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Per Veganzetta e per chi non accetta le cose scontate.
Abbiamo salvato una Mucca di 16 anni che, dopo essere stata costretta a partorire 15 vitellini, dimagriva a vista d’occhio e che, prima di dimagrire troppo, sarebbe stata mandata al macello.
Ha vissuto con noi una troppo breve parentesi fatta di dolcezza e, finalmente, rispetto. Al di là del tempo fatto di ore, come gli amori veri, addormentandosi per sempre, ha lasciato un vuoto grande.
Biscotto
Quattro mesi
E noi che volevamo regalarti una nuova vita
Fatta di coccole, attenzione e dignità
Ma dove è scritto che c’è una giustizia?
Come si fa a tradurre la nostra passione nel tuo diritto a vivere?
Abbiamo messo insieme sforzi, ore e tanto freddo
Respinto i sorrisi degli scettici, la fretta di chi vuole convincersi che siete oggetti
Le domande di chi pensa che non dobbiate avere futuro
Quattro mesi
Cercando di capire,
di lenire i tuoi ricordi tristi
di sbagliare il meno possibile
Mentre imparavamo la tua dolcezza
e accumulavamo paglia affettuosa sotto la tua magrezza da indossatrice anoressica
Poi è stato troppo presto
Poi ti abbiamo fatta addormentare con carezze e baci, a protezione dalla paura.
Come hanno detto due carissime persone, non potevo riavvolgere il film della tua vita ma le ho cambiato il finale.
Michele Suma
(associazione VivigliAnimali, Rifugio Blonda Ruffa di Collegno-Torino)
2015
Link sito web: www.viviglianimali.it
Link Facebook: www.facebook.com/viviglianimalionlus
Biscotto – incapace ormai di alzarsi – sotto il gazebo montato appositamente per lei per meglio accudirla e ripararla dalla pioggia
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QUESTO è Amore!
“Ma dove è scritto che c’è una giustizia?”: per coloro che hanno anima e quindi sentimento, è palese che non esista. Tutto fa comodo ed è finalizzato agli interessi di coloro che hanno progettato ed impostato il mondo in questo modo…eoni fa. Bisogna svegliarsi ed uscire dalla matrix: il collegamento fra un (in apparenza) innocente pacchetto di carne ben confezionato ed avulso dalla sua interezza, mentre si gira come ebeti fra le luci e la musica del supermercato, ed una povera creatura innocente che ha patito ogni sorta di sofferenza, è un grande passo. Credo che non bisogna fermarsi, bisogna cercare anche altre risposte a questa esistenza bastarda, ciascuno nel suo campo, ciascuno fornendo il suo piccolo contributo…Questo accrescerebbe la coscienza collettiva, purtroppo però veniamo distolti in ogni modo da quello che, secondo me, dovrebbe essere lo scopo della vita umana.
Questo è rispetto che va dato a prescindere dall’amore che indubbiamente connota la storia di Biscotto.
So di storie simili con i cani dei canili: a volte sono ridotti in uno stato talmente aggravato da far loro attendere la morte rendendogliela meno dolorosa possibile. Vedere una mucca trattata con tanto amore prima di morire è certamente singolare perché nel mondo le “vacche da latte” sono semplici rubinetti e quando non funzionano più significa che sono da rottamare, come si rottama la merce sul mercato.
Cara Paola, avresti dovuto vedere il gazebo che abbiamo montato sopra ed intorno alla nostra Biscotto per ripararla dalla pioggia. Dal momento che non si era più alzata, dopo essersi accovacciata andando al pascolo, abbiamo praticamente spostato tutto accanto a lei: il fieno, il fioccato, l’acqua, i medicinali, le traverse di cotone perché non si sporcasse troppo. E poi abbiamo messo dei tavoli di taglio sul terreno per sostenerla e proteggerla dal vento. Sembrava una principessa sotto il suo baldacchino. Chi, avendo saputo quello che stava succedendo, è venuto a vedere come stavamo trattando Biscotto (e pensava magari di prenderci in giro), è sempre andato via con rispetto (e qualcuno con i lucciconi agli occhi). Questo fa pensare ancora una volta quanto serva poter dare un’occasione ed un tempo a chi non conosce. Dare un’opportunità a chi non ha guardato mai negli occhi un animale che non sia un cane o un gatto. E’ questo che fa sperare. I rifugi-santuario, come quello che abbiamo creato e gestiamo con passione (associazione VivigliAnimali, Fondazione Animal Help a Collegno-Torino), servono non solo a dare un’altra vita agli animali che salviamo e ospitiamo ma a regalare un modo finalmente nuovo per scoprire che gli animali non nascono in pacchetti confezionati, provano gioia, sanno giocare, guardano il mondo e provano dolore e paura.
Caro Michele,
Se avete delle fotografie della struttura che avete creato per Biscotto, mandatele pure: saranno pubblicate. In tal modo anche chi segue Veganzetta potrà farsi un’idea del lavoro svolto.
Michele, mi fai piangere solo con la descrizione. Immagino con le foto… Bisognerebbe affiancare Biscotto e la frizzante mucca lilla che fa il latte lilla, giusto per fare capire che fine farà quest’ultima.
Voglio venire a trovarvi al rifugio.
Una nuova fotografia di Biscotto sotto il gazebo è stata pubblicata infondo all’articolo.
Altre due fotografie pubblicate per completare la raccolta in memoria di Biscotto.
E’ vero che sembra una principessa. Andavano a trovarla anche gli amici e le amiche del rifugio. Faccio una domanda da ignorante: le targhette che le mucche hanno nelle orecchie, devono tenerle tutta la vita, anche quando non sono più mucche da latte o da carne? So che gli animali nei rifugi non sono considerati animali da affezione ma sono sempre animali da reddito… che in realtà sono da debito… ma non si possono rimuovere quelle etichette?
Paola, purtroppo in base alle normative vigenti per il momento togliere le targhette dalle orecchie di questi Animali non è possibile poiché, sebbene essi per fortuna non siano più inseriti in un contesto di allevamento e dunque di sfruttamento, a livello legislativo rimangono comunque sotto la giurisdizione delle varie A.S.L. di competenza. Sempre in base a tale status, vengono sottoposti alle medesime vaccinazioni di routine che subiscono anche tutti gli Animali non liberi.
Grazie Vegan Edge per il chiarimento. C’è da aggiungere solo che a complicare la situazione ci si mettono anche le Regioni che emanano regolamenti propri sulla “gestione” degli Animali cosiddetti “da reddito”.
Sì, immaginavo che ci fossero ragioni burocratiche. Se non fosse così, appena entrati in un rifugio, gli animali etichettati verrebbero liberati da quel marchio seriale che si ritrovano. Credo di non avere mai visto una mucca senza quell’orrenda etichetta. E quelle di montagna che portano anche quel fastidioso campanaccio al collo hanno pure loro una pena da scontare. Almeno quello si potrebbe togliere, invece gli allevatori le fanno rimbambire di rumore tutta la vita.
Mi associo a questo sentimento di tristezza ma anche di serena liberazione. Morire tra esseri che ti accompagnano amorevolmente. Questo è’ un augurio che faccio a tutti gli esseri di questa terra, me compresa.