Considerazioni sulla “rivolta dei trattori”


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fantoccio di mucca impiccato a Brxelles

Le lunghe file di enormi trattori che invadono strade e piazze di alcune città italiane ed europee in questi giorni, sono la punta dell’icenberg di un malcontento di natura socio-economica che è presente da ormai molti anni nel mondo agricolo. Le motivazioni di questa sorta di sollevazione sono molteplici e diversificate a seconda della situazione locale di ciascun Paese; quelle condivise vertono sull’aumento del prezzo del gasolio al quale si aggiungono le accise, la diminuzione dei sussidi, le nuove norme della PAC (Politica Agricola Comune) e il cosiddetto Green Deal adottato dall’Unione europea, che di fatto limita gli spazi di manovra del mondo agricolo in favore di una maggiore “sostenibilità ambientale” e giudicate incredibilmente “troppo ecologiste”.
In pratica agricoltori e allevatori vogliono continuare ad avere le mani libere per sfruttare ambiente e Animali per trarne il massimo profitto, senza dover sottostare a normative per la tutela ambientale come i maggiori controlli sui pesticidi. Dunque più sussidi, meno restrizioni, no a controlli e divieti sui fitofarmaci utilizzati e alla malora ogni attività utile al ripristino naturale e alla salvaguardia di un minimo di territorio.
Chi coltiva la terra protesta contro l’obbligo di tenere a riposo il 4% dei terreni per stimolare e proteggere la biodiversità come condizione per poter accedere ai contributi comunitari. Pazienza se anticamente pratiche simili erano svolte regolarmente con i terreni tenuti “a maggese” in percentuali ben maggiori rispetto al misero 4% richiesto: al giorno d’oggi è possibile sfruttare ogni centimetro di terreno tutto l’anno e tutti gli anni inondandolo di fertilizzanti e pesticidi chimici e lavorandolo con macchinari sempre più potenti e sofisticati; tenendo il terreno in produzione non più secondo le esigenze dei cicli naturali, ma seguendo quelle del mercato. Ciò è esattamente quanto viene chiesto a gran voce insieme soprattutto a un minor controllo sull’uso di erbicidi, antiparassitari e su tutti gli altri veleni forniti in enormi quantità dai colossi dell’agro-business e utilizzati più che volentieri in ogni produzione agricola con il coordinamento dei consorzi agricoli.
Su alcune questioni chi protesta ha però ragione: prima di tutto l’assurda burocrazia che connota la macchina comunitaria, poi la mancanza di una corretta e sostenibile politica dei prezzi per dare la possibilità a chi produce di ricevere un introito dignitoso; ma questo non è certo solo un problema loro, bensì di chiunque lavori nella produzione, perché questo è ciò che il mercato capitalista esige da sempre. Dunque nulla di nuovo. Un terzo punto certamente vero è la concorrenza sempre più pressante derivante dai prodotti agricoli di altri Paesi extraeuropei (vedi Mercosur) dove gli standard produttivi e sanitari meno rigidi (manodopera a minor prezzo, lo scarso o nullo controllo sui fitofarmaci e fertilizzanti) contribuiscono a formare un’offerta sleale – e velenosa – contro la quale la produzione europea sottoposta a maggiori controlli, può ben poco.
Il mondo della zootecnia in tutto ciò rappresenta al contempo la punta di diamante della protesta (per importanza, peso politico e giro d’affari) e il comparto più crudele e dannoso per i motivi che ben conosciamo1. La considerazione che il mondo zootecnico ha per gli Animali in quanto esseri senzienti è chiaramente nulla e si riverbera anche sul comportamento che i suoi rappresentanti tengono durante le proteste: appendendo fantocci di Bovini per il collo, spargendo letame ovunque usandolo come arma di pressione sociale, tirando uova contro i palazzi delle istituzioni, trascinando per le strade mucche terrorizzate (tristi eredi della mucca Ercolina sfruttata dai Cobas del latte degli anni ’90), umiliandole e usandole come simboli viventi di un mondo spietato che si spaccia come baluardo della tradizione (specista), del cibo sano e della salvaguardia della Natura, salvo poi dare alle fiamme migliaia di copertoni di gomma liberando nell’aria enormi quantità di sostanze tossiche ed inquinanti.
Questa gente che si sta riversando per strada non è altro che parte di un mondo produttivo legato alla terra e per questo abituato storicamente a essere assistito e tutelato in ogni frangente, ad essere ingrassato con continue e generose sovvenzioni a pioggia e a fondo perduto, ormai considerate come una sorta di diritto dinastico da esigere. Attualmente poco meno di un terzo dell’intero bilancio comunitario – tra il 2021 e il 2027 sono stati stanziati quasi 390 miliardi di euro – è destinato a sovvenzionare in mille modi agricoltura e zootecnia, drogando pesantemente il mercato per mantenere basso soprattutto il prezzo della carne e per mantenere in vita aziende che altrimenti sarebbero già fallite. Un modello produttivo dunque non solo crudele e violento verso gli Animali, distruttivo per l’ambiente e dannoso per la salute di tutti i viventi, ma anche fallimentare dal punto di vista economico. Evidentemente tutto ciò non basta più e anche un misero 4% di terreno tenuto a riposo è inaccettabile.
Il mito della vita bucolica e felice di campagna, del buon contadino che tutela e ama la Natura, dei piccoli allevamenti “rispettosi” degli Animali, è una fiaba o meglio una leggenda metropolitana, dato che chi ne subisce la suggestione vive in città e nulla o quasi sa di ciò che accade nelle campagne; in più è una leggenda a cui ci piace credere, ovviamente per alleggerirci la coscienza. La realtà è ben diversa e tragica: il territorio subisce aggressioni continue e pesantissime per colpa dell’agricoltura intensiva, ipermeccanizzata, inquinante e totalmente asservita alla chimica, energivora e costantemente assetata d’acqua. La biodiversità delle zone rurali è in picchiata ormai da molti anni e la riduzione e scomparsa di specie animali e vegetali selvatiche non accenna a fermarsi. Sono inoltre sempre maggiori i danni che le attività agricole e zootecniche arrecano all’ambiente, un esempio può essere quello della Germania dove l’80% dei laghi è inquinato a causa della concimazione dei campi agricoli. Piccolo o grande che sia, chi fa agricoltura oggi è titolare di un’impresa agricola che deve seguire determinate logiche di mercato e ha il patentino per l’utilizzo di numerose sostanze tossiche e inquinanti. La distinzione tra piccolo e grande dunque riguarda solo una semplice questione di dimensioni, ma l’approccio e il modo di concepire l’agricoltura rimane sempre lo stesso: è triste ammetterlo, ma se non ci fossero norme e regole stringenti con i relativi controlli, tanto le grandi come le piccole aziende agricole cercherebbero in qualsiasi modo e a qualsiasi costo di aumentare la produzione e la redditività.
Per quanto concerne l’allevamento degli Animali, ben poco c’è da dire che non sia già stato detto, se non ribadire che si tratta di una serie di pratiche consolidate violente, crudeli e sanguinarie a causa delle quali gli Animali prigionieri perdono ogni libertà e infine la vita, pratiche che dovrebbero immediatamente cessare ed essere relegate alla memoria come una pagina vergognosa della storia dell’umanità. Invece chi rappresenta questo terribile mondo la rivendica con orgoglio, la reputa una tradizione da salvaguardare ed ora è in piazza a batter cassa. Peraltro può essere utile far notare che non è certo semplice distinguere tra chi lavora la terra e chi alleva gli Animali: il mondo agricolo, quello zootecnico e quello venatorio sono da sempre strettamente interconnessi, hanno grandi interessi economici, pratiche e visioni in comune e si aiutano e tutelano a vicenda. Spesso un agricoltore è anche allevatore e cacciatore.

Se non possono certamente esistere soluzioni all’allevamento se non la sua scomparsa, l’agricoltura potrebbe invece essere radicalmente reinterpretata non più seguendo meramente il massimo profitto a costo della distruzione del territorio e dello sfruttamento degli Animali, ma secondo criteri di sostenibilità, rispetto dell’ambiente e di minor impatto antropico possibile: esattamente il contrario di ciò che – tradizionalmente – si è fatto e che si sta facendo. Esistono poche, piccole e coraggiose realtà che seguono questa via secondo metodologie diverse, ma sono solo delle lodevoli eccezioni spesso ignorate, oppure emarginate e derise. E’ invece su di esse che si dovrebbe puntare.
Dunque auguriamoci che queste lunghe file di enormi e costose macchine costruite per trasformare e distruggere il territorio (molti dei trattori presenti in piazza a Bruxelles costano dai 100.000 euro in su), rimangano presto a secco di carburante e che gli Animali ora rinchiusi a milioni in veri e proprio campi di concentramento in attesa di essere ammazzati, possano finalmente essere liberi di vivere una vita dignitosa, senza alcuna forma di sfruttamento. Tutto ciò potrà sembrare assurdo o una mera utopia per chi è indifferente alla sofferenza animale, ma ciò che è giusto non dovrebbe essere mai considerato assurdo o irrealizzabile, ad ogni modo anche nella pratica lo è certamente molto meno di quello che stanno facendo l’agricoltura moderna e l’allevamento, causando enormi sofferenze e conducendo il pianeta e tutti i viventi verso un abisso senza ritorno. A riprova di quanto affermato è utile segnalare che sin dal 2022 il governo olandese sta portando avanti un piano per la chiusura del maggior numero possibile di allevamenti di Animali di cui è pieno il Paese, perché ritenuti – dati alla mano – grandi inquinatori. Per ottenere ciò ha stanziato ben 25 miliardi di euro da elargire – ancora – agli allevamenti pagando il 120% del loro valore commerciale, perché cessino le attività e chiudano definitivamente, nel tentativo di abbassare le enormi emissioni di azoto in atmosfera. Ora però di fronte all’avanzata dei trattori, le istituzioni faranno marcia indietro e anche quei timidi e insufficienti provvedimenti in favore di una qualche tutela per la Natura, presto scompariranno.

Note:

1) Uno studio elaborato dal Parlamento Europeo nel 2017 stimava che nell’UE venivano allevati 4,5 miliardi di Polli, galline ovaiole e Tacchini e circa 330 milioni di Bovini, Suini, Ovini e Caprini. Questo solo per citare le specie animali più sfruttate per l’alimentazione specista umana e senza considerare gli Equini e l’enorme numero di Pesci, Molluschi e altri invertebrati uccisi ogni anno.


Fotografia in apertura: fotogramma di un servizio video di RaiNews.it sulle proteste a Bruxelles, febbraio 2024.


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7 Commenti
  1. costanza ha scritto:

    Chiarezza e coraggio in questo articolo. Tra le rarissime se non unica voce fuori dal coro. Grazie

    7 Febbraio, 2024
    Rispondi
  2. Francesca ha scritto:

    Analisi attenta e completa. Bisognerebbe che le persone si informino e capiscano che ‘Il mito della vita bucolica e felice di campagna, del buon contadino che tutela e ama la Natura, dei piccoli allevamenti “rispettosi” degli Animali, è una fiaba’. I piccoli contadini ed allevatori, quei pochi che rispettano la natura, sono a casa a sperare che anche gli altri non inondino le terre di pesticidi. E di sicuro non porterebbero le loro mucche in città.

    8 Febbraio, 2024
    Rispondi
  3. Veganzetta ha scritto:

    Spagna. “Rivolta dei trattori” a Posada de Llanes nella Cantabria. La foto è di Coordinadora de Ecoloxistas d’Asturies.

    Spagna.

    9 Febbraio, 2024
    Rispondi
  4. Paola Re ha scritto:

    Alla la rabbia che provo nel vedere lo sfruttamento che questi presunti rivoltosi esercitano sugli animali, se ne aggiunge altra nel vedere che il popolo li applaude, li fotografa e li condivide ovunque con applausi e cuoricini. E’ sempre più deprimente vedere che la maggior parte delle persone non vede al di là del proprio naso.
    Grazie per questo articolo veritiero.

    13 Febbraio, 2024
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  5. Paola Re ha scritto:

    E’ il portavoce: no comment.
    Davvero strano che un giornale “normale” scriva la verità. Per una volta, non è solo la cattivona Veganzetta a farlo.
    Domani la protesta arriverà nella mia città (Tortona) e c’è grande entusiasmo perché i trattori saranno guidati dalle donne. Capito? E’ un segno di emancipazione e vittoria. W le donne verso un 8 Marzo a bordo dei trattori!
    Spero che questo mortifero baraccone si sgretoli come un castello di sabbia.

    14 Febbraio, 2024
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    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Paola,

      Sollevi una questione molto spinosa e che merita una profonda riflessione: come già evidenziato in passato, le lotte di libertà, giustizia ed emancipazione umane, sono connotate da un profondo specismo proprio perché concentrano e circoscrivono i loro sforzi esclusivamente all’ambito umano. Addirittura spesso utilizzano la questione animale come mero metro di paragone per denunciare le condizioni inaccettabili di minoranze umane o di determinate situazioni “disumane”, non mettendo in discussione in alcun modo la condizione animale. Del resto l’umanesimo in quanto tale è chiaramente specista. Nello specifico il fatto che delle donne guidino dei trattori e ciò venga spacciato come una vittoria e un segno di emancipazione femminile, ci dimostra che molto spesso la lotta per i diritti delle donne è percepita solo come una lotta di potere che avalla e accetta in sistema sociale vigente, e non come una lotta di profondo cambiamento sociale e culturale come dovrebbe invece essere.

      28 Febbraio, 2024
      Rispondi

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