Si legge in circa: < 1 minuto
Testo tradotto e liberamente interpretato dall’originale pubblicato su www.humanemyth.org
Traduzione e adattamento a cura di Costanza Troini
Open Rescue – Liberazione a viso scoperto
I primi liberatori a volto scoperto intervenivano nel sistema di sfruttamento animale, entrando nei luoghi dove gli Animali stessi venivano usati e uccisi, documentandone le condizioni con foto e video, per poi portar via un piccolo numero di vittime.
Sono detti salvataggi a viso scoperto perché in questi casi gli attivisti non fanno tentativi di nascondere la natura delle proprie azioni, delle proprie identità né degli impianti nei quali entrano. In effetti, l’obiettivo è rendere pubbliche tali informazioni per smascherare la realtà dello sfruttamento animale e protestare contro di esso. La liberazione a viso scoperto ha giocato un ruolo importante nell’eliminare la disinformazione disseminata dall’industria che usa gli Animali, inclusa la propaganda attinente alla cosiddetta agricoltura “umana”, basata su menzogne come è stato mostrato un’infinità di volte. Pionieri della liberazione a viso scoperto sono stati gli australiani di Animal Liberation Victoria, negli anni Ottanta. Per maggiori informazioni consultare openrescue.org (in inglese). e la dichiarazione di Patty Mark – tra le prime persone umane attiviste a svolgere investigazioni e liberazioni a volto scoperto www.humanemyth.org/pattymark.htm (in inglese).
Se hai letto fin qui vuol dire che questo testo potrebbe esserti piaciuto.
Dunque per favore divulgalo citando la fonte.
Se vuoi Aiuta Veganzetta a continuare con il suo lavoro. Grazie.
Avviso legale: questo testo non può essere utilizzato in alcun modo per istruire l’Intelligenza Artificiale.
Pratica inutile dell’animalismo, in quanto per fare “un’investigazione” basta infiltrarsi rischiando molto meno dal punto di vista legale. E infatti la maggior parte di video e foto disponibili sono ottenuti in quel modo.
Compiere un’azione illegale a volto scoperto equivale a un’autodenuncia, ad arrendersi di fronte alla violenza della legge e del potere. Ad ammettere le proprie “colpe”, che colpe non sono. A riconoscere l’autorità della legge, per definizione iniqua e prevaricatrice.
Il secondo fine di tali azioni? La pubblicità e l’ego, il nome della propria associazione e il faccione dell’interessato finiscono sui media con pubblico riconoscimento dell'”eroica impresa”. Una stessa azione compiuta a volto coperto avrebbe salvato molte più vite e avrebbe diffuso il giusto messaggio di opposizione alla inique legge dello stato e al sistema di potere economico e politico, vere cause dello sfruttamento animale.
Caro Leo, grazie del tuo commento che mi offre l’opportunità di sottolineare una caratteristica del glossario – illustrare e spiegare idee e azioni del movimento animalista, anche in una prospettiva storica. Da un altro punto di vista, molto diverso dal tuo, una liberazione a volto scoperto ribadisce che gli Animali non sono oggetti né proprietà private umane, e che quindi non si commette alcun reato sottraendoli da schiavitù, torture e morte. Per quanto riguarda l’ego e i problemi personali, sappiamo tutti che sono esplosi sui social network, non risulta fossero una prerogativa dei primi liberatori.
Condivido in toto con quanto scrive Leo, non tanto per il discorso della pubblicità di chi commette l’azione ma proprio per l’incolumità e la salvaguardia di chi si mette in gioco per salvare gli animali, azione molto meritevole ma purtroppo condannata dalle nostre società false e antropocentriche. Quindi perchè rischiare la galera, il doversi rivolgere ad avvocati per tutelarsi di fronte alla legge che sta comunque dalla parte degli sfruttatori degli animali e mai con chi li salva! Non ha senso rischiare di perdere il lavoro per un atto di giustizia considerato ingiusto dalla società. Gli animali hanno bisogno di gente libera e non di gente dietro alle sbarre. Ben venga quindi a mio avviso l’operato di ALF che lavora e opera in incognito ottenendo grandi risultati.
Ivana
Non si comprende questa polemica che pare del tutto sterile. Chi vuole agire a volto coperto è libera/o di farlo, chi intende farlo a volto scoperto è altrettanto libera/o di muoversi come crede, le due cose percorrono binari diversi e di prefiggono di operare per la liberazione animale in modo diverso.
Non sono in competizione e non spetta a noi giudicare se è opportuno o meno che qualcuno possa finire in galera, cosa che peraltro non è esclusa nemmeno per chi agisce a volto coperto.
In realtà non si tratta di polemiche su questo giornale c’è la possibilità di commentare e io ho commentato dicendo semplicemente il mio pensiero e cioè che a mio avviso è meglio agire in incognito perché il rischio nell’ agire a viso scoperto è molto maggiore. infatti essere riconosciuti può portare a gravi conseguenze personali e quindi mi chiedo vale la pena rovinarsi la vita e poi essere messo nella condizione di non poter più fare nulla per gli animali o è meglio agire di nascosto in incognito continuando a portare avanti l’opera nel tempo? È chiaro che anche in questa seconda ipotesi il rischio esiste ma è comunque minore. Penso sia più intelligente, logico e sensato portare avanti di nascosto le azioni di liberazione animale senza con questo criticare chi invece agisce diversamente.
Ciao Ivana,
Ovviamente la possibilità di commentare è data a tutte/i e fai bene a sfruttarla.
La questione è un’altra: le due pratiche (a volto scoperto e a volto coperto) sono diverse per metodologia e per fini. Pertanto non dovrebbero essere in antitesi, ma complementari o al limite parallele. Chi opera azioni a volto scoperto si premura di organizzare preventivamente una difesa legale, non si tratta di azioni istintive, ma organizzate. Pertanto se c’è gente che si assume tali responsabilità, non sta a noi giudicare se ciò sia giusto o sbagliato. Le azioni a volto scoperto mirano a denunciare all’opinione pubblica lo stato degli Animali nei lager, quelle a volto coperto a liberarne il più possibile e a danneggiare i lager stessi. Sono due cose diverse e necessitano di approcci diversi.
Beh infatti il mio non è un giudizio insindacabile ma una opinione che è molto diverso. Non vedo le ragioni per cui rischiare quando si può farne a meno. Difatti anche le azioni a volto coperto denunciano lo stato degli animali nei lager a modo loro perchè poi i quotidiani ne parlano e la gente lo viene a sapere. D’altronde sappiamo bene che quando si tratta di adire per vie legali raramente gli animalisti hanno avuto la meglio ma normalmente pagano per il “reato” commesso magari anche con la galera.