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Testo e opere di Dóra Zambó per Veganzetta
Adoro i Maiali.
Si è sviluppata in me un’attrazione inconscia verso questi Animali intelligentissimi, che agli occhi della gente appaiono opulenti, sporchi, pigri o come pezzi di carne su un piatto o bistecche sulla griglia.
Digitando il sostantivo “maiale” in un motore di ricerca, le associazioni visive e testuali riportano caratteristiche, e luoghi comuni pieni di pregiudizi riflettendo l’immagine che la nostra cultura si è fatta di scrofe e verri. Questo essere senziente subisce l’aberrazione umana sin dall’antichità, e la cosiddetta civilizzazione occidentale anziché dargli tregua, peggiora le sue sorti. Non lo risparmia nessuna disciplina: medicina, alimentazione, linguistica, arte e religione, insieme ne sfruttano corpo e anima.
Avendo trascorso da adolescente molte estati nella fattoria dei miei nonni, imparai a comprenderla da un unico punto di vista, cioè dal loro. Il rapporto tra contadino e Animale s’intese in un’unica direzione rigida e inconfondibile senza mai un pizzico di coinvolgimento sentimentale: l’Umano equivale al proprietario profittatore, e l’Animale alla bestia e al guadagno. Tale formula valeva nelle piccole fattorie come nella crescente industria zootecnica, e a tutt’oggi rimane incontestabile dalla maggioranza delle persone.
Tale convinzione sui Suini rimase in me a lungo, e il nonno alimentava la mia paura verso gli abitanti del cortile. Mi ordinava ripetutamente di non avvicinarmi a loro mentre si godevano la breve libertà giornaliera sul prato. Di conseguenza non osavo nemmeno scendere le scale del terrazzo e solo raramente entravo in contatto, esclusivamente visivo, con loro. Benché non avessero mai fatto una mossa minacciosa, io mi sentivo in pericolo… Minacciata dall’immagine sbagliata su queste creature in realtà pacifiche. Ma come ogni individuo al quale viene posto un divieto senza una ragione comprensibile, la curiosità per i Maiali rimase, ed esigevo delle risposte. I tabù cominciarono pian piano a crollare con l’arrivo di un lattonzolo vivace, cresciuto nelle stesse condizioni degli altri, ma maggiormente socievole e amichevole. Riuscì a stringere legami emotivi con il suo “padrone”, ma la sua vera forza si dimostrò nell’abbattimento del mio terrore nei confronti dei suoi simili. Per vedere il suo tipico saluto somigliante a quello di un Cane, le sue zampe anteriori sul muro del recinto, e il suo musetto buffo, trasformai la visita nella stalla in una tappa obbligatoria ogni volta che passavo una domenica in fattoria.
Credevo profondamente che il nonno avrebbe risparmiato la vita del mio prediletto, altrimenti, perché l’avrebbe chiamato Amico? Ma lui cullava altri progetti. Amico fu macellato, crocefisso, eviscerato, affettato, gli furono strappate le budella, il cuore, tutto congelato e infine divenne anche la gelatina servita per la meritata cena dopo una giornata di pesante lavoro.
L’episodio mi segnò nel profondo, ma la mia mente purtroppo si chiuse facendo cadere l’orrore dell’accaduto nell’oblio. Essa si riaprì nuovamente solo dopo molti anni, ma con maggiore intensità e rinnovato interesse verso la tragedia della vivisezione degli Animali, ignorando però il resto delle atrocità. Benché da quell’episodio non avessi più acquistato, toccato, ingerito carne suina e bovina, ero ancora una “temporeggiatrice” non consapevole delle mie scelte alimentari. Immersa in una dolce ignoranza continuavo ad alimentarmi di Polli e di Pesci, vestirmi di pelle e soprattutto di lana, curarmi col miele, ingozzarmi di formaggi e profumarmi con prodotti testati sugli Animali.
È dovuto capitarmi sullo schermo un crudelissimo test scientifico su un Maiale per riuscire a resuscitare i miei pensieri nei confronti di una questione ripetutamente sepolta. Scopro così che la specie suina rappresenta l’Animale più prezioso per ogni industria, chiaramente non per le sue qualità come la capacità intellettiva (il terzo nella classifica superato soltanto dai primati non umani e dai Delfini), ma per la sua vaste e perverse utilizzazioni ai più ancora sconosciute.
Basta considerare anche solo pochi esempi per rendersi conto quanto la società sia impregnata di ovvietà crudeli riguardanti i Maiali. La concezione comune del Maiale o del porco aumenta ancora di più l’abisso creato tra loro e gli Umani. I dizionari parlano chiaro: “maiale: (fig.) persona molto sporca o eccessivamente grassa, ingorda | persona moralmente riprovevole o che si comporta in modo dissoluto”; “porco: (volg.) persona che fa o dice cose oscene” (Garzanti Linguistica, Dizionario).
L’arte visiva espande il suindicato abisso con l’introduzione degli Animali viventi e imbalsamati in installazioni e performance, calpestando ogni buon senso e codice etico in una disciplina che si presume nobile ed estetica. Vi troviamo Maiali tatuati costretti ad accoppiarsi davanti agli spettatori in un progetto intitolato “A case study of transference” di Xu Bing; Maiali usati per essere rasati e tatuati con vari decori da Wim Delvoye; una serie di riprese, “The pig that therefore I am”, o nell’allevamento di Suini con la presenza di Miru Kim nuda intenta nella realizzazione della sua idea di confrontare la pelle dei Maiali con la sua; oppure un’artista irlandese Kira O’Reilly, la quale resta abbracciata per ore al cadavere di un Maiale per poi trafiggerlo con un coltello.
Gli esempi svelano alcuni degli estremismi nei confronti dei Maiali, e dimostrano l’indifferenza sia da parte degli intellettuali, sia dei laici fruitori di terminologie, concetti e spettacoli. Le due sponde appaiono inavvicinabili, ma nel frattempo sulle pareti dell’abisso spuntano schiere di persone che intendono colmarlo, come rami rampicanti, forti nell’abbraccio e abili nella lotta per la liberazione. Anch’io sento l’obbligo morale di dare il mio contributo per questi Animali graziosi, che fino a quando rimarranno segregati nei capannoni, nei laboratori, e nascosti dalla vista umana, continueranno a essere solo degli oggetti, o comunque quasi sempre invisibili.
Dóra Zambó, 09/2014
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Uno degli scritti più commoventi che abbia mai letto sul tema. Grazie.
Grazie drew, Dora sarà informata di questo tuo commento
E io adoro gli articoli e i disegni di Dòra Zambò. Mi fa entrare nella sua esperienza vissuta durante i momenti di cambiamento, di dubbio e così posso constatare che i miei pensieri non sono tanto diversi dai suoi. Aspetto il suo prossimo testo e opera. Grazie…
I Maiali sono i miei amici, pertanto, io non mangio i miei amici, degni compagni di vita! Articolo splendido, veritiero! Grazie!
Dóra Zambó risponde via email ai vostri commenti:
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A “drew” – Mi permetto di darti del Tu, cosí posso ringraziarti per l’apprezzamento datomi e al mio testo in via informale. Spero di riuscire a trasmetterti simili emozioni anche con i miei prossimi articoli. Grazie.
A “Carmine Cozza” – Ti prometto di non farti aspettare molto per l’uscita di un nuovo testo e Ti ringrazio per i complimenti.
A “Salvatore Messina” – Tutti gli esseri viventi sono i nostri compagni di vita su questo Pianeta e come ha sottolineato Albert Schweitzer, anche le zanzare devono essere rispettate e non schiacciate, pungendoci soddisfano solo una necessità primaria di cui non può fare nessuno a meno: sfamarsi. Ti ringrazio, Salvatore, per il tuo commento e per le belle parole.
Non sai quanto ho aspettato invano di leggere o sentire parole e pensieri tanto unici e belli!
Sapere che qualcun altro sia cosciente e consapevole…è commovente!
Forse la nostra unica speranza non è forzare le persone a capire, ma cercare in noi stessi…di essere veramente unici.
Non è egoismo, ma un principio assoluto che non si può trasmettere a parole. Sarebbe bello e vincente poter cambiare il mondo con una lettera, anche pubblicandola su tutte le testate del pianeta.
Convincersi di quello che è giusto e veramente pacifico…è la vittoria più grande!
Chi capisce autonomamente nella sua solitudine, è un essere vivente degno della vita. A volte basta anche un semplice sorriso o una carezza per cambiare il male in bene.
Non arrendiamoci! Se veramente siamo così egoisti e presuntuosi da considerarci a priori la razza suprema…allora è arrivato il tempo in cui la nostra sofisticazione debba essere trasformata in opere di bene comune.
Giusto Roberto: non arrendiamoci!
Testo e disegni stupendi, come tutti quelli di Dóra Zambó. Mi ha risvegliato certi momenti indimenticabili della mia infanzia in campagna. Anch’io venivo messa in guardia sulla pericolosità di questi animali come se fossero dei violenti aggressori. E poi, vederli camminare nello sterco all’interno del recinto, purtroppo non mi aiutava ad avvicinarmi. Erano sporchi e questo bastava a suscitare in me un senso di rifiuto. Col passare del tempo ho capito che vale la pena sporcarsi per relazionarsi con gli animali, non solo i maiali. Anch’io da piccola ho visto macellare un maiale ed è uno dei ricordi più nitidi che ho. E’ vero ciò che scrive Dóra: il maiale non è risparmiato in nessuna disciplina. Per questo è il mio personale simbolo dello sfruttamento. E per questo il mio cuore batte maiale. Molto interessanti i riferimenti alla lingua e all’arte visiva. Sull’indifferenza degli intellettuali è meglio stendere un velo pietoso: ho bandito dal mio dizionario la parola “intellettuale” riferita a esseri umani perché è sempre più vuota di significato. Riguardo la questione animale, o la ignorano, o la rinnegano, o ci deliziano con certe con perle di saggezza da far pensare che hanno perso un’occasione per tacere.
Speriamo che Dóra invii presto altre opere e testi!
Perfettamente d’accordo, li adoro
Bellissimo e rispecchiante una logica vegan limpida e luminosa, diretta, priva di tentennamenti.
Quando ho intrapreso il mio cammino vegan per qualche tempo ho continuato ad uccidere le zanzare che mi pizzicavano, è curioso come sia saltato fuori questo argomento tra i commenti, ma poi con estrema inconsapevolezza, mi sono accorto che non le potevo più uccidere, solo allontanare. Ai più questo suona strambo, se non addirittura stupido, ma è la scelta consapevole che poi porta anche inconsapevolmente a produrre le azioni che si uniformano, che abbracciano lo stile di vita che si sceglie.
Se scegliamo la via della non violenza, con consapevolezza e forza, attorno a noi, ne sono certo, semineremo i semi di un rispetto per la vita, dell’Amore per ogni forma di Vita, e solo quello, quello soltanto, potrà in futuro cambiare il paradigma odierno dello sfruttamento e della coercizione di miliardi di Animali. Uomo compreso.
La questione del rapporto tra persone vegan antispeciste e le Zanzare, le Mosche o in generale gli Insetti è molto importante. In sintesi è facile empatizzare con un cucciolo di Cane, o con un Gatto, o con un Animale che ci ispira tenerezza e dolcezza, è molto più difficile empatizzare e rispettare chi è molto lontano da noi, enormemente lontano. Che non ci somiglia, non vive come noi e non soddisfa i nostri canoni di bellezza, che ha una concezione del mondo diversissima dalla nostra: è questo il piano morale dove mettere alla prova la nostra volontà di rispetto e cambiamento. L’enormemente diverso è importante. Quando arriveremo a non mediare più con la ragione i nostri atti, e i nostri impulsi (come quello di schiacciare una Zanzara), allora potremo dire di aver compiuto un primo passo importante verso la realizzazione pratica della teoria liberazionista.
Concordo pienamente…
“La questione del rapporto tra persone vegan antispeciste e le Zanzare, le Mosche o in generale gli Insetti è molto importante. In sintesi è facile empatizzare con un cucciolo di Cane, o con un Gatto, o con un Animale che ci ispira tenerezza e dolcezza, è molto più difficile empatizzare e rispettare chi è molto lontano da noi, enormemente lontano. Che non ci somiglia, non vive come noi e non soddisfa i nostri canoni di bellezza, che ha una concezione del mondo diversissima dalla nostra: è questo il piano morale dove mettere alla prova la nostra volontà di rispetto e cambiamento. L’enormemente diverso è importante. Quando arriveremo a non mediare più con la ragione i nostri atti, e i nostri impulsi (come quello di schiacciare una Zanzara), allora potremo dire di aver compiuto un primo passo importante verso la realizzazione pratica della teoria liberazionista.”