Categoria: <span>Femminismo antispecista</span>


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prideIl recente film Pride, uscito pochi mesi fa con la regia dell’ìnglese Matthew Warchus, riporta all’attenzione collettiva uno stralcio di storia contemporanea: tra il 1984 e il 1985, in piena era thatcheriana, la protesta contro il progressivo smantellamento di miniere di carbone fu portata avanti in Inghilterra con un durissimo sciopero di minatori, protrattosi per 51 settimane e infine conclusosi con la ripresa del lavoro, stabilita dall’ala sindacale maggioritaria e morbida: di fatto con una sconfitta rispetto agli obiettivi, ma nonostante questo accompagnata da una risonanza e una solidarietà, in grado di catalizzare un’opinione pubblica sensibile, ben oltre i confini nazionali.

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Una bella ragazza bionda ammicca verso l’obiettivo della macchina fotografica mentre, vestita di soli indumenti intimi, viene colta nell’attimo di indossare una tuta da lavoro. Sulla testa una bandana, che però non nasconde, anzi, evidenzia, i lunghi capelli biondi. Alla sua sinistra si scorgono le terga di tre Mucche in fila l’una accanto all’altra. Si capisce che ci troviamo dentro una stalla. Queste scarne informazioni ci dicono che la ragazza sta per mettersi al lavoro. Il lavoro possiamo facilmente immaginarlo: mungere le Mucche, o forse accudirle, probabilmente entrambe le cose. 

La fotografia proviene da una pagina di un social network, la didascalia recita: Sezione Pezzata Rossa di ARAV (acronimo per Associazione Regionale Allevatori del Veneto).
La Pezzata Rossa è una razza di Mucche molto apprezzata sia per le sue carni, che per il latte. Le sue caratteristiche produttive, riportate da un sito web, sono:

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Fonte: Asinusnovus

di Leonora Pigliucci

La presidente della Camera Laura Boldrini, non senza suscitare un gran vespaio di polemiche tra coloro che gridano all’attacco alla libertà di espressione, ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui solleva la questione della violenza verbale e d’immagine espressa diffusamente su internet e sui social network, e quasi mai soggetta a sanzione.

Si tratta di un fenomeno cui sono testimoni tutti i fruitori del web: è molto facile imbattersi in fotomontaggi e vignette che con l’idea di fare ironia o polemiche politiche veicolano contenuti brutali ed offensivi, e che ricevono una moltiplicazione virale che implicitamente li rende plausibili, nonché spunto per un crescendo di commenti di approvazione carichi di una virulenza spesso anche maggiore di quella di partenza. Complice della degenerazione verbale è la sensazione di anonimato che si ha da dietro lo schermo dei pc e la lontananza fisica dagli spazio “reali” in cui le stesse manifestazioni sono eventualmente punite. 

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