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Ingabbiamo e siamo ingabbiati.
Ingabbiamo perché siamo ingabbiati.
Non possiamo pensare la libertà altrui perché ne siamo privi noi stessi.
Quel mostro che abbiamo prodotto ha fame insaziabile, regge le nostre esistenze con mani invisibili, mantiene in vita i nostri corpi privandoli della vita vera, rendendoli mera carne mansueta.
Così riproduciamo queste stesse gabbie per ogni altra vita, riproduciamo le vite e le gabbie poiché non abbiamo conosciuto altro.
illustrazione a matita e testo di Simona Dimitri
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illustrazione bella e spaventosa!
La gabbia è come una matrioska: ce n’è sempre una che ne contiene un’altra.
“Così riproduciamo queste stesse gabbie per ogni altra vita, riproduciamo le vite e le gabbie poiché non abbiamo conosciuto altro”.
Cito questa frase perchè mi sembra “manlevante” se nessuno ha conosciuto altro da dove in alcuni viene la spinta verso la libertà?
Personalmente non credo che non abbiamo conosciuto altro…da qualche parte c’è un ancestrale ricordo di libertà, di amore, di pienezza., di integrità, di giustizia, di compassione, di rispetto, di unità…da dove venga…chi lo sa, importa forse?
Quello che importa è che ci sia e che alcuni nonostante ogni ragionevole logica seguano quell’impulso e rompano gli schemi imprigionanti.
Sicuramente non importa da dove venga tutto ciò che abbiamo di positivo, importa invece che in qualche modo ci riappropriamo di una parte della nostra natura che abbiamo quasi del tutto accantonato e dimenticato a favore di altro.
sono d’accordo con te Cori……da qualche parte veniamo e da qualche parte viene sicuramente il desiderio di rinnovamento, di libertà e amore che taluni hanno nell’anima….grazie..ciao
Certo Cori, e grazie per aver commentato, prima di tutto.
Sono certa che ciascuno di noi contiene quello di cui parli, una sorta di senso etico innato, che risiede nelle nostre stesse cellule. Quello che ho voluto rappresentare con questo disegno è ciò che ci trattiene, ciò che imprigiona le nostre libere vite, che è in parte esterno a noi, e in parte interno, e che in ogni caso – inconsapevolmente – ci soffoca e ci spegne. Chiude i nostri pori e impedisce lo scambio con ciò che ci circonda. Io credo che la nostra vita è la stessa vita di ogni altro essere attorno a noi, percepiamo i confini che ci dividono e ignoriamo la fitta rete di interconnessioni che ci legano a tutto ciò che vive. La ignoriamo perché non siamo più capaci di sentire. Il percepire e il sentire, a mio parere, rendono inaccettabile ogni sfruttamento e ogni bruttura, poiché annullano i confini fra il nostro corpo e quello degli altri.
Grazie molte anche a Paola e Ennazak.
E’ proprio vero che ignoriamo la “fitta rete di interconnessioni” che ci lega agli altri e che, soprattutto, ci permette di esistere. L’atteggiamento che teniamo è di assoluta supponenza e presunzione dato che quotidianamente ci adoperiamo come società per modificare, alterare e distruggere una rete che non comprendiamo e che ci comprende. Ciò oltre a provocare immani sofferenze agli altri, causerà danni e disastri ovviamente imprevedibili.
Grazie per il tuo commento, Veganzetta, assolutamente vero..
Quella rete non la comprendiamo, pur facendone parte, talmente distorta è l’idea che ci siamo costruiti di noi stessi e della nostra specie. Quello che non si comprende spaventa, e quello che è davvero mostruoso ci pare confortevole…
Arriveremo forse a vedere – con occhi ormai nudi – che non siamo slegati dal tutto ma che ne siamo sostanzialmente parte, solo quando oramai non ci sarà davvero più niente da fare. Ci stiamo lentamente arrivando, e ancora non riusciamo ad aprire gli occhi.
Purtroppo è così, ma non è fortunatamente vero per tutte le persone umane.
Complimenti per l’illustrazione! Molto veritiera!