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Traduzione a cura di Domenico Fargnoli
Libro in versione italiana: Le bestie siamo noi
Intervista con Jeffrey Moussaieff Masson a proposito del suo ultimo libro Beasts
Oggi Jeffrey Moussaieff Masson parlerà del suo nuovo libro, “Bestie: Cosa gli animali possono insegnarci sulle origini del male umano”, pubblicato questo mese da Bloomsbury Press. Jeff ha scritto sulle emozioni degli animali per 20 anni. I suoi libri, Elephants Weep (1996) e Dogs never lie about love (1998) hanno ciascuno venduto oltre 1.000.000 di copie. Jeff è una delle persone più brillanti che abbia mai avuto l’onore di conoscere e con cui ho lavorato.
Il suo intelletto è tanto appassionato e di ampio respiro. L’anno scorso, quando lo ho visitato nella sua casa di Auckland, in Nuova Zelanda, ha passato 3 giorni ad inveire contro il concetto di male di Hannah Arendt. (A quanto pare il popolo neozelandese non si occupa particolarmente di questo argomento).
Di tutti i libri di Jeff sugli animali, questo sembra arrivare al cuore del problema dei confini morali che separano gli umani dagli animali. Jeff inizia con un’osservazione che illustra il puzzle che questo libro cercherà di risolvere. Egli dice: “Ci sono due grandi predatori del pianeta con i più complessi cervelli esistenti in natura: esseri umani ed orche. Solo nel XX secolo, uno di questi animali ha ucciso 200 milioni di membri della propria specie, l’altro nessuno. Perché?”
ANDY: Jeff, abbiamo lottato con il titolo di questo libro per anni. E penso che siamo entrambi abbastanza contenti. Sembra che ci sia una certa ironia però. Puoi spiegare cosa intendi per “bestie”? Come le espressioni che usiamo riferendoci agli animali mostrano il nostro equivoco di fondo?
JEFF: Troppo spesso, al fine di insultare qualcuno, diciamo che si è comportato come una bestia, o un animale. Stavo leggendo “Into the Whirlwin” di Eugenia Ginzburg, sulle terribili prigioni dei gulag, e mi sono imbattuto in questa frase: ” Ho spesso pensato al dramma di coloro da cui è dipesa l’organizzazione l’epurazione del 1937. Passo dopo passo mentre seguivano le loro routine direttive, hanno compiuto tutto il percorso che porta dalla condizione umana a quella delle bestie. “Pensate a tutte le volte che descriviamo gli esseri umani come una sorta di animali al fine di sminuirli. Così chiamiamo qualcuno parassita, verme, serpente, lupo, bestia assetata di sangue (il mio preferito), scimmia, cagna o maiale.
ANDY: Come in molti dei tuoi libri, si tenta di mettere in evidenza il contrasto fra il regno di pace degli animali con gli orrori del comportamento umano che si manifestano nel corso della storia. Ma ci sono numerosi esempi di animali che fanno violenza agli esseri umani ed a loro stessi. Forse stai esagerando la differenza.
JEFF: Essi fanno violenza a noi e agli altri animali, di sicuro. Ma non fino al livello raggiunto da noi quando facciamo violenza a loro e l’uno all’altro. La disparità è sconvolgente. Non vedo gli animali come dei santi (i santi umani non sono santi), ma essi non sembrano spingersi, per esempio, a sterminare tutti i membri di un gruppo diverso sia che si tratti di tigri, di elefanti o di coccodrilli.
ANDY: Ogni volta che espongo la tua tesi, molti si rifanno sempre all’esempio degli scimpanzé come animali che sembrano impegnarsi nella violenza gratuita. Non è questo in contrasto con le tue idee?
JEFF: Sì, in una certa misura. Nel libro analizzo questo in dettaglio. Jane Goodall è la prima persona che ha studiato la violenza degli scimpanzé e lei sarebbe anche la prima a riconoscere che non è semplicemente sulla scala della violenza umana. Credo che sia così scioccante perché così inaspettata. Ci aspettavamo che gli scimpanzé fossero più simili ai bonobo! Questi ultimi sono una specie di scimpanzé, strettamente simili a noi come gli altri, ma completamente pacifica. Essi sono stati studiati, ma non ancora a fondo come i più violenti scimpanzé. Sono guidati da femmine, e questo può essere il motivo (voglio dire, perché sono meno violenti e perché sono stati meno studiati !).
ANDY: Uno dei temi di cui parli qui e nei libri precedenti è che gli animali, a differenza dell’uomo, non riconoscono l’alterità. Per un cane, un altro cane è solo un cane, non una specie differente. Ma per gli esseri umani, l’idea di ”altro” ha creato ogni sorta di orrore. Sono affascinato dal tuo aneddoto “l’ultimo kantiano in Germania”. Lo puoi raccontare anche a noi?
JEFF: Sì, è uno dei miei aneddoti preferiti, ed è vero. Ed è profondo. Emmanuel Lévinas, il filosofo francese ebreo e sopravvissuto all’Olocausto, era in un campo di lavoro per ufficiali, alla periferia della città di Hannover. Quando il suo gruppo marciava fuori del campo i suoi appartenenti venivano stati trattati con disprezzo, visti come ”parassiti“, cioè “non umani”. Con una sola eccezione: un cane randagio che aveva trovato la sua dimora nel campo. Ogni giorno, quando i prigionieri tornavano al loro accampamento nella foresta, il cane salutava la fila di uomini con grande entusiasmo e cordialità. Era sempre felice di vederli. Lui era lì la mattina al raduno, e li aspettava al ritorno, saltando su e giù e abbaiando di gioia. ”Per lui ,” Lévinas osserva, “non c’era alcun dubbio che eravamo degli uomini.” Levinas ha immortalato il cane più tardi con l’appellativo dell’ultimo kantiano nella Germania nazista. Questo cane, come il grande filosofo Immanuel Kant, e tutti i cani, ha capito che gli esseri umani sono un fine in sé, e non un mezzo per un fine.
ANDY: Questo libro analizza audacemente la natura della malvagità umana contrapponendo il nostro comportamento a quello degli animali. Ma un’obiezione in po’ maligna è doverosa. Gli esseri umani hanno una sorta di compassione che non troviamo nel mondo animale. Perché è così?
JEFF: Non lo so, ma è vero. Nessun animale è diventato un medico specializzato in esseri umani, o costruito un ospedale per prendersi cura degli esseri umani. Siamo in grado di mobilitare centinaia di altri esseri umani per la ricerca di un cane smarrito. Singoli cani possono effettuare ricerche per noi, ma non implorerebbero altri cani di unirsi a loro. Sono sicuro che ognuno può portare esempi di questa qualità umana, la compassione, tra cui, ovviamente, il movimento di migliaia di persone per i diritti degli animali. Alcuni di noi, da carnivori sono diventati vegani. Nessun’altra specie di predatori in natura ha mai rinunciato alla carne per ragioni morali!
ANDY: Jeff, un’ultima domanda. Alla fine del libro si riportano le idee esposte da Steven Pinker nel suo controverso lavoro, “I migliori angeli della nostra natura”. Egli sostiene che la violenza umana nel mondo moderno è diminuita. Sei d’accordo. Vuoi commentare?
JEFF: Nel mio libro c’è un’appendice dove cerco di rispondere a questa domanda con una certa ampiezza. Oltre a fornire una versione distorta della preistoria, sicuramente è strano, nel libro di Pinker sostenere che la violenza sta diminuendo in tutto il mondo. Non si menziona Srebrenica, il genocidio ruandese, Pinochet in Cile, la giunta in Argentina (o in Brasile o in Grecia); nessuna voce troviamo riferita al colonialismo, all’ex Jugoslavia, ad Haiti, alla Repubblica Dominicana o a Robert Mugabe dello Zimbabwe; e troviamo solo un accenno a Mussolini e due all’apartheid e si tace della violenza in luoghi come il Guatemala.
ANDY: Il 9 marzo alle 13:00, Jeff presenterà il libro con Daniel Ellsberg. Questo è un evento che non si deve perdere: si confronteranno due intelletti eminenti che hanno speso la loro vita cercando di capire come il male si manifesta nella storia dell’uomo. Bisogna davvero partecipare.
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