Categoria: <span>Antispecismo</span>


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L’occuparsi di diritti degli Animali, trascendere (non dandole per assodate, ma ignorandole) tutte le problematiche legate alla società  umana, per concentrarsi sulle immensità  del dolore animale causato direttamente da tale società, rappresenta non solo un clamoroso errore strategico, ma anche un pericoloso cedimento concettuale.
Il problema di fondo – a nostro avviso – è la scarsità  di approfondimento della questione prettamente “umana” della filosofia antispecista; mentre sempre più persone possono senza difficoltà  dirsi d’accordo con il concetto di diritti animali, concetto affrontato da autori del calibro di Peter Singer, Tom Regan, Gary L. Francione, Jim Mason, James Rachels – solo per citare i più blasonati – pochi hanno ritenuto opportuno affrontare forse l’aspetto fondamentale dell’antispecismo, sempre citato, ma quasi mai indagato: la liberazione animale.

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earthlings.jpgIl famoso documentario, la cui visione è assolutamente consigliata, ora anche con sottotitoli in italiano: EARTHLINGS (Terrestri) è un documentario sull’assoluta dipendenza dell’umanità  dagli Animali (usati come compagnia, come cibo, come vestiario, per divertimento e per la ricerca scientifica) ma illustra anche la nostra completa mancanza di rispetto per questi cosiddetti “fornitori non umani”. Il film è narrato dall’attore Joaquin Phoenix e la colonna sonora è di Moby, famoso musicista acclamato dalla critica (vegano, N.d.R.).

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Più volte ci è capitato di affrontare il discorso relativo all’identità  dell’animalismo in Italia, e più volte siamo stati costretti a constatare che l’animalismo nel nostro paese nonostante i molti anni di lavoro, di attività  e iniziative, non è riuscito ad elevarsi in alcun modo a movimento. I motivi sono numerosi ed in alcuni casi complessi, la ragione di fondo, però, è in estrema sintesi soltanto una: la mancanza assoluta di principi fondanti condivisi. Sebbene infatti l’animalismo come fenomeno sociale sia presente in Italia sin dalla fine degli anni ’70, nonostante le numerose sigle, gruppi, associazioni, collettivi nati, estinti o tutt’ora presenti nel tentativo di perseguire in vario modo la difesa degli interessi degli Animali (ci limitiamo a dare questa descrizione molto sommaria e generica degli scopi a causa dell’eterogeneità  della “galassia” animalista in oggetto), l’estrema diversità  di posizioni, ovvero la diversità  degli scopi finali, delle metodologie, delle strategie, non ha permesso sino ad oggi la trasformazione di un fenomeno sociale in un soggetto sociale coeso e forte. Per contro, la storia dell’animalismo italiano è costellata di screzi, lotte intestine, diatribe e veti incrociati che ne hanno in gran parte neutralizzato la diffusione sul territorio e l’efficacia dell’azione.

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Si chiamava Kudrjavka (Ricciolina), era nata presumibilmente a Mosca tre anni prima di essere “arruolata” a forza in un programma spaziale sovietico che l’avrebbe resa famosa in tutto il mondo. La ribattezzarono Laika (Colei che abbaia), o Muttnik (da mutt che in inglese significa bastardino e dal nome della capsula Sputnik). Non era di nobili natali, era anzi una reietta che viveva vagando per le strade della metropoli russa, nessuno si preoccupò di capirla, di conoscerla, il 3 novembre 1957, esattamente 50 anni fa, però divenne il primo cosmonauta della Terra. Per farlo venne sottoposta a torture indicibili, alle quali non seppe sottrarsi, non seppe ribellarsi, pervasa com’era da una fiducia incrollabile nei confronti di chi la stava usando per fini “scientifici”. C’è chi dice che morì al rientro nell’atmosfera terrestre, chi dopo pochi giorni dal lancio, la verità  pare sia invece che Kudrjavka morì pochi minuti dopo il lancio per un guasto della navicella spaziale che passò alla storia con il nome di Sputnik. Kudrjavka era un Cane, a pochi importa come sia morta, ma per noi la sua storia è fondamentale.

Oggi vogliamo ricordare la sua tragedia personale, il suo dramma, nell’intento di non dimenticarla, e soprattutto di non dimenticare la crudeltà , il cinismo e la stupidità  umana.

Ciao Kudrjavka.


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