Si legge in circa: < 1 minutoIn una società che fa dell’acquisto compulsivo, dell’egoismo, della deresponsabilizzazione e della superficialità le basi caratterizzanti dell’individuo,la coerenza con un pensiero altruistico come quello vegano etico è dirompente. La coerenza…
Categoria: <span>Veganismo</span>
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Da più parti giungono notizie di iniziative che riguardano le persone umane vegane e l’uso dei farmaci, è addirittura nato un progetto che si chiama Pharmavegana che si occuperà di formare personale, che nelle farmacie sarà in grado di dare consigli alla clientela vegana su integratori alimentari e farmaci “etici”.
L’Ansa in un suo lancio scrive:
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Di seguito è possibile leggere un’interessante ricerca sul “paradosso legato al consumo di carne” e sul concetto di “dissonanza cognitiva“.
Il testo è sicuramente di stimolo per quanto riguarda alcune questioni tipiche del dibattito antispecista, come il concetto di “specismo” e le sue motivazioni psicologiche e sociali, ma le persone umane autrici del testo arrivano a conclusioni probabilmente errate. Infatti affermano che “esistono diversi modi per risolvere il paradosso legato al consumo di carne”: non mangiarla come fanno le persone umane vegetariane, o mangiarla abbassando il concetto che abbiamo degli Animali che finiscono nel nostro piatto. In realtà non si tratta di soluzioni né in uno, né nell’altro caso. Le persone umane vegetariane operano una rimozione o quantomeno un abbassamento del concetto che hanno di alcuni Animali, per poter continuare a consumare alcuni prodotti da loro derivati (si pensi per esempio ai Bovini che forniscono il latte, o alle Galline che forniscono le uova per i latto-ovo-vegetariani), quindi operano lo stesso stratagemma delle persone umane carnivore, anche se con grado diverso.
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Ci sono molti modi di intendere il veganismo, nessuno però può esimersi dal considerare principi di base quali solidarietà, empatia e giustizia. Negli anni sono state numerosissimi i progetti nati in ogni Paese che hanno riguardato la pratica vegan e la sua etica, uno di essi davvero degno di nota è FOOD NOT BOMBS (F.N.B.).
Ma di cosa si tratta? Per capire il progetto F.N.B. si riportano si seguito estratti dei testi di presentazione della versione italiana del libro “Food Not Bombs” a cura di C.T. Lawrence Butler e Keith McHenry (i fondatori di F.N.B, N.d.R.), tradotto in italiano da Kafka Collective e pubblicato da Fratelli Frilli Editore del 2002, della seconda versione americana del libro, e la presentazione del gruppo Food Not Bombs Romagna.
Il pugno è chiuso e levato verso l’alto, ma nella mano stringe una carota. E la scritta che affianca il logo dice il resto: Food Not Bombs, cibo e non bombe. Sono il simbolo e lo slogan di un movimento nato negli Stati Uniti 22 anni fa, che oggi conta 200 gruppi attivi in tutto il mondo [34 anni fa, e i gruppi sono ormai più di 1000 al mondo, N.d.R.], dall’Europa al Giappone, e sta muovendo i primi passi anche in Italia. A partire da un’idea semplice: combattere il paradosso della povertà nei paesi ricchi recuperando “sul campo” gli sprechi dell´industria alimentare. E cucinando pasti rigorosamente vegetariani, per strada e nei parchi pubblici, per chi ha il problema quotidiano della fame: senzatetto e non solo. (…)
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