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Fonte: Bioviolenza.org
In seguito alla pubblicazione, da parte di BioViolenza e Campagne per gli Animali, dell’appello a prendere le distanze da CIWF – Compassion in Wolrd Farming (qui l’appello con la lista dei firmatari), CIWF ci ha scritto.
Abbiamo pubblicato
qui gli argomenti di CIWF.
Desideriamo ora rispondere pubblicamente con alcune importanti precisazioni.
Gentile Annamaria Pisapia,
vorremmo precisare alcuni punti riguardo la sua risposta alla campagna sottoscritta da molti gruppi animalisti contro le politiche welfariste di CIWF.
Se davvero questa fosse una battaglia intestina all’interno del frastagliato arcipelago animalista, Lei avrebbe ragione a lamentarsi della nostra scelta di schierarci contro CIWF cercando di coinvolgere il più gran numero di associazioni e gruppi animalisti.
Ci permettiamo però di avere seri dubbi sulla reale presenza di CIWF nel panorama animalista italiano. In questi ultimi 20 anni nessuno di noi ha mai visto né sentito né conosciuto alcun attivista della vostra associazione. Il vostro logo lo abbiamo visto, sì, ma solo affiancato a quello di aziende che di certo hanno ben altri scopi che preoccuparsi dell’olocausto animale: sulle tovagliette dei ristoranti Ikea, con la pubblicità Coop
per arrivare addirittura ai premi ad Amadori e McDonald’s (il peggio che un animale ed un animalista possono pensare come “compagni di strada”).
Abbiamo, da quando esistono il coordinamento contro la bio-violenza e il corrispettivo
sito, spesso segnalato e commentato le ipocrisie di chi, cercando di placare la cattiva coscienza del consumatore sensibile, gli svende la dignità animale, facendo passare orgogliosamente come una conquista un insignificante miglioramento della schiavitù animale.
Se da qualche parte sui vostri siti ci fosse scritto bene, forte e chiaro (ma abbiamo cercato ovunque senza trovare nulla) che siete contro qualsiasi allevamento e uso di animali, le vostre politiche welfariste, per quanto non condivisibili da noi, non sarebbero certamente state bersaglio della nostra indignazione.
Non ci saremmo neppure troppo indignati se aveste scritto chiaramente da qualche parte che la vostra associazione è specista e antropocentrica ma contraria alla eccessiva sofferenza animale. Perché accanirsi con uno schivista buono che cerca di preservare la salute dei suoi schiavi e contemporaneamente avere prodotti migliori? Al massimo vi avremmo criticato (
come abbiamo criticato Slowfood) per l’ipocrisia di parlare di etica senza condannare lo sfruttamento animale.
Il vostro problema è che volete avere il piede in due scarpe e sperate pure che nessuno se ne lamenti!
Il movimento per la liberazione animale, gentile signora Pisapia, non ha come scopo l’eliminazione della sofferenza animale. O meglio: l’eliminazione della sofferenza animale è sì un obiettivo ma che viene di conseguenza al fine principale che è la liberazione animale dal dominio umano. Ora lei capisce che, se del dominio incontrastato dell’umano CIWF non parla ma ne condanna solo gli aspetti più eclatanti e che inquietano lo sfruttatore medio, significa che l’eliminazione della schiavitù animale non è tra i suoi fini e scopi. Del resto come si potrebbe premiare Amadori se si stesse lottando per la liberazione animale?
Voi vorreste un mondo di schiavisti più gentili (e intanto supportate i peggiori schiavisti in circolazione a cui fate pubblicità per qualche manciata di paglia in più nelle lettiere degli schiavi); venirci a dire che siamo compagni di lotta offende molto per primi gli animali (che, come gli schiavi di un tempo desiderano innanzitutto la libertà e l’autodeterminazione) poi il lavoro di tutti gli attivisti che, senza nessun vantaggio economico e personale, lottano al loro fianco per aiutarli in questa disperata guerra sulla pietà.
La vostra associazione, proprio per l’ambiguità con cui cerca di farsi passare per animalista, per le argomentazioni che usa, per come confonde le idee alle persone più sensibili in un momento storico in cui finalmente si inizia a intravvedere qualche flebile speranza, per come considera ancora gli animali beni di proprietà, per le sue politiche stucchevoli e servili nei confronti della grande industria alimentare, per la sua estraneità alle campagne e battaglie animaliste, per la mediocrità dell’obiettivo finale che si propone, per il doppio standard che usa (se si rivolge ai carnivori suggerisce come scegliere conigli BIO di qualità, se si rivolge a vegetariani e vegan dice di stare lottando per la stessa causa comune), non può che continuare ad essere anni luce distante da noi.
L’unica cosa che davvero ci dispiace è che le associazioni animaliste più “tiepide”, insieme a quelle che sottoscrivono la politica dei “piccoli passi” e quelle che credono che non si debba mai prendere posizione CONTRO (quasi che fosse disdicevole dissociarsi da chi inquina le idee e le prassi del più grande progetto rivoluzionario del millennio), potrebbero continuare a pensare che la vostra posizione ambigua non sia pericolosa. In questo periodo storico, dove occorre affermare in maniera inequivocabile che è possibile ripensare il mondo in un modo nuovo, che sia davvero compatibile con la dignità e la libertà di tutti i popoli animali, il vostro messaggio compromissorio e antiquato, è il nostro peggiore avversario.
Cordiali saluti
Bio-Violenza
Ps. Le chiediamo gentilmente dove sarebbe possibile poter prendere visione del bilancio (sia nazionale che internazionale) della vostra associazione.
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