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“Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza, la classe, la razza e il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell’inarrestabile cammino del genere umano verso l’eguaglianza.
E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un’estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano”.
Norberto Bobbio, Destra e sinistra, Donzelli Edizioni, 1994
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L’anno scorso ho partecipato a un convegno che ricordava la figura di Bobbio a dieci anni dalla morte. L’ho fatto soprattutto con l’intenzione di partecipare al dibattito finale leggendo questa frase (di vent’anni prima!). Sapevo di avere il ruolo della “disturbatrice” ma volevo sapere se qualcuno o qualcuna tra relatori o relatrici o tra il pubblico avanzasse un pensiero a riguardo. C’era un pubblico di docenti universitari, politici, antifascisti: nessun commento è uscito dalle loro bocche. E’ un’affermazione troppo imbarazzante. A comprendere le discriminazioni di classe, razza, sesso ci arrivano ma oltre non vanno proprio… neppure certi noti intellettuali… Qualcuno arriva alla caccia, alla vivisezione… ma nominare il vegetarianesimo credo sia stato una sorta di eresia. Dopo il convegno c’era un buffet da fuggire all’istante per l’orrore che suscitava.
Daccordo con la tua esposizione. Negli ambienti di esplorazione diritti, violenza donne, pari opportunità, violenza bambini, paesi poveri, etc, a volte viene sfiorato l’argomento, a volte viene taciuto, per terminare con buffett tutt’altro che etici.
Nel libro, l’esprimersi sui diritti animali è forse un pretesto oppure un obbligo?
L’antropocentrismo è ben radicato anche tra chi si batte per i diritti e le libertà degli altri, che per tale motivo possono essere sempre e solo Umani.
Migliaia di anni di evoluzione ci hanno trascinato in una coscienza tale non pari (forse) a nessun essere vivente. Perchè non sfruttarla a nostro beneficio? Perchè non renderla veramente una fonte di benessere comune?
Non ci sono vie di mezzo. Se il meccanismo è fallato e corrotto….noi, semplici consumatori, cosa possiamo fare?
Trasformare il veganismo in un consuntivo economico capitalista è un errore suicida. Creare fatturato immediato su uno stile di vita etico è un doppio delitto.
Oggi, con un progresso tecnologico e scientifico in continuo sviluppo, possiamo evolverci in una direzione più pacifica, senza distruggere l’intero ecosistema terrestre?
Il movimento vegan è l’unica vera strada da percorrere per ottenere uno stile di vita sano ed etico. E la riflessione pacifica che ne scaturisce può essere un ottimo mezzo da diffondere per abbattere egoismi e bisogni materiali, falsi miti e dogmi molto profondi.
Una logica etica più estesa potrebbe solo migliorare le vite personali, e quelle di tanti sventurati Animali…uniche vittime innocenti di tanta crudeltà umana, innocenti perchè indifese…proprio come i bambini.