni anche noi finiremmo per fare.

      21 Gennaio, 2021
      Rispondi
  6. Costanza Troini ha scritto:

    Grazie a te Luigi per la tua vista acuta! Ho ricevuto commenti che sono tutti più intelligenti e acuti delle mie osservazioni.
    Tornando all’antropofagia, un esempio infantile è quello degli Squali: pochissime persone sono attaccate o addirittura mangiate da questi meravigliosi pesci, si contano sulla punta delle dita (espressione specista!) Invece sono forse milioni gli Squali mutilati e sbranati dalle persone. E qual è il terrore? Quello di incontrarne uno, anzi che ci venga a prendere fin sulla battigia.
    Nel campo della cronaca nera poi il macabro è funzionale alla diffusione della notizia, si lega in qualche modo alle oscure paure che ci portiamo dentro, ma questo potrebbe essere un capitolo a parte.

    21 Gennaio, 2021
    Rispondi

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