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Purtroppo Hvladimir, il Beluga “spia” dei russi di cui vi stiamo raccontando l’incredibile storia su Veganzetta, è stato ferito di nuovo.
Lo scrivono volontarie e volontari di OneWhale che lo stanno monitorando da quasi due anni, pubblicandone la foto. Questa volta si tratta di un trauma da corpo contundente. Uno dei consulenti veterinari di OneWhale ha confermato che probabilmente è stato causato da un intreccio di corde o dal contatto con un’imbarcazione.
Essendo molto confidente, Hvaldimir trascorre la maggior parte del suo tempo a giocare con le gomene intorno all’allevamento di Salmoni della zona, oltre a nuotare accanto ai grandi pescherecci industriali. La ferita non sembra limitarlo nel movimento, però appare meno attivo e socievole di prima, quindi è possibile che stia provando un dolore abbastanza insistente. Comunque, non si tratta, per fortuna di nulla di veramente grave, ma è l’ennesimo episodio che ci dimostra quanto la sua vita sia a rischio. In Norvegia, in questo momento, le persone umane attiviste per i diritti degli animali sono divise in due fazioni: chi sostiene che Hvaldimir dovrebbe condurre la sua vita liberamente, anche a costo di qualche inevitabile rischio e chi, come OneWhale, sostiene la necessità di costruire al più presto un Santuario per Mammiferi marini in un fiordo della zona. La possibilità concreta di realizzarlo esiste, il governo norvegese avrebbe già dato il “via libera”, anche se si tratta di un lavoro non semplice che occorre iniziare quanto prima.
Sinceramente crediamo che Hvaldimir stia correndo troppi rischi e che forse la scelta del Santuario sia la migliore per lui. Si tratta di un Beluga cresciuto con l’Umano, del quale non sembra volerne fare a meno e questo purtroppo mette in pericolo la sua vita. Ancora una volta ci troviamo davanti al difficile problema degli Animali cresciuti in cattività che, purtroppo, in alcuni casi, anche se liberati, non riescono più a tornare alla vita naturale. Inoltre la storia di Hvaldimir ci dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia estremamente sbagliato interagire con gli Animali selvatici che, una volta abituatisi all’Umano, purtroppo vanno incontro a rischi enormi.
Appena ci saranno altre novità vi aggiorneremo.
Francesco Cortonesi
Fotografia in apertura: Le ferite di Hvaldimir evidenziate, fonte OneWhale
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I contributi di Francesco Cortonesi sono sempre interessanti per me, condivido, riguardo a quest’ultimo soprattutto l’osservazione finale, purtroppo gli Animali selvatici, come pure quelli “domestici” vivendo a contatto con gli umani sono sempre più esposti a rischi e stravolgimenti che tale vicinanza implica. Nella migliore delle ipotesi, non hanno un luogo per la loro esistenza degno di essere tale, al massimo stanno nei non luoghi, la reclusione delle città asfaltate e i sempre più inospitali per loro, mi riferisco a cani, gatti, passeri ecc.
Gli Animali selvatici, siano essi lupi cinghiali orsi, le nutrie, sempre più spesso sembrano destinati a diventare preda dei fantasmi che gli umani creano per negare l’origine e la ragione della loro stessa esistenza tramutandoli nei mostri sanguinari dei loro peggiori incubi. Emblematico in tal senso uno dei bellissimi Shorts di Vitaliano Trevisan, autore morto suicida un anno fa, “Lupo”, del 1995, dove, secondo me, si enuclea
in modo esemplare, l’origine del rapporto con “il mostro”, e come, di fatto, sia nascosta nelle pieghe della propria pelle, al di là del mito dell’innocenza, la vittima, contrariamente a ciò che si evince dalle cronache, non è mai l’umano.
grazie.
Paola Drog
Carissimi, anche se interagisco poco ci sono sempre. Una domanda: avete contattato il rifugio (Dolphin Project) che riabilita mammiferi marini e li rilascia in libertà con monitoraggio? Da anni seguo il loro incedere e attualmente hanno liberato tre delfini (e li monitorizzano) dopo una riabilitazione meticolosa. Questi delfini erano prigionieri in cattività come al solito negli acquari per spettacoli. Se servissero contatti fatemi sapere! Avrò piacere a dare una “pinna”.
Ciao Ely,
Grazie per l’interesse che dimostri da tanti anni per Veganzetta e grazie per i suggerimenti.
Hvaldimir fortunatamente è seguito bene e molto da vicino dal gruppo OnerWhale come viene riportato nell’articolo, non si tratta quindi di cercare chi si occupi di lui, ma di trovare una soluzione definitiva e sicura per metterlo al riparo da questi incidenti potenzialmente mortali, il problema è più grande e coinvolge anche le istituzioni. Si deve decidere se lasciarlo libero o se portarlo in un’area protetta, magari in un vero e proprio santuario (per l’apertura e gestione del quale servirebbero ingenti fondi economici) come viene spiegato qui.
Comunque per maggiori informazioni puoi contattare direttamente Francesco Cortonesi.