100 passi indietro: su fiaccolate apolitiche e animalismo


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Lettera ricevuta all’email di Campagne per gli animali in data 18 gennaio 2013


100 passi indietro: su fiaccolate apolitiche e animalismo

Scriviamo queste righe di riflessione in vista dell’imminente fiaccolata che si svolgerà a Correzzana il 19 gennaio, contro l’allevamento di animali per la vivisezione Harlan. Pur condividendo l’obiettivo della chiusura di questo posto e della fine della vivisezione, ci sentiamo distanti/e da molte delle realtà che hanno organizzato e aderito al corteo, e dai comunicati usciti dagli/le stesse/i organizzatori/trici. Per esempio associazioni come l’ENPA in passato misero una taglia sui liberatori/trici dei 99 beagle salvati dal lager Morini. Ci chiediamo cosa ne pensano dell’ultima liberazione fatta ai danni dell’allevamento di Green Hill o della liberazione del novembre 2006 di 18 macachi e 1.000 topi imprigionati/e proprio nell’allevamento Harlan di Correzzana… forse sono soddisfatte/i che alcune persone siano state arrestate. La presenza come relatore di Massimo Tettamanti, personaggio ambiguo che in passato ha collaborato con i 100% animalisti e che lavora come criminologo forense, professione al servizio delle forze dell’ordine, alimenta ancora di più le nostre perplessità. Forse che il Dott. Tettamanti tenga dentro al cassetto il profilo psicologico e fisiognomico del/la perfetto/a ecoterrorista? Visto quanto successo allo scorso corteo contro Harlan, in cui individui e gruppi riconducibili all’estrema destra hanno cercato di partecipare, e il continuo espandersi di gruppi fascisti che parlano di liberazione animale, per noi sarebbe stato necessario prendere una netta posizione. Parlare di apoliticità e minacciare l’intervento massiccio delle forze dell’ordine nel caso di conflitti, come espresso nei comunicati di Freccia 45, significa invece spianare la strada a queste infiltrazioni. Secondo gli/le organizzatori/trici il corteo vorrebbe essere apolitico, ma già l’atto di scendere in strada rivendicando la chiusura di un allevamento e lottare in prima persona per cambiare questa società, è di per sè un atto politico. Inoltre il definirsi apolitici è una strategia di molti gruppi di estrema destra, i quali celano le loro ideologie, basate su discriminazioni e gerarchie, per farsi spazio nei movimenti e per appropriarsi di lotte che a loro erano estranee, allo scopo di acquisire consenso e maggior seguito.

Un appello come quello di questa manifestazione, che ribadisce l’apoliticità della lotta contro lo sfruttamento animale, allude a un passare oltre le differenze incolmabili in nome di una fittizia unione ” per il bene degli animali”; come se potessimo chiudere gli occhi davanti a chi promuove razzismo, omofobia, sessismo, specismo e una società gerarchica, e per un giorno lottarci fianco a fianco. La politica che intendiamo noi non è la politica portata avanti da istituzioni e partiti, ma è attivismo, lotta autodeterminata dal basso, che non delega i nostri desideri a nessuno/a che pretende di saper gestire la nostra vita meglio di noi, ma è agire in prima persona e non aspettare che siano le/gli altre/i a fare ciò che riteniamo necessario.

Queste differenze denotano anche una diversa visione della liberazione animale: per alcune/i significa sacralizzazione della vita, protezionismo, paternalismo; significa fare ambientalismo da quattro soldi, o concessione di diritti che sono propri della società umana ad esseri comunque considerati “inferiori”, o ancora significa sentimentalismo e pietismo. Tutti retaggi di una morale cristiana e antropocentrica che vede sempre l’essere umano all’apice di una scala gerarchica, “custode e amministratore del creato”. Per noi liberazione animale significa lottare per vedere distrutta ogni forma di gerarchia e dominio dell’umano sull’umano e dell’umano sul non umano, quindi lasciare che ogni essere vivente possa determinare la propria vita in maniera più libera e selvaggia possibile; ma questo non è possibile senza uno stravolgimento totale del sistema nel quale viviamo e del nostro modo di vita. In una società antropocentrica e capitalista basata sul potere e sulla prevaricazione, non è possibile poter arrivare alla fine della schiavitù animale senza riflettere sulla posizione che abbiamo acquisito e sui privilegi che ci permettono di basare la nostra esistenza sullo sfruttamento e la discriminazione di altri esseri viventi, siano essi umani o non umani. Per noi le dichiarazioni di apoliticità, l’indifferenza verso altre forme di oppressione, così come gli obiettivi parziali senza contenuti più approfonditi, sono la conseguenza di scelte votate a un “qualunquismo” che si interessa solo degli animali non umani e che punta alla spettacolarizzazione basata più sui numeri che sui contenuti. Si dimentica così la storia del movimento di liberazione animale, che ha sempre agito con una forte connotazione libertaria e antiautoritaria, rigettando ogni ideologia di dominio.

Apri ogni gabbia, comincia dalle tue!

Alcune/i attiviste/i per la liberazione animale.


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3 Commenti
  1. Rossana Chimenti ha scritto:

    Concordo pienamente con il contenuto dell’articolo!

    20 Gennaio, 2013
    Rispondi
  2. MariaPia ha scritto:

    Chiudendo le porte a chi, strumentalizzando gli animali e camuffando di biocentrismo visioni che sono – ed è innegabile – storicamente e pesantemente antropocentriche, vuol imporre la propria visione politica (peraltro, la solita) si sono fatti 100 passi avanti, non indietro. Le organizzazioni che muovono il mondo operano in maniera trasversale e cosi devono fare anche gli animalisti abolizionisti/liberazionisti. Si deve solo imparare a farlo in maniera efficace (adesso si è lontani anni luce da questo). Questa è politica. E questa è l’unica valida alternativa “pacifica” ad “una dichiarazione di guerra”.

    20 Gennaio, 2013
    Rispondi
  3. Veganzetta ha scritto:

    Ci sono moltissime realtà che strumentalizzano gli Animali, primi fra tutti i partiti politici e chi tenta di infiltrarsi per avere visibilità e ribalta mediatica. Le organizzazioni che si muovono in modo trasversale non approdano a nulla perché quasi sempre “trasversalità” fa rima con “acriticità” e quindi pur di fare grandi numeri sono disposte a chiudere non uno ma tutti e due gli occhi permettendo a chiunque di partecipare. La liberazione animale è una questione troppo grande per lasciarla in mano a chi semplicemente si limita a chiedere una legge alle stesse istituzioni che permettono lo scempio degli Animali. E’ una questione troppo grande anche per chi si limita a pensare “solo” agli Animali non umani disinteressandosi completamente degli Umani che fino a prova contraria sono anch’essi Animali.
    L’obiezione della lettera è fondata e giusta, e servirebbe una risposta adeguata e non comportamenti qualunquistici e superficiali di chi arriva sempre per ultimo e cerca di approfittare delle lotte a cui non ha preso parte. La liberazione animale è un atto politico, se le associazioni istituzionalizzate non la pensano così possono continuare ad occuparsi di altro come hanno fatto fino ad ora.

    21 Gennaio, 2013
    Rispondi

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