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Agli “Stati generali della caccia in Veneto” che si sono svolti a Vicenza nei primi giorni di febbraio 2015, Giuliano Ezzelini Storti, Presidente ARCI Caccia del Veneto ha avuto la brillante idea di partorire un nuovo slogan per la cosiddetta caccia del secondo millennio: “bisogna sparare con dolcezza“.
Far notare al suo ideatore che questa frase è una colossale contraddizione in termini, sarebbe tempo sprecato per ovvi motivi, è utile, però, proporre delle considerazioni di carattere generale, per comprendere il perché di queste trovate pubblicitarie.
La disperazione dei rappresentanti del “mondo venatorio” è palese e ormai incontrollabile, il tentativo in atto è quello di far passare l’assurda idea che la caccia si utile all’equilibrio dell’ecosistema naturale che essa stessa ha attivamente contribuito a minare, tanto che molte associazioni di cacciatori si impegnano già da tempo a presentarsi come paladine dell’ambiente, amanti della natura (morta), o ecologiste.
Il filone ecologista della caccia, sostenuto da associazioni come l’Associazione Italiana per la Wilderness che coniuga la tutela dell’ambiente e la conservazione delle specie animali selvatiche, con l’esercizio della caccia rifacendosi a opinabili prese di posizione di personaggi come H. D. Thoreau, è un nuovo approccio che sta prendendo piede tra le associazioni di cacciatori che sono all’evidente ricerca di un ruolo istituzionale e sociale, che attesti una loro qualche pubblica utilità e che quindi sdogani l’idea che la caccia sia utile e giusta.
Basti pensare ai “bravi” cacciatori che si offrono volontari per sparare alle terribili Nutrie che stanno dilagando in Italia – per colpa di chi le ha sfruttate per anni e poi le ha abbandonate una volta passata la moda della pelliccia di Castorino – e che vengono additate come le maggiori responsabili di ogni sorta di dissesto idrogeologico del nostro Paese, divenendo un comodo capro espiatorio per le amministrazioni regionali, provinciali e comunali che hanno devastato impunemente l’ambiente.
Da questi presupposti nasce la “sparata” di Ezzelini Storti che afferma “con questo slogan, intendo dire che va cercata una comunicazione più efficace e un dialogo pure con gli ambientalisti, per far capire che il cacciatore è la sentinella della natura“.
La comunicazione di cui parla Ezzelini Storti è rivolta ad associazioni ecologiste istituzionali – come Legambiente che ha dimostrato più volte interesse per le tematiche venatorie – e a politici locali o a livello nazionale, che si potrebbero incaricare di perorare pubblicamente la causa dei cacciatori; altro versante è quello europeo: da tempo le associazioni nazionali di cacciatori stanno alimentando una lobby europea pro caccia per far emanare normative comunitarie a loro favore. Non si deve dimenticare nemmeno l’aspetto associazionistico di questo tentativo del mondo della caccia di rimanere in vita: le associazioni di cacciatori sono onnipresenti e molto attive sul territorio italiano, e lo stesso Ezzelini Storti è presidente di un’associazione di cacciatori nazionale che fa capo all’ARCI1 e che ha come motto eloquente e molto politically correct la frase “i compagni della natura“.
Insomma dietro allo slogan “bisogna sparare con dolcezza” c’è un piano, ben preciso e non così scontato come parrebbe di primo acchito, di tutela di un’usanza sanguinaria e assurda che sta perdendo terreno da molti anni.
Dulcis in fundo è d’obbligo sottolineare l’ipocrisia di frasi come quella pronunciata dal Presidente dell’ARCI caccia del Veneto: sdoganando l’idea dello “sparare con dolcezza”, si potrebbe tranquillamente anche affermare che si possa “ammazzare con gentilezza”, o “stuprare con umanità”, tutte questioni che magari i cacciatori potrebbero ben spiegare ai più giovani, dato che sempre più spesso viene concesso loro di entrare nelle scuole pubbliche a fare vere e proprie lezioni sulla loro “dolcezza”.
Note:
1) Visitando il sito istituzionale dell’ARCI, nella sezione “campagne” si può anche leggere:
Taglia le ali alle armi
L’Arci partecipa alla campagna promossa dalla Rete per il disarmo e altre organizzazioni contro l’acquisto da parte del governo italiano dei cacciabombardieri F-35, chiedendo che le risorse stanziate per quel programma vengano destinate a progetti di utilità sociale
www.disarmo.org
Oppure nella sezione “progetti“:
Circoli verdi – RiEvoluzione
Una rete per valorizzare e connettere le esperienze dei circoli Arci che realizzano e diffondono buone pratiche di sostenibilità energetica e ambientale, consumi e stili di vita sostenibili coinvolgendo soci e cittadini
www.rievoluzione2011.blogspot.it
Per non parlare di un’intera sezione del sito web dedicata all’ambiente, tutte tematiche la cui contiguità con la caccia l’ARCI si guarda bene dallo spiegare.
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Che dire…nel leggere le note in fondo all’articolo si capisce bene e anche troppo come l’ipocrisia delle associazioni presunte etiche, in questo caso è obbligatorio puntare il dito su ARCI, sia veramente disarmante.
daccordo con il tuo commento
“cacciatori che sono all’evidente ricerca di un ruolo istituzionale e sociale, che attesti una loro qualche pubblica utilità e che quindi sdogani l’idea che la caccia sia utile e giusta.”
tasto dolente questo…..la cosiddetta caccia di selezione che impazza dovunque senza limiti temporali e ambientali infatti investe il cacciatore del ruolo istituzionale di salvatore della patria, minacciata dal “proliferare incontrollato” della specie aliena di turno……mentre in realtà “il problema” è causato dagli stessi cacciatori che immettono fauna selvatica sul territorio per il divertimento di andarla poi ad accoppare con la medaglia sul petto
Cara Wilma ciò che dici è assolutamente vero e al contempo lampante, eppure le amministrazioni pare non lo capiscano, che ci sia della malafede?
Inutile dire che la domanda è del tutto retorica.
La caccia si sta organizzando nello stesso modo in cui si stanno organizzando CIWF, COOP, EATALY, SLOW FOOD per allevamenti e macelli. L’imperativo categorico è che gli animali non soffrano. Ammazziamoli pure, ma senza farli soffrire. Anche Legambiente la pensa così. E la caccia fa pure incetta di piccoli fans. Gli incontri nelle scuole sono un aspetto ma, per esempio, ci sono le gare di tiro organizzate da Federcaccia nelle feste di paese, i corsi per giovani cacciatori (e cacciatrici!) gratuiti… Addirittura ci sono i concorsi letterari che hanno come tema la caccia: grande cultura della nobile ars venandi! ARCIcaccia è la spina nel fianco dell’ARCI. E’ vero che ha uno statuto a parte e se si ha la tessera ARCI, non si finanzia ARCIcaccia, ma è una vergogna che ARCI mantenga nel suo interno gente simile. Io non ho più rinnovato la tessera ARCI circoli ricreativi da due anni e non lo farò finché esisterà ARCIcaccia. E’ chiaro che questo andare con dolcezza incontro alla morte degli animale è un segnale che qualcosa scricchiola nel sistema di sfruttamento messo in atto dagli aguzzini ma finché sarà ammazzato l’ultimo animale, in qualunque modo accada, non ci si dovrà fermare nella difesa di questa infinita massa di perseguitati e perseguitate ovunque nel mondo.
L’atteggiamento che l’ARCI ha nei confronti della caccia è un retaggio del passato: la storia dell’ARCI è legata a doppio filo con quella della sinistra italiana, la stessa che ha fatto delle feste con grigliate a base di carne e della caccia dei veri e propri riferimenti culturali che ancora oggi sopravvivono. Fai bene a non aver rinnovato la tessera.
segnalo, tardivamente, che il signore in questione – Giuliano Ezzelini Storti – è stato anche sindacalista di sinistra e se non ricordo male responsabile per la provincia di Vicenza di Rifondazione, quindi, in teoria “un compagno”…
Non ho parole…
Gianni