Come un Leone in gabbia


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Kimba per le strade di Ladispoli, 2023

Sentirsi come “un Leone in gabbia”. Sentirsi in prigione, provare un senso di insofferenza per una limitazione, di costrizione senza la possibilità di scappare via, lontano.
C’è chi ha vissuto alcune volte nella vita questa condizione, per brevi periodi, chi l’ha subita a lungo, per anni; c’è chi invece la deve subire per l’intera esistenza, senza speranza che qualcosa possa cambiare e addirittura pensando che tale condizione sia la normalità. Tra questi ultimi soggetti ci sono infinite schiere di Animali nati direttamente dentro ad una gabbia che li conterrà fino alla morte, senza alcuna esperienza, nessuna idea, di ciò che può esserci fuori dalle sbarre. Com’è accaduto a Kimba.
Kimba, il Leone fuggito dal circo Rony Roller Circus a Ladispoli, ha potuto godere di qualche scampolo di libertà, ha girovagato confuso per le vie cittadine, si è rifugiato in un canneto che era per lui l’unico luogo dove potersi celare alla vista degli Umani che lo braccavano. Poi è stato narcotizzato, tutto si è spento e si è risvegliato nuovamente dietro le sbarre. Il tutto venendo filmato, fotografato, rincorso divenendo suo malgrado l’attrazione principale di uno “spettacolo” triste, così come da sempre è capitato dalla sua nascita.
Gli altri Leoni che erano con lui nella gabbia pare non abbiano nemmeno provato ad uscire. Perlomeno così ha affermato il loro aguzzino, forse questa è l’unica verità che ha detto in mezzo al consueto mare di bugie e di luoghi comuni. Perché poi avrebbero dovuto uscire? Per andare dove? Per cercare cosa? Non hanno mai conosciuto nulla al di fuori della loro prigione, degli spazi angusti del circo e dei loro carcerieri Umani. Chi perora la causa della cosiddetta “Resistenza animale” (intensa come capacità e volontà consapevole di autoliberazione in opposizione a una situazione di schiavitù), dovrebbe finalmente pensare che la condizione di questi poveri Animali è ben peggiore di quella di un prigioniero che anela la libertà. Infinitamente peggiore. Loro non sanno nemmeno cosa sia la libertà: non l’hanno mai provata, non ne hanno alcun ricordo. Non ritengono nemmeno che la loro sia una vita di prigionia. Il loro squallido, triste e claustrofobico mondo – l’unico che hanno – è tutto dentro ad una gabbia o ad un recinto che probabilmente considerano “casa”. Perché dovrebbero sognare qualcosa che nelle loro menti non esiste?
Kimba è stato libero (se si può chiamare libertà una passeggiata sull’asfalto e tra il cemento di una città umana) per alcune ore; chi lo sa a cosa avrà pensato? Avrà avuto paura? Provato curiosità? Chi lo sa se ora nella sua mente quanto accaduto rimarrà impresso come un’avventura – forse l’unica della sua vita -, o come un incubo che cercherà di dimenticare.
Kimba è nato in cattività, venendo separato subito dopo la sua nascita dalla madre, prima che lei potesse leccargli via la placenta e creare con il suo piccolo quel legame ormonale essenziale, indissolubile e identitario tra madre e figlio: non ha potuto dirgli “sei un Leone”. Questa tecnica crudele ha anche un nome, si chiama imprinting neonatale e serve a rendere gli Animali selvatici più mansueti e disposti a farsi ammaestrare dagli Umani perché privi di una propria identità, della consapevolezza di essere dei Felini (nel caso di Kimba) e convinti di appartenere alla stessa specie dell’aguzzino che li ha allevati a mano. Kimba dunque può ancora seguire il suo istinto e fuggire dalla gabbia che lo imprigiona, ribellarsi a qualche comando che non gradisce (opporre una resistenza fisica), ma non può esserci in lui alcuna volontà di resistenza intesa come volontà di autoliberazione, mediante comportamenti e azioni di rivendicazione dei propri diritti fondamentali alla vita e alla libertà, perché non possiede alcun parametro per poter valutare la sua misera esistenza in relazione alla vita selvaggia, non conosce alcun diritto al di fuori di quei pochissimi concessi dai suoi carcerieri e la sua selvaticità è stata soffocata sin dalla nascita. Dunque la consapevolezza che sottende alla “Resistenza animale” nella quasi totalità dei casi di soggetti non umani segregati, è solamente una delle tante antropomorfizzazioni degli Animali, una nostra tipica e autoreferenziale proiezione, sebbene prodotta in buona fede e con intenti condivisibili. Kimba è un Leone e sa di esserlo, è un Animale selvatico e non se ne rende conto, è uno schiavo inconsapevole e l’unica cosa a cui può ancora aggrapparsi è il suo istinto, sono i suoi sensi di Felino che gli appartengono e derivano da un passato a lui totalmente sconosciuto.
Il punto però non è ciò che pensa il povero Leone con la sua mente fanciullesca di ergastolano sin dalla nascita, ma ciò che pensano coloro che lo hanno fatto nascere in galera e lì e ce lo vogliono tenere per sempre e ancora più cosa pensano – ma davvero pensano? – coloro che vanno a vedere, con tanto di famiglia al seguito, un Animale selvatico rinchiuso in una gabbia, piegato nel corpo e nello spirito – domato – fino a diventare l’ombra di un Leone.
Kimba è tornato nella sua gabbia e alla sua vita fatta di noia, costrizioni, inferriate, grosse scatole agganciate a camion e ordini a cui obbedire per fare il pagliaccio e far divertire qualche idiota pagante. Una vita erratica da una città e l’altra, priva di Natura, coprendo migliaia di chilometri senza mai muoversi dalla sua prigione. Kimba vive come un Leone in gabbia ma non lo sa, non è altro che un povero essere mutilato della sua natura, vittima assoluta e incolpevole delle nostre gabbie mentali.

Adriano Fragano


In apertura: fotogramma di un video che ritrae Kimba per le strade di Ladispoli durante la sua fuga.


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2 Commenti
  1. LUISA AVETTA ha scritto:

    Grazie Adriano. Intense le parole, precisi i concetti.

    8 Dicembre, 2023
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    • Veganzetta ha scritto:

      Cara Luisa,

      Grazie per il tuo bel commento. E’ importante che da parte nostra si comprenda al meglio possibile lo stato a cui sono ridotti questi Animali e la loro condizione di miseria fisica e mentale indotta sin dalla nascita.

      8 Dicembre, 2023
      Rispondi

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