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Nel paese della bugia, la verità è una malattia.
Non ha vaccino, non ha cura e neanche a metri si misura.
La verità è presagio solo di buona sorte e ai bugiardi
non rimane che tenersi il naso lungo o le gambe corte.
Gianni Rodari
Premessa
In Italia da qualche tempo, adducendo motivazioni legate all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da coronavirus, è in atto una limitazione sempre maggiore delle legittime libertà individuali umane. Lo strumento utilizzato è il famigerato certificato digitale denominato green pass.
Con il dilagare del virus infatti è cominciata la lotta alla pandemia, che ben presto è divenuta una guerra con tanto di lessico appropriato (medici in trincea, martiri, eroi, nemico da sconfiggere e via discorrendo). L’asticella del controllo sociale a fini sanitari (?) ha cominciato così a salire sempre più, inesorabilmente, fino alla situazione odierna in cui pare che l’integrità del corpo umano non sia più un argomento riguardante chi tale corpo lo possiede, ma sia diventato esclusivamente di pertinenza pubblica. Sulla questione si sono creati due fronti contrapposti, sempre più radicali e distanti tra loro a causa di notizie false, tendenziose, di verità ed evidenze non dette o negate, di previsioni funeste, statistiche che dimostrano tutto e il contrario di tutto ed ovviamente emergenze continue. Chiunque, in teoria, dovrebbe comprendere che tale lesione delle libertà personali è pericolosa e quindi opporsi, invece le voci contrarie che si levano sono poche, isolate e flebili: sovrastate da un assordante rumore di fondo causato dalla propaganda martellante della politica e dei mass media, che hanno creato un clima di paura perenne.
Fortunatamente c’è chi nonostante tutto riesce ad avere un briciolo di onestà, senso critico ed obiettività. Un esempio:
L’integrità del corpo non è un valore che può prescindere dall’autodeterminazione individuale e diventare oggetto di tutela da parte di terzi in virtù di un concetto di salute estraneo al sentire del paziente.
Una bella frase che ci si aspetterebbe essere l’espressione del pensiero di realtà che si occupano di liberazione umana1, invece non è così, perché è parte di una lettera aperta pubblicata dal Sindacato Italiano Militare Guardia di Finanza. Una presa di posizione netta e chiara da chi meno te lo aspetti: il mondo alla rovescia. Accade infatti che proprio gli ambienti che dovrebbero esprimere con più forza una critica e opporsi a ciò che sta accadendo (libertari, anarchici, disobbedienti, anticapitalisti, transfemministi, antifascisti solo per citarne alcuni in ordine sparso), tacciono o fingono di occuparsi d’altro. Ci sono certamente delle eccezioni, ma la situazione generale è quella di un silenzio diffuso e a dir poco imbarazzante.
Il problema dell’integrità del corpo è un argomento ovviamente caro anche all’antispecismo, che mai come in questi ultimi anni si è occupato (complice un approccio all’intersezionalità delle lotte di liberazione più che forzato da parte di alcune realtà antispeciste) non solo di libertà degli individui animali, ma di “liberazione totale”, e più ancora di “corpi”: degli altri Animali e degli Umani (di questi ultimi sempre di più), della loro autogestione, della loro dignità e del loro significato simbolico, sociale, culturale e politico. Tanta roba: dibattiti, incontri, conferenze, articoli, post infuocati sui social e libri.
Lo stesso dicasi per il veganismo che sin dalla sua nascita si è opposto, nella teoria e nella pratica, all’uso del corpo degli Animali per la sperimentazione scientifica, un uso che ha raggiunto l’acme proprio in questo periodo di ricerca forsennata di farmaci per contrastare il Covid-19.
Domande in libertà (almeno loro)
Dove sono finite le associazioni, i gruppi, i collettivi, le singole persone umane che hanno dibattuto, propagandato e agito per la “liberazione totale” dei viventi in questi anni e che ora tacciono, lasciando la difesa dell’inviolabilità dei corpi a un sindacato militare?
Come mai non si indignano, non protestano, non si oppongono a questo massiccio attacco alle libertà dell’individuo umano, che è il logico seguito di una sperimentazione frenetica e orribile sui corpi degli Animali?
Dove sono tutti i loro discorsi appassionati? Proprio ora che l’integrità dei corpi dei singoli è palesemente sacrificata sull’altare dell’interesse supremo del “corpo sociale”?
Dove sono coloro che additavano come “paternaliste” tutte le idee e attività a loro non gradite in ambito antispecista, adesso che chiunque può assistere alla monumentale opera paternalistica dello Stato?
Cosa ce ne facciamo adesso di migliaia di scritti costellati di schwa, asterischi e orpelli vari, imposti per rispettare la dignità e sensibilità altrui, quando la dignità del singolo individuo (e del suo corpo) viene così pesantemente minacciata con l’avallo dell’opinione pubblica?
Dove sono le persone umane attiviste per il veganismo radicale?
Dove sono finite le folle oceaniche che hanno occupato strade e piazze per anni con le campagne di protesta che ben ricordiamo contro lo sfruttamento degli Animali in nome della ricerca scientifica?
Insomma queste realtà e “singolarità” rivoluzionarie, ora che c’è bisogno di dire le cose come stanno, di cercare un po’ di verità, dove sono?
Dobbiamo pensare che quando si parlava di lotta allo specismo si trattava solo di uno scherzo? Che tutto era solo accademia, teoria, o meramente autoreferenzialità, protagonismo e che ora ogni pensiero critico si è dissolto come neve al sole, normalizzandosi in quella che Pasolini definiva “un’uniformità universale”?
Dobbiamo pensare che un prodotto che contribuisce attivamente all’aumento della sperimentazione sugli Animali (il termine vivisezione ci ricorda ancora qualcosa?) può essere considerato adatto alle persone umane vegane?
Riusciremo mai a crescere giungendo a confrontarci seriamente, a viso aperto, senza tatticismi e ipocrisie su tematiche così fondamentali?
Ma la domanda più importante, forse l’unica a cui davvero dobbiamo dare una risposta è: in tutta questa vicenda dove sono gli Animali?
Dove sono le loro sofferenze, il loro sfruttamento (a titolo di esempio si veda questo articolo o questo) fuori e dentro i laboratori di ricerca per l’individuazione di cure al virus? Che ne è del loro diritto alla libertà, alla vita, perché non se ne parla?
Pensieri in libertà
Il confronto diretto è il modo migliore per permettere al singolo individuo di recepire informazioni, spunti e idee utili per la costruzione di una propria posizione (la più compiuta possibile) a riguardo di un tema di interesse generale. Senza tale confronto, senza un dibattito, non ci potranno che essere posizioni personali derivanti esclusivamente da esperienze e interpretazioni individuali, con tutti i limiti che ciò comporta. Un confronto – il più ampio possibile – su un tema così importante e divisivo come quello della pandemia, dei vaccini e del green pass, è essenziale per un ambiente popolato da gruppi e singoli che si prefiggono di ottenere la liberazione animale; che non ci sia stato è un fatto grave in grado di pregiudicare un qualsiasi futuro progetto comune, oltre a essere causa di inimicizie se non addirittura di conflitti difficilmente sanabili, come già accaduto in passato.
Da tempo si assiste in ambito antispecista a un graduale allontanamento da tematiche prettamente animaliste. La “questione animale”, fulcro del pensiero liberazionista, pare sfumare, passare in secondo piano; i contorni dei corpi sfruttati degli Animali, si fanno sempre meno definiti, quasi svaniscono in favore di tematiche ancora una volta solo umane. Da questo impercettibile ma costante arretramento culturale, nascono situazioni come quella che stiamo vivendo.
Sono due le vicende recenti che hanno avuto una vera e propria funzione di spartiacque: la vicenda della pandemia/vaccini/green pass e il referendum contro la caccia. In entrambi i casi il mondo antispecista e quello vegano hanno dimostrato la loro inconsistenza, indifferenza e assenza di volontà nel fornire posizioni chiare, oneste e soluzioni percorribili. Si è preferito chiudersi in un silenzio eloquente e colpevole (vedi pandemia, campagna vaccinale e green pass obbligatorio), oppure ignorare, prendere le distanze, boicottare o danneggiare l’iniziativa di singoli e piccoli gruppi (vedi referendum contro la caccia). Tali vicende hanno in buona sostanza rappresentato per l’antispecismo e il veganismo nostrani un “prima” e un “dopo”. Dalle belle speranze del “prima” si giunge a un “dopo” ben più disincantato, dal quale emerge che un movimento antispecista nel nostro Paese non esiste, così come non esiste un movimento vegano. Esistono (e resistono) per certo singolarità e piccole realtà critiche, che sebbene isolate sono ancora in grado di porsi e porre delle domande e di tenere comportamenti coerenti con i propri principi.
Adriano Fragano
Note:
1) Si veda post datato 14 ottobre 2021 sul profilo facebook di Massimo Innico Vgn.
Foto in apertura: opera di Roberto Manzotti © 2021. @robertomanzotti
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In questo mio post condivido la tua riflessione, seppur in maniera più sintetica. Anche durante il primo lockdown ci avevo provato ma… nulla, calma piatta o qualche intervento del troll di turno.
La situazione è, tanto per cambiare, deprimente.
Grazie, come sempre, per continuare a interrogarci.
Alfredo
Caro Alfredo,
Grazie a te per il tuo artivismo. La calma è piatta di sicuro, a maggior ragione non bisogna tacere.
Un abbraccio.
È triste constatare come l’incoerenza abbia declinato la lotta antispecista in veganismo e antispecismo ad personam. Benché i singoli individui che ancora resistono siano spesso sopraffatti da un senso di sconforto e isolamento, il loro obiettivo rimane sempre nitido e, anzi, viene consolidato dalla certezza, in nome di tutti gli animali oppressi, della bontà di un modus operandi che aderisce al 110% ai principi della lotta per la liberazione degli animali, anche quelli detenuti nei laboratori di sperimentazione di cure per il virus e vaccini. Grazie per farci sentire meno soli.
Ciao Giannella,
Purtroppo non si tratta solo di incoerenza, ma di malafede, strumentalizzazione, vanagloria e calcolo di chi ha tutti gli strumenti necessari per veicolare messaggi efficaci e disinteressati in favore causa e non lo fa, spostando l’attenzione su argomenti che non sono di alcuna utilità (e spesso rappresentano un danno) per liberazione animale. Ciò causa una continua frammentazione – peggio un’atomizzazione – delle posizioni, fino ad arrivare all’impossibilità di un qualsiasi progetto comune.
Questo è già accaduto negli anni all’animalismo e al veganismo (quello vero), ora è il turno dell’antispecismo, tutte situazioni ampiamente prevedibili.
“Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”
Pier Paolo Pasolini
Una frase che ben illustra la situazione che ci ritroviamo a vivere attualmente: una situazione di profonda omologazione a un nuovo conformismo dal quale non si salva nemmeno ciò che pensiamo essere il veganismo e l’antispecismo nostrani.
Condivido ogni parola di questo articolo. La lettera aperta del Sindacato della GdF dovrebbe fare riflettere. Non si tratta di vegani cattivoni estremisti facinorosi sovversivi! La GdF viene lodata quando interviene su frodi e contrabbando, ma quando è contraria al famigerato green pass diventa cattivona pure lei…
La poesia di Rodari è perfetta. Se a qualcuno non fosse chiaro l’articolo, potrebbe fermarsi alla poesia comprensibile anche a un bambino.
Cara Paola,
In effetti la poesia di Rodari è sufficiente per chiudere la questione, ma non si tratta di comprenderla, ma di volerlo fare ammettendo che il “paese della bugia” è dentro le nostre menti.
Caro amico,
questi due anni hanno mescolato le carte e nonostante non segua più tanti movimenti ho saputo di prese di posizione pro covid story da parte di persone che mi hanno veramente stupito, tante, troppe. Mi sono confrontato con i pochi rimasti e io ritengo che in questo momento la questione “umana” abbia precedenze su quella “animale” solo perché se arriviamo alla completa censura del pensiero critico (e ci stiamo di nuovo andando) non potremmo neanche portare più avanti le istanze degli altri animali. Quindi non sto dando più importanza ad una delle due lotte ma cercando di capire quale deve essere affrontata prima per evitare un blocco totale delle libertà di tutte e tutti. Questo non toglie, come faccio io, di inserire sempre la questione animale al fianco delle classiche altre due questioni (ambientale e sociale) nei gruppi che stanno nascendo di riorganizzazione o resistenza sociale, portate avanti da parte di chi, come me, sin dalla prima parola su questo ca__o di covid ha storto il naso e si è impegnato a fare reale informazione. Insomma, una situazione davvero intricata che per assurdo vede tra i punti da premiare del Grande Reset (vedi tabella del credito sociale) l’alimentazione vegetale (ovviamente solo perché a più basso impatto ambientale) e fantomatici eroi “vegani” come Di Caprio finanziare la carne in laboratorio. In questi casi a mio avviso c’è una divisione netta tra chi negli anni aveva elaborato un vero e ampio pensiero critico e chi seguiva gli altri. E mi pare che in tanti facciano ancora parte del secondo gruppo. Un abbraccio.
Caro Adriano, come sempre devo complimentarmi con te per la lucidità e la complessa semplicità :) (ossimoro voluto) con cui esprimi le tue idee che condivido quasi totalmente. Dico quasi perchè ad esempio per me lo specismo non ha mai compreso la liberazione umana in quanto sono proprio gli umani i tiranni degli animali, tutt’al più avrei potuto comprendere nella lotta gli umani vegani ma non certo coloro che invece vivono sfruttando e nutrendosi del corpo degli altri animali. Detto questo vorrei riportare l’attenzione sulla parola antispecismo che troppo spesso è stata in questi anni abusata ed estesa impropriamente ad altre cause come quella appunto della liberazione umana cioè in sintesi della liberazione di coloro che esercitano la loro tiranniaa umana sugli animali e per fare questo mi avvarrò di una definizione, la più semplice ma anche forse la più esaustiva della parola antispecismo: antispecismo s. m. Pensiero, movimento, atteggiamento che, in opposizione allo specismo, si oppone alla convinzione, ritenuta pregiudiziale, secondo cui la specie umana sarebbe superiore alle altre specie animali e sostiene che l’essere umano non può disporre della vita e della libertà di esseri appartenenti a un’altra …Quindi l’antispecismo sarebbe quel movimento che combatte il fatto di ritenersi da parte dell’essere umano, superiore alle altre specie viventi e quindi un movimento che esula assolutamente da quel liberi tutti troppo spesso sbandierato da molte associazioni animaliste. Per me l’essere animalista o antispecista significa proprio lottare affinchè ad ogni specie vivente venga riconosciuto quel diritto a vivere e a non soffrire che ogni essere vivente porta in sè non tanto per gentile concessione umana ma semplicemente perchè titolare di una vita che gli appartiene in toto. Detto questo ritengo assolutamente vergognoso il silenzio di molte associazioni animaliste, gruppi o singoli individui che fino a ieri si fregiavano di battersi per gli animali, su quanto di terribile e pericoloso sta avvenendo oggi nel nostro paese e in tutto il resto del mondo. La repressione delle libertà personali riguarda indirettamente anche la repressione delle libertà animali anche quelle poche ad oggi conquistate perchè se noi non siamo liberi come mai potremmo batterici per chiedere la libertà per loro? Ritengo anche “normale” o comunque giustificabile il fatto che adesso la lotta animalista abbia ceduto in parte il passo alla lotta per i diritti umani che non significa assolutamente una contraddizione rispetto a quanto affermato da me precedentemente perchè se prima i diritti umani erano almeno nel mondo occidentale, comunque in gran parte assodati e non messi in discussione almeno quelli più elementari come il diritto al lavoro e a condurre una vita sociale il più possibile “normale” e questo ci faceva in un certo modo stare tranquilli per quanto riguardava le nostre vite personali, adesso ognuno di noi è in pericolo vista la privazione delle libertà individuali in atto date da regole sempre più restrittive generate nottetempo che ci hanno fatto perdere la nostra identità nel mondo per diventare palesemente solo un numero, uno strumento, una pedina da muovere per favorire gli interessi di pochi e distruggere la vita di molti. Si potrà obiettare che è sempre stato così, che siamo sempre state solo delle pedine in mano di pochi e questo è sicuramente vero ma oggi la situazione è talmente degenerata che ciò che ieri era solo un parziale sospetto oggi è invece una amara certezza. La lotta animalista antispecista però non è stata mai abbandonata da chi come noi l’ha messa al primo posto nella sua vita ma è però anche comprensibile che quando il pericolo individuale è così chiaro ed imminente la preoccupazione che si prova rispetto a molti settori della vita privata, quello del lavoro in primis, tolga in tutto o in parte la serenità necessaria per dedicargli il tempo necessario e si tenti prima di tutto di trovare il modo di sfuggire e di combattere questo pericolo in una lotta per la sopravvivenza che si può paragonare tranquillamente alla legittima difesa che tanto abbiamo invocato quando si parlava di difendersi da un lenone nella foresta, perchè qui è in gioco la nostra stessa esistenza a cui è indissolubilmente legata l’esistenza degli altri animali.
Caro “non importa”,
Grazie per il tuo commento che è interessante.
Tu scrivi: “Mi sono confrontato con i pochi rimasti e io ritengo che in questo momento la questione “umana” abbia precedenze su quella “animale” solo perché se arriviamo alla completa censura del pensiero critico (e ci stiamo di nuovo andando) non potremmo neanche portare più avanti le istanze degli altri animali”.
In realtà già questa presa di posizione, se vogliamo, rappresenta una censura del pensiero critico, perché ancora una volta si tralascia la questione animale per concentrarsi sempre e solo su quella umana. Il solo fatto di concepire una “precedenza” è già una sconfitta del pensiero critico che diviene perlomeno parziale.
Tu scrivi: “c’è una divisione netta tra chi negli anni aveva elaborato un vero e ampio pensiero critico e chi seguiva gli altri. E mi pare che in tanti facciano ancora parte del secondo gruppo”
Sono assolutamente d’accordo. La situazione inedita che stiamo vivendo sta rendendo finalmente chiara e tangibile questa divisione.
Un abbraccio.
Caro Adri, semplicemente analizzo i fatti e sviluppo un mio pensiero, e trovo difficile batterci per la questione animale in un domani dove non esisterà più la libertà di pensiero, se non nelle fogne. Oppure l’alternativa è supplicare il Wef di inserire la liberazione animale tra i loro punti e magari iniziare a fare le iniziative con il gp come è stato fatto il primo novembre a Firenze. Io sono per unirmi a chi cerca di arginare il potere degli psicopatici del Wef lavorando per una diversa organizzazione sociale, qualcuno lo chiama People’s Reset, e qui trovo fondamentale inserire tra i pilastri di questa nuova società anche la questione animale. Non mi sento quindi di metterla in secondo piano ma di tirarla fuori quando ritengo utile farlo, in ambiti dove le persone lavorano per ricostruire, o almeno immaginare una ricostruzione.
Un abbraccio caro!
Grazie caro Adri per questa riflessione, era tempo che qualcuno nel movimento (sempre che esista ancora) uscisse allo scoperto e buttasse dei semini per un dibattito. Mi pare che fin’ora nessuno si sia mai esposto. Io penso che non possiamo pensare di aiutare l’altro da noi, o qualsiasi “minoranza” (termine che non mi piace ma non me ne vengono altri) se prima non riconosciamo di essere noi stessi in prigione, vittime silenziose di una sperimentazione e di una repressione. Da vegana, antispecista, persona che ha aperto gli occhi sulle tante menzogne che il sistema ci ha raccontato per decenni non posso che riconoscere con gli stessi occhi aperti queste nuove menzogne che ci vogliono far bere, e non posso fare altro che ribellarmi, nel mio piccolo…sperando che questo risveglio piano piano (ma non troppo, altrimenti sarà troppo tardi) coinvolga tutti. Basta divisioni, basta etichette. Il nemico è da un’altra parte e sarebbe bene che tutti lo riconoscessimo.
Cara Ivana,
Grazie per il tuo lungo commento. Conosco bene la tua posizione, così come tu conosci la mia.
La questione da comprendere è l’importanza del concetto di libertà.
Se parliamo solo di libertà per gli Umani e ignoriamo bellamente quella legittima degli altri Animali e in generale dei viventi, stiamo parlando della libertà di una sparuta ma potente minoranza che si regge sulla schiavitù di una enorme maggioranza. Dunque non stiamo parlando realmente di libertà, ma della “libertà del più forte”, che da sempre è esistita in virtù del fatto che da sempre è esistito chi tale libertà la subiva e la reggeva con la propria schiavitù.
Se parliamo della libertà degli Animali e in generale degli altri viventi e tralasciamo la libertà che deve esistere anche in ambito umano, di nuovo ricadiamo nello stesso problema di prima. In più è necessario affermare che se non si coltiva l’idea di libertà (e dei doveri che essa presuppone) in ambito umano, sarà ben difficile che tale concetto possa essere riconosciuto a chi umano non è. Dunque esiste anche una semplice questione di opportunità da considerare.
In conclusione: il concetto di libertà è assoluto: o esiste per tutti o non esiste per nessuno, e essere liberi non significa fare tutto ciò che si vuole, come si vuole e quando si vuole, ma significa avere consapevolezza e responsabilità.
Tu hai scritto “Si potrà obiettare che è sempre stato così, che siamo sempre state solo delle pedine in mano di pochi”. In effetti è sempre stato così, solo che ora è più evidente. Quella di aver raggiunto un accettabile grado di libertà (perlomeno in alcune società umane) è un’illusione.
Di sicuro persone umane che hanno messo al primo posto della loro scala di valori morali l’antispecismo, lotteranno sempre primariamente per gli Animali e per la loro libertà. Questo però per i motivi esposti non significa che non debbano occuparsi anche della libertà degli Umani, che non è la libertà dei tiranni, dei dominatori o di fare ciò che si vuole, ma significa concepire e accettare un’idea di libertà non sol,o nostra, ma anche per chi desidera essere libero: una libertà che non finisca appena fuori il confine dei nostri interessi personali o di specie.
Spero di non essere andato fuori tema.
Non ho mai capito così bene il concetto di libertà come in questi tempi in cui la libertà ci è stata tolta o comunque limitata da restrizioni varie e leggi dittatoriali degni dei tempi più bui del fascismo e per questo motivo per assurdo, non mi sono mai sentita così vicina agli animali come in questo periodo in cui sto provando sulla mia pelle cosa significhi essere sottoposti a privazioni e gravissime limitazioni anche nella libertà di pensiero nonchè al vilipendio della dignità personale. Credo di aver appreso a fondo il concetto di empatia proprio adesso ancora più di prima, e la sola vista di un animale dietro le sbarre fa nascere in me un sentimento profondo di desiderio di giustizia e ribellione. Per quanto mi riguarda ritengo che la lotta animalista sia già da sola così importante che non possa perdersi in mille rivoli e confondersi con la lotta per le libertà umane in quanto c’è una sostanziale differenza tra le due lotte che comunque non possono per definizione essere entrambe ricondotte dentro l’antispecismo nato proprio per contrastare la supremazia umana sugli altri animali. Non dobbiamo dimenticare come diceva un noto personaggio che tutti conosciamo che il maiale non fa la rivoluzione e qui sta la grande differenza nel senso che gli esseri umani hanno la facoltà di protestare e manifestare per i loro diritti mentre gli altri animali no e per questo motivo sono assolutamente gli esseri più indifesi e vulnerabili al mondo. Per quanto mi riguarda la lotta per i diritti umani non mi appartiene, anche se in questo periodo storico sono la prima a scendere in strada nelle manifestazioni contro quello strumento ditattoriale per eccellenza chiamato green pass. Ma la mia non è una lotta generica ma è una lotta che si potrebbe definire di legittima difesa, ognuno dei manifestanti è li singolarmente per difendere i suoi diritti al lavoro e alla vita sociale perchè da questi diritti dipenderà il futuro del mondo e di sicuro anche quello degli altri animali. Come mai potremmo continuare a difenderli se noi stessi avremo le mani legate? Se la dittatura andrà avanti come pare, chi difenderà gli animali degli allevamenti intensivi, dei circhi, della vivisezione o gli animali domestici che vivono con noi quando per colpa della perdita del lavoro magari resteremo senza una casa? Sono d’accordo che il concetto di libertà è unico ed esiste per tutti ma resta il fatto che gli altri animali non sono in grado di chiederla per loro stessi mentre noi si e questa è una differenza non da poco. Non si tratta assolutamente di anteporre la causa umana a quella antispecista anzi, la difesa dei diritti personali è contemporaneamente la difesa dei diritti degli altri animali. Nello specifico per quanto riguarda la mia persona io non ho mai smesso di lottare per loro, negli ultimi mesi chiedendo interventi di controllo nelle stalle della mia zona, denunciando casi di maltrattamento su detenzioni inaccettabili di cani e conigli e molte altre azioni simili che di sicuro non serviranno a cambiare la mentalità antropocentrica e specista dominante ma di certo sono servite e servono a cambiare la vita degli animali coinvolti. No, gli altri animali non sono passati in secondo piano, ma quando ci si trova in pericolo la prima azione che chiunque al mondo pone in essere è quella di difendersi.
Cara Silvia,
Mi fa molto piacere leggerti.
Il vocabolario online Treccani alla voce “movimento” tra le altre cose scrive:
A te pare che ci sia qualcosa del genere in ambito antispecista e vegano?
Diciamocelo: una realtà antispecista o vegana con le caratteristiche di movimento attualmente in Italia non esiste.
Dunque se ci sarà un dibattito, sarà molto limitato e circoscritto, perché ben poche persone umane hanno la volontà di avviarlo.
Ad ogni modo è proprio perché ancora si spera in quel tanto sospirato “risveglio” di cui tu parli, che ci si prova scrivendo questi articoli anche se sono una goccia nell’oceano.
Un abbraccio.
No, infatti non esiste questo “movimento”, per questo ho usato le virgolette ;)
Ma sono sincera nel dire che mi aspettavo qualcosa di più, ma non solo dalla realtà antispecista, ma da tutti i gruppi cosiddetti alternativi. Invece ci ritroviamo ad avere dei punti in comune con persone e movimenti con i quali fino all’altro ieri non avrei voluto nemmeno condividere il vagone di un treno! Boh…forse proprio come ha scritto Pasolini questo nuovo conformismo è stato concertato dalla sinistra, e questo ha messo a zittire tutti quei gruppi alternativi che magari non hanno nulla a che fare con la sinistra intesa come partito politico ma ne condividono molte istanze come ad esempio la tutela delle “minoranze”…e nel contempo le istanze di chi protesta contro queste restrizioni vengono delegittimate perchè incasellate come istanze di “estrema destra”… divide ed impera. Funziona da millenni mi pare…
Caro “non importa”,
Quella del “People’s Reset” è una questione che merita di essere approfondita.
Per il resto capisco la tua strategia, ma tu sai come la penso.
Un grande abbraccio a te ;)
Cara Silvia,
Tu scrivi: “Ma sono sincera nel dire che mi aspettavo qualcosa di più, ma non solo dalla realtà antispecista, ma da tutti i gruppi cosiddetti alternativi”.
Non sei l’unica che si aspettava qualcosa di più, credimi.
Per il resto mi pare che tu abbia individuato bene il problema (mastodontico) che stiamo vivendo e che ci lascerà solo macerie.
Ciao Ivana,
Certamente hai ragione quando affermi che la lotta antispecista è importante e non deve perdersi in “mille rivoli”, questo è ciò che sta accadendo da molto tempo e per diversi motivi, il principale è che ogni volta che l’antispecismo si confronta con altre tematiche che interessano l’Umano, queste ultime inevitabilmente prendono il sopravvento e la questione animale scompare (lo stesso capita per il veganismo).
Queste situazioni si verificano ovviamente per la nostra tendenza all’egocentrismo e all’autoreferenzialità, ma anche perché chi dovrebbe difendere l’idea antispecista e tutelarla non lo fa, rincorrendo sempre e comunque le lotte altrui per avere un minimo di spazio di visibilità o semplicemente alla ricerca di un’accettazione che puntualmente non si concretizza.
Tra le lotte di liberazione umana e quella di liberazione animale ci sono sostanziali differenze, questo è certo, come però è certo che lottare per una libertà condizionata e parziale non serve a nulla.
La tragedia animale esiste ed è esistita sia sotto le dittature, sia in democrazia e in ogni epoca. Il problema è ben più ampio purtroppo, in ogni caso certamente è vero che con limitazioni e controlli sempre più forti e invasivi, ben poco si potrà fare per gli Animali.
Concordo con la tua affermazione: “la difesa dei diritti personali è contemporaneamente la difesa dei diritti degli altri animali”. Anche in questo caso è l’individuo che è posto al centro, come ha sempre fatto l’antispecismo ed anche il veganismo delle origini.
Non credo affatto che, come tu affermi, le tematiche umane prendano il sopravvento sulla questione animale perlomeno non da parte di chi da sempre si batte per fare che questo non accada, nel mio caso lo prova il fatto che pur partecipando da ormai 18 settimane alle proteste di Trento ho sempre trovato il tempo di pensare anche agli animali partecipando ogni santo sabato alla raccolta firme contro la caccia ma ci sono contingenti e situazioni nelle quali dobbiamo prendere atto che esiste un serio pericolo per la nostra stessa vita senza la quale non potremmo difendere ne noi ne gli animali e sto parlando di quanto di grave si sta verificando in Italia dove un governo di criminali nazisti non eletti sta emettendo ormai quotidianamente regole anticostituzionali con cui ognuno di noi deve fare purtroppo i conti.
Non significa per questo che le tematiche umane prendano come dici tu il sopravvento ma quando da un giorno all’altro come è capitato e a breve capiterà anche a me si perde il diritto al lavoro è chiaro che non puoi più avere la lucidità, la concentrazione e la disponibilità di tempo necessaria ad occuparti di altro se non di tutelare il tuo diritto al lavoro e alla vita che non significa dare più spazio alla causa umanistica in generale di cui come ben sai non mi sono mai occupata ma di lottare per la sopravvivenza in un clima di disperazione e panico che non è facile da gestire specie quando magari hai un mutuo da pagare, ma queste cose bisogna provarle sulla propria pelle per capirle e non si tratta certo di egocentrismo e autoreferenzialità, anch’io quando la cosa è toccata ad altri non mi sono preoccupata più di tanto anche se quando i primi sanitari sono stati sospesi ho partecipato immediatamente, credo fosse il mese di aprile, alla manifestazione di protesta organizzata in loro difesa perchè ho ritenuto gravissimo il provvedimento fascista (quelli al governo sono i veri fascisti) e ho percepito subito un grave attentato alla democrazia e alle libertà personali e i fatti successivi mi hanno dato purtroppo ragione. Nel periodo che stiamo vivendo la giustizia è ormai solo una parola sul vocabolario e quindi c’è urgenza di ripristinare uno stato di diritto in un paese che ha ormai preso una gravissima deriva autoritaria.
Sono d’accordo quando dici che la tragedia animale esiste da sempre e si è anzi accentuata con la modernità e la tecnologia, la stessa tecnologia che oggi serve a sottomettere anche noi umani. Oggi esiste un vero pericolo che va al di là anche del diritto al lavoro, allo spostamento, e che mette in discussione anche le case in cui viviamo e di cui potremmo essere privati dall’oggi al domani. Catastrofismo? Non credo… le cose stanno andando in questa direzione anche se il 90% della gente sembra non accorgersene e pensa di essere libera solo perchè deve esibire un pass per accedere ad un negozio o per fare le cose che faceva prima senza chiedere permesso. Non ci crederai ma quello che mi angoscia di più è che se questo accadesse, sarei molto preoccupata per i miei due cani e due gatti che potrebbero ritrovarsi senza un tetto sulla testa e nella peggiore delle ipotesi, essere magari anche allontanati da me, da noi, che li amiamo come figli. Per quanto mi riguarda io non ho problemi e mi adatterei a qualsiasi situazione la vera preoccupazione sono e rimangono loro.
Quindi? Come se ne esce?
Tutto condivisibile, riflessioni lucide e profonde e che mi trovano d’accordo. Ma, a l’atto pratico, ora come se ne viene fuori da questa pandemia? Purtroppo oggi, nonostante ci siano sempre più alternative etiche, la sperimentazione funziona ancora così, è questa ed è da abolire. Bisogna, a mio avviso, anche partendo da questa terribile esperienza, e per tutti quei corpi maltrattati e sacrificati che hanno permesso, tra l’altro, a questa scimmia di commentare pacatamente questo articolo bellissimo, fare in modo che ciò non accada più. Spingere affinché certi modus operandi cambino, e non mi riferisco solo alla sperimentazione. In ogni caso, a tal riguardo si è espressa anche la vegan society con la sua posizione ufficiale a fine 2020. Non so.
Grazie
Ciao Francesco,
Prima di tutto grazie per le tue belle parole sull’articolo.
Ci sono due modalità per affrontare il quesito che tu poni.
1) Come ben dici oggi la sperimentazione scientifica funziona così e le case farmaceutiche ancora si affidano ai cosiddetti “modelli animali” per fare ricerca di base e test. Questo nonostante esistano molti metodi alternativi non cruenti a disposizione. Questo nonostante esista da anni un istituto europeo che si occupa espressamente di validare metodi sperimentali alternativi (con successo), la cui sede guarda caso è proprio l’Italia (a Ispra): https://ec.europa.eu/jrc/en/eurl/ecvam
Questo nonostante vengano assegnati fondi per la ricerca di metodi alternativi e sostitutivi all’uso di Animali (l’ultimo è un fondo di 1,6 milioni di euro stanziato da Ministero della Salute italiano: https://www.anmvioggi.it/rubriche/attualita/71575-izs.html).
Tutto ciò per dire semplicemente che non è la possibilità o la capacità che manca, ma la volontà. Dunque se oggi la sperimentazione scientifica funziona così è colpa di chi non ha intenzione di far funzionare le cose in modo diverso e non dell’ineluttabilità del destino. Pertanto la prima risposta che si può dare al tuo quesito è: esistono modalità alternative ma non le si vuole usare.
2) Anche se non vi fossero realmente delle alternative percorribili allo sfruttamento animali per uscire da questa situazione pandemica, ciò non ci dovrebbe assolutamente impedire di denunciare tale inaccettabile sfruttamento e questo non è stato fatto: tutto tace.
Sebbene sia altamente probabile che non si arriverà mai a una società umana pacifica, esiste un movimento pacifista mondiale che si adopera per questo. Lo stesso dicasi del movimento nonviolento: se c’è una specie vivente aggressiva e dominatrice, questa è quella umana, eppure tale movimento esiste. Ciò per dire che anche se non si ha alcuna soluzione da proporre è fondamentale denunciare il problema, lottare contro di esso.
Pertanto la seconda risposta che si può dare al tuo quesito è: anche se non vi fossero alternative percorribili all’orizzonte, è ugualmente fondamentale combattere lo sfruttamento animale, perché è giusto farlo.
Ultima questione: la posizione della Vegan Society a riguardo del vaccino è vergognosa. Questo perché in qualità di prima associazione vegana al mondo, avrebbe dovuto proporre un dibattito pubblico su un tema tanto divisivo e stimolare un approccio critico, non limitarsi ad una sorta di sbrigativa e pilatesca capitolazione di fronte all’emergenza sanitaria. Questo perché non ci troviamo a vivere una situazione estrema del tipo: “sei su un’isola deserta con una Gallina e stai morendo di fame”. Ma di fronte ad una pandemia con un indice di mortalità basso (nel febbraio 2021 il tasso di letalità medio del COVID-19 in Italia segnalato dalll’ISS era del 4,3%), dunque ancora oggi per esempio non vaccinarsi non significa automaticamente suicidarsi.
Già da moltissimi anni la Vegan Society ha deciso di abbandonare gradualmente il solco tracciato dalle persone umane che l’hanno fondata, ora ha compiuto il passo finale.
Grazie per la risposta.
Verissimo sulla sperimentazione, infatti nel mio commento facevo presente la possibilità di alternative etiche ma, di fatto, oggi i trial funzionano ancora così e bisogna prenderne atto, non solo per i vaccini. E, si, ha ragione quando dice che non si vogliono percorrere strade diverse. Mi limitavo, tuttavia, solo ad illustrare il triste stato dell’arte a riguardo. Ovvero che la sperimentazione animale c’è ed è un problema non solo legato ai vaccini, forse ha subito una spinta in questi due anni, ma se non è per il vaccino c’è sempre altro da testare, anche di inutile, in tempi di “quiete”.
Per quanto concerne il punto due, assolutamente, mai un passo indietro e mai tacere, soprattutto per chi voce non ha o non può farla sentire, senza distinzione di razza, specie, genere… e non credo di aver detto questo, ci mancherebbe. D’altronde se sono qui a commentare il suo articolo non è per caso, ma perché condivido pensiero, lotta, etica, ed è da anni. Al contrario, nel mio messaggio credo trasparisse anche molta tristezza e amarezza nel cercare di esprimere una posizione, probabilmente un punto di vista da un’altra angolazione rispetto ad altri commenti, su una situazione molto delicata, che non può esser trattata con slogan o a “chiacchiere” come vedo fare molto spesso sui social (non è il suo caso). È una situazione, a mio avviso, molto complessa.
Verissimo anche sulla posizione della vegan society che, certo, poteva aprirsi al dibattito, ma si sarebbe arrivati ad un punto condiviso da tutte/i? Non credo. L’approccio critico dovrebbe esser sempre la forza trainante in qualsiasi discussione, infatti ci stiamo confrontando ed esprimendo dubbi e perplessità. Approccio critico che, converrà con me, non è presente in molti, anche attiviste/i, che si limitano a ripete a memoria ciò che si legge nei gruppi Telegram, che fomentano odio, o che augurano malattie a chi la pensa diversamente (pur partendo da posizioni nobili e condivisibili). L’odio chiama odio e non può esser una soluzione. Sul solco tracciato dalla vegan society ne fa un cenno, più o meno velato, in uno dei suoi libri e, anche qui, condivido però le circostanze, in questo caso, non sono le stesse di quando fu fondata. Vero anche sull’indice di mortalità, ma è comunque una pandemia che ha bloccato il mondo intero e ha fatto vittime (umane e non) con costi sociali altissimi, anni di vita persi, e deve esser trattata in qualche modo. La soluzione ci sarebbe, forse la più efficace, lock, ma non credo sia percorribile. Non vaccinarsi non significa automaticamente suicidarsi, ed ognuno è libero di fare le proprie scelte, ci mancherebbe, però farlo significa mettere un argine (quanto grande non si sa) alla diffusione, ed evitare prognosi infauste per molti. Chiaramente più continuerà a girare, maggiori saranno le probabilità che possa mutare e siamo di nuovo punto e a capo. Per questo ritengo sia un discorso complesso. Il punto è che bisognava prevenirla ma, purtroppo, le pessime abitudini alimentari di molti e la visione egocentrica del mondo non solo non sono cambiate durante questi mesi, e nonostante il peso (in senso ampio) della situazione, ma sono dure a morire. È qui che bisognerebbe agire con più vigore, affinché tutto questo non si ripeta. Il dado è tratto. In caso contrario è solo questione di tempo.
Grazie
Francesco
Ivana il tuo lungo commento dimostra una volta di più che non è possibile lottare per i diritti fondamentali di qualcuno, tralasciando i diritti fondamentali di altri, come si era detto in precedenza tutto è collegato. Ribadisco: lottare per una libertà condizionata e parziale non serve a nulla.
Una lunga e intelligente riflessione quella di Adriano. Nel silenzio assordante di molte associazioni animaliste ed antispeciciste, benvenuta sia questa giustissima e appassionata analisi. E’ deprimente che in questi lunghi mesi nessuna di esse si sia pronunciata per denunciare questa nuova forma di totalitarismo e violenza che accomuna e unisce – loro malgrado – nel loro destino tutti i Viventi. Gli Animali, da sempre cavie da laboratorio, sono stati affiancati dalle nuove cavie, quelle umane, che oggi ufficialmente fanno parte di uno stabulario a cielo aperto.
Nella tragedia di ciò che stava avvenendo, e con il delinearsi di quella che è stata dichiarata emergenza sanitaria, molte associazioni animaliste hanno inconsapevolmente e paradossalmente ” strumentalizzato ” gli Animali. Abbracciando tout court e acriticamente la tesi del salto di specie del virus, ai fini di difendere la causa Animalista e portare una volta per tutte la Questione agli occhi del mondo, hanno rinunciato all’obiettività, hanno taciuto e sono divenute complici della Propaganda; sono state esse stesse strumentalizzate dal Potere. Eppure avrebbero potuto denunciare i ben noti esperimenti compiuti sugli Animali, i c.d. esperimenti di ” guadagno di funzione ” – ” gain of function ” in inglese. Altrettanto avrebbero dovuto denunciare e dovrebbero denuciare gli esperimenti sugli Animali degli stessi ” vaccini ” Covid, ivi comprese le morti dei macachi, o anche menzionare l’utilizzo dell’Adenovirus di scimpanzè, ma non lo fanno…Taciono…non protestano…non scrivono…non fanno petizioni…niente di niente…Tutto questo è sconvolgente! Un totale appiattimento!
Dunque benvenuto sia l’articolo di Adriano. Lo condivido totalmente.
Grazie
Rossana Pirarba
Per Francesco,
La mia risposta non voleva essere un a critica al suo commento. Purtroppo è vero quello che scrive e realmente non esistono tempi di “quiete” per gli Animali.
Arrivare ad un punto condiviso non dovrebbe essere la finalità di un’associazione come la Vegan Society, ma dovrebbe essere quello di fornire una chiave di lettura critica dell’esistente, ciò perché il veganismo stesso è una filosofia morale che legge criticamente la società umana e ciò che fa nei confronti degli Animali e del pianeta. Anche ora che la Vegan Society ha scritto ciò che ha scritto, di certo non tutte le persone umane vegane sono d’accordo, anzi molte si sono rese conto che la Vegan Society non può ricoprire in alcun modo un ruolo di riferimento per il mondo vegano.
La situazione attuale è pesantemente divisiva e l’odio c’è da entrambe le parti.
Per quanto riguarda le circostanze (che sono ovviamente inedite) si può dire che la filosofia vegana può essere applicata e declinata in ogni frangente, anche il più pesante ed estremo. Se vogliamo ridurre e banalizzare al massimo il messaggio vegano, si può affermare che basterebbe soppesare nel modo più onesto e imparziale possibile ogni azione per comprendere quali sono i pro ed i contro e successivamente decidere se è opportuno compierla.
In ogni caso l’articolo parla soprattutto d’altro, ossia del fatto che quasi tutte le voci che prima della pandemia si levavano in favore del diritto alla libertà degli individui e dell’inviolabilità dei loro corpi, ora tacciono.
Lei scrive in relazione al vaccino: “però farlo significa mettere un argine (quanto grande non si sa) alla diffusione”, la cronaca di questi giorni dimostra l’esatto contrario. la variante “omicron” è giunta in Italia “a bordo” del corpo di un cittadino italiano di ritorno dall’Africa, cittadino regolarmente vaccinato con doppia dose. Chiunque può ora trarre le proprie conclusioni.
La soluzione a questa pandemia non verrà mai dalla scienza, ma dalla coscienza individuale e collettiva.
Aggiungo alla perfetta risposta di Adriano l’evidenza scientifica che vaccinare in corso di pandemia crea le varianti. Non lo dico io ma Luc Montagnier, premio nobel per la medicina. E’ evidente che la “scienza” che oggi si svende nei salotti televisivi non è scienza ma propaganda, un paradigma a cui credere ciecamente, come è per la religione, e serva di questo nuovo regime che purtroppo si sta instaurando sotto gli occhi piu o meno aperti di tutti. E il silenzio delle associazioni antispeciste che si battono per la libertà dei non umani e più recentemente anche per l’autodeterminazione dei corpi, è agghiacciante, come dice Rossana. E la cosa più frustrante è che il sistema sta andando dritto all’obiettivo, asfaltando le proteste, eliminando il dissenso, utilizzando quelle frange di lotta politica che fino a ieri erano avulse dal potere, estranee e contrarie ad esso. Non sembra esserci margine per scampare a questi programmi del Wef.
Maggiore è il numero di persone infette (sintomatiche o meno) maggiore è il numero di replicazioni virali e maggiore la probabilità che emergano nuove varianti. Le varianti attuali (al di là di quella citata nel commento di Veganzetta che è da valutare) sono emerse pre vaccini. I vaccini non hanno causato le varianti, tuttavia questo è un fenomeno teoricamente possibile e che potrebbe avvenire, data l’estrema velocità di mutazione di un RNA. I vaccini, inoltre, da soli non possono ancora arginare un’ondata di infezione come quella attuale, almeno fino a quando un’alta percentuale della popolazione non sarà efficacemente protetta, per cui anche la circolazione del virus scenderà a bassissimi livelli. Occorre, pertanto, mantenere anche le altre precauzioni. Mi premeva solo far passere il messaggio che non è possibile fare discorsi riduzionisti ne da una parte né dall’altra.
Grazie
Anche in questo caso stiamo andando fuori tema.
L’intento dell’articolo non è quello di dibattere sull’efficacia del vaccino.
Ha ragione, chiedo scusa, anche ai lettori, per l’off-topic e la ringrazio, nuovamente, per i contributi e gli spunti di riflessione MAI banali.
Saluti
Francesco
Ha ragione, probabilmente sono uscito un po’ fuori dal tema centrale del suo articolo che, ripeto, condivido pienamente e non metto in dubbio. Per quanto attiene la parte conclusiva della risposta, la variante vien fuori da mutazioni stocastiche successivamente selezionate dalle condizioni ambientali, se favorevoli. Si parla di una variante che arriva da una popolazione poco vaccinata e con una forte presenza di HIV, per cui un terreno fertile per mutare e circolare. In ogni caso, ad oggi , non è chiaro se la variante citata sia effettivamente in grado o meno di sfuggire alla risposta anticorpale indotta da vaccinazione, e in che percentuale. A tal riguardo entrano in gioco tanti fattori , come la risposta individuale al vaccino, la permanenza ed il livello del titolo anticorpale, contemporanea presenza di comorbidita ecc. comunque, anche se contagiato il soggetto sembra non presentare particolari sintomi gravi. Purtroppo, ripeto, più circola più il rischio di varianti in grado di aggirare i sistemi difensivi e contagiare aumenta. Uroboro
Senza insistere oltremodo su questi aspetti, uscendo ulteriormente fuori dal tema centrale, la ringrazio per la risposta è per gli spunti di riflessione.
Seguo sempre con interesse
Francesco
Cara Rossana,
Grazie di cuore per questo bel commento.
Lo “stabulario a cielo aperto” in cui viviamo è oggi più che mai evidente, ma funziona da migliaia di anni: da quando la nostra specie ha compreso che era in grado di usare e piegare ai propri voleri gli altri viventi. Da allora gli esperimenti non si sono mai interrotti.
Ciò che hanno detto e fatto (o non detto e non fatto) in questo periodo le associazioni animaliste e tutte le realtà che si occupano dei diritti degli individui (umani e non umani), si spera sia motivo di riflessione da parte di quella piccola parte di queste realtà, che ancora riesce a comportarsi in modo onesto e coerente con le proprie idee.
Per Francesco,
Anche se per assurdo il vaccino risultasse efficace al 100%, le domande poste nell’articolo rimarrebbero valide. Il vero Uroboro non è creato da questioni scientifiche, ma da questioni etiche che sono ben più pesanti.
Grazie a lei per il confronto.
Certo, senza dubbio.
Grazie a Lei
…Concordo totalmente… STABULARIO A CIELO APERTO che è sempre ” normalmente ” esistito per gli tutti gli altri Viventi, povere vittime di una violenza eterna…continua…agghiacciante….inenarrabile….
Segnalo questo articolo: https://www.agireora.org/vivisezione/coronavirus-vivisezione-3257.html
Ciao John Doe,
Grazie per la segnalazione.