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Yuri Bautta questa volta ha voluto regalare a Veganzetta una favola tratta dal suo libro “Gnomo libera tutti“.
Prima di suggerirvene la lettura è doverosa una breve introduzione per spiegare questa incursione di Veganzetta nel mondo delle favole partorite dalla fervida immaginazione di Bautta. Il libro citato propone sette favole, o meglio leggende, animaliste: delle storie in cui per una volta sono gli Umani a subire la crudele sorte riservata – nella fantasia come nella realtà – agli Animali. Sette favole in cui degli gnomi magici salvano, aiutano e vendicano gli Animali vittime della violenza e della cattiveria umana, applicando spietatamente la legge del taglione.
Il “perfido” Yuri proprio non riesce – salvo rare eccezioni – a scrivere storie in cui l’Umano possa riuscire e convivere serenamente con gli altri Animali, insomma il suo è un palese esempio di specismo animalista, o meglio uno specismo speculare, in cui l’Umano non ha alcuna possibilità di redimersi, ma è destinato a soccombere a causa della sua crudeltà; ma la bella favola di Yuri ci aiuta a comprendere quali condizionamenti possano aver subito le menti di generazioni di piccoli Umani, nell’ascoltare sempre e solo favole provenienti da un immaginario collettivo specista e antropocentrico. Per una volta, quindi, un ribaltamento dei ruoli – ancorché specista – potrà essere d’aiuto.
Grazie a Yuri Bautta e alla casa editrice per il testo.
Buona lettura.
Gnomo libera tutti
Yuri Bautta
Illustrazioni di Massimo Bonfatti (Bonfa)
2 audio cd allegati
Voce narrante: Claudia Pastorino
Nuova Etica edizioni
2005
Leggenda della neve
Nelle terre del nord, dove fischia gelida la tormenta un giorno sì e uno di più, e dove il ghiaccio copre l’acqua la terra e gli alberi, e dove il mare si congela, e dove il sole non si vede mai, proprio a un tiro di palla di neve dal Polo Nord, in una pianura coperta di neve…
C’era una volta, nella neve, un bosco.
La neve ricopriva i sassi e le foglie e i prati; anche i tronchi degli alberi erano del colore della neve. Faceva talmente freddo che il vostro respiro sarebbe diventato ghiaccio e sarebbe caduto a terra, freddo e pesante.
Potete credermi.
Nel bosco viveva un piccolo lupo del colore della neve, di nome Ululì.
Ululì amava la neve ed il freddo e la tormenta, e i disegni della brina gelata sui rami e sul muschio di primo mattino.
Sappiate, però, che Ululì era sempre solo, e a volte, nel buio più buio, sotto i pini coperti di neve, accanto ai tronchi coperti di neve, sulle radici coperte di neve, una lacrima cadeva dai suoi occhi e correva sul suo naso color neve, e si congelava lì, come una piccola goccia salata di ghiaccio.
Eh, sì, Ululì era triste. Uno potrebbe chiedersi: perché?
Ebbene: non sareste tristi, voi, se foste un piccolo lupo e non foste capaci di fare un ululato? Non dico un ululato assordante, da lupo grande, ma neanche un ululatino piccolo così!
E dire che ci provava. Nelle notti di luna piena, lui c’era sempre, sulla collina coperta di neve in mezzo al bosco. Certo, e assumeva anche la posizione da ululato. Alzava il muso color neve alla luna color neve, apriva la bocca e… Niente!
E così, non potendo ululare, si aggirava silenzioso, curiosando qua e là.
Una sera gli si parò davanti una volpe delle nevi, e Ululì vide che la volpe delle nevi zoppicava.
“O piccola volpe delle nevi,” disse Ululì, “com’è che zoppichi? Che ti è successo?”
“Povera me!” disse la volpe delle nevi. “L’ho scampata bella, lupetto. Devi sapere che due giorni or sono, zompettando per il bosco, son caduta in una trappola. Era nascosta nella neve, e io non l’ho vista e ci ho lasciato dentro la zampina. Povera me!”
“O questa è strana! E chi è il matto che lascia in giro delle cose così? Non sa che ci si può far male?” chiese meravigliato Ululì.
“Ma come, non lo sai che l’ha fatto apposta?” disse la volpe delle nevi. “E c’è solo un animale capace di tanto, ed è l’uomo! E non è finita qui: se non fossi riuscita a scappare, l’uomo mi avrebbe preso la pelliccia, e così mi sarei congelata. Invece, nella trappola troverà solo la mia zampina.”
“O questa è ancor più strana! E che se ne farebbe, l’uomo, della tua pelliccia? Non ha la sua?” chiese Ululì, sempre più meravigliato.
“Vorrei tanto saperlo, lupetto!” rispose la volpe delle nevi, e zoppiconi zoppiconi se ne andò per la sua strada.
Il piccolo lupo color neve Ululì proseguì il suo cammino, e a un certo punto sentì un lamento. Allora si appoggiò ad un tronco color della neve e ascoltò, e il lamento si fece più forte.
Ululì guardò il tronco e vide che assomigliava alla zampa di un orso polare; alzò gli occhi e vide che più in su c’era la spalla di un orso polare, e sopra c’era la testa di un orso polare, e davanti al muso un paio di occhi da orso polare. E vide che le lacrime uscivano da quegli occhi e si congelavano sul naso color neve dell’orso polare color neve, come gocce salate di ghiaccio. E allora capì che il lamento era un lamento da polare orso delle nevi polari del nord. E gli disse: “O allora eri proprio tu, orso polare, che ti lamentavi! O che ti è successo di brutto?”
“Sapessi, caro lupetto! Una cosa terribile!” disse l’orso con una vociona che odorava di ghiacciaio.
“O raccontami un po’,” chiese il lupo Ululì, e gli si raggomitolò sul piedone.
“Devi sapere” cominciò l’orso polare “che ieri ho camminato tanto. E a un certo punto ero così stanco che mi sono seduto nella neve. Non l’avessi mai fatto! Già perché, nascosta nella neve, c’era una trappola che mi ha preso la coda! E mi ha fatto male! E adesso mi tocca di andare in giro per i nevai con mezza coda!”
“È una cosa terribile!” commentò il lupetto.
“E poteva andare peggio. Se non mi fossi liberato, sarebbe arrivato l’uomo e mi avrebbe preso la pelliccia!” E detto questo, l’orso polare delle nevi riprese il suo cammino piangendo.
Il lupo Ululì era molto perplesso, e pensava: “O che se ne farà mai l’uomo delle pellicce degli altri? O che è una cosa da farsi, quella di rubare le pellicce di tutti quelli che passano di lì?”
Mentre pensava queste cose e anche molte altre, qualcuno gli volò addosso e lo fece cadere. Si rialzò, e udì un ermellino color neve che diceva: “Perdona, lupetto. Stavo sgattaiolando via e non ti ho proprio visto. Ti ho fatto male?”
Il lupo Ululì si scrollò via la neve di dosso e rispose: “O mi pare di no. O ma dove sgattaiolavi così di fretta, caro ermellino?”
“Scappavo dalle trappole dell’uomo. Pensa che stamattina ci ho lasciato tre baffi! E mi è andata bene,” disse l’ermellino. “Hai idea di cosa mi succederebbe se l’uomo mi prendesse?”
“O direi proprio di sì,” rispose Ululì. “O comincio a farmene un’idea. Questioni di pelliccia, suppongo?”
“Proprio così, proprio così,” disse tristemente l’ermellino color neve, e sgattaiolò per gli affari suoi.
“O questa storia mi ha proprio stufato! Se acciuffo l’uomo, io… io… non so cosa gli farò. O be’, qualcosa mi verrà in mente. Non mi va che la passi liscia,” pensò il lupetto color neve Ululì.
E neanche a farlo apposta, poco dopo il lupetto Ululì vide, in mezzo ad un prato coperto di neve, tra i pini coperti di neve, l’uomo. Era chino e armeggiava intorno a qualcosa che scintillava come ghiaccio, e Ululì capì che l’uomo stava preparando una delle sue trappole.
Allora il lupetto si arrabbiò.
E si avvicinò all’uomo piano piano, lasciando impronte leggere color neve sulla neve. E si avvicinò all’uomo sotto vento, preceduto dal suo fiato che sapeva di gelo nel vento polare. E si avvicinò all’uomo in silenzio, col rumore del suo respiro che aveva il rumore della brezza sul lago ghiacciato.
L’uomo si guardò intorno ma non vide niente, perché Ululì era un lupo color neve sulla neve.
Quando Ululì fu talmente vicino all’uomo che avrebbe potuto toccarlo con i baffi, l’uomo non si era ancora accorto di niente, perché Ululì era un lupo color neve sulla neve.
A questo punto accadde, in mezzo alla neve, vicino al Polo Nord, nel regno del ghiaccio, una cosa da non credere, ma la saprete solo se continuerete ad ascoltarmi.
Il lupo Ululì era sempre vicino all’uomo e, senza pensarci, il suo muso si alzò e la bocca si aprì. E lui non si sforzò per niente, perché quando le cose devono accadere, accadono da sole.
E improvvisamente… ululò!
Senza paura… ululò!
Senza preavviso, tutto d’un fiato… ululò!
E l’ululato fece fuggire tutti gli uccelli color fiocco di neve, e fece cadere la neve dagli alberi fino alla Lapponia e anche più in là, e fece cadere valanghe, e ruppe le gocce di ghiaccio che pendono dalle cascate di ghiaccio, e anche di più.
E l’ululato gigante, come un improvviso tuono senza lampo, echeggiò tra i rami del bosco polare, fischiò sui ghiacciai che galleggiano nel mare del nord, rimbombò nelle valli coperte di neve, rimbalzò lungo il corso cristallino dei fiumi di ghiaccio, sferzò le rocce ghiacciate coperte di neve dei monti rocciosi innevati, e anche di più.
Il lupetto Ululì sentì che stava ululando e stentò a crederci, e non volle fermarsi, e le nubi color neve si aprirono, e la luna color neve apparve. Quasi tutto, intorno, era coperto di neve, e il resto era color neve, e tutto era come doveva essere.
E Ululì si sentì un lupo. E anche di più.
E il suo muso color neve, per la gioia, si riempì di gocce salate di ghiaccio.
Quando smise di ululare si ricordò che vicino a lui, prima, c’era un piccolo uomo che stava facendo una delle sue piccole stupide cose, e guardò, ma non lo vide più.
Poi guardò meglio e vide che, nella trappola, c’era uno strano essere con le zampe in su; e capì che era l’uomo, volato a testa in giù nella trappola e incastrato per il collo.
Allora il lupo Ululì se ne andò per la sua strada di neve, e non ci pensò più.
Ululì non ci pensò più perché non c’era più niente da pensare.
C’era solo da vagare senza preoccupazioni sulla neve, nel bosco polare vicino al Polo Nord.
E questa, che ci crediate o no, è la storia vera di un piccolo lupo di nome Ululì, che fece un giorno una grande cosa perché quello era il momento giusto per farla.
Se vi chiedono perché avete sul naso una goccia salata di ghiaccio, rispondete che stavate pensando alla Leggenda della Neve.
Illustrazione in apertura di Massimo Bonfatti (Bonfa)
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“Fervida immaginazione” ??? Mio figlio (nato vegano) ne è rimasto traumatizzato! Potrei pure farvi causa! Abbiamo comprato il libro pensando di leggere una cosa intelligente.
Si spera che le persone che fanno la scelta vegan siano capaci di amore, perdono, compassione e altri concetti simili che per l’autore, evidentemente, non hanno alcun significato. Semplicemente perché, se si possiedono queste qualità, si provano per tuttti, anche per l’animale uomo che sta già subendo le conseguenze della sua pazzia (malattie, ecc…)
I testi invece potevano essere educativi anche senza scivolare nel orrore!
Pessimo libro!
Il libro palesemente non e’ destinato ai bambini, qualsiasi genitore scorrendo le pagine e’ in grado di accorgersene.
Ma nemmeno agli adulti se mi permettete. Il testo essuda violenza che, sareste d’accordo, non è mai servita per portare un cambiamento positivo nel modo, anzi. La violenza richiama violenza come sappiamo tutti, quindi porre rimedio alle atrocità che l’uomo attuale compie sugli animali con la violenza sui bambini (perché è questa la soluzione che suggerisce il testo in molti punti) è un emerita e pericolosissima stupidaggine nonché un metodo completamente inefficace per cambiare le coscienze. L’amore è l’unico sentimento che può cambiare il mondo (in meglio). Ci auguriamo che prima o poi anche voi e l’autore arriverete alle stesse conclusioni.
La violenza è annidata dentro di noi molto profondamente, ognuno dovrebbe combatterla (o meglio risolverla) da dentro, altrimenti inevitabilmente si riversa su noi stessi e sugli altri.
Hope it helps!
Sulla questione della violenza ovviamente si può parlare e Veganzetta è sempre stata molto chiara a riguardo. La risposta data è relativa al vostro commento in cui si paventava addirittura una causa legale: atteggiamento ben poco pacifico.
Non sono riuscita a reperire un contatto dell’autore di questa fiaba, potreste inoltragli a nome nostro i nostri commenti? Grazie.
Certamente
Cappuccetto Rosso
Il lupo cattivo che vuole mangiarsi la bimba dopo aver mangiato la nonnina malata, arriva il buon uomo cacciatore che ammazza il lupo.
I tre porcellini
Il lupo cattivo che vuol mangiare i tre porcellini (sia mai che rubi il cibo agli umani! )
Viene ucciso barbaramente
Cenerentola
Subisce violenza psicologica e morale, ridotta in schiavitù
L’unica salvezza il principe azzurro
Biancaneve
Un cacciatore uccide un cervo per portane il cuore alla regina strega cattiva invidiosa , come se la vita del cervo valesse meno di quella di Biancaneve
Ansel e Gretel
Abbandonati, come Pollicino, dai genitori poveri e senza midollo spinale, in mezzo al bosco, cadendo poi nelle grinfie di streghe cattive che se li vogliono mangiare
Bambi
Rimasto orfano,
Un cacciatore gli uccide la mamma davanti agli occhi..
E poi tante e tante altre.
Le favole di Yuri vi fanno guardare in faccia la verità dagli occhi degli animali, non raccontano ciò che fa più comodo, dove forme di violenza umana, nelle fiabe classiche, viene descritta come normalità.
Aspetto un altra raccolta di fiabe animaliste caro Gnomo!