Categoria: <span>Comunicati</span>


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Fonte: www.aamterranuova.it/Novita-dal-mondo-Terra-Nuova/Immaginare-la-societa-della-decrescita Immaginare la società della decrescita …percorsi sostenibili verso l’età del doposviluppo. Vi presentiamo il nuovo libro pubblicato da Terra Nuova Edizioni “Immaginare la società della decrescita  Decrescita è un…

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Si riceve il seguente importante comunicato del Coordinamento Fermare Green Hill e si pubblica.


Questo lager deve chiudere!” è scritto sullo striscione che dall’alba di oggi, venerdì 14 ottobre, campeggia sul tetto di uno dei capannoni dell’allevamento Green Hill a Montichiari (BS)!

Alle ore 6.00 è scattata l’azione a sorpresa del Coordinamento Fermare Green Hill. Cinque attivisti sono riusciti a salire sul tetto con una scala, eludendo la guardia dell’allevamento. Arrivata troppo tardi per fermarli. Nel frattempo altri attivisti stanno ancora stazionando vicino al capannone e al cancello d’ingresso, dando supporto a chi è sul tetto e monitorando l’attività  lavorativa che sembra bloccata per la giornata.
L’intenzione dei cinque attivisti è di rimanere ad oltranza sul tetto e impedire che partano carichi di cuccioli verso i laboratori. Hanno con sé tutto l’occorrente per restarci a lungo, per fare in modo di non essere sgomberati e poter comunicare con noi.

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Comunicato di Veganzetta letto pubblicamente durante una manifestazione anti-tourada in Portogallo.
La manifestazione si è svolta 12 agosto 2010 davanti alla più grande arena portoghese, quella di Campo Pequeno a Lisbona, alle ore 20.30, organizzata da ANIMAL ASSOCIAO


La Veganzetta esprime solidarietà  a questa protesta degli amici portoghesi. La Tourada è una pratica che rovina il nome e l’immagine del Portogallo all’estero e getta un’ombra di inciviltà  e crudeltà  sulla popolazione.

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Ogni percorso finito ha un suo punto di partenza ed un suo arrivo. Non fa eccezione la filosofia antispecista che come punto di arrivo ha la liberazione animale (umana e non) e di conseguenza una nuova società  umana libera, solidale ed egualitaria. Disquisire sul percorso e sul suo arrivo è già  un esercizio arduo, ma risulta impossibile se viene a mancare un requisito fondamentale: una partenza comune. Fuor di metafora ci preme come redazione della Veganzetta affrontare il tema delle radici comuni del pensiero antispecista, radici assai complesse e variegate, ciò perché senza una solida base da cui partire ogni sforzo per avanzare risulterebbe vano, e quanto sta accadendo, e quanto è accaduto di recente, lo dimostra.
Individuare un’unica origine generatrice dell’antispecismo non è possibile, proprio per il fatto che risulta chiara una sorte di commistione tra diverse anime e visioni a volte tra di loro anche poco compatibili. Storicamente si può ricondurre la nascita ufficiale del pensiero antispecista agli anni ’70 del secolo scorso, e precisamente al 1970 quando Richard D. Ryder, uno psicologo inglese, conia il termine “specismo”1. Analizziamo però una considerazione dalla quale si è evoluto molto del sentire comune antispecista:

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